giovedì 24 aprile 2014

San Benedetto Menni

fondatore (1841-1914) 24 Aprile 
S. Benedetto MenniIspirato da una devozione intensa al Sacro Cuore e alla  Madonna sotto il titolo di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù, scrisse: «Dobbiamo diffidare di noi stessi, avere fiducia in Gesù e gettarci tra le sue braccia», poiché, diceva spesso, «noi nulla siamo e nulla possiamo fare senza l’aiuto di Dio».

Angelo Ercole Menni nacque a Milano l’ 11 marzo 1841. I suoi genitori. Luigi e Luisa Figini, erano ferventi cattolici che gli diedero un’educazione religiosa e gli trasmisero un acuto senso del dovere verso i poveri e gli ammalati. Dopo aver concluso la scuola superiore lavorò per un breve periodo come impiegato in una banca di Milano, che abbandonò quando gli fu chiesto di falsificare alcuni libri per coprire una frode finanziaria.
Nel 1859 fu volontario nell’assistenza ai soldati feriti di ritorno dalla battaglia di Magenta e fu impegnato nel trasportarli dalla stazione di Milano all’ospedale dei Fatebenefratelli. Le cure devote mostrate dai religiosi ispirarono Angelo a seguire il loro esempio e infatti divenne novizio dell’ordine l’anno successivo, professando solennemente nel 1864 con il nome religioso di Benedetto. L’ordine era stato fondato nel XVI secolo da S. Giovanni di Dio (8 mar.) in Spagna ma, a causa della legislazione anticlericale negli anni ’20 del XIX secolo la sua opera era stata fortemente limitata nell’impero spagnolo fino a scomparire completamente nel 1850. Nel 1866, pochi mesi dopo l’ordinazione, Benedetto Menni fu scelto per andare in Spagna a rifondare l’ordine, ricevendo tale incarico da papa Pio IX in persona: avrebbe dovuto restaurare l’ordine ospedaliero nel suo luogo natale, indicando come linee della restaurazione «una vita perfettamente comune, molto povera, molto casta e molto obbediente».
Si trattava di una missione straordinaria per un giovane tanto privo di esperienza, ma il S. Benedetto Menni1superiore generale aveva già compreso l’intelligenza, le capacità e la determinazione (che qualcuno chiamerà poi ostinazione) di Benedetto Menni. Trascorse alcuni mesi in Francia per studiare come vi fosse stato rifondato l’ordine dopo la Rivoluzione francese, giungendo poi a Barcellona nell’aprile 1867, conoscendo pochissimo lo spagnolo e senza risorse finanziarie.
Nell’ottobre di quell’anno, con l’aiuto di due confratelli, aveva già aperto un ospedale-rifugio per bambini poveri e abbandonati, soprattutto per quelli malnutriti e affetti di scorbuto e rachitismo. Nel 1872 fu nominato superiore dell’ordine in Spagna, mentre l’opera di restaurazione sembrava progredire.
Nel 1873 un governo rivoluzionario abolì la monarchia e reintrodusse restrizioni sugli ordini religiosi. Benedetto Menni fu coinvolto, suo malgrado, in queste battaglie politiche, fu considerato un ”carlista”, o sostenitore della defunta regina Isabella, fu minacciato, imprigionato, e poi rilasciato a patto che abbandonasse il paese. Andò a Marsiglia e, assieme ad alcuni confratelli, divenne membro della Croce Rossa in modo tale da poter tornare in Spagna ad accudire i feriti della guerra civile. Un testimone della Croce Rossa spagnola dichiarò: «Durante la guerra fornì ovunque assistenza fisica e spirituale ai feriti, senza distinzioni o preferenze mostrando uguale amore e carità a entrambe le parti». La guerra civile terminò nel 1876 e potè tornare a Barcellona per riorganizzare l’ospedale-rifugio originario; da lì si trasferì a Madrid, dove acquisì un edificio e del terreno a Ciempozuelos, a circa trentadue chilometri dalla capitale, in cui aprì un ospedale psichiatrico.
Seguirono altre fondazioni, ospedali-rifugi e ospedali psichiatrici furono aperti in altre sette città spagnole, in Messico e in Portogallo. Nel 1884 ottenne da Roma l’approvazione per la fondazione di una provincia unita ispano-americana e fu scelto come primo provinciale, incarico al quale fu rieletto per cinque volte. Nei dintorni di Madrid, nel 1885, si verificò un episodio di colera, durante il quale Benedetto Menni mostrò eccezionali coraggio e devozione verso i poveri.
Con piccoli gruppi di frati frequentò le zone più colpite, in molti dei paesi era l’unica persona con conoscenze mediche capace di curare le vittime del colera e di dare consigli riguardo a questioni di igiene. Per un certo periodo si era preoccupato per il limite imposto, nell’aiutare gli altri, dal fatto che tutti i suoi aiutanti erano uomini e tutti gli istituti che era stato in grado di creare potevano occuparsi soltanto di uomini. Consultò numerosi ordini femminili per vedere se avessero voluto unirsi a lui nella sua opera ma senza successo.
S. Benedetto Menni2Due donne, Giuseppina Recio e Maria de las Angustias Jiménez, lo contattarono chiedendogli  se potevano dedicarsi alla cura degli ammalati sotto la sua guida ed egli le mandò a Ciempozuelos, dove presto altre si unirono. Nel 1881 ricevette formalmente le prime novizie e, l’anno seguente, alcune del gruppo fecero la professione religiosa. Diede loro il proprio motto formato da sei parole:
«Pregare, lavorare, patire, soffrire, amare Dio e tacere».
Fu questo l’inizio della Congregazione delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù, che ricevette approvazione ufficiale dalla Santa Sede nel 1901. Quando morì aveva aperto tredici ospedali femminili in Spagna, Francia e Portogallo. La congregazione è tuttora attiva in Europa, Africa (Ghana e Liberia), Asia (Filippine) e America Latina.
Benedetto Menni condusse una vita piuttosto dinamica, occupato soprattutto in contatti, amministrazione e viaggi. Fu coinvolto anche in vari processi; la causa più importante contro di lui durò sette anni a Madrid e lo vide accusato falsamente di avere abusato di una minorata psichica. La stampa anticlericale lo denunciò in titoli a tutta pagina e pubblicò vignette che lo ritraevano come una «bestia pervertita», ma alla fine il caso fu chiuso dal giudice per mancanza di prove. Dovette affrontare anche una pesante opposizione all’interno dell’ordine. Nel 1903 fu nominato dalla Santa Sede visitatore apostolico dell’ordine e ne divenne superiore generale nel 1911. Si dimise da tale incarico dopo solo un anno poiché sentiva di non avere il sostegno della comunità. Questo, per certi versi, rispondeva al vero: il papa lo aveva nominato senza convocare il capitolo generale e alcuni membri dell’ordine erano contrari all’istituzione del ramo femminile, che vedevano come un’organizzazione rivale. Egli era anche un vivace antimodernista e come visitatore apostolico rimosse dall’incarico alcuni membri per sospetto lassismo dottrinale.
S. Benedetto Menni3L’opposizione contro di lui era tanto forte che nel 1912 gli fu ordinato di In tutto ciò che faceva Benedetto Menni era ispirato da una devozione intensa al Sacro Cuore e alla Madonna sotto il titolo di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù. Disse alle suore di pregare Gesù perché le infiammasse del suo amore divino e di pregare parimenti anche «la Regina dell’Amore, la Vergine Immacolata». Credeva nella presenza di Gesù negli ammalati, soprattutto nei malati mentali; coloro che servivano «i miei fratelli più piccoli» servivano Gesù direttamente. «Dobbiamo diffidare di noi stessi» scrisse «avere fiducia in Gesù e gettarci tra le sue braccia», poiché, diceva spesso, «noi nulla siamo e nulla possiamo fare senza l’aiuto di Dio». 
E’ santo dal 1999. abbandonare la casa madre dell’ordine a Roma e di risiedere con le suore a Viterbo, quindi di lasciare l’Italia e trasferirsi in Francia, ma non in una casa femminile. Infine fu privato del segretario e non potè così più scrivere ai confratelli o alle suore (un ictus lo aveva reso disabile nell’uso di una mano). Anche ammettendo che vi fossero nel suo carattere tratti difficili, è arduo comprendere l’asprezza della campagna denigratoria contro di lui. Nell’ultimo anno di vita cominciò a soffrire di demenza senile e morì infine per un secondo ictus il 24 aprile 1914. Le sue spoglie furono seppellite a Ciempozuelos nel cimitero locale; da là, nel 1924, furono trasferite alla chiesa della casa madre delle suore.
Il processo di beatificazione iniziò nel 1964, l’eroicità delle sue virtù fu dichiarata l’11 maggio 1982, riconosciuta come miracolosa, per intercessione di Benedetto Menni, la guarigione della signora Assunta Cacho, il papa Giovanni Paolo II lo ha dichiarato beato il 23 giugno 1985. Un nuovo miracolo, la guarigione di una religiosa Ospedaliera (Suor Maria Nicoletta Vélaz) affetta da un cancro invasivo della vescica, apre la strada alla canonizzazione officiata sempre da papa Giovanni Paolo II il 21 novembre 1999.
I suoi resti riposano nella Casa Madre di Ciempozuelos.
Fonti: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler / http://www.santiebeati.it/dettaglio/90348

mercoledì 23 aprile 2014

Letture di mercoledì 23 aprile 2014

I Settimana del Tempo di Pasqua

Ottava di Pasqua
Venite, benedetti del Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi fin dall’origine del mondo. Alleluia.

