I testi che seguono sono tratti dal libro di René Laurentin dal titolo  “Breve storia delle apparizioni di Maria a Medjugorje” edito in Italia  dalla Editrice Queriniana, via Ferri 75, 25153 Brescia, che ne detiene i  diritti d’autore. I brani sono riportati a titolo di apostolato e il  libro, di 75 pagine, è molto più completo, corredato da fotografie a  colori e approfondimenti. E’ reperibile normalmente presso le librerie  cattoliche e, benché finito di stampare nel 1988, rimane attuale e  valido. 
 Breve storia delle apparizioni
 1. Prima fase: sulla collina Mercoledì 24 giugno 1981: I giorno Ai piedi della collina 
Le  apparizioni di Medjugorje iniziarono nel pomeriggio del 24 giugno 1981,  nella frazione di Biakovici, una delle quattro che formano il villaggio  di Medjugorje. Due giovani ragazze, la bruna Ivanka (15 anni) e la  bionda Mirjana (16 anni), venute dalla città per passare le vacanze  nella frazione dove le loro famiglie possiedono una casa, passeggiano ai  piedi della collina, sotto un cielo carico di nubi. Ivanka è rimasta  orfana di madre, due mesi prima. Ha già un fidanzato serio, che sogna di  sposare presto. Gli studi non la interessano più. Di ritorno, poco  prima di arrivare al villaggio, all’incrocio con una stradina, essa  vede, lassù sulla collina, a circa 200 metri, una silhouette luminosa,  su una piccola nube. Mormora: – E la Gospa! (la Madonna). Mirjana, più  positiva, decisa a intraprendere gli studi di agraria a Sarajevo, non  volge nemmeno lo sguardo e dice: – Non può essere la Gospa! Poi entrambe  sono prese dalla paura e rientrano di corsa al villaggio. Le prendono  in giro. Ma qualcosa le attira. E così quello stesso pomeriggio, verso  le diciotto e trenta, ritornano da quelle parti, con Milka, la  pastorella di 14 anni, la figlia minore dei Pavlovic: – Venite ad  aiutarmi a far rientrare i montoni – chiede loro. Si trovano in uno  spiazzo aperto a 500 metri dal villaggio, sulla strada dell’apparizione,  Podbrdo, cosiddetta perché corre ai piedi della collina. All’andata, le  tre ragazze non vedono nulla; ma, al ritorno, vicino a un alberello, a  100 metri dall’incrocio, Ivanka vede, di nuovo, e poi anche le altre  vedono come lei, mentre i montoni tornano da soli all’ovile. A questo  punto arriva Vicka (16 anni), vicina e inseparabile compagna di Ivanka e  di Mirjana durante le vacanze. Le tre ragazze si erano date  appuntamento per la passeggiata di poco prima ma, quella mattina, Vicka  era stata convocata a Mostar per un esame di ricupero. Sfinita dallo  stress per l’esame di matematica e per il viaggio in autobus, si era  addormentata e non era andata alla passeggiata. Le altre le fanno un  cenno: – Vicka, guarda lassù… La Gospa! Vicka si sente attratta e  irritata nello stesso tempo. Si toglie i sandali e scappa a gambe  levate. Lungo la strada incontra due compagni: – Ivan Dragicevic (16  anni) e – Ivan Ivankovic (20 anni). Insieme raggiungono le tre ragazze  che stanno ancora vedendo la figura luminosa, lassù. Appena arrivato, il  primo Ivan è colto da paura e scappa scavalcando una siepe e perdendo  il suo sacco di mele. L’altro Ivan è turbato e non rimarrà. Non è  un’apparizione che si impone perché ci caschi dentro. Si accede ad essa  solo senza riflessi di difesa. Ora Vicka supera i suoi. Rimane e  contempla la figura lontana. E una donna. Sembra che abbia un bambino  sul braccio destro e che si curi di lui. Fa segno di avvicinarsi, ma  nessuna delle quattro ragazze osa farlo. Quando tornano vengono prese in  giro.
-  Avete visto un disco volante! Ivan Ivankovic, il maggiore dei sei (20  anni), il giorno dopo non va all’appuntamento. Il paesaggio campestre di  Biakovici, tra i campi verdeggianti di vigne o di tabacco e la sua  collina rocciosa, contro la quale si addossano le case, si apre al  mistero. 
Giovedì  25 giugno, II giorno Lassù, così vicino – Se è la Gospa, può darsi che  torni – si son detti i veggenti di ieri. Marija, sorella di Milka la  pastorella, l’ha presa in giro come tutti gli altri, ma ha detto a  Vicka, sua amica: – Se ci vai, chiamami. E così, le tre inseparabili,  Ivanka, Mirjana e Vicka ripartono. Ed ecco di nuovo la Gospa: luminosa  su una nuvola e coronata di uno scintillio di stelle. Oggi non la temono  più. Sono attirate come se non avessero provato mai tanto amore. Allora  Vicka, fedele alla promessa, corre a chiamare Marija. Anche Milka, la  sorellina, la veggente di ieri, andrebbe volentieri, ma la madre la  ferma: – Oggi tu hai da fare, Marija invece può andare. Marija,  incaricata della cucina, ha ancora tempo per preparare la cena e può  quindi lasciare i suoi fornelli che non ha ancora messo in opera. Il  piccolo Jakov Colo (10 anni) che si trova lì presente, va con loro.  Appena riuniti, salgono la collina a velocità impressionante; vi trovano  Ivan che è salito con le altre compagne, per un altro sentiero; è  l’attrazione di quell’apparizione che li ha fatti incontrare. E per la  prima volta, lui e i cinque che sono saliti da Podbrdo, vedono la  Madonna da vicino: amorosa e semplice, indescrivibile: con il suo  vestito luminoso, di un grigio argentato, i capelli neri e ondulati,  sotto il velo bianco, quella corona di 12 stelle che niente tiene e  collega tra loro e i suoi occhi azzurri che li guardano con affetto.  Ivanka ha il coraggio di chiederle: – Dove si trova la mamma? – E  felice, è con me. Ha una voce dolce ‘come musica’, come ‘campane che  suonano’ . – Dacci un segno, altrimenti ci prendono per matti – chiede  Mirjana . I suoi occhi azzurri, splendenti d’amore, hanno  definitivamente riunito il gruppo dei veggenti, che sono quantomai  diversi tra loro: ragazzi e ragazze di età diversa, estroversi come  Vicka o introversi come Ivan. Quello sguardo e quella preghiera li  fondono per una missione comune: Ivanka e Mirjana, Vicka (la maggiore:  diciassette anni il prossimo mese), Marija e poi i due ragazzi, Ivan (16  anni) e il piccolo Jakov (10 anni), unico bambino tra quegli  adolescenti. Tutto sembra congiurare per separarli. Le contrarietà  esteriori che non hanno cessato di moltiplicarsi (da parte della  famiglia, della Chiesa, della polizia) e le profonde differenze dei loro  temperamenti. Ma la Madonna li tiene uniti in uno slancio e in una  missione comune, nell’abbraccio di un unico amore. L’incontro quotidiano  approfondisce la loro unione a dispetto di tutto ciò che potrebbe  dividerli nella vita quotidiana, dall’interno e dall’esterno. A loro  sembra che sia contenta soprattutto di vederli tutti insieme davanti a  lei; ma questo è possibile solo durante le vacanze perché l’anno  scolastico li tiene lontani gli uni dagli altri. 
