giovedì 31 ottobre 2013

letture di giovedì 31 ottobre 2013

XXX Settimana del Tempo Ordinario – Anno I

“Gioisca il cuore di chi cerca il Signore Cercate il Signore e la sua potenza, cercate sempre il suo volto.”

PREGHIERA DEL MATTINO

Dio onnipotente ed eterno, accresci in noi la fede, la speranza e la carità, e perché possiamo ottenere ciò che prometti fa’ che amiamo ciò che comandi. Per Cristo nostro Signore. Amen

PRIMA LETTURA

Rm 8, 31-39
Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani
ABBRACCIO4Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelti? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Come sta scritto: «Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati come pecore da macello».Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE

Sal.108
croce (14)RIT: Salvami, Signore, per il tuo amore.
Tu, Signore Dio,trattami come si addice al tuo nome: liberami, perché buona è la tua grazia. Io sono povero e misero, dentro di me il mio cuore è ferito. RIT
Aiutami, Signore mio Dio, salvami per il tuo amore. Sappiano che qui c’è la tua mano: sei tu, Signore, che hai fatto questo. RIT
A piena voce ringrazierò il Signore, in mezzo alla folla canterò la sua lode, perché si è messo alla destra del misero per salvarlo da quelli che lo condannano. RIT

CANTO AL VANGELO

Alleluia, Alleluia.
Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli.
Alleluia.

VANGELO

Lc 13, 31-35
Dal Vangelo secondo Luca
insegna fariseiIn quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere». Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme“.Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

COMMENTO

Il terzo giorno avrò finito.
Il linguaggio di Gesù è spesso permeato di sottili allegorie, anche se per noi non sempre di immediata comprensione, noi, non assuefatti a quello stile, come nel vangelo di oggi. Erode, che sta tramando contro di lui, viene definito “una volpe” per designare la sua astuzia malvagia. Dichiara poi che egli, nonostante le minacce e il reale pericolo deve compiere la sua missione e ha bisogno di tre giorni. Anche qui il Signore sottintende quanto avverrà dopo la sua morte;Gesù e il tempio di Gerusalemme egli risorgerà dopo tre giorni. E’ il tempo che intercorre tra la morte e la vita. Egli sta compiendo miracoli e prodigi che antìcipano quell’evento. Non dimèntico però del clima ostile che deve respirare nella città santa, Gerusalemme, Gesù ci fa ascoltare il suo lamento accorato nei confronti di quella città e dei suoi abitanti: “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e làpidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa vi viene lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più fino al tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!». C’è un contrasto terribile tra le cure riservate a quella città e l’ingratitudine e la violenza con cui hanno risposto agli inviati dal Signore. È sempre grave il peccato in ogni sua forma, ma quello dell’ingratitudine ad un amore di predilezione è sicuramente particolarmente doloroso. È il peccato dei prediletti, di un popolo e di una città, che solo per scelta divina dovevano brillare di luce e di grazia e avrebbero dovuto accogliere l’Atteso delle genti come il dono più grande che si potesse desiderare. Invece anche dinanzi al Figlio di Dio continua l’ostilità e già sono in atto trame di morte. Siamo invitati ad un attento esame di coscienza per non cadere nel tremendo errore di ricambiare con l’ingratitudine l’infinito amore che è stato riversato nei nostri cuori. 
(Preparato dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire)

celebra il signore GerusalemmePREGHIERA DELLA SERA

Padre santo, che hai fatto di Gerusalemme la città della nostra salvezza, sostieni il Tuo popolo che si sforza di seguire le orme del Tuo Figlio, perché con Lui Ti lodi per i secoli dei secoli. In cambio Ti affidiamo, le gioie e le fatiche, le rinunce e gli atti di carità che siamo riusciti a fare in questo giorno e Ti ringraziamo con tutto il cuore per tutto quello che fai per noi e ci dai ogni giorno. Amen

San Volfango di Ratisbona

Vescovo e monaco [ca924-994] 31 ottobre
Intervenne personalmente nella riforma di due conventi che davano scandalo a san volfangocausa della loro indisciplina; fu un eccellente predicatore e l’assistenza che offriva ai poveri divenne leggendaria.
Volfango, nacque in Svevia (zona della Germania a nord del lago di Costanza) intorno al 924, fu mandato nell’abbazia di Reichenau, su un’isola del lago, la quale vantava la presenza di una fiorente scuola. Qui strinse amicizia con un giovane nobile di nome Enrico che aveva appena fondato una scuola a Wurzburg, in Baviera, e che lo persuase a lasciare Reichenau per seguirlo nel nuovo istituto, dove le qualità del santo suscitarono ben presto una grande ammirazione e, pare, non poca gelosia.
Quando Enrico fu nominato arcivescovo di Treviri, ancora una volta Volfango andò con luidiventando insegnante della scuola episcopale; fu proprio in questo periodo che, sotto l’influenza di Ramwoid, monaco riformatore, cominciò a sostenere con passione i progetti di riforma del clero avanzati dall’arcivescovo Enrico.
La vita di Volfango ebbe una svolta alla morte dell’alto prelato: invece di rimanere a Treviri come insegnante, si fece monaco nell’abbazia benedettina di Einsiedeln (Svizzera) che era retta a quel tempo dal monaco inglese Gregorio.
san volfango1Il vescovo di Augusta, S. Ulrico (4 lug.), lo ordinò prete e lo mandò in missione in Ungheria con il compito di evangelizzare i magiari, ma, pur avendo adempiuto ai propri doveri con il suo consueto zelo, non ottenne grandi risultati. Raccomandato in seguito all’imperatore Ottone II come persona adatta a ricoprire un ruolo episcopale, nel 972 fu consacrato vescovo di Ratisbona, nonostante le sue insistenti richieste di poter tornare in monastero.
Anche da vescovo continuò ad indossare l’abito monastico, custodendo il più possibile lo stile di vita benedettino, penitenze comprese. Fu un grande riformatore del clero, sia religioso che diocesano; incoraggiò i canonici regolari a vivere una vita comunitaria e nominò Ramwoid di Treviri abate dell’abbazia di S. Emmeramo (che tradizionalmente i vescovi di Ratisbona tenevanoin commendam, per poter usufruire della sua rendita).
Intervenne personalmente nella riforma di due conventi che davano scandalo a causa della loro indisciplina; fu un eccellente predicatore e l’assistenza che offriva ai poveri divenne leggendaria. Tuttavia, desiderando ancora ardentemente una vita di maggiore solitudine, sembra che abbia tentato una volta di lasciare la diocesi per ritirarsi in un luogo segreto e dedicarsi alla preghiera, ma che sia stato trovato da alcuni cacciatori che lo ricondussero a Ratisbona.
Modello di vescovo zelante e riformatore, compì un’opera perfettamente in armonia conS. VOLFANGO DI RATISBONA le grandi riforme monastiche del X secolo promosse a Cluny e altrove. Come vescovo, si dovette assumere numerosi doveri di natura politica, oltre che quelli episcopali; prese parte ad alcune diete imperiali e accompagnò l’imperatore durante una campagna in Francia. Gli fu inoltre affidata l’educazione del giovane figlio del duca di Bavierache successivamente divenne imperatore e un santo canonizzato, S. Enrico il buono (13 Ing.).
Nel 994 Volfango si ammalò durante un viaggiolungo il Danubio e morì nei pressi della città austriaca di Linz. Fu canonizzato nel 1052 e la sua festa è celebrata soprattutto nell’Europa centrale, mentre le sue reliquie sono conservate nella cattedrale di Ratisbona.
È INVOCATO: – come protettore di falegnami, boscaioli – per la protezione del bestiame, la liberazione dalla prigione – nei casi di apoplessia, prurito, incendio, morsi di rettili
FonteIl primo grande dizionario dei santi di Alban Butler