PREGHIERA DEL MATTINO

O Dio, che nella liturgia pasquale ci dai la gioia di rivivere ogni anno la risurrezione del Signore, fà che l’esultanza di questi giorni raggiunga la sua pienezza nella Pasqua del cielo. Per Cristo nostro Signore. Amen

PRIMA LETTURA

At 3, 1-10 - Dagli Atti degli Apostoli.
In quei giorni, Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio. Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita; lo pietro miracoloponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta Bella, per chiedere l’elemosina a coloro che entravano nel tempio. Costui, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, li pregava per avere un’elemosina. Allora, fissando lo sguardo su di lui, Pietro insieme a Giovanni disse: «Guarda verso di noi». Ed egli si volse a guardarli, sperando di ricevere da loro qualche cosa. Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!». Lo prese per la mano destra e lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e, balzato in piedi, si mise a camminare; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio. Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio e riconoscevano che era colui che sedeva a chiedere l’elemosina alla porta Bella del tempio, e furono ricolmi di meraviglia e stupore per quello che gli era accaduto.
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE

Sal.104
RIT: Gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
gioiaRendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere. A lui cantate, a lui inneggiate, meditate tutte le sue meraviglie. RIT
Gloriatevi del suo santo nome: gioisca il cuore di chi cerca il Signore. Cercate il Signore e la sua potenza, ricercate sempre il suo volto. RIT
Voi, stirpe di Abramo, suo servo, figli di Giacobbe, suo eletto. È lui il Signore, nostro Dio: su tutta la terra i suoi giudizi. RIT
Si è sempre ricordato della sua alleanza, parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo e del suo giuramento a Isacco. RIT

CANTO AL VANGELO

Alleluia, Alleluia.
Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo.
Alleluia.

VANGELO

Lc 24, 13-35 - Dal Vangelo secondo Luca
Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si discepoli-camminoavvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?».
E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece comegesu-spezza-il-pane se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

COMMENTO

Lo riconobbero allo spezzare del pane…
Ci viene presentata dall’evangelista Luca una narrazione di rara bellezza, sotto l’aspetto letterario e di annuncio catechetico. E’ l’episodio dei due discepoli di Èmmaus, ormai completamente allo sbando, diretti verso casa, delusi di essere stati con Gesù. “Noi speravamo che egli fosse Colui che doveva redimere Israele”. Eppure sapevano tutto di lui, ma non si erano affatto lasciati afferrare da in camminoquesto giovane e per tanti versi straordinario Maestro. Sono pure al corrente degli ultimi avvenimenti, sono aggiornati su alcune visioni che riguardavano lui, che alcune donne dicevano di averlo visto vivo, ma forse esse – dicono allo sconosciuto – vaneggiavano per il forte desiderio di rivederlo. Ora essi sono in cammino, lasciando alle spalle una esperienza esaltante da dimenticare, e non si sono per nulla incuriositi per quanto stava accadendo. “Gesù si accostò da semplice viandante, e prese a camminare con loro”. Li ascolta interessato, chiedendo loro il perché di tanta tristezza, così a modo di conoscere il loro disagio. Ora può anche rimproverarli su alcune cose che dovevano già sapere. “O tardi di cuore a credere a tutto quello che hanno detto i profeti! Non doveva forse il Messia patire tali cose, ed entrare poi nella sua gloria?” E mentre camminano verso Èmmaus, Gesù, da Mosè e da tutti i profeti fa percorrere ai due il cammino scritturistico che lo riguardava.
La narrazione fu così convincente, che i due discepoli rimasero affascinati da costringere il loro compagno di viaggio a fermarsi con loro. Gesù acconsentì e quando fu a tavola “prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, e sùbito si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”.camminerò nelle Tue vie
Ecco un altro di quegli attimi intensi, indescrivibili, nei quali Gesù improvvisamente diventa il Gesù della fede, il tutto dell’esistenza umana, il compagno indispensabile del cammino. E’ un’esperienza che si fa quando, come quei due discepoli, si accoglie e si ascolta il Signore tramite la sua parola. E quella sera inaspettatamente giungono fino a sedere a tavola per spezzare il pane con lui, ormai convinti di condividere la loro stessa vita con il Maestro. Non sono più per Èmmaus, ritornano a Gerusalemme, ed era notte, non più per loro, nel cuore palpitava la Vita, quella stessa del Risorto. “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre discorreva con noi lungo la via?” (Preparato dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire)

PREGHIERA DELLA SERA

O Signore, fa’ che ogni partecipazione all’eucaristia ci faccia divenire ciò che riceviamo: una vita donata agli altri, unita al Tuo corpo che per noi e per tutti è stato spezzato e crocifisso ed è ora vivente per sempre. In cambio Ti affidiamo, le gioie e le fatiche, le rinunce e gli atti di carità che siamo riusciti a fare in questo giorno e Ti ringraziamo con tutto il cuore per tutto quello che fai per noi e ci dai ogni giorno. Amen.

San Giorgio

martire (ca. 303) 23 Aprile
Santo cavaliere che come nelle più belle favole arriva al momento san giorgio3giusto per salvare la principessa e sconfiggere il drago. Ma quanto c’è di storico in tutto ciò che si dice di questo santo tanto amato dagli inglesi?
Giorgio è uno dei santi cristiani più popolari, venerato in epoche diverse nelle tradizioni cristiane, orientale e occidentale; occupa anche un posto nell’agiografia islamica che gli dà il titolo onorevole di “profeta“.

VIDEO-STORIA

E’ conosciuto principalmente come l’uccisore del drago e il salvatore della fanciulla, ma questa storia, sebbene esista in numerose versioni letterarie medievali e rappresentazioni artistiche, non ha fondamento storico e non sembra essere nata prima dell’XI secolo. Potrebbe essere scaturita da una errata interpretazione da parte dei crociati di un’immagine, vista a Costantinopoli, dell’imperatore Costantino che distrugge il diavolo sotto forma di dragone o serpente. La storia deve la diffusa popolarità, almeno in parte, alla sua inclusione nella Legenda aurea, scritta intorno al 1260.
Essa narra che nella città di Silene in Libia, vi era un grande stagno, tale da nascondere un drago, il quale si avvicinava alla città, e uccideva con il fiato quante persone incontrava. I poveri abitanti gli offrivano per placarlo, due pecore al giorno e quando queste cominciarono a scarseggiare, offrirono una pecora e un san giorgio2giovane tirato a sorte. 
Un giorno fu estratta la giovane figlia del re, il quale terrorizzato offrì il suo patrimonio e metà del regno, ma il popolo si ribellò, avendo visto morire tanti suoi figli, dopo otto giorni di tentativi, il re alla fine dovette cedere e la giovane fanciulla piangente si avviò verso il grande stagno. Passò proprio in quel frangente il giovane cavaliere Giorgio, il quale saputo dell’imminente sacrificio, tranquillizzò la principessina, promettendole il suo intervento per salvarla e quando il drago uscì dalle acque, sprizzando fuoco e fumo pestifero dalle narici, Giorgio non si spaventò, salì a cavallo e affrontandolo lo trafisse con la sua lancia, ferendolo e facendolo cadere a terra. Poi disse alla fanciulla di non avere paura e di avvolgere la sua cintura al collo del drago; una volta fatto ciò, il drago prese a seguirla docilmente come un cagnolino, verso la città.

