Visse a Sassello con il padre Ruggero, camionista, e la madre Maria Teresa, casalinga. Volitiva, tenace, altruista, di lineamenti fini, snella, grandi occhi limpidi, sorriso aperto, ama la neve e il mare, pratica molti sport. Ha un debole per le persone anziane che copre di attenzioni.Dopo un attesa di 11 anni i suoi genitori si recano, in pellegrinaggio, al Santuario di Nostra Signora delle Rocche a Molare (AL -Italia), per chiedere la grazia di un figlio. Nasce così Chiara Badano detta Chiara Luce. A diciotto anni però, a causa di un tumore osseo, muore in odore di santità e viene beatificata davanti ai suoi genitori e al Movimento dei Focolari al quale apparteneva.
VIDEO TESTIMONIANZA CON I GENITORI
A nove anni conosce i ‘Focolarini’ di Chiara Lubich ed entra a fare parte dei ‘Gen’. Dai suoi quaderni traspare la gioia e lo stupore nello scoprire la vita. Terminate le medie a Sassello si trasferisce a Savona dove frequenta il liceo classico. A sedici anni, durante una partita a tennis, avverte i primi lancinanti dolori ad una spalla: callo osseo la prima diagnosi, osteosarcoma dopo analisi più approfondite. Inutili interventi alla spina dorsale, chemioterapia, spasmi, paralisi alle gambe. Rifiuta la morfina che le toglierebbe lucidità. Si informa di tutto, non perde mai il suo abituale sorriso. Alcuni medici, non praticanti, si riavvicinano a Dio.
La sua cameretta, in ospedale prima e a casa poi, diventa una piccola chiesa, luogo di incontro e di apostolato: “L’importante
è fare la volontà di Dio…è stare al suo gioco…Un altro mondo mi
attende…Mi sento avvolta in uno splendido disegno che, a poco a poco, mi
si svela…Mi piaceva tanto andare in bicicletta e Dio mi ha tolto le
gambe, ma mi ha dato le ali…“IL CANTO
Alla mamma che le chiede se soffre molto risponde: «Gesù mi smacchia con la varechina anche i puntini neri e la varechina brucia. Così quando arriverò in Paradiso sarò bianca come la neve». E’ convinta dell’amore di Dio nei suoi riguardi: afferma, infatti: «Dio mi ama immensamente», e lo riconferma con forza, anche se è attanagliata dai dolori: «Eppure è vero: Dio mi vuole bene!». Dopo una notte molto travagliata giungerà a dire: «Soffrivo molto, ma la mia anima cantava…».Agli amici che si recano da lei per consolarla, ma tornano a casa loro stessi consolati, poco prima di partire per il Cielo confiderà: «…Voi non potete immaginare qual è
ora
il mio rapporto con Gesù… Avverto che Dio mi chiede qualcosa di più, di
più grande. Forse potrei restare su questo letto per anni, non lo so. A
me interessa solo la volontà dì Dio, fare bene quella nell’attimo
presente: stare al gioco di Dio”. E ancora: “Ero
troppo assorbita da tante ambizioni, progetti e chissà cosa. Ora mi
sembrano cose insignificanti, futili e passeggere… Ora mi sento avvolta
in uno splendido disegno che a poco a poco mi si svela. Se adesso mi
chiedessero se voglio camminare (l’intervento la rese paralizzata), direi di no, perché così sono più vicina a Gesù”. LA TESTIMONIANZA DALLA SUA VOCE
Non si aspetta il miracolo della guarigione, anche se in un bigliettino aveva scritto alla Madonna: «Mamma
Celeste, ti chiedo il miracolo della mia guarigione; se ciò non rientra
nella volontà di Dio, ti chiedo la forza a non mollare mai!» e terrà fede a questa promessa.
IL FILM
Negli ultimi giorni, Chiara non riesce quasi più a parlare, ma vuole prepararsi all’incontro con ‘lo Sposo’ e si sceglie l’abito bianco, molto semplice, con una fascia rosa. Lo fa indossare alla sua migliore amica per vedere come le starà. Spiega anche alla mamma come dovrà essere pettinata e con quali fiori dovrà essere addobbata la chiesa; suggerisce i canti e le letture della Messa. Vuole che il rito sia una festa. Le ultime sue parole: “Mamma sii felice, perché io lo sono. Ciao!“.Muore all’alba del 7 ottobre 1990. E’ “venerabile” dal 3 luglio 2008. E’ stata beatificata il 25 settembre 2010 presso il Santuario del Divino Amore in Roma.
SITO UFFICIALE
Fonte: http://www.santiebeati.it/dettaglio/91545




Genera
sconforto ed irritazione il comportamento assurdo del capo della
sinagoga che si indigna nel vedere Gesù, che impone le mani e guarisce
una povera donna afflitta da diciotto anni da un terribile male in
giorno di Sabato. Egli la proclama libera dalla sua infermità e le
impone le mani. La reazione della donna “raddrizzata” miracolosamente è quello di glorificare Dio, la reazione del capo della sinagoga è una critica
assurda e cieca nei confronti del Cristo. Nella sua ottusità e
grettezza, citando a sproposito la scrittura sacra, dichiara che ci sono
sei giorni in cui si deve lavorare e non in giorno di sabato. Il Signore definisce da ipocriti tale comportamento
e tale giudizio. Quanto Gesù ha fatto non può assolutamente essere
paragonato al lavoro umano; Egli sta rivelando ancora una volta la
centralità della sua missione nei confronti dell’uomo infermo e
peccatore. Egli è colui che guarisce e colui che salva. Lo dichiarerà
più esplicitamente in altre occasioni: “Mio cibo è fare la volontà di
colui che mi ha mandato e compiere la sua opera” e altrove dice: “sono
disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui
che mi ha mandato”. Capita ancora di sentire e leggere critiche assurde e
talvolta blasfeme nei confronti di Cristo, della chiesa e dei suoi
ministri e dei suoi fedeli: molto spesso si costata che il lucignolo della ragione umana vorrebbe giudicare e condannare la Luce stessa di Dio! (Omelia dei 