mercoledì 30 ottobre 2013

Beato Angelo d’Acri

Sacerdote cappuccino (1669-1739) 30 ottobre
Esempio incoraggiante di perseveranza nella propria vocazione. Anticipò alcuni dei metodi di predicazione popolari, gli vennero attribuiti miracoli, aveva il dono della bilocazione. Era in grado di leggere nei cuori. Si parlò di un flusso di sangue e del movimento del suo braccio dopo la morte.
Nato ad Acri (Cosenza) nel 1669, all’età di diciotto anni Angelo, pensando di essere chiamato alla vita religiosa, entrò come postulante nei cappuccini ma, ritenendo il loro rigore eccessivo per lui, decise di ritornare nel mondo. Non era però ancora convinto di non avere una vocazione religiosa, chiese di essere nuovamente ammesso nell’ordine e dopo un breve periodo fu accolto. Di nuovo trovò la vita del convento troppo dura e di nuovo se ne andò.
Uno zio sacerdote gli disse che era ormai evidente che Dio non lo voleva religioso e gli consigliò pertanto di impegnarsi in qualche occupazione secolare e di sposarsi. Angelo non era ancora persuaso e nel 1690 fece un terzo tentativo di entrare nei cappuccini. È una pura supposizione, ma si deve pensare che i superiori abbiano visto qualcosa di meritevole in lui e che siano stati colpiti dalla sua perseveranza, perché in effetti lo riammisero.
Dopo quello che Alban Butler descrisse come un «noviziato piuttosto tempestoso», fece la professione e iniziò gli studi per il sacerdozio. Egli fu trattato con severità dai superiori, convinti che avesse bisogno di una rigida disciplina, e fu anche tentato fortemente contro la castità. Il beato tuttavia riuscì a perseverare, e fu ordinato sacerdote; si dice che durante la prima Messa fu rapito in estasi. Nel 1702 fu mandato a tenere a S. Giorgio una serie di predicazioni quaresimali; egli si era preparato con grande cura, ma appena salito sul pulpito la fiducia in se stesso e la memoria lo abbandonarono al punto di rientrare anticipatamente in convento.
b. angelo d'acri1Mentre stava pregando sconfortato per tale fallimento e chiedendo aiuto a Dio, sentì una voce che, rassicurandolo, gli promise che sarebbe stato in grado di predicare. Alla domanda del beato su chi fosse colui che stava parlando, la voce continuò: «Io sono Colui che sono. D’ora in poi predica in modo semplice e familiare, che tutti possano comprenderti».
Angelo accettò il consiglio: mise da parte i libri di oratoria che aveva utilizzato per preparare le prediche quaresimali, dimenticò il linguaggio forbito e i voli di fantasia che caratterizzavano, e guastavano, molti predicatori degli inizi del XVIII secolo, e da allora si fece aiutare solo dalla Bibbia e dal suo crocifisso. Il suo nuovo modo di predicare ebbe immediato successo tra la gente comune, ma fu ridicolizzato e deriso dai più raffinati, che guardavano con disprezzo alla semplicità delle frasi e alla familiarità dello stile.
Nel 1711 fu invitato a Napoli dal cardinale Pignatelli per delle predicazioni quaresimali. Il suo primo discorso dal pulpito provocò ilarità tra la gente e le due volte successive la chiesa era quasi deserta. Il cardinale tuttavia lo spronò a continuare, nonostante l’insistenza del parroco perché fosse sostituito da qualcuno più consono ai gusti dell’assemblea. Il sostegno dell’alto prelato fece sì che la gente tornasse ad ascoltare Angelo, forse per la curiosità di capire che cosa il cardinale trovasse in questo predicatore. Alla fine della successiva predicazione, Angelo domandò di pregare per uno dei presenti che stava per morire; appena la gente uscì dall’edificio, un noto avvocato, che aveva guidato l’opposizione ad Angelo, fu colpito da collasso e spirò sul colpo.
Questo e altri straordinari avvenimenti accrebbero la fama di Angelo: la chiesa non fu più sufficiente a contenere tutti quelli che venivano ad ascoltarlo. Nei b. angelo d'acri2ventotto anni successivi Angelo operò come missionario predicatore attraverso il regno di Napoli e specialmente nelle zone più povere della Calabria, sua terra natia. Riscosse un enorme successo, facendo accostare migliaia di persone ai sacramenti e dando nuova linfa alla vita religiosa della zona. Sanò molti malati e gli vennero attribuiti miracoli di vario genere, tra cui anche la bilocazione. Era in grado di leggere nei cuori delle persone e in svariate occasioni predisse il futuro in modo dettagliato.
Continuò a lavorare fino a sei mesi prima di morire, quando cioè fu colpito da cecitàspirò il 30 ottobre 1739 nel convento di AcriSi parlò di un flusso di sangue e del movimento del suo braccio dopo la morte, simili in modo sospetto a quelli narrati a proposito di S. Bonaventura da Potenza (26 ott.).
Angelo fu beatificato nel 1825 e offre un esempio incoraggiante di perseveranza nella propria vocazione e di consacrazione della vita a una pura opera missionaria. Anticipò alcuni dei metodi di predicazione popolari usati da S. Alfonso de’ Liguori (1 ago.) e dai suoi redentoristi; era solito, per esempio, usare croci di grandezza naturale, come quella del Calvario, per contrassegnare lo svolgimento di una missione parrocchiale. Si conserva un suo libro, riedito numerose volte, che invita i cristiani, in spirito vagamente melodrammatico, a ricordare e rivivere la Passione con Gesù.
2 MIRACOLI del Beato Angelo d’Acri
su http://www.acrinrete.info/News_2005.asp?id=524&p=6
Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler

Letture di mercoledì 30 ottobre 2013

XXX Settimana del Tempo Ordinario – Anno I

“Gioisca il cuore di chi cerca il Signore. Cercate il Signore e la sua potenza, cercate sempre il suo volto.”

PREGHIERA DEL MATTINO

Dio onnipotente ed eterno, accresci in noi la fede, la speranza e la carità, e perché possiamo ottenere ciò che prometti fa’ che amiamo ciò che comandi. Per  Cristo nostro Signore. Amen

PRIMA LETTURA

Rm 8, 26-30
Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani
lettera (2)Fratelli, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio. Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati.
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE

Sal.12
occhi (4)RIT: Nella tua fedeltà ho confidato, Signore.
Guarda, rispondimi, Signore, mio Dio, conserva la luce ai miei occhi, perché non mi sorprenda il sonno della morte, perché il mio nemico non dica: «L’ho vinto!» e non esultino i miei avversari se io vacillo. RIT
Ma io nella tua fedeltà ho confidato; esulterà il mio cuore nella tua salvezza, canterò al Signore, che mi ha beneficato. RIT

CANTO AL VANGELO

Alleluia, Alleluia.
Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.
Alleluia.

VANGELO

Lc 13, 22-30
Dal Vangelo secondo Luca

porta strettaIn quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

COMMENTO

La porta stretta per entrare nel Regno.
La vita di ogni uomo, il percorso di ritorno a Dio di tutta l’umanità è paragonabile ad un duro ed incerto incèdere nel deserto, dove tutto è arido e la segnaletica è quasi inesistente. Tutto ci è già stato descritto nella narrazione biblica dell’Esodo. portaOggi Gesù, interpellato sul numero di coloro che si salvano, ci parla della porta stretta. Vuole ricordarci che bisogna farsi piccoli ed umili per entrarci, bisogna faticare duro ed essere perseveranti e puntuali all’appuntamento per evitare il gravissimo rischio di arrivare in ritardo e trovare la porta chiusa. Accadde anche alle vergini stolte rimaste senz’olio. Nessuno allora potrà accampare scuse dinanzi al giusto giudizio di Dio; a nulla varrà il vanto di pretese intimità con Dio non suffragate dalla verità e dall’autenticità dei nostri comportamenti. Ci sentiremo dire con sgomento: «in verità vi dico, non vi conosco». Quando la fede si spegne o licenziamo Dio dalla nostra vita, non solo smarriamo la Via del Regno, ma la rendiamo colpevolmente inaccessibile a noi stessi e ci ritroviamo fuori, proprio come accadde ai nostri progenitori dopo l’esperienza del primo peccato. Gesù però ancora una volta ci conforta: egli si definisce la porta. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Chiediamolo con tutto il cuore. (Preparato dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire)

popoli tuttiPREGHIERA DELLA SERA

Signore, che non vuoi la morte del peccatore, apri le braccia della Tua misericordia a noi in cammino verso la patria del cielo, dove per sempre sarà impresso il Tuo nome sulla fronte di tutti. In cambio Ti affidiamo, le gioie e le fatiche, le rinunce e gli atti di carità che siamo riusciti a fare in questo giorno e Ti ringraziamo con tutto il cuore per tutto quello che fai per noi e ci dai ogni giorno. Amen.

martedì 29 ottobre 2013

letture di martedì 29 ottobre 2013

XXX Settimana del Tempo Ordinario – Anno I

“Gioisca il cuore di chi cerca il Signore. Cercate il Signore e la sua potenza, cercate sempre il suo volto.”

PREGHIERA DEL MATTINO

Dio onnipotente ed eterno, accresci in noi la fede, la speranza e la carità, e perché possiamo ottenere ciò che prometti fa’ che amiamo ciò che comandi. Per Cristo nostro Signore. Amen

PRIMA LETTURA

Rm 8, 18-25
Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla letteragloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.

C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE

Sal.125

mani_dio1RIT
: Grandi cose ha fatto il Signore per noi.
Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion, ci sembrava di sognare. Allora la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia. RIT
Allora si diceva tra le genti: «Il Signore ha fatto grandi cose per loro». Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia. RIT
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte, come i torrenti del Negheb. Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia. RIT
Nell’andare, se ne va piangendo, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con gioia, portando i suoi covoni. RIT

CANTO AL VANGELO

Alleluia, Alleluia.
Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

Alleluia.

VANGELO

Lc 13, 18-21
Dal Vangelo secondo Luca
senapeIn quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

COMMENTO

Il granello è cresciuto ed è diventato un arbusto.
Il regno di Dio non è qui o là: è un dinamismo, una energia nuova che ha fatto irruzione all’interno di ogni realtà quotidiana, per sé di incerto fiori-gialli-delle-piante-di-senapesignificato. Tre misure di farina, le donne che ascoltavano Gesù dovettero uscire in un grido di esclamazione: è una quantità enorme che nessuna di loro si sarebbe mai sognata di impastare. Il linguaggio paradossale di Gesù è fatto apposta per imprimersi nella immaginazione di gente semplice: deve essere certamente una realtà singolare questo regno di Dio capace di panificare una quantità impensabile di uomini nell’unico grande corpo di Cristo. Ma la autenticità del Regno non si mostra credibile dalle proporzioni, dalla sua potenza mondana: nel perdersi del Cristo in mezzo alle masse la Chiesa trova la fonte e il segno caratteristico della sua più vera identità. Fin dall’inizio della sua storia la comunità di Dio, portatrice della sua promessa, è stata in condizioni di diàspora, di minoranza feconda a servizio della diffusione universale della vita.(Preparato dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire)preghiera

PREGHIERA DELLA SERA

Il Tuo aiuto, o Dio, ci conforti nella partecipazione alla costruzione del Tuo regno e ogni nostra opera sia per la santificazione del Tuo nome. In cambio Ti affidiamo, le gioie e le fatiche, le rinunce e gli atti di carità che siamo riusciti a fare in questo giorno e Ti ringraziamo con tutto il cuore per tutto quello che fai per noi e ci dai ogni giorno. Amen.