INNO A SAN GIORGIO

Gli abitanti erano atterriti nel vedere il drago avvicinarsi, ma Giorgio li rassicurò dicendo: “Non abbiate timore, Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: Abbracciate la fede in Cristo, ricevete il battesimo e ucciderò il mostro”. Allora il re e la popolazione si convertirono e il prode cavaliere uccise il drago facendolo portare fuori dalla città, trascinato da quattro paia di buoi.san giorgio1
La leggenda era sorta al tempo delle Crociate, influenzata da una falsa interpretazione di un’immagine dell’imperatore cristiano Costantino, trovata a Costantinopoli, dove il sovrano schiacciava col piede un drago, simbolo del “nemico del genere umano”. La fantasia popolare e i miti greci di Perseo che uccide il mostro liberando la bella Andromeda, elevarono l’eroico martire della Cappadocia a simbolo di Cristo, che sconfigge il male (demonio) rappresentato dal drago. I crociati accelerarono questa trasformazione del martire in un santo guerriero, volendo simboleggiare l’uccisione del drago come la sconfitta dell’Islam; e con Riccardo Cuor di Leone (1157-1199) san Giorgio venne invocato come protettore da tutti i combattenti.
Tutto concorre a far credere che Giorgio sia stato un vero martire che patì a Lidda (l’attuale Lod in Israele) prima della dominazione di Costantino, forse durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, cominciata nell’anno 303; secondo la narrazione copta, la sua morte avvenne nel 307. Poco si può aggiungere con certezza, nonostante l’esistenza di Acta molto dettagliati, «pieni oltre il credibile di stravaganze e meraviglie inverosimili» (Thurston). 
Essi descrivono come Giorgio, ufficiale dell’esercito romano, donò i suoi beni ai poveri quando scoppiò la persecuzione e confessò apertamente la sua fede cristiana davanti alla corte. Patì torture terribili per essersi rifiutato di offrire sacrifici agli dèi, descritte nei minimi particolari e della durata, sembra, di sette anni. Accadde a un certo punto che un mago chiamato per avvelenarlo fosse invece convertito e morisse egli stesso come martire, oppure che il Signore apparve e sanò Giorgio (di fatto, Giorgio fu risuscitato dalla morte tre volte ed egli stesso risuscitò diciassette persone defunte da parecchi secoli!).
Poi, un fuoco proveniente dal cielo fece perire i sacerdoti pagani, il loro tempio e il governatore locale, reo di aver fatto decapitare Giorgio. Questi Atti, databili probabilmente alla fine del V secolo, esistono in una grande varietà di versioni e in numerose lingue, a testimonianza della popolarità del san giorgiomartire, ma erano talmente bizzarri da essere trattati scetticamente anche da chi era abituato alle enfatizzazioni agiografiche; alcuni resoconti furono ritenuti non ortodossi. 
Il culto si sviluppò sicuramente dalla metà del V secolo, quando il suo nome fu incluso nel Martirologio Geronimiano, mentre la Chiesa orientale si riferiva a lui come al “grande martire” e lo invocava come patrono degli eserciti bizantini. Nel V secolo c’era un monastero dedicato a lui a Gerusalemme, inoltre i pellegrini in Terra Santa tra il VI e l’VIII secolo parlano di Lidda come del luogo principale legato al suo culto e luogo in cui si trovavano le sue reliquie. La Chiesa copta sostiene comunque che queste furono trasferite in Egitto e poste infine nella chiesa a lui dedicata nella Cairo vecchia. Spesso si sostiene che fosse originario della Cappadocia e che là fossero stati compilati gli Acta, ma non vi è prova di ciò: «Il compilatore degli Atti confuse il martire con il suo omonimo, il famoso Giorgio di Cappadocia, usurpatore ariano della sede di Alessandria e oppositore di S. Atanasio (2 mag.)» (Delehaye).
Secondo alcuni resoconti, la madre di Giorgio proveniva dalla Cappadocia e si chiamava Policronia. Giorgio divenne santo patrono di Venezia, di Genova, dell’Inghilterra, del Portogallo e della Catalogna e il suo culto si sviluppò ampiamente in Russia ed Etiopia. Fu uno dei Quattordici Santi Protettoriche, dal XIV secolo, si ritenne avessero poteri di intercessione di speciale efficacia. In tempi diversi è stato patrono di armieri, soldati, cavalieri, arcieri e, grazie a un gioco di parole sulla forma greca del suo nome, persino dei contadini. Anche individui ammalati di peste, lebbra o malattie veneree cercavano la sua intercessione. La riforma del 1969 ha rimosso la sua festa dal calendario universale, permettendo però che fosse san giorgio daycelebrata dalle Chiese nazionali.
Il 23 aprile è St.George`s Day,una festa molto importante per gli inglesi poiche` San Giorgio è il loro patrono e la croce di San Giorgio è appunto il simbolo della bandiera inglese. Come tutti gli anni ci saranno festeggiamenti in tutta l`Inghilterra e a Londra, Trafalgar Square si trasformera` in un giardino inglese per ospitare un festival ricco di musica dal vivo e  spettacoli teatrali.
È INVOCATO - contro lebbra, peste, malattie veneree – come protettore di alabardieri, fabbricanti di armi, combattenti, militari, contadini, giovani esploratori e scouts, sellai e cavalli
Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler / santiebeati.it/ http://www.londonita.com/

martedì 22 aprile 2014

IL PIANTO DELLA MADONNA AVVOCATA

22 Aprile 2012
madonna avvocata2Domenica 22 aprile 2012 alle ore 20.45,  presso il santuario dell’Avvocatella a Cava de’ Tirreni la statua della Madonna Avvocata ha iniziato a lacrimare.
Dopo una lunga peregrinatio, la statua della Madonna Avvocata, che ha il suo Santuario sull’omonimo monte sopra Maiori, si trovava temporaneamente presso il Santuario dell’Avvocatella per l’ultima domenica; al termine della Messa i fedeli hanno intonato il canto “Evviva Maria”, ma non appena sono usciti dalla chiesa, qualcuno si è accorto che la statua presentava strani segni sul volto. Ci si è poi accorti che si trattava di liquido trasparente che fuoriusciva dagli occhi, come se fossero delle vere lacrime.

LA STORIA

DELLA MADONNA AVVOCATA E DEL SUO SANTUARIO
madonna avvocataIl rettore del Santuario, il monaco benedettino don Gennaro Lo Schiavo, inizialmente non ha divulgato la notizia, per evitare che si generasse un atteggiamento di fanatismo. Ma la mattina seguente numerosi fedeli si sono recati al Santuario dell’Avvocata, affrontando la difficile scalata, per salutare la Madonna, che nel frattempo era stata riportata nella sua chiesa sul monte, dove li attendeva una lieta sorpresa: la pubblicazione delle foto scattate al momento della lacrimazione.
Il Rettore, durante la Messa, che si celebra nel Santuario una volta al mese, ha affermato che ha interpretato questo evento, ancora tutto da verificare, come un segnale di commozione da parte della Madonna, che ha visto ai suoi piedi tanti fedeli acclamarla con il canto “Evviva Maria”. Come di consueto in questi casi, la Chiesa utilizza un’estrema prudenza, prima che si gridi al miracolo. Ma il popolo, si sa, non si comporta alla stessa maniera e inizia a divulgare la notizia in lungo e largo, senza attendere le varie procedure, che normalmente si affrontano nel caso di eventi del genere.

Questa statua della Madonna Avvocata, già considerata  miracolosa dai numerosi devoti che la venerano, ha sempre attirato, e continua tuttora a farlo, folle immense al suo Santuario, nonostante l’erta salita, soprattutto nel giorno della festa, che ogni anno ricorre il lunedì dopo la Solennità di Pentecoste. Negli ultimi anni il fervore verso questa Madonna e il suo Santuario si è già incrementato, grazie all’entusiasmo trasmesso dal Rettore ai tanti collaboratori, che gratuitamente si prodigano per la manutenzione e l’abbellimento della Chiesa e dell’intero sito.
Fonte: articolo di Giampiero Della Monica su http://laprimaora.blogspot.it