Venerdì 26 giugno: III giorno La fede e la riconciliazione  
Il  terzo giorno (venerdì 26 giugno), sempre alle sei e un quarto del  pomeriggio, una luce insolita attira sulla collina una folla vera e  propria: sono circa due o tremila persone. I veggenti, invece, aspettano  in basso, dove hanno visto la prima volta. Sono accompagnati da  Marinko, un meccanico, loro vicino, che si è offerto di accompagnarli  sulla collina. La Madonna fa loro cenno. Essi salgono la collina a  velocità sorprendente. Non hanno bisogno di altra guida che  l’apparizione che li attira. Vicka, come un tempo Bernadette, ha portato  un po’ d’acqua benedetta, per provare l’autenticità dell’apparizione. –  Se sei la Madonna, resta con noi, altrimenti vattene! Essa continua a  sorridere, sotto quella pioggia di acqua benedetta con cui Vicka la  irrora con forza e generosità, fino a svuotare la bottiglia. – Perché  sei venuta e cosa vuoi da noi? – chiede Ivanka. – Perché qui ci sono  buoni credenti. E anche perché vi convertiate e mettiate pace in questo  popolo. Medjugorje è un villaggio diviso; ci sono stati dei feriti e  anche tre morti, subito prima della guerra, proprio dove in seguito è  stata costruita la chiesa, in aperta campagna, al confine tra Biakovici  (la frazione dei veggenti) e Medjugorje (il villaggio principale). La  Gospa aggiunge: – Vengo a convertire e riconciliare tutto il mondo. –  Chiedetele di dare un segno della sua presenza – suggerisce un vicino. –  Beati coloro che non hanno visto e credono! – risponde la Gospa. – Come  ti chiami? – chiede Mirjana.
- Io sono la Beata Vergine Maria. E ripete con insistenza la parola chiave del messaggio: – Pace, pace, pace! Riconciliatevi.
Pace, riconciliazione: sono le parole fondamentali del messaggio.  
Sabato 27 giugno, IV giorno Credete come “coloro che vedono” 
Il  27 giugno, la polizia porta i giovani a Citluk: interrogatori ed esame  psichiatrico. Ma la dottoressa Ante Vujevic li dichiara sani di mente.  Essi ripartono in fretta per arrivare sulla collina alle diciotto e  trenta (eccetto Ivan). Su richiesta di due francescani, presenti a  questa apparizione, Vicka interroga la Gospa:
- Cosa ti aspetti dai sacerdoti? – Che siano fermi nella fede, che vi aiutino. – Perché non appari a tutti, in chiesa?
-  Beati quelli che credono senza aver visto! Poi scompare. E i veggenti  pregano. Essa riappare, accolta dal loro canto: Tutta bella sei. Vicka  chiede con insistenza: – O Vergine, cosa vuoi da questo popolo? Per la  terza volta, la Gospa risponde: – Che coloro che non vedono credano come  quelli che vedono. Marinko che aiuta e protegge i veggenti, schiacciati  dalla folla, si fa indicare il luogo esatto dell’apparizione e vi mette  una pietra segnata con una croce bianca. 
Domenica 28 giugno, V giorno Diecimila persone sulla collina 
Il  parroco, fra’ Jozo Zovko, rientrato da una serie di prediche nei pressi  di Zagabria, è piombato ieri nel bel mezzo dell’effervescenza di questa  parrocchia che prima riteneva sonnacchiosa. Ha interrogato i giovani,  ed è molto indeciso. La sua predicazione è un invito alla prudenza: – La  Chiesa è severa in questa materia. Bisogna evitare qualsiasi  precipitazione. Non appoggiamo ciecamente questi giovani. La sera, verso  le sei, dieci o quindicimila persone hanno invaso la collina; c’è un  registratore acceso. I veggenti, durante l’apparizione stessa,  trasmettono le risposte della Madonna alle domande poste: – Che il  popolo creda e perseveri nella fede. – I preti siano fermi nella fede e  vi aiutino. – Beati coloro che credono senza aver visto. E dopo  un’interruzione dell’apparizione: – Coloro che non vedono credano come  quelli che vedono. Poi alzano la testa e lo sguardo. Essa è scomparsa  verso l’alto. – Ode! Se n’è andata – mormora uno dei veggenti. La sua  luce è svanita. Essa ha detto: – Andate nella pace di Dio. Due  francescani sono presenti, in borghese, per assistere al fatto, contro  il parere del parroco, fra’ Jozo Zovko, che ha suonato per il rosario in  chiesa, per distogliere la gente dalla collina. Anche lui ha avuto  folla. 
Lunedì 29 giugno, VI giorno Obitorio e psichiatria 
Lunedì  29, la polizia preleva nuovamente i veggenti per un esame psichiatrico  presso l’ospedale di Mostar (la sede vescovile). Vengono fatti aspettare  in un corridoio: da una parte i matti che passeggiano nel cortile,  dall’altra, l’obitorio aperto, con i suoi cadaveri. Mirjana è molto  impressionata, ma Vicka motteggia:
-  Sappiamo bene che si deve morire! Il dottor Dzuda conferma il loro sano  equilibrio psichico. Ritornati per l’apparizione, ricevono questo  messaggio: – C’è un solo Dio e una sola fede. Credete fermamente, e con  fiducia. C’è lì un bambino di tre anni. La sua debole testa è poggiata  sulla spalla del padre. Soffre di setticemia fin dai primi giorni di  vita. I suoi genitori supplicano. I veggenti intercedono. La Madonna  incoraggia a pregare per la sua guarigione. Il suo stato migliorerà.  Durante l’estate ritornerà, camminando e parlando. E la prima di una  serie di guarigioni e di miglioramenti che si moltiplicheranno. I  registri parrocchiali, fino al 19 ottobre 1986, ne riportano 291; oggi  (1988) sono già più di trecento. 
  2. Seconda fase: la collina interdetta Martedì 30 giugno, VII giorno Lontano, a Cerno 
Il  martedì 30, la folla attende invano i veggenti. Nel primo pomeriggio,  due giovani donne, Ljubica e Mirjana, contattate dalla polizia, li hanno  portati a fare una passeggiata, per tenerli lontani dalla collina dove  l’afflusso della gente preoccupa la polizia: a Sarajevo sospettano che  si tratti di un complotto clerico-nazionalista. Essi si sentono stanchi e  sfiniti per questa esperienza nuova che ridimensiona le loro persone e  per i continui interrogatori. Accettano quindi con gioia quell’evasione.  Si stipano in sette dentro un’auto, le due donne e i cinque veggenti,  perché Ivan non è voluto andare. Vanno a vedere le cascate di Kravica,  la piccola Niagara jugoslava e Capljina, dove le due donne offrono dolci  e succhi di frutta… All’ora dell’apparizione, sono ancora in viaggio da  Ljubuski a Citluk. A destra il piccolo Jakov guarda all’orizzonte la  linea blu delle colline. Fa fermare improvvisamente la macchina  all’imbocco di un sentiero e si slancia verso il pendio. Al di sopra  della collina, sull’orizzonte blu, ora emerge una luce: la Gospa avanza  sulla sua nuvola verso di loro, fino a giungere molto vicina. – Ti  dispiacerebbe se ti aspettiamo in chiesa? – chiede Mirjana, perché la  polizia ora proibisce l’accesso alla collina e minaccia le loro  famiglie. La Gospa sembra esitare: – Sì, alla stessa ora. Di ritorno, il  parroco li interroga a lungo, in canonica, di fronte a un registratore.  Anche Ljubica e Mirjana sono presenti e si sentono turbate, perché  hanno visto quei fenomeni luminosi. Non collaboreranno più con la  polizia. 