San Colman da Kilmacduagh

vescovo [ca. 550-632) 29 ottobre
S. Colman
Secondo la leggenda un gallo lo svegliava per l’Ufficio notturno, un topo si assicurava che non tornasse a dormire dopo averlo recitato e una mosca gli teneva il segno durante la lettura.
Nato a Corker nel Kiltartan (Irlanda) intorno alla metà del VI secolo, visse per un certo periodo come eremita sull’isola di Aran; in cerca di maggiore solitudine si trasferì successivamente a Bourren, tra le montagne della contea di Clare. Si racconta che cercasse di nascondersi per fuggire la nomina a vescovo, avvenuta contro il suo volere. Aveva un solo discepolo e vissero per molti anni nutrendosi solo di.verdure e acqua. Fondò poi un monastero in una zona che successivamente fu chiamata, in sua memoria, Kilmachduagh (ossia, la cella o la cappella del figlio di Dui ) ,e ne divenne il primo vescovo (nella Chiesa celtica primitiva i vescovi erano legati ai monasteri, non alle diocesi); la terra per il monastero provenne in dono da un suo parente, il re Guaire del Connacht.
monastero
Si riteneva che Colman avesse un rapporto speciale con gli animali selvatici (capacità acquisita probabilmente nei lunghi anni trascorsi nella contea di Clare e caratteristica comune a molti monaci irlandesi)  Morto intorno al 632, nel martirologio irlandese di Tallaught è uno dei dodici santi di nome Colman venerati nel mese di ottobre. Parte del suo pastorale è conservato attualmente nel museo nazionale d’Irlanda a Dublino.
Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler

lunedì 28 ottobre 2013

Letture di lunedì 28 ottobre 2013

XXX Settimana del Tempo Ordinario – Anno I

Dio ha scelto questi uomini santi nella generosità del suo amore e ha dato loro una gloria eterna.

PREGHIERA DEL MATTINO

O Dio, che per mezzo degli Apostoli ci hai fatto conoscere il Tuo mistero di salvezza, per l’intercessione dei santi Simone e Giuda concedi alla Tua Chiesa di crescere continuamente con l’adesione di nuovi popoli al Vangelo. Per Cristo nostro Signore. Amen
popolo di Dio
PRIMA LETTURA
Ef. 2,19-22
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Fratelli, voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù.
In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito.
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE

Sal. 18
popoli della terraRIT: Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.
I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia. RIT
Senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce, per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo il loro messaggio. RIT

CANTO AL VANGELO

Alleluia, Alleluia.
Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore; ti acclama il coro degli apostoli.
Alleluia.

VANGELO

Lc 6, 12-19
Dal Vangelo secondo Luca
deserto (2)In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

COMMENTO

I santi Simone e Giuda  In un’unica festa celebriamo oggi due dei dodici apostoli. Leggiamo i loro nome nell’elenco che l’Evangelista Luca riporta. Ciò è sufficiente per noi per ricordare che sono stati scelti da Cristo per condividere con Lui i tre anni della sua vita terrena per poi, irrorati e fortificati dallo Spirito Santo, essere inviati nel mondo ad apostoli2annunciare il suo Regno e ad essere testimoni della sua risurrezione. In altra parte della liturgia possiamo ricordare le scarne ed incerte notizie sui due apostoli di oggi. A noi serve piuttosto ricordare la loro interiore fortificazione, operata da Cristo per opera dello Spirito Santo. Serve per attingere coraggio ricordare che uomini deboli ed insicuri come molti di noi, sono stati capaci di adempiere una missione che supera sicuramente le forze umane. Celebriamo perciò in loro la potenza di Dio, la sua indefettibile fedeltà, l’ulteriore conferma che Egli sceglie gli ultimi e i meno adatti secondo le umane valutazioni, per realizzare i suoi più arditi progetti. Non a caso proprio uno dei due, Giuda (da non confondere con l’Iscariota il traditore), chiede a Gesù «Come accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?». È un interrogativo che ogni apostolo si pone, che potrebbe far proprio ogni cristiano. Serve a riconoscere ancora una volta l’assoluta gratuità dei doni divini e le misteriose vie che il Signore percorre nel fare le sue scelte. Possiamo dire soltanto che egli tutto opera con infinita sapienza e amore e ciò deve indurci alla migliore riconoscenza anche per la fede che è giunta a noi per mezzo degli Apostoli. Quando li ricordiamo e festeggiamo, come facciamo quest’oggi, dovremmo con più intensità e fervore pregare per la chiesa, per il Papa, per tutti gli SS. SIMONE e GIUDA1apostoli di oggi, che dovrebbero trarre i migliori esempi dai primi, scelti direttamente da Cristo. (Omelia dei Monaci Benedettini Silvestrini su lachiesa.it)

PREGHIERA DELLA SERA

Renditi da Te o Cristo, siamo diventati familiari, figli di Dio, pietre vive di un unico edificio spirituale. Ben saldi nella fede degli apostoli, Ti eleviamo la nostra supplica chiedendoti di dimorare sempre in noi con il Tuo Santo Spirito. In cambio Ti affidiamo, le gioie e le fatiche, le rinunce e gli atti di carità che siamo riusciti a fare in questo giorno e Ti ringraziamo con tutto il cuore per tutto quello che fai per noi e ci dai ogni giorno. O Signore, nella gioia di essere concittadini dei santi e Tuoi familiari, Ti esprimiamo il nostro rendimento di grazie, in unione con Cristo, nostra pietra angolare, che vive con Te nella gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen.

domenica 27 ottobre 2013

Letture di domenica 27 ottobre 2013

XXX Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

BEATO CONTARDO FERRINI

Religioso (1853-1902) Contardo Ferrini nacque a Milano il 4 aprile 1859; suo padre, Rinaldo, era un insegnante. Contardo fu un bambino precocissimo, con un grande amore per lo studio e un’altrettanta profonda devozione religiosa, nutrita dalla preghiera e dalla frequente partecipazione all’eucarestia: dall’età di quattordici anni si comunicava infatti quotidianamente. La storia e la video-storia su http://blog.studenti.it/biscobreak/2013/10/beato-contardo-ferrini/
“Gioisca il cuore di chi cerca il Signore. Cercate il Signore e la sua potenza, cercate sempre il suo volto.”