MADONNA DI SVETA GORA

NOVA GORICA (SLOVENIA)PRIMAVERA 1539
sveta goraLa Madonna apparve alla pastorella Uršula Ferligoj di Gargaro nella primavera del 1539. Durante gli scavi per la costruzione della chiesa venne rinvenuta una pietra con incise le parole dell’angelo a Maria Vergine al momento dell’assunzione.
Il più eminente tra i “monti santi” della Slovenia è proprio questo che si trova sulla Skalnica (m 681) sopra Solkan e da dove si gode la vista del Mar Adriatico, della pianura friulana e delle Alpi Giulie con il M. Triglav. Deve il suo nome all’apparizione della Madonna alla pastorella Uršula Ferligoj di Gargaro avvenuta nell’anno 1539. La Madonna le disse:
Dì al popolo che mi costruisca qui una chiesa e domandi grazie!“.
sveta-gora1L’autorità politica, sospettando qualche trucco, incarcerò la pastorella, con l’intenzione di fare un’inchiesta accurata, ma la veggente fu ritrovata sul Monte in preghiera. Fu rinchiusa ancora ma per ben due volte venne nuovamente liberata dalla Madonna. Il Santuario fu costruito a partire dall’anno successivo; durante gli scavi venne rinvenuta una pietra squadrata e levigata con incise, in mezzo a festoni simbolici, le prime parole del saluto angelico: Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum.
La statua della Madonna nella sacrestia fu eretta subito dopo l’apparizione ad Uršula. La lapide al muro dietro l’altare fu scoperta durante gli scavi fatti per la nuova chiesa nel 1541. Proviene dalla chiesa demolita dai Turchi.
Sulla sommità del monte già nel XIV secolo fu edificata una chiesa poi distrutta dai Turchi e ricostruita nel 1544. Nel 1786, l’imperatore Giuseppe II ordinò la demolizione della chiesa, poi di nuovo ricostruita.sveta gora.1
Durante la guerra 1915-1918 la chiesa fu rasa al suolo. La chiesa attuale, in stile neo-barocco, fu costruita tra il 1924 e il 1928 secondo i piani dell’architetto Silvano Barich e il suo campanile è visibile dalla pianura isontina sopra la vetta del Monte Sabotino. La basilica dell’Assunzione della Vergine del Monte Santo, sede del Convento dei francescani (Frančiškanski samostan), è da secoli meta di pellegrinaggi delle genti slovene e italiane del Goriziano.
Informazioni: Frančiškanski samostan (Convento dei francescani) Skalniška 17 – SI-5250 Solkan – Tel.: 00 386 5 3304 020   Fax: 00 386 5 3304 038 – E-mail: pater.bernard@siol.net
FONTE: http://www.mariadinazareth.it/www2007/Apparizioni2007/Apparizione%20Monte%20Santo/Monte%20Santo.htm

Letture di martedì 22 aprile 2014

LETTURE DI MARTEDÌ4San Teodoro il Siceota

22 aprile 2014

I Settimana del Tempo di Pasqua

Il Signore li ha dissetati con l’acqua della sapienza; li fortificherà e li proteggerà sempre, darà loro una gloria eterna. Alleuia.
 

PREGHIERA DEL MATTINO

O Dio, che nei sacramenti pasquali hai dato al Tuo popolo la salvezza, effondi su di noi l’abbondanza dei Tuoi doni, perché raggiungiamo il bene della perfetta libertà e abbiamo in cielo quella gioia che ora pregustiamo sulla terra. Per Cristo nostro Signore. Amen

PRIMA LETTURA

At 2, 36-41
Dagli Atti degli Apostoli.
[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro diceva ai Giudei: «Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi spirito-santo-21avete crocifisso».All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». E Pietro disse loro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!».Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone.C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE

Sal.32
RIT: Dell’amore del Signore è piena la terra.
Retta è la parola del Signore e fedele ogni sua opera. Egli ama la giustizia e ildell'amore del Signore diritto; dell’amore del Signore è piena la terra. RIT
Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme, su chi spera nel suo amore, per liberarlo dalla mortee nutrirlo in tempo di fame. RIT
L’anima nostra attende il Signore: egli è nostro aiuto e nostro scudo. Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo. RIT

CANTO AL VANGELO

Alleluia, Alleluia.
Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo.
Alleluia.

VANGELO

Gv 20, 11-18
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed Maria di Magdalaessi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

COMMENTO

Donna, perché piangi? Chi cerchi?
Il Vangelo ci intrattiene nel clima festoso della Pasqua. Maria di Màgdala stava presso il sepolcro e piangeva. Mentre piangeva si chinò verso il sepolcro e vide all’interno, dove era stato posto il corpo di Gesù, due angeli in bianche vesti. Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore”. La risposta non c’è, ma lei vede dietro a sé un altro uomo, a cui fa la stessa domanda. Ma l’incontro fra i due ancora non avviene. Lei cerca appassionatamente il cadavere del suo amato Maestro, lui cerca una persona, Maria. Agostino avrebbe detto: “Signore, io ti cerco, perché, tu mi cerchi!” Ma non appena Gesù la chiama per nome, Maria lo riconosce: cade come un velo dai suoi occhi, il cuore intuisce e lo chiama con tutto il trasporto della sua anima: Rabbunì, Cristo-risorto-Maria-Maddalena Gesù conosce le sue pecore, una ad una nel profondo del loro essere e le chiama per nome, perché gli appartengono, e le vuole incontrare così come sono. Prima che fosse chiamata per nome Maria lo vedeva come si vede un giardiniere, appena si è sentita chiamare, lo ha visto come Signore della sua vita. Dal primo al secondo momento Gesù non era cambiato, si era illuminata la sua fede per la parola rivoltale, per cui vide. La risurrezione da un fatto fisico ora, per lei, era diventata un avvenimento dell’anima. Si pensa molto al primo miracolo, poco al secondo, cioè all’evento di fede, che è invece quello che direttamente ci riguarda e ci tocca spesso. “Va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. E’ il primo annuncio pasquale che Maria deve portare ai fratelli. E nell’annuncio vi è anche espressa la nuova condizione dei credenti: il Padre di Gesù diventa Padre loro, il Dio che ha strappato Gesù dal regno dei morti diventa il Dio della loro salvezza. (Preparato dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire)

PREGHIERA DELLA SERA

Dio ci chiamaSignore, fà che ogni giorno, ci lasciamo chiamare per nome da Te, come chiamasti Maria Maddalena, perchè Ti possiamo testimoniare come Dio della vita, che vive e regna nei secoli dei secoli. In cambio Ti affidiamo, le gioie e le fatiche, le rinunce e gli atti di carità che siamo riusciti a fare in questo giorno e Ti ringraziamo con tutto il cuore per tutto quello che fai per noi e ci dai ogni giorno. Amen.

San Teodoro il Siceota

Vescovo esorcista(613) 22 Aprile
Sua madre e sua zia gestivano un albergo che fungeva anche 4San Teodoro il Siceotada postribolo, fino a quando arrivò un cuoco tanto bravo nell’attrarre i clienti che le donne non ebbero più bisogno di guadagnare il denaro prostituendosi e fu proprio questo cuoco che portò san Teodoro al cristianesimo.
Teodoro nacque a Sykeon in Galazia (Asia Minore). Sua madre e sua zia gestivano un albergo che fungeva anche da postribolo, fino a quando arrivò un cuoco tanto bravo nell’attrarre i clienti che le donne non ebbero più bisogno di guadagnare il denaro prostituendosi. Il cuoco era anche persona devota e incoraggiò il giovane Teodoro a visitare le chiese locali, gli insegnò a pregare e lo introdusse alla pratica del digiuno. Questa iniziale direzione spirituale ebbe così influenza su Teodoro che egli si fece eremita ad Arkea, a circa dieci chilometri da casa sua, dove viveva in una grotta antistante una cappella. La fama della sua santità attraeva visitatori, i quali gli attribuirono lo speciale dono dell’esorcismo contro gli spiriti maligni. Per evitare che si diffondesse ulteriormente la sua fama si ritirò sulle montagne e provò a vivere in una grotta murata, nota soltanto a un’altra persona, da cui dovette però essere ricondotto fuori in cattiva salute, sporco e infetto.
A quanto risulta fu ordinato prete a soli diciott’anni, dopo di che andò in pellegrinaggio a  Gerusalemme, dove ricevette l’abito monastico. Al suo ritorno, inaugurò uno stile di vita  estremamente austero e si narra che vivesse in alcune ceste sospese. Gli fu attribuita ogni sorta di miracoli e, nuovamente, attrasse visitatori e discepoli, per i quali organizzò un monasteroun ostello e una chiesa. Contro la sua volontà fu poi scelto come vescovo di Anastasiopoli e governò la sede 4Costantinopoliper dieci anni prima di ottenere il permesso di rassegnare le dimissioni.
Città di Costantinopoli
A giudicare dalla Vita contemporanea, i suoi anni da vescovo paiono essere stati caratterizzati principalmente da miracoli e prodigi; non rimangono notizie di suoi Ada episcopali, fatta eccezione delle tracce di controversie che ebbe con alcuni villaggi delle tenute diocesane. Questi erano stati affidati a signori laici che maltrattavano e opprimevano la popolazione e Teodoro tentò di persuaderli a comportarsi correttamente.
Diede le dimissioni per poter trascorrere più tempo in preghiera e curare meglio i suoi monaci, che sembravano avere assunto costumi piuttosto rilassati durante la sua assenza. Infine si sistemò presso Eliopoli. Fu convocato a Costantinopoli ove ricevette grandi onori dall’imperatore, cui aveva guarito il figlio. Trascorse il resto della vita nel suo monastero, operando miracoli e consigliando e aiutando i molti che gli facevano visita. Morì nel 613. Per tutta la vita era stato particolarmente devoto a S. Giorgio, contribuendo alla divulgazione del suo culto.
Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler

lunedì 21 aprile 2014

Sant’Apollonio

martire ( 1 8 5 ) 21 Aprile 
Sant’ApollonioS. Apollonio fu martirizzato a Roma nel 185, sotto l’impero di Commodo. Durante gli interrogatori seppe mostrare la superiorità morale del cristianesimo rispetto al paganesimo. Festeggiato erroneamente il 18 aprile è passato al 21.
Apollonio nacque probabilmente in Grecia o in Asia Minore. Narrano di lui, e di come giunse al martirio, sia Eusebio, nella sua Storia Ecclesiastica, che S. Girolamo (30 set.), nel suo Gli uomini illustri e due redazioni della ‘passio’, una in armeno e l’altra in greco, scoperte nel secolo XIX.  Secondo S. Girolamo era un senatore romano e, sebbene risulti strano che Eusebio non faccia menzione di ciò, la notizia ben si integra con quant’altro si sa di lui. Apollonio fu denunciato come cristiano dal suo servo e interrogato dal prefetto e da un tribunale; gli fu quindi ordinato di difendersi davanti al senato.
Fu ascoltato con grande rispetto, forse grazie alla sua fama di uomo colto, ma più probabilmente perché era egli stesso un senatore. Lesse davanti al senato un ”insigne volume descrittivo della fede in Cristo”. Quindi questo ‘volumen’ invece di essere una ritrattazione, conteneva un’apologia del Cristianesimo, atto contrario al rescritto imperiale di Traiano, che lo proibiva, pertanto Apollonio venne condannato a morte.
Attaccò il paganesimo e dichiarò spregevoli i suoi idoli: «Io adoro e servo solo il Dio che vive nei cieli, non idoli creati dalle mani dell’uomo. Quindi sant'apollonio messanon adorerò l’oro e l’argento, o il bronzo, o il ferro, o gli dèi immaginari scolpiti nel legno e nella pietra, dei che non vedono né sentono, perché sono opera di artigiani, orefici e tornitori, prodotto di mano d’uomo, che non si muoveranno mai da soli».
I testi riferiscono che fu sottoposto a due interrogatoria distanza di tre giorni l’uno dall’altro, il primo presieduto dallo stesso Perennio, il secondo da un collegio di senatori, consiglieri e giuristi. La descrizione delle udienze, meraviglia per il tono pacato ed il trattamento riservatogli, non solo per il suo rango sociale; al contrario di altre ‘passiones’ chiaramente inverosimili o troppo brevi; è ascoltato con attenzione, lo interrompono solo per contrastare, ma con serietà, le sue argomentazioni o per moderare l’asprezza delle sue parole e quindi la punibilità di esse.
Perennio è un giudice illuminato e magnanimo, come Apollonio è un uomo dalla mente pronta e vivacissima; ad Apollonio piace vivere, ma egli non esita a scegliere la morteperché senza nessuna costrizione, crede volentieri nella dottrina della resurrezione e del giudizio finale, perché questa se fosse pure un’illusione o un errore, dà conforto e illumina la vita, togliendola da umilianti compromessi.
Continuò sostenendo che il cristianesimo era superiore per la concezione della morte e della vita: la morte era una necessità naturale senza alcunché di spaventoso in se stessa, mentre la vera vita era quella dell’anima. Soprattutto, il cristianesimo superava il paganesimo per l’opera di Cristo, Verbo di Dio e Rivelatore: «Questo Verbo è il nostro salvatore Gesù Cristo, divenuto uomo in Giudea, retto in tutte le cose e pieno di sapienza divina. Per amore degli uomini ci ha mostrato il Dio di tutto l’universo e ha indicato alle nostre anime la via della vita [...]. Con la sua passione pose fine al dominio del peccato».Sant’Apollonio2
Ragionando in tal modo Apollonio usava le tattiche dei primi apologeti, i quali raramente discutevano di argomenti teologici, ma provavano piuttosto a mostrare la superiorità morale del cristianesimo rispetto al paganesimo. La sua dichiarazione ci dà un’immagine affascinante della fede e della morale dei primi cristiani. Da S. Girolamo si evince l’impressione di un documento scritto letto di fronte al senato, ma più probabilmente Apollonio tenne un discorso a braccio, per quanto elaborato.
I due resoconti del processo e della passio, uno greco e l’altro armeno (quest’ultimo scoperto solo nel 1874) che coincidono riguardo alle attenzioni avute dal giudice e dai senatori verso Apollonio, differiscono sui particolari dell’interrogatorio e dell’esecuzione. Secondo il testo greco egli morì dopo torture crudeli e prolungate, mentre secondo il testo armeno fu decapitato, e ciò è sicuramente più in linea col tono del resto della vicenda.
Non si hanno testimonianze riguardanti un culto antico, mentre nel Medio Evo il santo veniva confuso con il S. Apollonio che morì con S. Filemone (8 mar.) e con l’Apollo menzionato assieme a S. Paolo (cfr. At 18,24 e lCor3,4). A causa di tale confusione la sua commemorazione fu mantenuta il 18 aprile, sebbene la data della sua morte possa essere fissata con accuratezza il 21 aprile. La sua apologia del cristianesimo è tra le più incisive del periodo e i suoi Atti sono piacevolmente scevri dai tipici stereotipi.
Fonti: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler / http://www.katieking.it/ / http://www.piardi.org/vol3/volume3devozioni420.htm

LA MADONNA DELL’ARCO

ma_arcoFra i tanti Santuari che costellano il territorio italiano, dedicati alla Madonna e fra i tanti titoli che le sono stati attribuiti nei secoli, ve n’è uno che la venera sotto il titolo di Madonna dell’Arco, la cui storia mi ha davvero incantata.
Il Santuario della Madonna dell’Arco e il culto popolare tributatole fa parte dei tre maggiori poli della devozione mariana in Campania: Madonna del Rosario di Pompei, Madonna di Montevergine e Madonna dell’Arco.
L’inizio del culto è legato ad un episodio avvenuto verso la metà del XV secolo; era un lunedì di Pasqua, il giorno della cosiddetta ‘Pasquetta’, cioè la famosa gita fuori porta di una volta e nei pressi di Pomigliano d’Arco, alcuni giovani stavano giocando in un campetto a “palla a maglio”, oggi diremmo a bocce; ai margini del campetto sorgeva un’edicola sulla quale era dipinta una immagine della Madonna con il Bambino Gesù, ma più propriamente era dipinta sotto un arco di acquedotto; da questi archi vengono i nomi di Madonna dell’Arco e Pomigliano d’Arco.
5LA MADONNA DELL’ARCO1
Nello svolgersi del gioco, la palla finiva contro un vecchio tiglio, i cui rami ricoprivano in parte il muro affrescato, il giocatore che aveva sbagliato il colpo, in pratica perse la gara; al colmo dell’ira il giovane riprese la palla e bestemmiando la scagliava violentemente contro l’immagine sacracolpendola sulla guancia che prese a sanguinare.
La notizia del miracolo si diffuse nella zona, arrivando fino al conte di Sarno, un nobile del luogo, con il compito di ‘giustiziere’; dietro il furore del popolo, il conte imbastì un processo contro il giovane bestemmiatore, condannandolo all’impiccagione.

