mercoledì 17 aprile 2013

LA NOVENA DELLO SPIRITO SANTO Sant’Alfonso Maria de Liguori


LA NOVENA DELLO SPIRITO SANTO
Sant’Alfonso Maria de Liguori 
NOVENA DELLO SPIRITO SANTO CON LE MEDITAZIONI PER CIASCUN GIORNO DELLA NOVENA COMINCIANDO DALL’ASCENSIONE
La novena dello Spirito Santo è fra tutte la principale, perché è stata celebrata dai santi apo­stoli e da Maria SS. nel cenacolo, ed arricchita di tanti eccellenti prodigi e doni, e principal­mente del dono dello stesso Spirito Santo, il qua­le è un dono meritatoci da Gesù Cristo con la sua Passione. Così Gesù medesimo ci fece sape­re, quando disse ai discepoli che se egli non mo­riva non avrebbe potuto mandarci lo Spirito Santo (cfr. Gv 17,7). Ben sappiamo poi per fede che lo Spirito Santo è l’amore che si portano scambievolmente il Padre col Verbo Eterno, e perciò il dono dell’amore che dal Signore si di­spensa alle anime nostre, e che è il più grande di tutti i doni, si attribuisce specialmente allo Spirito Santo, come parla s. Paolo: L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (Rm 5,5). Pertanto conviene che in questa novena sopra tutto consideriamo i grandi pregi dell’amore di­vino, affinché c’invogliamo di ottenerlo, ed at­tendiamo con esercizi devoti, e specialmente con le preghiere, ad esserne partecipi, poiché Dio
l’ha promesso a chi umilmente lo chiede: Il Pa­dre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiederanno (Gv 11,13). (Una meditazione al giorno)
 
Primo giorno:
MEDITAZIONE 1

L’amore è fuoco che infiamma

Ordinò Iddio nell’antica Legge che al suo al­tare continuamente ardesse il fuoco. Dice S. Gre­gorio che gli altari di Dio sono i nostri cuori, dove egli vuole che sempre arda il fuoco del suo divino amore. E perciò l’Eterno Padre non con­tento di averci donato Gesù Cristo, suo figlio, affinché ci salvasse con la sua morte, volle do­narci ancora lo Spirito Santo, affinché abitasse nelle anime nostre e le tenesse continuamente ac­cese di carità. E Gesù medesimo si protestò che appunto per infiammare i nostri cuori di questo santo fuoco egli era ventuo in terra, e che altro non desiderava che di vederlo acceso (cfr. Lc 12,49). Pertanto egli, scordate le ingiurie e le ingratitudini ricevute in questa terra dagli uo­mini, salito in cielo, c’inviò lo Spirito Santo.
O Redentore amatissimo, dunque così nelle tue pene ed ignominie, come nelle tue glorie, tu sempre ci ami?
Quindi lo Spirito Santo volle apparire nel ce­nacolo in forma di lingue di fuoco (cfr. Atti 2,3).
E perciò la S. Chiesa ci fa pregare: Ti preghia­mo, Signore, di infiammarci di quello Spirito che il Signore Gesù mandò sulla terra e volle che si accendesse fortemente. Questo poi è stato quel santo fuoco che ha acceso i santi a far grandi co­se per Dio, ad amare i nemici, a desiderare i di­sprezzi, a spogliarsi di tutti i beni terreni e ad abbracciare con allegrezza anche i tormenti e la morte. L’amore non sa stare ozioso e non dice mai basta. Un’anima che ama Dio, quanto più fa per l’amato più desidera di fare, affm di dargli gusto e di più tirarsi il suo affetto. Questo santo fuoco si accende nell’orazione mentale (cfr. Sal 38,4). Se dunque desideriamo di ardere d’amore verso Dio, amiamo l’orazione; questa è la beata fornace dove si accende il divino ardore.