Mercoledì 1 luglio: VIII giorno L’apparizione nel furgone 
L’indomani,  1 luglio, nel pomeriggio, poco prima dell’apparizione la polizia torna  nuovamente a Biakovici. Tre ragazze, Ivanka, Mirjana e Vicka vengono  fatte salire sul furgone della polizia. Ma d’improvviso il furgone  scompare ai loro occhi e vedono solo l’apparizione, inattesa e breve. 
Giovedì 2 luglio: IX giorno Prima apparizione in canonica 
A  Biakovici, il villaggio dei veggenti, la tensione cresce. La polizia  controlla i loro movimenti ed essi si sentono spiati. Ruzika, sorella di  Marija, va a chiedere consiglio a fra’ Jozo:
-  Cosa dobbiamo fare? Quando torna a casa attua una manovra diversiva e  verso le diciassette e trenta fa portare i veggenti, in auto, verso la  canonica, dove hanno l’apparizione nella terza stanza a sinistra  entrando. Sono soli, perché il parroco è andato in chiesa, invasa dalla  folla, molto prima della messa delle diciotto. Anche i veggenti vanno in  chiesa. C’è grande fervore. Jozo Zovko, che fino a quel momento ha  predicato nel deserto (ai soli terziari) il ripristino di alcuni digiuni  a pane e acqua, propone di farne uno… – … per tre giorni, per essere  illuminati.
- Lo vogliamo fare – risponde la folla dei parrocchiani entusiasti.  Prima dell’Ite missa est, dà la parola a Vicka e a Jakov. E stata  conservata la registrazione.
-  Ora vi parlerà un bambino. Non lo vedete perché è troppo piccolo. La  sua testa non sporge al di sopra dell’altare, ma la sua voce e ferma: –  Oggi ho chiesto alla Madonna di lasciarci un segno. Essa ha solo mosso  la testa, così (gesto di affermazione) e poi è scomparsa. Prima di  andarsene ci ha detto: “Arrivederci, angeli miei”. E un vezzeggiativo  che in Croazia le nonne usano per i loro nipotini. 
Venerdì 3 luglio: X giorno Esci e proteggi i veggenti 
Il  venerdì, il parroco, Jozo Zovko, sta pregando in chiesa per implorare  luce: – Signore, che hai parlato ad Abramo e a Mosè; sento il peso di  tutta questa folla. Illuminami! D’un tratto (racconta egli stesso),  sentii una voce che mi diceva: – Esci e proteggi i bambini. Lasciai la  Bibbia e il breviario, feci la genuflessione e aprii la porta. Avevo  ancora la mano sulla maniglia, quando vidi i ragazzi correre verso di  me: – La polizia ci cerca, nascondeteci! Piangevano. Con loro c’era  Anna, una sorella maggiore di Vicka. Li condussi in canonica in una  stanza inutilizzata (la terza a sinistra) poi uscii dalla canonica e  chiusi la porta a chiave. Poi si reca in chiesa ed ecco irrompere la  polizia: 
-  Hai visto i veggenti? Come s. Martino che incontra i suoi persecutori,  indica la direzione da dove vengono loro: – Sì, da quella parte! E la  polizia riparte precipitosamente. Nel frattempo la stanza della canonica  scompare davanti agli occhi dei veggenti. La Madonna è lì, tutta  gioiosa, mentre loro sono pieni di paure. Li rincuora. Essi pregano e  cantano con lei:
- Non abbiate paura, avrete la forza di sopportare tutto questo! 
Sabato 4 luglio: XI giorno Ognuno a casa sua 
Il  sabato 4 luglio è un giorno di incertezza e di smarrimento. In seguito  alle minacce, agli interrogatori, agli esami medici, ecc. i veggenti,  sopraffatti dagli avvenimenti, hanno pensato che l’apparizione di  venerdì 3 fosse l’ultima. Ed ecco che oggi la Madonna fa una sorpresa a  tutti loro, a ciascuno dove si trova. Le apparizioni quindi non sono  finite. Si mettono nuovamente d’accordo: – Dove ci troviamo domani? 
Quando il parroco diventa veggente 
Ogni  giorno, secondo le circostanze, verso le diciotto, in casa di uno o  dell’altro, in campagna, in canonica. L’apparizione a volte si verifica  in chiesa, durante la liturgia. Fra’ Jozo Zovko, responsabile di fronte  al popolo, al vescovo, alla polizia e a Dio, è perplesso. Ma un giorno,  in chiesa, verso la fine del rosario, vede l’apparizione insieme ai  veggenti, nello stesso posto, accanto alla tribuna. La sua predicazione  diventa improvvisamente più forte e tonificante. La polizia che aveva  approvato la discrezione delle sue precedenti omelie, ora è preoccupata.  
Arresto  
I  suoi sermoni sono irreprensibili. Tuttavia, il 12 agosto, la morsa si  stringe e la polizia scova in una predica dell’11 luglio, dovutamente  registrata, un capo d’accusa: – Ha detto, “quarant’anni di deserto!”. E  sono esattamente quarant’anni che Tito ha preso il potere. La  rivoluzione, quindi, sarebbe il deserto! E una predica sovversiva! Il 17  agosto la polizia si reca in canonica. Le suore vengono sequestrate per  qualche tempo. Le elemosine confiscate e il parroco arrestato. Inizia  un lungo processo. L’avvocato giustifica fra’ Jozo, per quei  ‘quarant’anni di deserto’, dicendo che parlava degli ebrei, guidati da  Mosè verso la terra promessa, più di 3.000 anni fa, come racconta la  Bibbia. Vengono però trovate altre imputazioni per giustificare il  processo; il 22 ottobre, è condannato a tre anni e mezzo di carcere.  Verrà liberato, dopo un anno e mezzo, grazie alle 40.000 lettere scritte  al presidente della repubblica dai lettori del settimanale Il Sabato.  Al momento dell’arresto, Tomislav Vlasic’ accorre in aiuto della  canonica rimasta senza guida. Ritiene che la situazione sia poco chiara e  parte per Mostar, dove mette al corrente il provinciale francescano,  fra’ Jozo Pejic: – Prenda il posto del parroco, la nomino a Medjugorje –  conclude quell’uomo esperto. Da quel momento Tomislav diventa la  mirabile guida spirituale dei veggenti e della parrocchia. 
  3. Terza fase: la cappella delle apparizioni (febbraio 1982 – aprile 1985)  Dal  gennaio 1982, le apparizioni avvengono regolarmente nel piccolo locale a  destra del presbiterio, simmetrico alla sacrestia; finora è servito da  ripostiglio, ma ora diventa ‘la cappella delle apparizioni’, tutt’oggi  venerato come tale. Lì la Gospa è apparsa fino al marzo del 1985, quando  il vescovo lo proibì:
- I veggenti vedano dove vogliono, a casa loro o altrove, ma non  nell’edificio della chiesa. Questo creava un grave caso di coscienza per  fra’ Tomislav Vlasic, perché lasciare i veggenti a casa loro  significava lasciarli in balia della folla, soprattutto dei meno  equilibrati. Ma significava anche lasciarli in mano alla polizia, perché  quelle manifestazioni religiose fuori della chiesa avrebbero costituito  una sfida. Si sarebbe ripresentata la situazione dei primi giorni,  risolta pacificamente con il trasferimento in chiesa, con il tacito  accordo della polizia. 