La sentenza fu subito eseguita e il giovane venne impiccato al tiglio vicino all’edicola, che però due ore dopo ancora con il corpo penzolante, rinsecchì sotto lo sguardo della folla sbigottita. 
Questo episodio miracoloso suscitò il culto alla Madonna dell’Arco, che si sparse subito in tutta l’Italia Meridionale; folle di fedeli accorsero verso il luogo del prodigio, per cui fu necessario costruire con le offerte dei fedeli, una cappella per proteggere la sacra immagine dalle intemperie.
Un secolo dopo il 2 aprile 1589, avvenne un secondo episodio prodigioso, era anche questa volta un lunedì dopo Pasqua, ormai consacrato alla festa della Madonna dell’Arco e una donna certa Aurelia Del Prete, che dalla vicina S. Anastasia, oggi Comune a cui appartiene la zona di Madonna dell’Arco, si stava recando alla cappella per ringraziare la Madonnasciogliendo così un voto fatto dal marito, guarito da una grave malattia agli occhi.5LA MADONNA DELL’ARCO2
Mentre avanzava lentamente nella folla dei fedeli, le scappò di mano un porcellino che aveva acquistato alla fiera, nel cercare di prenderlo, sfuggente fra le gambe della gente, ebbe una reazione inconsulta, giunta davanti alla chiesetta, gettò a terra l’ex voto del marito, lo calpestò maledicendo la sacra immagine, chi l’aveva dipinta e chi la venerava.
La folla inorridì, il marito cercò invano di fermarla, minacciandole la caduta dei piedi, con i quali aveva profanato il voto alla Madonna; le sue parole furono profetiche, la sventurata cominciò ad avere dolori atroci ai piedi che si gonfiavano e annerivano a vista d’occhio.
Nella notte tra il 20 e 21 aprile 1590, notte di venerdì santo, ‘senza più dolore e senza una goccia di sangue’ si staccò di netto un piede e durante il giorno anche l’altro. I piedi furono esposti in una gabbietta di ferro e ancora oggi sono visibili nel Santuario, perché la grande risonanza dell’avvenimento, fece affluire una grande folla di pellegrini, devoti, curiosi, che volevano vederli; con loro arrivarono le offerte, si rese necessario costruire una grande chiesa, di cui fu nominato rettore s. Giovanni Leonardi da parte del papa Clemente VIII.
Il 1° maggio 1593 fu posta la prima pietra dell’attuale Santuario e già dall’anno seguente subentrarono a gestirlo e lo sono tuttora, i padri Domenicani. Il tempio sorse tutto intorno alla cappellina della Madonna, la quale fu anch’essa restaurata ed abbellita con marmi, nel 1621; l’immagine dopo questi lavori, fu in parte coperta da un marmo, per cui per tutto questo tempo e rimasta visibile solo la parte superiore dell’affresco, il mezzo busto della Madonna e del Bambino; recentissimi lavori hanno riportato alla luce e alla venerazione dei fedeli l’intera immagine.
5LA MADONNA DELL’ARCO3
Vari prodigi si sono ripetuti intorno alla sacra effige, che riprese a sanguinare nel 1638 per diversi giorni, nel 1675 la si vide circondata da stelle, fenomeno osservato anche dal papa Benedetto XIII.
Il Santuario raccoglie nelle sue sale e sulle pareti, migliaia di ex voto d’argento, ma soprattutto migliaia di tavolette votive dipinte, rappresentanti i miracoli ricevuti dagli offerenti, che costituiscono oltre la testimonianza della devozione, una interessantissima carrellata storica e di costume dei secoli trascorsi.
Il culto della Madonna dell’Arco è sostenuto da antica devozione popolare, propagata da Associazioni laicali, sparse in tutta la zona campana, ma soprattutto napoletana, i suoi componenti si chiamano ‘battenti’ o ‘fujenti’ cioè coloro che fuggono, corrono; le Compagnie di questi devoti sono dette ‘paranze’ e hanno un’organizzazione con sedi, presidenti, tesorieri, portabandiera e soci.
Hanno bandiere, labari, vestono di bianco, uomini, donne e bambini, con una fascia rossa e blu a tracolla, che li caratterizza. Organizzano pellegrinaggi, di solito il lunedì dell’Angelo, che partendo dai vari luoghi dove hanno sede, portano dei simulacri a spalla abbastanza grandi da impiegare trenta, quaranta uomini e sempre tutti a piedi e a volta di corsa, percorrono molti km per convergere al Santuario, molti sono a piedi nudi; lungo la strada si raccolgono offerte per il Santuario, cosa che fanno già da un paio di mesi prima, girando a gruppi con bandiere, banda musicale e vestiti devozionali per i rioni, quartieri e strade di città e paesi.5LA MADONNA DELL’ARCO4
Ma se il Santuario con l’annesso grandioso convento dei Domenicani è il centro del culto, in molte strade ed angoli di Napoli e dei paesi campani, sono sorte cappelline,edicole, chiese dedicate alla Madonna dell’Arco, che ognuno si fa carico di custodire, accudire e abbellire, così da continuare la devozione tutto l’anno e vicino alla propria casa.

La preghiera

O Maria, accoglimi sotto il tuo Arco potente e proteggimi! Invocata con questo titolo da oltre cinque secoli, tu ci spieghi aperto e solenne l’affetto di Madre, la potenza e la misericordia di Regina verso gli afflitti. Io, pieno di fede, così ti invoco: amami come Madre, proteggimi come Regina, solleva i miei dolori, o Misericordiosa.

Letture di lunedì 21 aprile 2014

LETTURE DI LUNEDìrisorto1

21 aprile 2014

I Settimana del Tempo di Pasqua
LUNEDì DELL’ANGELO
Il Signore vi ha introdotto in una terra dove scorre latte e miele; la legge del Signore sia sempre sulla vostra bocca. Alleluia. 

PREGHIERA DEL MATTINO

O Padre, che fai crescere la tua Chiesa, donandole sempre nuovi figli, concedi ai tuoi fedeli di esprimere nella vita il sacramento che hanno ricevuto nella fede. Per Cristo nostro Signore. Amen.

PRIMA LETTURA

At 2, 14. 22-32 –  Dagli Atti degli Apostoli.
[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così:
«Uomini di Giudea, e voi tutti abitanti di Gerusalemme, vi sia noto questo e fate attenzione alle mie parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la sanpietro apostoloprescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere.
Dice infatti Davide a suo riguardo: “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli ínferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”.
Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: questi non fu abbandonato negli ínferi, né la sua carne subì la corruzione.
Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire».
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE

Sal.15
RIT: Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
ABBRACCIO4Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene». Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. RIT
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare. RIT
Per questo gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita negli ínferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. RIT
Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra. RIT

CANTO AL VANGELO

Alleluia, Alleluia.
Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo.
Alleluia.

VANGELO

Mt 28, 8-15 - Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro lepiedonnealsepolcrouu4incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

COMMENTO

Testimoni illuminati dallo Spirito
Gesù risorto appare ripetutamente a testimoni qualificati; la sua presenza, i segni che egli pone, il suo annuncio li conforta, li illumina, li convince definitivamente a credere per farli diventare poi sicuri e invincibili annunciatori della sua risurrezione. L’Apostolo Pietro doverosamente è il primo che ascoltiamo oggi. Con intrepido coraggio, dopo le penose passate esperienze, così parla del Risorto agli uomini d’Israele “Voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete risurrezione10ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte”. Ma ecco altre preziose testimoni: Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Alla loro presenza, “Vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve”. “Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli”. Comincia così l’ininterrotta catena di trasmissione del Kèrigma, la “corsa” per l’annuncio gridato al mondo del Cristo risorto, dell’adempimento del progetto divino di salvezza. Così la risurrezione entra nel vivo e nel cuore stesso della storia. Diventa la preziosissima eredità della chiesa, che ha il compito di essere sale e lievito per l’intera umanità. Occorrono, ai nostri giorni urgono, testimoni, coraggiosi, credibili e fedeli, che godendo di tutta la ricchezza meritata dal martire divino, sappiano con concretezza additate la via, far uscire i morti dai sepolcri, abbiano il coraggio di scendere anche negli abissi degli inferi per ricondurre a Dio i morti, i dispersi e gli sfiduciati.
Così la gioia grande dei primi fortunati testimoni della risurrezione si diffonde ovunque e si pregusta e assapora già sulla terra, nella certezza che diventerà pienezza nel Regno di Dio. La speranza cristiana nasce a Pasqua: in Cristo risorto la promessa di Dio è diventata realtà. Questa è “la buona Gesù risorto 1notizia della promessa fatta ai nostri padri e che Dio ha compiuto, risuscitando Gesù per noi” Nella Pasqua la certezza della nostra speranza trova il suo più sicuro ancoraggio e la sorgente della sua energia. Per questo, essa è rinuncia ad ogni sicurezza umana e completo abbandono al mistero dell’amore assoluto di Dio per noi. Cristo, nostra speranza, è risorto!(Omelia dei Monaci Benedettini Silvestrini su lachiesa.it)