Affetti e preghiere

Mio Dio, sinora non ho fatto niente per te che hai fatto tante grandiose cose per me. Ohimè che la mia freddezza troppo ti incita a rifiutar­mi! Deh! Spirito Santo, scalda ciò che è gelido. Liberami da questa mia freddezza, ed accendi in me un gran desiderio di darti gusto,. lo ora ri­nunzio ad ogni mia soddisfazione, e preferisco prima morire che darti un minimo dispiacere.
Tu comparisti in forma di lingue di fuoco, io ti consacro la mia lingua, affinché ella più non ti offenda. Oh Dio, tu me l’hai data per lodarti, ed io me ne son servito per oltraggiarti e tirare an­che gli altri ad offenderti! Me ne dispiace con tutta l’anima mia. Deh per l’amore di Gesù Cri­sto che in sua vita tanto ti onorò con la sua lin­gua, fà che anche io da oggi innanzi ti onori sempre con recitar le tue lodi, con invocarti spes­so in aiuto, e con parlare della tua bontà e del­l’amore infinito che tu meriti.
Ti amo, mio sommo bene; ti amo, o Dio d’amore.
O Maria, tu sei la sposa più cara dello Spirito Santo: impetrami tu questo santo fuoco.
 
Secondo giorno:
MEDITAZIONE II
L’amore è luce che illumina
Uno dei maggiori danni che a noi recò il pec­cato di Adamo fu il renderci ottenebrata la ra­gione per mezzo delle passioni che offuscano la mente. Povera quell’anima che si fa dominare da qualche passione. La passione è un vapore, è un velo che non ci fa vedere più la verità. Co­me può fuggire il male chi non conosce ciò che è male? Tanto più cresce poi questa oscurità, quanto più crescono i nostri peccati. Ma lo Spi­rito Santo, che si chiama luce beatissima, è co­lui che con i suoi divini splendori non solo in-
fiamma i cuori ad amare, ma di più dilegua le tenebre e fa a noi conoscere la vanità dei beni terreni, il valore dei beni eterni, l’importanza della salvezza, il pregio della grazia, la bontà di Dio, l’amore infinito ch’egli si merita e l’amore immenso che ci porta.
L’uomo naturale non comprende le cose dello Spirito (1 Cor. 2,14). L’uomo infangato nei pia­ceri della terra poco conosce queste verità, e per­ciò l’infelice ama quel che dovrebbe odiare e odia quel che dovrebbe amare. S. Maria Madda­lena de’ Pazzi esclamava: O amore non cono­sciuto, o amore non amato! E perciò diceva S. Te­resa che Iddio non è amato perché non è cono­sciuto. Quindi i santi cercavano sempre a Dio luce: Manda la tua verità e la tua luce (Sal. 42,3); O mio Dio rischiara le mie tenebre (cfr Sal 17,29); Aprimi gli occhi (Sal. 118,18). Sì, perché senza luce non possono evitarsi i precipi­zi, né può trovarsi Dio.

Affetti e preghiere

O santo e divino Spirito, io credo che tu sei vero Dio, ma un solo Dio col Padre e col Figlio. Ti adoro e ti riconosco come il datore di tutti i lumi, con cui mi hai fatto conoscere il male che ho commesso in offenderti e l’obbligo che ho di amarti: te ne ringrazio e mi pento sommamente di averti offeso. lo meritavo che mi abbandona­sti nelle mie tenebre, ma vedo che non mi hai abbandonato ancora. Continua, o Spirito eterno, ad illuminarmi ed a farmi sempre più conoscere la tua infinita bontà, e dammi la forza di amarti per l’avvenire con tutto il mio cuore. Aggiungi grazie a grazie, acciocché io resti dolcemente vinto e costretto a non amare altro che te. Te ne prego per i meriti di Gesù Cristo.
Ti amo, sommo mio bene, ti amo più di me stesso. lo voglio essere tutto tuo, accettami tu e non permettere che da te io più mi parta.
O Maria madre mia, assistimi sempre con la tua intercessione.
 