  4. Quarta fase: in canonica; dall’aprile 1985 E  stato mons. Franic, arcivescovo di Spalato, in visita a Medjugorje, a  trovare la soluzione: – Perché non accogliere le apparizioni in  canonica? Lì avvengono da allora in poi. Esse continuano a formare i  veggenti e a catalizzare la preghiera dei pellegrini. I pellegrini  accettano, bene o male, la dissociazione tra queste apparizioni e la  liturgia nella quale esse si integrano così armoniosamente: posta tra il  rosario e la messa, la visita discreta della Madonna introduce  l’assemblea orante all’eucaristia, in unione con i veggenti che pregano  per qualche istante con la folla. Sembra quasi di risentire la parola di  sempre, riferita al solo Cristo: – Fate quello che lui vi dirà (Gv  2,5). 
Nel  corso delle apparizioni, i veggenti hanno ricevuto progressivamente dei  segreti che riguardano il futuro della salvezza e le minacce che  incombono oggi sul mondo. Mirjana ha ricevuto, per prima, il decimo e  ultimo segreto nel Natale del 1982, con questo avvertimento: – Non mi  vedrai più d’ora in poi, eccetto il giorno del tuo compleanno e nelle  circostanze gravi che lo richiederanno. Ritorna alla fede, come tutti.  Per lei è stato molto duro: – Credetti di precipitare nella depressione –  mi disse a Sarajevo il 24 marzo 1984. Invece si adattò presto alla sua  notte, nella preghiera. La sua vita era difficile. Controllata dalla  polizia, guardata con sospetto nella scuola, immersa nel mondo  secolarizzato, spesso ateo, di Sarajevo, attraversava anche difficoltà  di ordine familiare. Per circa due anni perse contatto con Medjugorje,  dove temevano che andasse alla deriva. Ma perseverò nella preghiera, con  la discrezione richiesta dalla sua nuova situazione. Dal 26 agosto  1984, quasi ogni mese, ha nuove apparizioni o locuzioni (parole  interiori) per preparare la rivelazione pubblica dei dieci segreti, che  segneranno la fine delle apparizioni. Ha già scelto il sacerdote che li  dovrà rivelare: padre Pero Ljubicic, il più giovane dei tre sacerdoti  francescani della parrocchia. Il 6 maggio 1985, Ivanka, unica compagna  di Mirjana alla primissima apparizione del 24 giugno 1981, ha ricevuto a  sua volta il decimo segreto, con la promessa di un’apparizione annuale,  non per il giorno del suo compleanno, come Mirjana, ma  nell’anniversario della prima apparizione, cioè il 25 giugno (perché il  24 era stato solo una presa di contatto a distanza, e il gruppo dei sei  non si era ancora costituito). Il 25 giugno 1986, Ivanka si preparò  lungamente all’apparizione promessa, nella preghiera e senza ansia.  L’ebbe in casa sua, alla solita ora. Dopo quattordici mesi di assenza,  vide la Gospa per quattordici minuti. La Madonna pregò due volte con  lei, recitando il Pater e il Gloria . Il colloquio con la Gospa mise  fine alla lunga attesa del suo fidanzamento con Branco. Fu sicuramente  dopo aver sottoposto la sua libera scelta alla Madonna che essa lo  sposò, il 6 gennaio seguente. 
Sono  passati due anni da quando Mirjana prepara la rivelazione che essa dice  prossima. La rivelazione dei segreti però non è ancora cominciata.  Perché? Mirjana mi ha risposto:
-  E una proroga di misericordia. In altre parole, preghiera e digiuno  hanno compensato o rallentato l’autodistruzione che il peccato del mondo  sta preparando, perché la maggior parte dei segreti riguardano queste  minacce incombenti che solo il ritorno a Dio può temperare. I veggenti  custodiscono gelosamente questi segreti, ma ne rivelano il senso globale  (secondo la duplice accezione del termine, di significato e di  direzione da prendere). – Dieci giorni prima della realizzazione di ogni  segreto, Mirjana avviserà padre Pero, incaricato di rivelarli. – Egli  dovrà digiunare per sette giorni e avrà il compito di rivelarli tre  giorni prima della loro realizzazione. E’ arbitro della sua missione e  potrebbe tenerli per sé, come fece Giovanni XXIII per il segreto di  Fatima, la cui rivelazione era autorizzata per il 1960. Padre Pero è  fermamente intenzionato a rivelarli. I primi tre segreti sono tre  avvertimenti estremi dati al mondo come ultima possibilità di  convertirsi. Il terzo segreto (che è anche il terzo avvertimento) sarà  un segno visibile dato sulla collina delle apparizioni per convertire  coloro che non credono. Seguirà poi la rivelazione degli ultimi sette  segreti, più gravi, soprattutto gli ultimi quattro. Vicka ha pianto  ricevendo il nono e Mirjana ricevendo il decimo. Il settimo però è stato  addolcito dal fervore delle preghiere e dei digiuni.
Sono prospettive che lasciano perplessi, perché i segreti, sempre  affascinanti, generalmente perdono il loro prestigio quando vengono  rivelati, come è successo per Fatima; inoltre le predizioni sul futuro  vanno soggette all’illusione ottica. I primi cristiani credevano  imminente la fine del mondo; l’apostolo Paolo stesso pensava di vederla  prima della sua morte (l Tm 4,13-17; Eb 10,25.35; Ap 22,20). Le  anticipazioni della speranza e del profetismo avevano scavalcato gli  avvenimenti. Infine, questa ambientazione circostanziata può sembrare  più vicina alla magia che al mistero di Dio. Ci saranno delusioni al  momento della rivelazione dei dieci segreti? Il loro ritardo non è forse  già un seno premonitore? Interrogativi che si presentano. Si impongono  quindi, a questo riguardo, la prudenza e la vigilanza raccomandate dalla  Chiesa. La fede è certa, garantita personalmente da Dio. I carismi sono  fallibili perché sono il dono di Dio nella fragilità umana.  
Non  ho dubbi sull’autenticità della grazia ricevuta a Medjugorje dai  veggenti, dalla parrocchia e da alcune migliaia di pellegrini che si  sono convertiti profondamente. Questo però non garantisce tutti i  dettagli delle predizioni e delle premonizioni, sui quali i veggenti si  sono già sbagliati per qualche particolare, come del resto è successo ad  alcuni santi, anche canonizzati. Ci potremmo quindi sbagliare se ci  polarizzassimo su questi segreti e sul ‘segno’ annunciato, invece di  basarci sulla grazia che si sviluppa con una coerenza e una profondità  superiori, fino ad ora, a tutte le contrarietà (…) 
Il messaggio di Medjugorje è solo un eco del vangelo, attualizzato in  funzione di una situazione grave, che giustifica queste visite della  Madonna. 
 1. UNA DIAGNOSI SUL MONDO  Questo  messaggio si riferisce ad alcune minacce che verrebbero rivelate con  maggior precisione quando si compiranno i dieci segreti. La diagnosi è  sostanzialmente questa: Questo mondo si è tranquillamente abbandonato al  peccato. E prepara la sua distruzione: questo è l’oggetto della maggior  parte dei segreti. Tutti allora pensano alla minaccia atomica. E  possibile. Ma il messaggio non l’ha precisato, perché essa è solo una  delle conseguenze particolari del malessere interno che lacera  l’umanità. La nostra era, inebriata dal suo slancio scientifico e  tecnico, credeva nella propria infallibilità, capace di risolvere tutti i  suoi problemi e di vincere anche la morte. Aveva addirittura pensato  che ‘la morte di Dio’ (negato dall’ateismo) avrebbe liberato l’uomo e  accelerato il progresso. Ma la padronanza tecnica della materia risolve  solo i problemi di superficie e non il problema fondamentale dell’uomo;  problema di amore, perché l’uomo è stato creato dall’amore e solo  l’amore può costruire e organizzare l’interiorità dell’uomo e  dell’umanità. Ma l’amore umano può vivere solo tramite l’Amore di Dio  creatore. E un’analisi che non ha niente di ridicolo. Essa conferma e  interpreta in profondità ciò che i maggiori esperti internazionali vanno  osservando sul nostro pianeta. 