PREGHIERA DEL MATTINO

Dio onnipotente ed eterno, accresci in noi la fede, la speranza e la carità, e perché possiamo ottenere ciò che prometti fa’ che amiamo ciò che comandi. Per Cristo nostro Signore. Amen

PRIMA LETTURA

Sir 35,15-17.20-22
Dal libro del Siràcide.
piedi-del-povero-cvIl Signore è giudice e per lui non c’è preferenza di persone. Non è parziale a danno del povero e ascolta la preghiera dell’oppresso. Non trascura la supplica dell’orfano, né la vedova, quando si sfoga nel lamento. Chi la soccorre è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi. La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità.
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE

Sal 33
RIT: Il povero grida e il Signore lo ascolta.cuore ferito

Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino. RIT
Il volto del Signore contro i malfattori, per eliminarne dalla terra il ricordo. Gridano e il Signore li ascolta, li libera da tutte le loro angosce. RIT
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato, egli salva gli spiriti affranti. Il Signore riscatta la vita dei suoi servi; non sarà condannato chi in lui si rifugia. RIT

SECONDA LETTURA

2 Tm 4,6-8.16-18
Dalla seconda lettera di San Paolo apostolo a Timòteo.
paolo prigionieroFiglio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione. Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

CANTO AL VANGELO

Alleluia, Alleluia.
Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione.
Alleluia.

VANGELO

Lc 18, 9-14
fariseo-e-pubblicano1Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

Lettura ed Omelia di Don Ferdinando Colombo su 

http://www.sacrocuore-bologna.it/it/audio.php  (DISPONIBILE DA DOMENICA)

COMMENTO

Due modi di pregare.
Il modo di pregare ha radici nella nostra religiosità; anche pregando diciamo con la bocca quello che sentiamo nel cuore. Esistono quindi modi diversissimi di rapportarsi a Dio. La parabola di questa domenica attraverso i due protagonisti, il fariseo, scrupoloso osservante della legge, e il pubblicano, che prende coscienza dei propri fariseo-e-pubblicano2peccati per chiederne il perdono, sono figure emblematiche di una schiera sicuramente molto più numerosa, entro cui ognuno di noi può ritrovarsi. Il primo più che pregare è salito al tempio per farsi vanto della propria presunta giustizia, e convincersene ulteriormente. Egli si sente profondamente giusto, osservante e migliore degli altri, da cui sembra voglia prendere le distanze. Il pubblicano invece, non osa avvicinarsi più di tanto al Signore, sa di dover rispettare una doverosa distanza, che solo Dio può colmare. La sua è una preghiera autentica, che mira ad ottenere la misericordia e la pietà divina; sa infatti di essere peccatore, si batte il petto per questo, ritenendosi unico responsabile del suo male, ma è animato dalla fiducia in Dio e da lui implora la pietà. C’è una sentenza finale che viene scandita come una precisa norma di vita; nella prima parte c’è il giudizio sui due modi di pregare: il pubblicano “tornò a casa giustificato”, mentre il superbo fariseo, ha aggiunto ancora un peccato di presunzione a quelli già commessi precedentemente, nella seconda parte una verità inconfutabile: “chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”. Ecco una caratteristica che mai dobbiamo disgiungere dalla nostra preghiera, l’umiltà del cuore, la splendida virtù che tutto ci fa sperare dalla bontà di Dio e a lui ci fa attribuire il vero merito del bene che riusciamo a fare. Ricordiamo le parole di Maria Santissima nel suo Magnificat: Dio “ha guardato l’umiltà della sua serva”.
(Preparato dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire)
fariseo-e-pubblicano

PREGHIERA DELLA SERA

O Dio che hai risuscitato Cristo dai morti, apri il nostro cuore e la nostra mente alla ricchezza del Tuo mistero. Illuminaci, o Signore. In cambio Ti affidiamo, le gioie e le fatiche, le rinunce e gli atti di carità che siamo riusciti a fare in questo giorno e Ti ringraziamo con tutto il cuore per tutto quello che fai per noi e ci dai ogni giorno. O Dio dei viventi e Padre di ciascuno di noi, aiutaci a gustare e vivere pienamente i nostri giorni accanto a Te, perché possiamo diventare uomini a immagine del Tuo Figlio e nostro Signore. Amen.

Beato Contardo Ferrini

Religioso (1853-1902) 27 ottobre
beato contardo ferrini (1)Contardo Ferrini nacque a Milano il 4 aprile 1859; suo padre, Rinaldo, era . Contardo fu un bambino precocissimo, con un grande amore per lo studio e un’altrettanta profonda devozione religiosa, nutrita dalla preghiera e dalla frequente partecipazione all’eucarestia: dall’età di quattordici anni si comunicava infatti quotidianamente.
Durante gli anni dell’adolescenza sperimentò tuttavia i consueti travagli dell’età e trovò però un valido aiuto in don Adalberto Catena, sacerdote molto istruitoContemporaneamente fu avviato a un serio percorso scolastico da mons. Antonio Cerani, prefetto della grande Biblioteca Ambrosiana di Milano, il quale, insegnandogli l’ebraico, lo mise in condizione di leggere la Bibbia nella lingua originale. Cerani gli insegnò anche a non dare troppa fiducia alle informazioni di seconda mano, anche qualora provenissero da persone colte, invitandolo pressantemente ad «andare direttamente alle fonti della verità». Vi fu poi un terzo sacerdote che ebbe una grande influenza su Contardo in questo periodo: il naturalista abate Antonio Stoppani, che gli trasmise un duraturo amore per la natura quale creazione di Dio.