Terzo giorno:

MEDITAZIONE III

L’amore è acqua che sazia
L’amore si chiama anche fonte viva. Disse il nostro Redentore alla Samaritana: Chi beve del­l’acqua che io gli darò non avrà mai più sete (Gv 4,13). L’amore è acqua che sazia; chi ama Dio di vero cuore non cerca né desidera niente più perché in Dio trova ogni bene. Per cui, con­tento di Dio, lieto va sempre dicendo: Dio mio, tu sei ogni mio bene. Perciò Dio si lagna di tante anime che vanno mendicando miseri e brevi di­letti dalle creature e lasciano quello che è un bene infinito e fonte di ogni gaudio: Essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne screpolate, che non tengono l’ac­qua (Ger 2,13). Per tanto Dio che ci ama e de­sidera di vederci contenti, grida e fa sapere a tutti: Chi ha sete venga a me e beva (Gv 7,37). Chi desidera di essere beato venga a me, che io gli donerò lo Spirito Santo che lo renderà beato in questa e nell’altra vita: Chi crede in me. con­tinua a dire, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno (Gv 7,38). Chi dunque crede ed ama Gesù Cristo sarà arricchito di tanta grazia, che dal suo cuore – il cuore, cioè la volontà, è il ventre dell’anima – sgorgheranno più fonta­ne di sante virtù, che non solo gioveranno a con­servar la vita sua, ma anche a dar la vita agli al­tri. Ed appunto quest’acqua era lo Spirito Santo, l’amore sostanziale che Gesù Cristo promise di mandarci dal cielo dopo la sua ascensione (cfr. Gv 7,39).
La chiave che apre i canali di quest’acqua beata è la santa preghiera che ci ottiene ogni bene in virtù della promessa che otterrete (Gv 16,24). Noi siamo ciechi, poveri e deboli, ma la preghiera ci ottiene luce, fortezza e ricchezze di grazia. Dicea Teodoreto che chi prega riceve quanto desidera. Iddio vuol darci le sue grazie, ma vuol essere pregato.

Affetti e preghiere

Signore, dammi di quest’acqua (Gv 4,15). Ge­sù mio, vi pregherò, colla Samaritana, datemi quest’acqua del vostro amore, che mi faccia scordare della terra per vivere solo a voi, ama­bile infinito.
Bagna ciò che è arido. L’anima mia è la terra arida che non produce altro che sterpi e spine di peccati; deh innaffiatela voi con la vostra gra­zia, affinché renda qualche frutto di gloria a voi prima di uscire da questo mondo con la morte.
O fonte d’acqua viva, o sommo bene, quante volte io ti ho lasciato per le pozzanghere di que­sta terra che mi hanno privato del tuo amore! Oh fossi morto e non ti avessi offeso! Ma per l’avvenire io non voglio cercare altro che te, mio Dio. Soccorrimi tu e fa’ che io ti sia fedele.
Maria, speranza mia, tienimi sempre sotto il tuo manto.
 
Quarto giorno:
MEDITAZIONE IV
L’amore è rugiada che feconda
L’amore feconda i buoni desideri, i santi propo­siti e le opere sante delle anime: questi sono i fiori e i frutti che produce la grazia dello Spirito Santo.
L’amore si chiama anche rugiada perché tem­pera gli ardori degli appetiti malvagi e delle ten­tazioni. Perciò chiamasi anche lo Spirito Santo temperamento e dolce refrigerio nel calore. Que­sta rugiada scende nei nostri cuori nel tempo del­l’orazione. Basta un quarto d’ora di orazione per sedare ogni passione di odio o di amor disordi­nato, per ardente che sia. Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore (Ct 2,4). La santa meditazione appunto è que­sta cella ove si ordina l’amore, amando il pros­simo come noi stessi e Dio sopra ogni cosa. Chi ama Dio ama l’orazione, e chi non ama l’orazio­ne è moralmente impossibile che superi le sue passioni.