PREGHIERA DELLA SERA

O Signore, Tu ti sei manifestato alle donne venute al sepolcro e inviate a portare agli apostoli il messaggio pasquale. Anche noi desideriamo incontrarti nella preghiera, perciò, rendici capisci di conoscerti. In cambio Ti affidiamo, le gioie e le fatiche, le rinunce e gli atti di carità che siamo riusciti a fare in questo giorno e Ti ringraziamo con tutto il cuore per tutto quello che fai per noi e ci dai ogni giorno. Signore risorto, anche a noi Ti sei rivelato nelle Sacre Scritture e nei segni operati nella Chiesa dei Tuoi santi e credenti: rendici capaci di essere Tuoi testimoni di fronte ad ogni tentazione che ci allontana da Te. Tu sei Dio e vivi e regni per i secoli dei secoli. Amen.

domenica 20 aprile 2014

Sant’Agnese da Montepulciano

vergine e monaca (ca.1270-1317) 20 Aprile
I segni straordinari si videro già alla sua nascita, ma tutta la sua  vita ne S. Agnese da Montepulcianofu colma: estasi, levitazioni e miracoli si susseguirono, pur non cambiando la sua devozione per la preghiera, la penitenza e in totale umiltà. 
Agnese nacque da genitori benestanti nel paese toscano di Gracciano Vecchio, a pochi chilometri da Montepulciano; vi sono alcuni dubbi sulla sua data di nascita; di solito si ritiene essere il 1268 ma il suo primo biografo, il B. Raimondo da Capua (5 ott.), indica il 1274. Appena la madre, Francesca Segni, la diede alla luce, per qualche ora, nella camera, apparvero misteriosamente moltissimi ceri ardenti. La bimba crebbe con una straordinaria inclinazione alla preghiera, che la portò presto a desiderare la vita claustrale. Aveva circa nove anni quando entrò nel locale convento delle suore del Sacco (così chiamate per gli abiti ruvidi) che seguivano una vita austera.

VIDEO-STORIA

Tra esse si distingue subito per la pietà sotto la guida della maestra delle novizie, Suor Margherita. A partire da quel momento il Signore la favorì di straordinari carismi. Nella sua ininterrotta unione con Dio fu vista più volte sospesa per aria. Un giorno, meditando la Passione di Gesù, fu sollevata da una ardente amore tanto in alto da giungere ad abbracciare il crocifisso posto sull’altare. Ammaestrata dallo Spirito Santo, Agnese crebbe assennata e ubbidiente. Maria SS. Le apparve e le diede tre pietre dicendole; “Figlia mia, prima di morire costruirai un monastero in mio onore, prendi queste tre pietruzze e ricordati che il tuo edificio dovrà essere fondato sulla fede costante e la confessione dell’altissima e indivisibile Trinità”.
S. Agnese da Montepulciano1Dopo un qualche tempo le suore aprirono una nuova casa a Proceno, paesino vicino a Viterbo, e Agnese entrò nella nuova comunità; divenne poi economa e superiora della casa e per tale ruolo ottenne una speciale dispensa papale poiché aveva solo quindici anni.
Sovente Dio cosparse di fiori il luogo in cui si soffermava a pregare in ginocchio, e le coprì il mantello di manna, divisa in molti grani a forma di croce. Il giorno stesso in cui il vescovo andò a benedirle il velo e a insediarla nel suo ufficio di badessa, la manna discese straordinariamente abbondante su di lui, sui sacerdoti che l’accompagnavano e sulla mensa dell’altare. Meravigliati, tutti ne raccolsero a piene mani e notarono con sorpresa che ogni grano aveva la forma di croce.
Agnese di quando in quando andava tutta sola a pregare nell’orto accanto ad un olivo. Il Signore, perché non interrompesse la dolcezza del colloquio che aveva con lui, le mandò per dieci domeniche consecutive un angelo a comunicarla. In altre occasioni il celeste messaggero le portò un pugno di terra presa nel luogo dove il Figlio di Dio aveva sparso il suo sangue, e un coccio del catino in cui la Madonna aveva lavato tutte le mattine il Bambino Gesù. Un giorno Agnese desiderò di vedere, il Signore. Nella notte dell’Assunzione, Maria SS. le apparve con in braccio il Figlio divino e glielo diede da baciare. Quando glielo richiese per ritornarsene in Paradiso, Agnese si rifiutò di riconsegnarglielo. Prevedendo tuttavia di non uscire vittoriosa da quella contesa, afferrò una crocettina che il Bambino Gesù portava al collo e gliela strappò. Privata di quella visione, Agnese sentì al cuore una trafitta così forte che, levando alte grida, si abbandonò in terra quasi priva di sensi. La crocettina esiste ancora e viene mostrata al popolo con le altre reliquie nell’anniversario della morte della santa.
Agnese ebbe da Dio il dono dei miracoli. Quasi tutte le cose che toccava per S. Agnese da Montepulciano2distribuirle alle suore, si trovavano sovente o aumentate o migliorate. Più volte moltiplicò le cibarie e i denari occorrenti per pagare i muratori. Un giorno venne a mancare il pane. All’ora del desinare Agnese volle sedersi ugualmente a tavola, con le altre religiose. Dopo aver tessuto loro l’elogio della pazienza, si raccolse in preghiera, sollevò gli occhi e le mani al cielo come per accogliere qualcosa che le veniva dall’alto, e le ritrasse alla presenza di tutte con un pane freschissimo, recante ancora sotto di sé la cenere del forno. Al diffondersi della fama di tanti prodigi, due camaldolesi discesero d’inverno dai loro romitori per farle visita. Dopo un lungo intrattenimento sulla vita spirituale, Agnese li fece sedere a tavola e li invitò a cibarsi delle elemosine fatte al monastero da pii benefattori. Mentre tra un boccone e l’altro continuavano a ragionare di Dio, d’improvviso apparve sopra un piatto una freschissima rosa. Alla sorpresa dei due eremiti, la santa esclamò: “II Signore ha voluto mandare questo fiore estivo per mostrare quanto le vostre parole hanno riscaldato il mio spirito illanguidito, con il fuoco della carità“.
Le ristrettezze che si imponeva erano durissime: per quindici anni visse a pane e acqua e dormì sul pavimento usando una pietra come cuscino; per le penitenze che continuamente praticava, contrasse una grave malattia, da cui più non guarì. Per volere dei medici e dei superiori dovette moderare le austerità. Ne approfittarono le suddite per prepararle uno squisito piatto di carne. Provando un invincibile avversione a quel brusco cambiamento di cibo, Agnese supplicò il Signore che glielo trasformasse in pesce ed egli all’istante la esaudì.
Quando divenne famosa, la gente di Montepulciano chiese che ritornasse tra di loro. Tornò e aprì un nuovo convento ponendolo sotto la cura dei domenicani locali; ella si era infatti convinta, in seguito alle esperienze nelle precedenti comunità, dei benefici che si ottenevano dall’associazione con un ordine più grande e riconosciuto. Ne fu la priora e la casa prosperò sotto la sua gestione. Ma a Montepulciano la salute di Agnese peggiorò. Per nove domeniche consecutive un angelo la condusse in visione sotto un olivo dell’orto e le diede da bere l’amarissimo calice della Passione di Gesù, per indicarle che sarebbe giunta alla beatitudine attraverso molte sofferenze. Per volere dei superiori Agnese si recò alle acque di Chianciano. Iddio premiò con molti miracoli quell’atto di ubbidienza. Difatti, subito dopo l’arrivo di lei, cominciò a venire giù dal cielo una fitta pioggia di manna che ricoprì lo stabilimento termale. Nel luogo in cui la santa s’immerse, sgorgò una nuova polla d’acqua calda che ridonò la salute ai malati che in essa si tuffarono. Durante il periodo di cura, essendo venuto a S. Agnese da Montepulciano3mancare il vino, Agnese, piena di compassione per le commensali, tramutò con un segno di croce l’acqua, attinta alla fontana, in vino molto prelibato. Una bambina, nell’affettare il pane sulle proprie ginocchia, si era ferita col coltello fino all’osso, Agnese andò ad immergerla nella polla sgorgata prodigiosamente pochi giorni prima e la ritrasse guarita. Un bambino, rimasto incustodito, era entrato nell’acqua e vi era affogato. Agnese lo portò in disparte, si prostrò in preghiera davanti a lui, gli tracciò sopra il segno di croce e lo restituì vispo come prima alla madre desolata.
Nonostante la fama di tanti prodigi, un giorno, mentre entrava nei locali delle terme, alcuni giovinastri diedero la baia ad Agnese. Ella frenò lo sdegno di coloro che l’accompagnavano, poi, tornata alla casa ospitale, fece tirare il collo a certi polli, portati dal monastero in considerazione della sua salute, e li fece portare ai giovani insolenti. Costoro, vinti dall’amabile cortesia di lei, andarono a chiederle scusa degli sberleffi, ginocchioni e con la cintola al collo. La santa li invitò cortesemente ad alzarsi e protestò di sentirsi loro molto obbligata perché, col mettere alla prova la sua pazienza, le avevano dato modo di avvantaggiarsi spiritualmente. Nonostante le cure, Agnese ritornò a Montepulciano ancora più malata.
Le sue figlie spirituali si guardavano bene dal commettere qualsiasi mancanza perché sapevano per esperienza come la loro superiora avesse pure il dono della scrutazione dei cuori e della profezia. Un giorno, mentre ella pregava con loro davanti ad un’immagine della Madonna, per la pace di Montepulciano, d’un tratto vide il volto della Vergine contrarsi con spasimo, stillare gocce di sudore e trarre un respiro breve e affannoso. La santa comprese che, a causa dei peccati di molti, la città sarebbe stata sconvolta dalla guerra. Infatti, nella prima metà del secolo XIV, i fratelli Jacopo e Nicolò Della Pecora, si misero in testa di sottrarre Montepulciano al dominio dei senesi, ma inutilmente, nonostante l’aiuto ora di Perugia, ora di Firenze.
Consunta dalle fatiche, Agnese si mise a letto e si dispose alla morte. Alle religiose piangenti disse: “Se mi amaste veramente, non piangereste così; gli amici si rallegrano del bene che capita ai loro amici. Il più grande bene che mi possa capitare, è di andarmene allo sposo. Siate fedeli a uno sposo così buono! Perseverate sempre nell’ubbidienza e vi prometto di esservi più utile in cielo che se restassi tra voi”. Poco dopo sollevò gli occhi e le mani al cielo e disse sorridendo; “II mio amato mi appartiene, io non lo abbandonerò più!”. Agnese morì il 20-4-1317, a mezzanotte, e apparve a molti in diverse località.
S. Agnese da Montepulciano4Il suo corpo, deposto nella chiesa del monastero, che prese il nome di Sant’Agnese, emanò una deliziosa fragranza e sanò molti malati, I poliziani invece di affidare alla terra il suo corpo, mandarono alcune persone fidate a Genova affinché, a qualunque prezzo, comprassero unguenti con cui spalmare il corpo della vergine e conservarlo incorrotto il più a lungo possibile. Appena essi partirono, le punte delle dita di Agnese cominciarono a stillare fitte e abbondanti gocce di un prezioso liquore al cui contatto ciechi, zoppi e rattrappiti riacquistarono la salute. Il suo corpo si conservò incorrotto. Nel 1374 Dio rivelò a S. Caterina da Siena (29 apr.) che in cielo avrebbe goduto una gloria uguale a quella di Agnese da Montepulciano. Le venne quindi il desiderio di andarne a venerare le reliquie, ma mentre si chinava per baciarle i piedi, Agnese sollevò fino al labbro di lei il piede destro e rinnovò il prodigio della manna.
Sebbene fosse famosa per i miracoli, la sua santità era radicata in una semplicità essenziale e una devozione intensa verso il Signore e la Vergine.
La sua tomba divenne una popolare meta di pellegrinaggio e fu visitata anche dall’imperatore Carlo IV . Fu canonizzata nel 1726. Un quadro di Tiepolo che la ritrae si trova in una chiesa dei gesuiti di Venezia e un altro, più antico, nella Pinacoteca Comunale di Montepulciano: in questo è ritratta mentre sorregge con la mano un modellino della città di cui è patrona.
Fonti: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler http://www.paginecattoliche.it/