VIDEO-STORIA

Nel 1876, diplomato a pieni voti. Contardo vinse una borsa di studio per frequentare Diritto al Collegio Borromeo di Pavia, dove seguì con grande successo gli studi. In Beato Contardo Ferrini2questo periodo si approfondì anche la sua vita di preghiera, mentre più difficile fu il contatto con i coetanei per la fatica a instaurare amicizie (lo stesso soprannome con cui fu chiamato, «il S. Luigi del Borromeo», mostra un misto di rispetto e derisione). A Pavia Contardo volle fondare una associazione di studenti che fosse a metà strada tra un circolo culturale, un club sociale e una confraternita religiosa; la eresse, ponendola sotto i l patrocinio di S. Severino Boezio (23 ott.), mentre era sul punto di lasciare Pavia e durò fino al nostro secolo. Nel complesso, comunque, si direbbe che gli ideali apostolici coltivati in gioventù non portarono frutti evidenti, anche se alcuni amici di lunga data, che lo iniziarono a conoscere in questi anni, parlarono in seguito dell’influenza che il beato aveva esercitato su di loro. Tra questi c’era il conte Vittorio Mapelli e le numerose lettere che Contardo gli indirizzò costituiscono una delle fonti principali per conoscere la vita e gli ideali del beato. È da far risalire a questo periodo anche il suo amore per la poesia, soprattutto sul tema della natura, e la sua passione per l’alpinismo, attività in cui diventò particolarmente abile.
Laureatosi nel 1880 con una straordinaria tesi sui principi di diritto penale contenuti nelle opere di Esiodo e di Omero, ottenne una borsa di studio di due anniBeato_Contardo_Ferrini_ all’università di Berlinoangosciato dall’idea di trasferirsi in quello che considerava il centro del protestantesimo, stilò un «programma di vita» spirituale che gli fosse d’aiuto nel custodire una fede retta. In Germania fece amicizia, stimandoli profondamente, con alcuni professori dell’università, fu colpito dalla forza degli studenti cattolici e «nauseato alla vista di una città così corrotta».
Si inserì nella locale Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli e venne coinvolto in opere sociali e caritative. Potè così ammirare l’ottima organizzazione dei cattolici berlinesi, molto attivi in movimenti politici e sociali, e per tutta la vita ne conservò l’esempio prodigandosi in queste realtà (diventando anche, più tardi, consigliere municipale a Milano). Quando arrivò il momento di lasciare Berlino per fare ritorno in Italia, si trovò ancora incerto su quello che avrebbe dovuto fare della propria vita, non sentendo né la vocazione religiosa né quella al matrimonio.
Verso la fine del 1881 fece un voto privato perpetuo di celibato e di fatto si consacrò a una vita di studio e preghiera. Nel 1883 tornò a Pavia, dove insegnò all’università Storia del diritto penale romano ed Esegesi delle fonti del diritto romano, ma la sua fama di studioso si era già affermata (quando aveva lasciato Berlino, il grande storico Mommsen aveva detto che per merito del Ferrini il primato dello studio di quella materia passava dalla Germania all’Italia). Fece ricerche nelle biblioteche di Parigi, Copenaghen, Roma e Firenze e sviluppò una grande conoscenza delle lingue: parlava infatti correttamente tedesco e conosceva il francese, l’inglese, lo spagnolo e l’olandese, oltre alle lingue antiche come il latino, il greco, l’ebraico e il siriaco, e a un’infarinatura di copto e sanscrito.
Contardo_ferriniDai suoi studenti era considerato un insegnante chiaro ed esigente ma amichevole e semplice; nelle conversazioni private era arguto, ma mai sarcastico a spese alo via nel 1894 come professore di diritto romano. La sua produzione scientifica fu sorprendente: pubblicò oltre duecento lavori, tra edizioni critiche di testi giuridici, articoli di riviste, note scientifiche e altri contributi per enciclopedie, libri di testo. Fu senza dubbio il maggior esperto mondiale su tutti gli aspetti del diritto romano,con uno speciale interesse per il legame con le fonti bizantine. Come soleva ripetere ai suoi amici, il lavoro era per lui come una moglie, la sua passione, ed egli fece di esso «un inno di lode al Signore di ogni conoscenza».
La sua vita spirituale si fondava sulla devozione al Santissimo Sacramento, la preghiera e la meditazione; entrò nell’Ordine terziario di S. Francesco, trovando nella via francescana quel semplice approccio a Dio che lo attirava.
Amava moltissimo vedere la presenza di Dio nella natura e, nonostante la grande cultura, non riteneva lo studio necessario per diventare santi. Nel suo libro Un po’ d’infinito descrisse come la gente moderna avrebbe potuto entrare in rapporto più intimo con Dio: «Se qualcuno tra i nostri grandi uomini ha conosciuto e percepito Dio, domandatevi se ciò abbia avuto origine in loro durante il duro studio di questioni complicate, o non piuttosto durante la mattina trascorsa davanti all’altare, o mentre rimiravano gli ultimi raggi del sole che tinteggiavano le colline, o mentre la luna con il suo splendore illumina la statua della Vergine Maria davanti alla quale un uomo si inginocchia in dolce e pura preghiera».
Il suo amore per la bellezza del creato era veramente forte, anche se il Beato Contardo Ferrini1linguaggio che utilizzava per esprimersi può risultare artificioso alle orecchie di uditori moderni: «La natura vive del soffio dell’onnipotenza di Dio, sorride nella gioia piena di Lui, si nasconde alla sua collera – ancora, lo saluta, eternamente giovane, con il sorriso della propria giovinezza. Perché lo spirito di Dio attraverso il quale la natura vive è uno spirito sempre giovane, che incessantemente si rinnova, contento della neve, della pioggia e della nebbia, dalle quali provengono la nascita e la vita, la primavera che sempre si rinnova e un’intrepida speranza».
Come abbiamo visto, si impegnò anche in campo sociale e nel 1895 fu eletto consigliere comunale a Milano. Apprese con rammarico la decisione del papa di proibire ai cattolici italiani l’impegno politico, obiettando che con questa astensione si lasciava la legislatura in balia «delle più deplorevoli influenze». Si scagliò poi contro i mali del socialismo, difendendo apertamente e con forza la fede cristiana in un periodo in cui essa era attaccata e criticata; soprattutto si pronunciò a favore dell’indissolubilità del matrimonio cristiano e dell’educazione religiosa nelle scuole elementari. Uno dei suoi progetti che più sognava era la erezione in Italia di una università cattolica, capace di conciliare fede e scienza, e anche se tale opera fu realizzata solo alcuni anni dopo la sua morte, l’università del Sacro Cuore di Milano, inaugurata nel 1920, lo considerò ugualmente uno dei suoi principali padri fondatori. Contardo morì di tifo a Suna sul lago Maggiore il 17 ottobre 1902, a soli quarantatre anni.B. CONTARDO FERRINI5
Università cattolica del S.Cuore di Milano  
È stato dichiarato venerabile nel 1931 e beatificato nel 1947; le sue spoglie sono conservate nella cappella dell’università del Sacro Cuore. Papa Pio XII, in occasione della sua beatificazione, dichiarò che Contardo aveva risposto con un chiaro «sì!» alla domanda se era ancora possibile la santità ai giorni nostri e lo elevò a modello per tutti i laici cattolici. Ci si potrebbe però rincrescere che la sua causa non sia ancora giunta alla canonizzazione: quale miglior modello potrebbe offrirsi ai cristiani di oggi di una persona dedita al proprio lavoro e riconosciuta di grande competenza, impegnata in campo sociale e nel servizio pubblico, e che pose sempre Dio al centro della sua esistenza.
Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler

sabato 26 ottobre 2013

letture di sabato 26 ottobre 2013

XXIX Settimana del Tempo Ordinario – Anno I

 “Io t’invoco, mio Dio: dammi risposta, rivolgi a me l’orecchio e ascolta la mia preghiera. Custodiscimi, o Signore, come la pupilla degli occhi, proteggimi all’ombra delle tue ali.”

PREGHIERA DEL MATTINO

Dio onnipotente ed eterno, crea in noi un cuore generoso e fedele, perché possiamo sempre servirti con lealtà e purezza di spirito. Per Cristo nostro Signore. Amen

PRIMA LETTURA

Rm 8, 1-11
Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, ora non c’è nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. Perché la legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù, ti ha liberato dalla legge del peccato e spirito di veritàdella morte. Infatti ciò che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito. Quelli infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. Ora, la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE

Sal.23
RIT: Noi cerchiamo il tuo volto, Signore.volto cielo
Del Signore è la terra e quanto contiene, il mondo con i suoi abitanti. È lui che l’ha fondato sui mari e sui fiumi l’ha stabilito. RIT
Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli. RIT
Egli otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza. Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. RIT

CANTO AL VANGELO

Alleluia, Alleluia.
Io non godo della morte del malvagio, dice il Signore, ma che si converta dalla sua malvagità e viva.

Alleluia.

VANGELO

Lc 13, 1-9
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la volto11 (2)parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

COMMENTOalbero di fico

Come leggere la storia.
Abbiamo ascoltato dal vangelo di ieri il rimprovero di Gesù, per non essere capaci di leggere i segni dei tempi, con la luce della fede. Oggi lo stesso Signore ci invita a riflettere sugli episodi di cronaca, accaduti in quei giorni, ma che sostanzialmente continuamente accadono nella storia degli uomini. Era ferma convinzione dei credenti di allora che ogni disgrazia derivasse da un castigo divino, in seguito a peccati commessi. Gesù viene a correggere tale concetto: egli afferma che le vittime di quei disastri e di tutti quelli che sono accaduti o possono accadere, non sono periti per un castigo divino, sicuramente però dovevano essere letti come monito ad una vera conversione e un appello a cambiare vita, memori della fragilità dell’uomo. Come ci appare evidente questo insegnamento in questi giorni! La parabola del fico sterile viene proclamata a conferma di quanto Gesù ci ha già detto: se non ascoltiamo con la dovuta sollecitudine gli appelli divini, se non facciamo seguire a questi, la nostra sincera conversione per rende fruttuosa la vita, rischiamo di essere poi respinti dal Signore. Anche questa triste eventualità scaturisce più scaccia3da una autocondanna che da un castigo. (Preparato dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire)

PREGHIERA DELLA SERA

Ti invochiamo o Dio nostro Padre, lento all’ira e grande nell’amore, con puro sentimento filiale di liberaci dal male. In cambio Ti affidiamo, le gioie e le fatiche, le rinunce e gli atti di carità che siamo riusciti a fare in questo giorno e Ti ringraziamo con tutto il cuore per tutto quello che fai per noi e ci dai ogni giorno. Accogli, o Padre, la nostra preghiera: la Tua grande misericordia converta i nostri cuori perché, liberi da ogni male, possiamo godere della vita del Tuo Figlio Gesù Cristo.Amen.

Beato Bonaventura da Potenza

Francescano (1631-1711) 26 ottobre
Nato a Potenza nell’allora regno di Napoli nel 1651 da Lelio Lavagna e Caterina B. BONAVENTURA DA POTENZAPica, Cado Antonio Lavagna entrò nei frati minori conventuali di Nocera dei Pagani,assumendo il nome di Bonaventura. Si distinse per la grande fedeltà alla regola,ed esistono racconti piuttosto incredibili su quanto riuscì a fare per obbedienza (alcune di queste azioni furono più tardi ritenute dei veri miracoli).
Trascorse ad Amalfi gli otto anni più fruttuosi del suo percorso, sia per la sua personale crescita spirituale sia per l’opera pastorale compiuta tra la gente del posto, compresa l’istruzione dei giovani. In diverse occasioni fu proposto come padre guardiano B. BONAVENTURA DA POTENZA1del convento, ma poiché la sua umiltà gli faceva sempre chiedere l’esenzione da ogni posizione di autorità, l’unico incarico che gli fu assegnato fu quello di responsabile dei novizi. Bonaventura fu particolarmente devoto all’Immacolata Concezione di Maria ed espresse spesso il desiderio di avere la stessa capacità di Duns Scoto (8 nov), teologo medioevale, nel difenderne la dottrina da ogni attacco.