Affetti e preghiere

O santo e divino Spirito, io non voglio vivere più per me stesso; i giorni che mi restano di vita voglio spenderli tutti in amarti e compiacerti. Perciò ti prego di darmi il dono dell’orazione. Vieni tu nel mio cuore, ed insegnami a farla co­me si deve. Dammi fortezza di non tralasciarla per tedio in tempo di aridità; e dammi lo spirito di preghiera cioè la grazia di sempre pregarti e di farti quelle preghiere che sono più care al tuo divino Cuore.
Io ero perduto già per i peccati miei, ma vedo che tu, con tante finezze che mi hai usate, mi vuoi salvo e santo; ed io voglio farmi santo per darti gusto e per più amare la tua infinita bontà. Ti amo, mio sommo bene, mio amore, mio tut­to, e perché ti amo tutto a te mi dono.
O Maria speranza mia, proteggimi tu.
 
Quinto giorno:
MEDITAZIONE V
L’amore è riposo che ricrea
Chiamasi in oltre l’amore nella fatica, riposo; nel pianto, conforto. L’amore è riposo che ri­crea; poiché l’ufficio principale dell’amore è di unire la volontà dell’amante con quella dell’ama­to. Ad un’anima che ama Dio, in ogni affronto che riceve, in ogni dolore che patisce, in ogni perdita che le capita, basta a rasserenarla il sa­pere che è volontà dell’amato che ella patisca quel travaglio. Con dir solamente: Così vuole il mio Dio, in tutte le tribolazioni trova pace e con­tento. Questa è quella pace che supera tutti i pia­ceri del senso. S. Maria Maddalena de Pazzi in dir solamente Volontà di Dio, si sentiva riempi­re di gaudio.
In questa vita ognuno ha da portar la sua cro­ce; ma dice S. Teresa che la croce è dura a chi la strascina, non già a chi l’abbraccia. Così ben
sa il Signore ferire e sanare, come disse Giobbe (cfr. Gb 5,18). Lo Spirito Santo, con la sua dol­ce unzione, rende dolci ed amabili anche le igno­minie ed i tormenti. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te (Mt 11,26). Così dobbiamo dire in tutte le cose avverse che ci accadono: Così sia fatto, Signore, perché così è piaciuto a voi. E quando ci atterisce qualche timore di mal tem­porale che può avvenirci, diciamo sempre: Fate voi, mio Dio; quanto farete, tutto da ora l’accet­to. E quindi giova come facea S. Teresa, offrirsi spesso durante il giorno a Dio.

Affetti e preghiere

Mio Dio, quante volte per far la mia volontà mi sono opposto alla volontà tua disprezzando­la! Mi dolgo di questo male più d’ogni altro ma­le. Signore, io da oggi innanzi voglio amarti con tutto il mio cuore: Parla, o Signore, perché il tuo servo ti ascolta (1 Sam 3,10). Ditemi quel che volete da me, che io tutto voglio farlo. La vostra volontà sarà sempre l’unico mio deside­rio, l’unico amore.
Aiuta tu, o Spirito Santo, la mia debolezza. Tu sei la stessa bontà, come io posso amare altra cosa che te? Deh, tira a te tutti gli affetti miei con la dolcezza del tuo santo amore. Io lascio tutto per darmi tutto a te. Accettami e soccor­rimi.
O Madre mia Maria, in te confido.  
 