I  pericoli sono quelli di un mondo dove Dio ha perso il suo posto. C’è,  quindi, sempre più scienza e sempre meno amore; più istruzione e meno  educazione; più eros e meno agápe; più intensità e meno ordine; più  frenesia e meno pace. Corriamo sempre più in fretta, ma verso il vuoto e  la morte. Il tasso dei suicidi e delle violenze omicide aumenta.  L’aspetto più evidente, è proprio il pericolo della corsa agli  armamenti. Gli esperti militari delle due superpotenze non hanno trovato  altra formula per garantire la pace che quella dell’equilibrio del  terrore’. Ognuno dei due ragiona così: “Se voglio salvare la pace, devo  essere il più forte”. Ognuno quindi è condannato a superare l’altro. E  una corsa che non può fermarsi. Una corsa folle che moltiplica sul  pianeta armi atomiche, batteriologiche, chimiche, che sono ormai  sufficienti per distruggere più volte l’intera umanità. Da oltre  vent’anni si constata un’incredibile incapacità di realizzare una  dinamica di pace e di disarmo basata su altri valori. 
La  Madonna però parla più della disintegrazione morale che di queste  drammatiche evidenze materiali: l’amore, nel senso forte del termine, si  indebolisce. Il desiderio sopraffà il dono di sé. Il desiderio di  autenticità dispensa dalla fedeltà; la famiglia ne risulta lacerata, e  tende a scomparire a vantaggio delle unioni libere, irresponsabili e  sterili, il cui numero è triplicato in meno di 30 anni: da 95.000 a  295.000 tra il 1972 e il 1984. Il numero dei matrimoni diminuisce a  vista d’occhio. In Francia, 311.701 ricevettero questo sacramento nel  1971. Nel 1983, tale cifra era precipitata a 187.752: circa la metà di  meno. Anche il numero dei matrimoni civili è diminuito in modo analogo:  da 416.500 a 285.000 tra il 1972 e il 1984. I divorzi invece si sono  moltiplicati ancor più rapidamente: dai 30.000 del 1960 si è passati ai  103.000 del 1984. Siamo a circa un divorzio ogni tre matrimoni.  ‘Maremoto’, scriveva Marlène Tuininga, in La Vie (28 ottobre 1986, p.  57). Ogni donna francese, nel 1955, aveva in media 2,8 figli e 1,8 nel  1984, mentre il numero dei cani e dei gatti domestici aumenta a milioni,  fino a creare seri problemi nelle città. Le vittime sono i figli dei  divorziati. Gli uomini, sempre avidi di amare, non sanno più amare. I  ‘cattivi amanti’ fanno i cattivi amati. L’autenticità dell’istante  prevale sulla fedeltà; le buone intenzioni prevalgono sul desideri di  coerenza che costruisce l’avvenire. Tutto questo crea un diffuso senso  di malessere, rilevato dalla sociologia. Un recente sondaggio di stampa  condotto ‘presso le donne francesi’ ha fornito dati sorprendenti: nella  scala dei valori proposti, ciò che è stato messo al vertice dalla  stragrande maggioranza non era, come si sarebbe potuto pensare,  l’armonia sessuale od altri valori appetibili, ma la fedeltà.  
In  breve, il progresso sviluppa prodigiosamente conoscenze, tecniche,  efficacia materiale, ma trascura l’aspetto umano e soprattutto quello  divino, che è la radice profonda dell’autenticità umana. Nonostante la  reazione ecologica, esso trascura l’equilibrio, soprattutto quando si  tratta dell’ordine morale. E quest’ordine essenziale crolla, più  dall’interno che a causa dei molteplici colpi di un’evoluzione  accelerata. Il progresso ha dimenticato troppo di mettersi al servizio  dell’uomo e di Dio, di edificare il vero ordine umano identificato con  l’ordine divino e programmato da Dio, perché l’uomo è a immagine di Dio.  Questo mondo è diventato, quindi, con mezzi terribili, un brodo di  coltura dove germogliano disperazione ed esasperazione e, come  conseguenza, uno scatenamento di violenza che crea insicurezza. ‘Il  progresso’, come si diceva all’inizio del secolo, ha portato in prima  pagina fatti nuovi come la droga, il ricatto che paga, i dirottamenti di  aerei e la cattura di ostaggi. Le grandi città diventano pericolose.  Questo che era un privilegio di New York, ora si generalizza. Molti oggi  evitano di uscire di sera e molte vicinanze etniche, a lungo accettate,  si trasformano in massacri e guerre sanguinose, in Africa e altrove. Il  mondo non sa più da dove viene e dove va. Avendo perso il senso delle  sue finalità, oscilla tra la depressione e la violenza. 
Il  rimedio proposto dalla Madonna non è un miracolo che dovrebbe piovere  dal cielo, perché Dio ha affidato questo mondo agli uomini  irreversibilmente. Per questo l’ha creato libero, quindi responsabile.  Le soluzioni restano affidate a lui. Creato da Dio per trovare in Dio  una pienezza d’amore e, quindi, la sua realizzazione, deve ritrovare  questa soluzione fondamentale, l’unica in grado di ispirare e di mettere  tutte le altre al loro giusto posto: ritorno a Dio, fede, conversione,  preghiera, digiuno, riconciliazione e pace. Queste parole chiave del  messaggio di Medjugorje ricordano il contenuto essenziale del vangelo.  Le avevamo dimenticate. Bisogna ritrovarne l’attualità luminosa e  incandescente nelle nostre vite stesse. Disponiamo dunque il nostro  cuore all’ascolto.  
La  parte essenziale del messaggio della Madonna, è anzitutto il ritorno a  Dio. ”C’E’ UN SOLO DIO” ha ripetuto fin dal 29 giugno 1981. Questa  verità trascurata è la chiave di tutto il resto. E la più dimenticata:  Dio è il nostro creatore. Egli ci dona l’esistenza stessa. Il Creatore  infatti non è colui che una volta ha creato. Egli continua a creare (con  lo stesso amore). Se Dio non ci creasse, in questo momento cesseremmo  di esistere, come la luce quando viene interrotta la corrente elettrica.  Dio ci è più intimo di quanto non lo siamo noi a noi stessi. Ma ci ha  creato liberi, pienamente liberi. Possiamo dimenticarlo, opporci a lui.  Ma l’uomo che crede di potersi così liberare è come il ramo che volesse  separarsi dalla pianta da cui spunta per vivere meglio. Così facendo  secca e muore. Dio ci ha creato per amarlo. Ci fa esistere con l’amore.  Ci chiama all’amore che non tramonta e che la Madonna ha acceso così  bene nel cuore dei veggenti di Medjugorje. Questo spiega la loro gioia  armoniosa e la cura che si prendono degli altri, in una vita difficile.  Il XX secolo ha visto sparire la direzione spirituale e ha visto  prosperare la psicanalisi, fondata sull’appagamento del desiderio  elementare. Sogno una psicanalisi fondata sul ritorno a Dio in  profondità. E quella che fa i santi, l’autentica profondità e la  felicità. Spesso abbiamo paura di Dio, lo fuggiamo, perché non siamo in  regola con lui. Senza voler affrettare niente, osiamo preparare questo  incontro: – Signore, abbi pietà di questo povero peccatore che sono io.  Aiutami a cambiare vita, perché oggi non ho il coraggio di cambiare.  All’inizio di questo secolo, un medico che la grazia aveva preavvisato,  nei suoi ultimi giorni, entrava talvolta in una chiesa e diceva: –  Signore, se esisti, abbi pietà di questo pover’uomo che sono io. E la  luce venne. 