Letture di domenica 20 aprile 2014

20 aprile 2014

Domenica di Pasqua della Risurrezione 
Sono risorto, e sono sempre con te; tu hai posto su di me la tua mano,è stupenda per me la tua saggezza. Alleluia.

PREGHIERA DEL MATTINO

O Padre, che in questo giorno, per mezzo del Tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, di essere rinnovati nel Tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto. Amen

PRIMA LETTURA

At 10, 34. 37-43 - Dagli Atti degli Apostoli.
pietro e Giovanni al sepolcroIn quei giorni, Pietro prese la parola e disse:  “Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.  E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio.  Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome» .
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.
risurrezione6

SALMO RESPONSORIALE

Sal. 117
RIT: ‡ Questo è il giorno di Cristo Signore alleluia, alleluia.
Celebrate il Signore, perché è buono; perché eterna è la sua misericordia. Dica Israele che egli è buono: eterna è la sua misericordia. RIT
La destra del Signore si è innalzata,  la destra del Signore ha fatto meraviglie.
Non morirò, resterò in vita e annunzierò le opere del Signore. RIT
La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo;  ecco l’opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi. RIT

SECONDA LETTURA

Col 3, 1-4 - ‡Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi.
RISURREZIONE
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra.  Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!
Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria.
oppure
1 Cor 5, 6-8
Fratelli, non sapete che un pò di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità. 
SEQUENZA
Alla vittima pasquale, s’innalzi oggi il sacrificio di lode. L’agnello ha redento il suo gregge, l’Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre. Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, figura risurrezionetrionfa.
“Raccontaci, Maria; che hai visto sulla via?”
“La tomba del Cristo risorto vivente, la gloria del Cristo risorto, e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti. Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea”.
Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

CANTO AL VANGELO

Alleluia, Alleluia.
Cristo, nostra Pasqua, è immolato: facciamo festa nel Signore.
Alleluia.

VANGELO

Gv 20, 1-9
Dal Vangelo secondo Giovanni
risurrezione (6)
Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro:  «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!» . Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.  Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.  Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

COMMENTO

Cristo – luce del mondo.
Nella Veglia pasquale il Triduo raggiunge il suo culmine sacramentale. Infatti nel nucleo più originale della Pasqua, questa veglia è come una sintesi di tutta la liturgia annuale, perché, attraverso una prolungata celebrazione della Parola di Dio e poi della Luce e dell’Acqua, ricùpera tutta la ricchezza del simbolismo, che ci permette di accostarci realmente al mistero. L’introduzione della liturgia della luce (benedizione del fuoco e del cero pasquale) con il canto dell’annuncio della risurrezione3 (2)resurrezione ci introduce nella nuova ed eterna alleanza ricostituita fra Dio e l’umanità in Cristo Gesù. La luce è la prima opera della creazione. Ora dal fuoco-luce si accende il cero pasquale, simbolo della luce di Cristo, luce che possiede-ha attraversato le tenebre del mondo, della storia e del peccato. La storia della salvezza viene rievocata a tappe nelle letture bibliche in chiave pasquale. La creazione diviene ora ricreazione dalla risurrezione del Signore. Il sacrificio di Abramo è figura del sacrificio di Cristo, vero agnello che toglie il peccato del mondo. L’alleanza, figura nuziale fra Dio e il popolo, è destinata ora a divenire una comunità di discepoli con il Signore. La benedizione dell’acqua del fonte, che richiama il compimento di tanti riferimenti biblici, ci prepara alla celebrazione del Battesimo, o almeno alla rinnovazione dei nostri impegni battesimali. Cristo è risalito dalle acque della morte come noi risorgeremo dal sepolcro, divenuto come il seno materno, fecondo di vita nuova. La commensalità col Risorto diventa per noi il segno sacramentale più efficace per un cammino verso il nostro compimento. Alleluia! Il Signore della vita è risorto. Come Simon Pietro e l’altro discepolo corriamo anche noi verso quel sepolcro vuoto. Davanti ad esso è stata proclamata la grande rivelazione angelica alle donne, lì accorse per prime: “E’ risorto! Non è qui!” La celebrazione eucaristica del Risorto ci invita a comprendere che l’oggetto della nostra fede non è solo “confessare con le labbra che Gesù è il Signore”, ma anche a credere col cuore, che la salvezza, che proviene dal Risorto, passa attraverso questo memoriale della Pasqua del Cristo. Il Risorto ci ha donato la vita, ma ci comunica anche il potere di dare anche a noi la vita ai fratelli per amore, a imitazione sua, “l’amore di Cristo ci spinge verso l’altro”. (Preparato dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire)

risurrezione (3)PREGHIERA DELLA SERA

O Padre, che nella risurrezione del Tuo Figlio dissolvi ogni paura e rendi possibile ciò che il nostro cuore non osa sperare, concedi ad ogni uomo che si dice cristiano
di rinnovarsi nel pensiero e nelle opere con la fede di chi nel Battesimo si sente risorto. In cambio Ti affidiamo, le gioie e le fatiche, le rinunce e gli atti di carità che siamo riusciti a fare in questo giorno e Ti ringraziamo con tutto il cuore per tutto quello che fai per noi e ci dai ogni giorno. Amen