Sesto giorno:
MEDITAZIONE VI
L’amore è la virtù che dà forza
Forte come la morte è l’amore (Ct 8,6). Sic­come non vi è forza creata che resista alla mor­te, così non v’è difficoltà per un’anima amante, che non ceda all’amore. Quando si tratta di pia­cere all’amato, l’amore supera tutto, perdite, di­sprezzi e dolori. Niente è così dif icile da non esser vinto dal fuoco, come dice sant’Agostino. Questo è il contrassegno più certo per conoscere se un’anima veramente ama Dio: se è fedele nel suo amore così nelle cose prospere come nell’av­verse.
Diceva S. Francesco di Sales che « Dio tanto è amabile quando ci consola come quando ci fla­gella, perché tutto fa per amore ». Anzi quando più ci flagella in questa vita, allora più ci ama. S. Gio. Grisostomo stimava più felice S. Paolo incatenato, che S. Paolo rapito al terzo cielo. Perciò i santi martiri, stando nei tormenti, giu­bilavano e ne ringraziavano il Signore, come della grazia più grande che a loro faceva dando loro di patire per suo amore. E gli altri santi, ove sono mancati i tiranni ad affliggerli, essi sono divenuti carnefici di loro stessi con le penitenze, per dar gusto a Dio. Dice S. Agostino che chi ama non fatica, e se fatica la stessa fatica è amata.

Affetti e preghiere

O Dio dell’anima mia, io dico che ti amo; ma poi che faccio per amor tuo? Niente. Dunque è segno che non ti amo o ti amo troppo poco. Mandami dunque, o Gesù mio, lo Spirito Santo, che venga a darmi forza di patire per tuo amo­re, e di far qualche cosa per te prima che mi giunga la morte. Deh non farmi morire, amato mio Redentore, così freddo ed ingrato come ti sono stato finora. Dammi vigore ad amare il pa­tire, dopo tanti peccati che mi hanno meritato l’inferno.
O mio Dio tutto bontà e tutto amore, tu desi­deri di abitare nell’anima mia da cui tante volte ti ho discacciato; vieni, abita, possiedila e rendi­tela tutta tua.
lo ti amo, o Signor mio, e se ti amo tu già stai con me, come assicura S. Giovanni: Chi sta nel­l’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui (1 Gv 4,16). Poiché dunque tu stai con me, accresci le fiamme, accresci le catene, acciocché io non bra­mi, non cerchi, non ami altri che te, e così legato non abbia mai a separarmi dal tuo amore. lo voglio essere tuo, o Gesù mio, e tutto tuo.
O regina ed avvocata mia Maria, ottienimi amore e perseveranza. 
 
Settimo giorno:
MEDITAZIONE VII
L’amore fa che Dio abiti nell’anima
Lo Spirito Santo si chiama dolce ospite dell’a­nima. Questa fu la grande promessa fatta da Ge­sù Cristo a chi l’ama quando disse: Se voi mi amate, io pregherò il Padre, ed egli vi manderà lo Spirito Santo, acciocché abiti sempre con voi (cfr. Gv 14,15-16).
Poiché lo Spirito Santo non abbandona mai un’anima, se non è da quella discacciato (Conc. di Trento 1.6, cap. 11).
Abita dunque Dio in un’anima che l’ama, ma si dichiara che non è contento se noi non l’amia­mo con tutto il cuore. Scrive S. Agostino che il senato romano non volle ammettere Gesù Cristo nel numero degli dei, dicendo ch’egli è un Dio superbo che vuol essere solo ad essere adorato. E così è: egli non vuole compagni in quel cuore che ama, vuol essere solo ad abitarvi, solo ad essere amato. E quando non si vede solo ad es­sere amato, invidia, per così dire, come scrive S. Giacomo, quelle creature che tengono parte di quel cuore ch’egli vorrebbe tutto per sé: Fino alla gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi (Gc 4,5). Perciò egli loda quell’a­nima che, come la tortorella, vive solitaria e na­scosta dal mondo (cfr. Ct 1,9) perché non vuole che il mondo si prenda parte di quell’amore ch’egli desidera tutto per sé. Perciò ancora loda la sua sposa chiamandola Orto chiuso ad ogni amore di terra (cfr. Ct 4,12).
Forse Gesù non si merita tutto il nostro amo­re? Dice il Grisostomo che Gesù ti ha dato tutto il suo sangue e la vita, non gli resta più che darti.