L’invito  alla conversione (annunciato fin dall’apparizione del 26 giugno) indica  l’atto personale con il quale ci volgiamo a Dio distogliendoci  dall’egoismo e dal peccato. Il termine conversione (in greco: metánoia)  ritrova il suo significato concreto nel linguaggio sciistico: viene  chiamata così una curva che tagli un pendio a 180o. E un dietro front  dalla direzione sbagliata verso quella giusta. 
Il ritorno a Dio avviene attraverso la fede. Su questo insistono i messaggi dei primi giorni:
-  Sono venuta perché qui ci sono buoni credenti (26 giugno ’81). – Beati  coloro che non hanno visto e credono (26 giugno). – Il popolo creda e  perseveri nella fede (27 giugno), ecc. 
Attraverso  la fede, noi aderiamo a Dio, alla sua parola, alla verità. La nostra  vita riacquista significato e consistenza; certamente nella notte, ma  una notte trapunta di stelle, perché Dio non lascia senza alcun segno  chi si fida pienamente di lui. La fede non si riduce a un semplice a tu  per tu con Dio, perché Dio è nostro Padre: il Padre di tutti gli uomini.  E il nostro Padre ci invita all’incontro con i nostri fratelli, al  servizio dei nostri fratelli: quelli che sono lontani; e quelli che sono  vicini e hanno fame. Il digiuno, di cui parleremo più avanti, può  essere di aiuto. Evitiamo però un’illusione di questi ultimi anni:  “Anzitutto la carità, e Dio verrà in soprappiù”. Questa può essere una  via eccezionale. Ma la via normale, la via regale è quella di andare a  Dio come alla sorgente, perché solo lui può ispirare e creare l’uomo in  noi, mentre una carità senza Dio deperisce e si esaurisce. Quando Madre  Teresa e le sue suore si sentono al limite delle forze e del coraggio,  nel loro continuo ricominciare con i lebbrosi e i moribondi, fanno  un’ora di adorazione davanti al SS. Sacramento. Così in essi si rinnova  la pienezza della carità che è in Dio. Grazie, Madre Teresa, per averlo  ricordato a questo tempo che l’aveva dimenticato. 
La  preghiera è il linguaggio normale della fede, l’espressione della vita  comune con Dio. Essa forma la trama stessa delle apparizioni. I veggenti  compresero subito che dovevano pregare per accoglierla o per farla  ritornare quando scompariva. Durante ogni apparizione, essi recitano con  lei il Pater e il Gloria, che essa intona e loro continuano. Le loro  voci che svaniscono durante l’estasi, in quel momento riappaiono, per  sottolineare il valore della preghiera con la Madonna. E il punto  centrale di ogni apparizione e tutti noi possiamo pregare con la  Madonna. A Medjugorje, tutto è cominciato con una preghiera vocale  tradizionale: sette Pater, Ave, Gloria e canti conosciuti che la Madonna  cantava con i veggenti. La preghiera delle apparizioni sfocia molto  rapidamente nella messa che la segue e la completa ogni giorno. La  Madonna invita a ritrovare la vera preghiera: la ‘preghiera del cuore’.  Jelena ed Ivan hanno ricevuto questa consegna dalla Madonna per il loro  gruppo e, più ampiamente, per tutti. La preghiera non è soltanto  richiesta, ma scambio con Dio, partendo anche dal silenzio, nel quale ci  disponiamo a ricevere Dio nell’intimo, dove egli ci abita e non è un  dialogo monotono, ma variato. Negli anni in cui si educava metodicamente  alla preghiera, si riassumevano gli atteggiamenti fondamentali nella  parola latina ARDOR che caratterizza lo slancio della preghiera:
- Adorare.
- Ringraziare.
- Domandare.
- Offrire.
- Risoluzione. 
E importante comprendere bene e fare propri questi atteggiamenti fondamentali. 
1.  Adorazione del Creatore. E l’atteggiamento primordiale e capitale:  inginocchiarsi, prostrarsi, con le braccia in croce o con altri gesti  che possono aiutare, perché anche il corpo deve umilmente prendere parte  a questa comunicazione trascendente. 
2.  Ringraziamento. Indica un sentimento assai raro quaggiù: la  riconoscenza. Il rendimento di grazie deve salire verso Dio, anzitutto  per ciò che egli è, e poi per ciò che ci dona. E la grazia che rendiamo a  Dio non ci è tolta, ma viene moltiplicata, proprio in forza di questa  nuova comunicazione con Dio stesso. 
3.  Domandare. E la cosa che ci viene subito in mente quando si parla di  preghiera. Ma si tratta più di accogliere il dono di Dio che di  chiedere. Bisogna imparare a dirgli: “Signore, cosa vuoi che io faccia?  Che mi dici oggi?”, perché lui ha sempre qualcosa da dirci. E il nostro  ascolto che manca. La preghiera trova la sua armonia e la sua efficacia  quando abbiamo compreso i disegni di Dio sul mondo e su di noi, per  quanto grandi siano. In questa illuminazione profonda la speranza non  delude. 
4.  La preghiera è offerta, dono di sé, disponibilità: la nostra vita, la  nostra morte, sono sacrifici insostituibili che nessuno può fare al  nostro posto. Tale è il sacerdozio di tutti i fedeli, sia preti che  laici. Questa consacrazione termina per ciascuno di noi con l’olocausto  della morte, l’ultimo atto, l’atto più prezioso di tutta la nostra vita,  perché ci identifica profondamente alla croce di Cristo, e sfocia nel  compimento del suo Amore. 
5.  Infine, risoluzione; la preghiera non è apparenza, poesia o  effervescenza immaginativa su Dio e sull’aldilà. E impegno della volontà  radicata in Dio, programmazione illuminata dallo Spirito santo, innesto  nelle realtà del nostro mondo. 