VIDEO-STORIA

IL prof. Giuseppe Falanga, docente di Teologia dogmatica e direttore dell’Ufficio Pubblicazioni Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, ha tracciato la figura del Beato Bonaventura da Potenza, in occasione di una giornata di studio tenutasi a Ravello per celebrare il 3° centenario della morte del Beato.
Bonaventura morì a Ravello il 26 ottobre 1711 con il nome di Maria sulle labbra, e per tre giorni il suo volto si mantenne fresco, tanto che egli è tra i santi famosi nella regione napoletana per la liquefazione del sangue dopo la morte. Esiste una storia di dubbio gusto che narra come, molto dopo che Bonaventura era spirato, il vicario generale locale avesse ordinato a un chirurgo di prelevare un po’ di sangue dal braccio del santo; per rendere possibile la cosa, il guardiano ordinò al cadavere di sollevare il braccio e questi, miracolo di obbedienza, lo fece.
B. BONAVENTURA DA POTENZA2
Quando il fatto fu risaputo, suscitò ovviamente grande scalpore tra la gente e aumentò la fama di santità che già possedeva, ma oggi sembra, come risulta dalle testimonianze raccolte e analizzate dai bollandisti, che Bonaventura fosse probabilmente ancora vivo nel momento in cui il chirurgo prelevò il sangue. Si può poi notare che la città di Ravello, dove Bonaventura morì, è il luogo dove avviene ogni anno la liquefazione del sangue di S. Pantaleone (27 Ing.).
Ebbe esperienze estatiche, doni carismatici di conoscenza dei cuori, operazione di miracoli e profezia e la sua storia è analizzata dagli studiosi di teologia mistica; fu ufficialmente beatificato nel 1775.
Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler

venerdì 25 ottobre 2013

Maria Regina della Palestina

Palestina (Israele) 25 ottobre
BeataVergineMariaReginadellaPalestinaPatrona dei Cavalieri del Santo Sepolcro si trova nel Santuario posto nella città di Dier Rafat, una delle più belle località d’Israele e a circa 30 Km a ovest di Gerusalemme.  Proprio qui un anno fa si era aperto ufficialmente e congiuntamente l’ “Anno della Fede” (28 ottobre 2012)
Mons. Fouad Twal, Patriarca latino di Gerusalemme, presiederà la messa per la solennità della Vergine Maria, Regina della Palestina domenica 27 ottobre 2013 alle ore 10.30 nel Santuario di Deir Rafat insieme a Mons. Giuseppe Lazzarotto, Nunzio e Delegato Apostolico.
I cattolici di Terra Santa vanno in pellegrinaggio ogni anno, alla fine di Ottobre, per la festa liturgica dedicata a Maria Regina della Palestina; non solo dalle parrocchi di Giaffa, Ramle e Gerusalemme, ma anche da quelle lontane delle Galilea e fino a quando non è stato impedito per l’Intifada, pure da quelle dei territori palestinesi, specialmente da Betlemme e Ramallah

VIDEO DELLA FESTA

http://www.youtube.com/watch?v=pVwTigm0Q74
Nel 1927 il Patriarca Luigi Barlassina fondò il santuario di “Nostra Signora Regina di Palestina” nella località di Rafat vicino al villaggio palestinese di “Sar’a” صرعا (oggi scomparso). Resta inteso che questo nome “Regina di Palestina” non ha mai avuto alcuna connotazione politica, perché tutta la Terra Santa, allora sotto mandato britannico, si chiamava “Palestina”. Egli, devoto della Madonna, il 15 Luglio del 1920, durante il suo ingresso solenne nella basilica del Santo Sepolcro, consacrò la monastero di Dier RafatDiocesi alla Vergine, chiamandola col titolo di “Nostra Signora, Regina della Palestina”; e volle che in onore di Maria, nel 1925, fosse costruita una chiesa ed un’opera assistenziale per la gioventù, sulla collina di Deir Rafat.
La festa in onore della Regina della Palestina e patrona della Diocesi del Patriarcato Latino di Gerusalemme fu celebrata, per la prima volta, il 15 Agosto 1928 e ripetuta da allora ogni anno fino al 1971 quando, in concomitanza con l’introduzione della riforma liturgica decisa dal Concilio Vaticano II, venne spostata al 25 Ottobre. I legami fra il santuario di Rafat e L’O.E.S.S.G., così stretti fin dall’inizio, per volere del Patriarca Luigi Barlassina, sono stati riconosciuti ed istituzionalizzati da Papa Giovanni Paolo II, che con Decreto (EST QUIDEM NOTUM) del 21 Gennaio 1994, ha proclamato la Beata Vergine Maria, Nostra Signora Regina della Palestina, Patrona dell’Ordine. Evento che da allora Cavalieri e Dame celebrano ogni anno, con speciali funzioni religiose, in tutte le Luogotenenze e, a Roma, anche con ricevimento che il Gran Magistero offre a eminenti personalità della Santa Sede, dello Stato Italiano e del Corpo Diplomatico.

NostraSignoraReginadellaPalestinaLA PREGHIERA

O Maria Immacolata, graziosa Regina del Cielo e della Terra, eccoci prostrate al Tuo eccelso trono, pieni di fiducia nella Tua bontà e nella Tua sconfinata Potenza.
Noi ti supplichiamo di rivolgere uno sguardo pietoso sulla Palestinam, che più d’ogni altra regione Ti appartiene, imperocchè Tu l’hai aggraziata colla Tua nascita, colle Tue virtù, coi Tuoi dolori, e da essa hai dato al mondo il Redentore.
Ricorda che qui appunto Tu fosti costituita tenera Madre nostra e dispensiera delle grazie; veglia adunque con Ispeciale protezione sulla Tua Patria terrenam, dissipa da essa le tenebre dell’errore poiché ivi risplendette il Sole dell’eterna Giustizia, e fa che presto si compia la promessa uscita dal labbro del Tuo Divin Figlio, di formare un solo ovile sotto un solo Pastore.
Ottieni inoltre a tutti noi di servire il Signore nella santità e nella giustizia tutti i giorni della vita nosstra, affinchè per i meriti di Gesù e col Tuo materno aiuto, possiamo alfine passare da questa Gerusalemme terrena agli splendori di quella celeste. Così sia.
Fonti: http://www.oessg-lgtima.it/index.php/it/chi-siamo/la-storia-de-la-nostra-signora-regina-della-palestina; http://www.valchiusella.org/paesi/luoghi/madonna-della-palestina/ ; http://it.lpj.org/