Sono poche le notizie che possediamo relativamente al paese di Luggau, a 1170 m sul mare nella Valle del Gail in Carinzia. Oggi vanta circa 550 abitanti, ma alla fine del secolo XVI il paese era composto da circa 16 case abitate dai contadini che lavoravano nei campi e nei boschi dei signori di Pittersberg. La narrazione sulle origini del santuario della Madonna di Luggau venne posta per iscritto allorchè il conte Giovanni di Ortenburg, governatore della Carinzia, radunò gli anziani della vallata per raccogliere dalla loro viva voce quanto sapevano sulla storia del santuario mariano. Tra gli altri era presente un vegliardo di 116 anni soprannomi nato “Mattia dei Prati.” Secondo questo racconto, dove sorge oggi la Chiesa si trovava un campo assai fertile, coltivato da una donna pia, ma povera. Un giorno, stanca dal lavoro, si pose a sedere e si appisolò. Nel sogno ebbe come una visione: in quel medesimo luogo sarebbe sorta una chiesa ed ella stessa anzi avrebbe dovute impegnarsi in questa costruzione.
VIDEO AMATORIALE DEL SANTUARIO
Svegliatasi dal sonno, in un primo momento non pensò più alla visione, anche perchè non riusciva a capacitarsi come una povera donna come lei avrebbe potuto erigere una chiesa. Ma l’idea, nonostante gli sforzi, le rimaneva fissa nella mente e la tormentava giorno e notte. Disse allora a se stessa: “Se
in tutto questo c’è qualcosa di vero, io accenderò una candela nel
campo e questa dovrà ardere continuamente per tre giorni e tre notti. In
tal caso dovrò ritenere che la visione è venuta dal Cielo“. Detto e fatto: la candela arse per tre giorni senza mai spegnersi nonostante il forte vento. Convinta allora che l’ordine veniva dall’Alto, con i suoi risparmi comprò prima di tutto una immagine dell’Addolorata, una “Pietà” che portò di casa in casa raccontando l’accaduto e chiedendo aiuti per la costruzione della Chiesa. Ma Elena (questo era il nome della donna) raccolse solo derisioni e scherni; venne anzi presa per pazza e truffatrice e chiusa in prigione. I giudici però dovettero riconoscere la sua rettitudine e la rilasciarono.Mentre il falegname stava lavorando per la copertura del tetto, un abitante del luogo – minorato mentale – entrò nella piccola cappella e colpito forse dalla vivacità dei colori della statua, la prese con se e stava per portarla via quando il falegname lo ammonì invitandolo a rimettere la sacra immagine al suo posto. La narrazione ci dice che il poveretto obbedì al comando dell’operaio, e contemporaneamente riacquistò l’uso della ragione. Il fatto contribuì a spargere ancor più la fama del piccolo santuario.

Elena ne trasse motivo per recarsi dal conte Giovanni di Manndorf, a Pittersberg perchè la cappella in legno potesse essere sostituita da una costruzione in muratura. Le sue parole dovettero essere efficaci perchè il conte Giovanni stesso si recò a Luggau per fare in modo che la costruzione fosse completata al più presto. Ma incontrò viva resistenza da parte dei contadini, probabilmente perchè venivano toccati i loro interessi. Viste le difficoltà, abbandonò il progetto e riprese il cammino per Pittersberg. A metà strada però il cavallo si imbizzarrì ed il conte, rimasto appeso per una staffa, venne trascinato a lungo per la strada, quando il cavallo all’improvviso si fermò; Giovanni si ritrovò del tutto illeso. Interpretò l’accaduto come un segno del Cielo, ritornò a Luggau e si diede da fare perché la chiesa venisse costruita al più presto.
La chiesetta, dato il continuo e crescente affluire dei pellegrini, risultò ben presto troppo stretta ed insufficiente. Dopo due anni venne demolita e sostituita da una nuova costruzione assai ampia. I lavori ebbero termine nel 1536 ed il 26 agosto di quell’anno, Daniele de Rubeis, vescovo di Caorle, consacrò la chiesa dedicandola alla Madonna della Neve.
Claudia de’ Medici, vedova dell’arciduca Leopoldo d’Austria. Nel 1640 un incendio distrusse il convento, ma la chiesa non subì alcun danno. 
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