E  il digiuno? La Madonna ne ha parlato ai veggenti. La parrocchia ha  ripreso questa antica tradizione francescana caduta in disuso. Ancora  prima che la Madonna ne parlasse, sembra il 3 luglio 1981, Jozo Zovko  invitò la parrocchia al digiuno, per vedere chiaro in quegli avvenimenti  inattesi. Riferiamo dettagliatamente i messaggi della Madonna su questo  punto in Studi medici e scientifici sulle apparizioni di Medjugorje,  Queriniana, Brescia 1985, pp. 121-153. In breve: Il 21 luglio 1982,  padre Tomislav Vlasic interrogò i veggenti su questo messaggio e annotò  così le risposte della Madonna:  
1. Il digiuno migliore è quello a pane e acqua.
2. Il digiuno può allontanare la guerra. 
3. Può arrestare il corso delle leggi naturali. 
Queste  due ultime affermazioni possono sorprendere. Richiamano quelle del  vangelo sulla fede “capace di trasportare le montagne” (Mt 17,20) e sui  demoni che possono essere allontanati solo “con il digiuno e la  preghiera” (Mc 9,29). Digiunare! Questa prospettiva spaventa, ma è anche  un lieto annuncio. Quando siamo invitati a un pranzo festivo, è una  buona notizia, anche se gli eccessi alimentari possono appesantirci. Nel  periodo di Natale e di Capodanno ho sentito persone che dicevano: “Meno  male che tutti questi pranzi stanno per finire”. Il loro stomaco e il  loro fegato non vedevano l’ora di riposarsi. Essere invitati a digiunare  è un lieto annuncio e un regalo per molti motivi. E una cosa ottima per  la salute. Il digiuno elimina le tossine, brucia le riserve che ci  appesantiscono. Coloro che lo praticano regolarmente ne apprezzano i  benefici. Si allungano la vita. Ma digiunare a pane e acqua, due volte  alla settimana! Non dobbiamo fare niente con precipitazione. Bisogna  adattarsi al digiuno e può essere cosa saggia intraprenderlo  gradualmente. Può essere ragionevole limitarsi a una volta per  settimana, almeno per cominciare. Può essere anche un’esigenza della  vita frenetica di oggi, perché il digiuno non si accorda con il forcing,  la tensione e l’eccessivo affaticamento. Secondo alcuni sondaggi, fatti  in occasione di conferenze, coloro che digiunano una volta per  settimana (oltre 100.000, credo) sono nettamente più numerosi di coloro  che digiunano 2 volte, e Marija (la veggente), che si era spinta fino a  tre volte, oltre a lunghi digiuni prima delle grandi feste, ha avuto  difficoltà di salute. Il suo medico e il suo direttore le hanno chiesto  di limitare i digiuni. Il digiuno richiede pace, rilassamento (il che  non vuol dire inattività). Spesso è difficile trovare giorni adatti.  Inoltre, l’organismo deve adattarsi al digiuno gradualmente e ognuno  deve trovare il digiuno che gli consente di essere più efficace nella  preghiera, nel lavoro, nei rapporti sociali e nel resto. Il digiuno non  deve essere masochismo. Normalmente, non è un giorno di malinconia, né  di attività mediocre. L’attività può diventare più calma, un po’  rallentata, talvolta, un po’ disturbata da fenomeni secondari, ma  generalmente diventa più efficace. 
Possono  esistere controindicazioni mediche al digiuno; il prof. Joyeux lo  ‘sconsiglia formalmente’ a una madre durante la gestazione o  l’allattamento, a un “operaio di fatica in piena attività, a un autista  di mezzi pesanti”. In quest’ultimo caso, però, dipende dall’adattamento  del soggetto. Il signor Karminsky e sua moglie mi hanno fatto viaggiare  per 24 ore in uno dei giorni del loro digiuno, che essi fanno molto  radicalmente e godevano di perfetto equilibrio e di padronanza di sé. Ma  essi hanno molti anni di esperienza e conoscono le loro possibilità. Ci  possono essere motivi psicologici per non digiunare. Un carattere  ansioso si lascia facilmente prendere dall’ossessione di aver fame e non  riesce a vincersi. Non avrà benefici dal digiuno e il suo carattere può  diventare spigoloso. Non deve provocare tensioni psicologiche, ma  prepararsi ad accettare il digiuno, cominciando con tentativi ridotti,  cercando di sfruttare tutte le sue possibilità. Chi digiuna regolarmente  infatti, non ha fame. Al massimo, a momenti, può provare lievi crampi  allo stomaco, ma si tratta di stimoli illusori che spariscono nel giro  di pochi secondi, se uno non si fissa su questo incidente di percorso,  perché questo fenomeno di natura psicologica si esaspera quando uno ci  pensa, e cessa appena il nostro pensiero è occupato altrove. 
Per  i soggetti fragili e per ragioni particolari il digiuno può subire  adattamenti. Ma come? Ad alcuni, il digiuno procura un mal di testa  depressivo, dovuto a un fenomeno di ipoglicemia (mancanza di zucchero).  In questo caso, bisogna sconsigliare le zollette di zucchero e le  bevande zuccherate diventate di moda tra gli pseudo giovani del maggio  1968. Lo stesso vale per l’alcool e per tutti gli altri alimenti  artificiali che sono contrari allo spirito del digiuno. Per lo stesso  motivo, dobbiamo sconsigliare il caffè, sebbene persone molto stimabili  ricorrano a questo integrativo stimolante per riconciliare il digiuno  con una vita irrimediabilmente tesa e affannosa. Si tratta però di un  caso limite che è meglio scusare che imitare. I più indicati sono i  frutti di stagione: nutrimento naturale, povero, economico (come il pane  e l’acqua). E un buon mezzo per rimediare al mal di testa dovuto a  ipoglicemia e può giovare anche ai digiunatori soggetti a stipsi. In  questo spirito, nella canonica di Medjugorje, le suore preparano legumi  cotti per coloro che ne avessero bisogno. Non certamente carne, però.  Tali adattamenti possono essere una tappa intermedia. Alcuni compensano  queste facilitazioni, per esempio una volta al mese, con un digiuno più  radicale, a base di sola acqua. E un digiuno dagli ottimi effetti  purificatori per il corpo e per l’anima e alcune persone lo sopportano  bene come il digiuno a pane e acqua. E un’esperienza che vale la pena  fare una volta o l’altra, se non altro il venerdì santo. Anche questo è  un adattamento, ma nel senso del radicalismo. Coloro che provano  difficoltà troppo gravi, dal punto di vista psicologico, sociale o  altro, per intraprendere il digiuno a pane e acqua, possono fare almeno  un digiuno senza carne e seguire con frutto il consiglio di Jelena “per  ogni giovedì”: Colui che fuma, non fumi. Colui che beve alcool, quel  giorno non lo beva. Gli altri, rinuncino a qualcosa che sta loro a cuore  (10 marzo 1984). Digiunare anche di televisione, aggiunge. E una catena  che rende incapaci di pregare. Digiunare è anche astenersi dal cattivo  umore e dall’aggressività, è rendersi disponibile per il servizio degli  altri. Significa risparmiare risorse per aiutare i poveri e coloro che  hanno fame. E stata una delle ragioni determinanti dei grandi digiuni  popolari intrapresi due anni fa nelle Filippine.  
Ma  la funzione primordiale del digiuno è un’altra. Questo vuoto di stomaco  apre a Dio, rende più disponibili alla preghiera e procura tempo  libero. Nelle famiglie dove tutti digiunano, è un giorno di libertà per  la casalinga, che non deve occuparsi di cucinare e di rigovernare. E lo  spirito che conta, ma non diciamo, è solo lo spirito che conta, perché  la nostra preghiera e la nostra esperienza spirituale abitano un corpo.  Ne seguono il ritmo e da esso dipendono. La privazione del corpo può  risvegliare la fame dell’anima, come diceva brillantemente Lanza del  Vasto nei giorni in cui digiunava a solo acqua: Signore oggi sarai tu il  mio solo pane. Il digiuno può essere un buon trampolino per la  preghiera e la carità, per la pace e la riconciliazione, perché un  digiuno ben compreso è pacificante. Nel corso dei secoli, coloro che  hanno praticato un digiuno autentico ne hanno sperimentato i benefici.  Esso procura la salute nella libertà e la libertà nella salute, perché  la carne è guidata dallo spirito e lo spirito dal soccorso di Dio, dice  s. Leone (sermone 1,2). Esso fa nascere i pensieri puri, voglie  razionali, consigli salutari (sermone 13,1). Ma più che su questa igiene  insiste sull’apertura a Dio e agli altri: Ciascuno riconosca in sé  questa condizione di mortale che cambia e perisce e, per questa  comunanza di condizione, testimoni al suo prossimo un amore di fratello  (sermone 11,1). L’astinenza di colui che digiuna diventa cibo per il  povero (sermone 13 ,1 ). 
Dal  punto di vista pratico e medico, il digiuno a pane e acqua non presenta  quasi alcun problema. Ordinariamente non c’è bisogno di farlo sotto  controllo medico, come i digiuni totali e prolungati. Ma alcune  precauzioni sono necessarie. Il dr. Joyeux le ha indicate in Studi  medici e scientifici sulle apparizioni di Medjugorje, Editrice  Queriniana, Brescia 1985 (p. 152). Le principali sono le seguenti: – Non  dimenticare di bere almeno un litro e mezzo di acqua nel corso della  giornata. E’ necessario per l’equilibrio e per una buona eliminazione. –  Preferire pane integrale. Io aggiungerei: non vi rimpinzate di pane. Vi  privereste di buona parte dei benefici del digiuno: purificazione del  corpo e dello spirito, eliminazione delle tossine e di altri surplus;  perdereste infine l’aspetto alato del digiuno che alleggerisce il corpo e  l’anima. Ognuno scoprirà il modo di risolvere i piccoli problemi  secondari posti dal digiuno. Abbiamo consigliato la frutta per quelli  che soffrono di mal di testa dovuto a ipoglicemia. Ma dopo un certo  tempo, il corpo, abituato al digiuno, non ne avrà più bisogno. Il  digiuno può comportare momenti di depressione passeggera, che fanno  provare il bisogno di una siesta riparatrice. A volte è un avvertimento  che stiamo vivendo sempre tesi, con il sonno arretrato e ci invita a un  supplemento compensatore attraverso il quale si può ricuperare uno stato  tonico. Per la maggior parte delle persone, il giorno che segue quello  del digiuno è un giorno supertonico; il corpo purificato, riposato e  ristorato da questa calma diffusa, riparte in scioltezza a pieno regime…  Tocca quindi a voi trovare il modo per fare questa esperienza che  migliaia di cristiani hanno scoperto. Non è solo un’esperienza  fisiologicamente salutare. Il digiuno ha soprattutto una funzione  spirituale, che poggia su basi fisiologiche. Questa privazione scava e  risveglia un certo appetito che può essere orientato verso la fame e la  sete di Dio stesso. Fa trovare tempo e disponibilità per la preghiera e  la carità. 
Questo  insieme ben coordinato, ritorno a Dio attraverso la fede, conversione,  preghiera e digiuno porta alla riconciliazione e alla pace: parole  chiave del messaggio di Medjugorje. – Pace, pace, pace! Solo la pace! –  ripete la Madonna a Marija, quello stesso giorno, mostrandole la croce  di Cristo. Ed essa precisa: – Fate la pace con Dio e tra di voi. Ogni  apparizione termina con quest’addio pieno di significato: – Andate nella  pace di Dio. La radice di tutte le divisioni è la rottura con Dio. E’  la ragione per cui siamo spesso lacerati in noi stessi e divisi con gli  altri. Ritornare a Dio nostro Creatore e nostro Salvatore, significa  ritrovare la nostra unità interiore e la nostra capacità di riconciliare  gli altri. Questo può essere un affare di ampio respiro. Spesso si  annidano in noi rancori tenaci. Dobbiamo chiedere a Dio, nella  preghiera, la guarigione della nostra memoria. E un grande dono  spirituale e una liberazione, che ci permette di pregare volentieri per  coloro che ci vogliono male, di “amare i nostri nemici”, come dice il  vangelo. Bisogna anche imparare a vedere il bene e scusare il male, in  coloro che lo commettono. Secondo il vangelo, questa è giustizia: la  pagliuzza e la trave. E anche un segreto di efficacia spirituale, perché  il male si rimedia solo con il bene. Solo facendo leva sui suoi doni e  sulle sue qualità ognuno può superare i suoi difetti, che sono anzitutto  mancanze e cedimenti. Non mettiamo il carro davanti ai buoi: per essere  capaci di riconciliare gli altri, dobbiamo anzitutto essere  riconciliati con noi stessi; e per essere riconciliati con se stessi,  bisogna essere riconciliati con Dio che fa rinascere le nostre forze e  la nostra unità dall’unica sorgente, creatrice della nostra stessa  libertà. Questa è l’esperienza vissuta a Medjugorje. 
Tutto  ciò è solo un richiamo dal vangelo. La Madonna è venuta per ricordarlo  alle nostre orecchie di sordi. E’ un segreto di bene e di felicità. E’  il segreto di ogni guarigione ed è un’urgenza, in un’epoca nella quale  il peccato – questa malattia – moltiplica le morti spirituali e  corporali. Questa via di verità è profondamente efficace. Il ritorno di  tanti cristiani alla preghiera, alla conversione, al digiuno, ha  ritardato le sciagure che minacciano il mondo, ha mitigato il settimo  segreto che parlava di un cataclisma non ancora svelato, come affermano i  veggenti. Per questo il grave messaggio di Medjugorje non è affatto  drammatico. I veggenti sono incerti tra due affermazioni, forse  complementari tra loro: – I castighi sono (in parte) inevitabili. – Il  digiuno e la preghiera possono allontanare la guerra e la sciagura. 
L’importante  è al di là di questa ambiguità. Per coloro che entrano nelle vie  dell’amore di Dio, tutto concorre al bene (Rm 8,28) e tutto finirà bene.  I veggenti hanno capito che non c’è più nulla da temere. Maria ricorda  queste urgenze al nostro mondo in pericolo. Da lei abbiamo avuto il  lieto annuncio della nascita di Gesù: il Figlio di Dio diventato suo  Figlio (Lc 1,28-35) e quindi uno di noi, nostro fratello. Attraverso  questa Madre – la Madre di Dio e nostra Madre – l’Amore divino è entrato  nel nostro mondo, nella razza umana. Attraverso questa nascita,  l’umanità è diventata virtualmente il corpo di Cristo e un’estensione  della Trinità. Eterna società d’amore. Con la sua fede, la Vergine Maria  ha teneramente formato il corpo fisico di Cristo e nello stesso tempo  ha fondato il suo corpo mistico, di cui è diventata il primo membro.  Oggi essa viene a ricordare questo lieto annuncio per un’ora grave:  prima che essa venga e perché non diventi un’ora di disgrazia. Il suo  appello è stato ascoltato in Iugoslavia, in Italia, in Austria, ecc.  Meno bene in Francia, dove la congiura del silenzio e di numerose  calunnie si è fortemente radicata. Tuttavia, in Francia, come altrove,  l’albero produce solo frutti buoni, che scongiurano le minacce di morte  di cui siamo stati avvertiti. Il futuro dipende da noi; tocca a noi  agire, tocca a noi scegliere tra le vanità disordinate che ci seducono e  Dio; tra l’egoismo e l’amore; tra le nostre preoccupazioni minuscole e  l’avvenire dell’umanità; tra le nostre illusioni elementari e l’eterno  avvenire di Dio. Così la verità, morta in molti cuori, diventerà una  verità vivente: la verità che salva (…)
 
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