Affetti e preghiere

Mio Dio, vedo che mi vuoi tutto per te. lo tante volte ti ho scacciato dall’anima mia, e tu non hai sdegnato di ritornare ad unirti con me. Deh, prendi ora possesso di tutto me stesso. Og­gi a te tutto mi dono; accettami, Gesù mio, e non permettere che io abbia da vivere per l’av­venire neppure per un momento senza il tuo amore. Tu cerchi me, ed io non cerco altro che te. Tu vuoi l’anima mia, e l’anima mia non vuol altro che te. Tu mi ami, ed io ti amo; e giacché mi ami, legami con te, affinché da te io più non mi allontani.
O Regina del cielo, in te confido. 
 
Ottavo giorno:
MEDITAZIONE VIII
L’amore è laccio che stringe
Siccome lo Spirito Santo, che è l’amore in­creato, è laccio indissolubile che stringe il Padre col Verbo eterno, così unisce anche l’anima con Dio, secondo quanto dice sant’Agostino. S. Lo­renzo Giustiniani esclamava: « Dunque, o amo­re, il tuo laccio ha tanta forza, che ha potuto legare un Dio ed unirlo alle anime nostre! ». I legami del mondo sono legami di morte, ma i le­gami di Dio sono legami di vita e di salute (cfr. Sir 6, 31). Sì, perché i legami di Dio, per mezzo dell’amore, ci uniscono con Dio che è la vera ed unica nostra vita.
Prima della venuta di Gesù Cristo fuggivano gli uomini da Dio ed, attaccati alla terra, ricusa­vano di unirsi col loro Creatore; ma l’amante Signore con legami d’amore li ha tirati a sé, co­me promise per mezzo del profeta Osea: Io li traevo con legami di bontà, con vincoli di amo­re (Os 11,4). Questi vincoli sono i suoi benefici, i lumi, le chiamate al suo amore, le promesse del paradiso, ma soprattutto è stato il dono che ci ha fatto di Gesù Cristo nel sacrificio della croce e nel Sacramento dell’altare, e per ultimo nell’averci dato lo Spirito Santo. Per tanto escla­ma il Profeta: Sciogliti dal collo i legami, schia­va figlia di Sion (Is 52,2) : 0 anima, tu che sei
creata per il cielo, sciogliti dai legami della ter­ra, e stringiti a Dio col laccio del santo amore. Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione (Col 3,14). L’amore è un vincolo che unisce seco tutte le virtù, e ren­de l’anima perfetta. Diceva S. Agostino: « Ama Dio, e fa quel che vuoi ». Sì, perché chi ama Dio procura di sfuggire ogni disgusto dell’amato, e cerca in tutte le cose di piacere all’amato.

Affetti e preghiere

Caro mio Gesù, troppo tu mi hai obbligato ad amarti, troppo ti è costato il procurarti l’amor mio; troppo ingrato io sarei, se ti amassi poco o dividessi il mio cuore fra le creature e te, dopo che tu mi hai dato il sangue e la vita. lo voglio staccarmi da tutto, e solo in te voglio mettere tutti gli affetti miei. Ma io sono debole ad ese­guire questo mio desiderio; tu che me lo dai, dammi la forza di eseguirlo.
Ferisci, amato mio Gesù, il mio povero cuore col dardo del tuo amore, acciocché io sempre lan­guisca per desiderio di te, e mi liquefaccia per amor tuo. Che io cerchi, brami e trovi sempre e solo te.
Gesù mio, te solo voglio e niente più. Fà che io lo replichi sempre in vita e specialmente nel punto di mia morte: Te solo voglio e niente più.
O Maria madre mia, fà che da oggi avanti io non voglia altro che Dio. 
 
Nono giorno:
MEDITAZIONE IX
L’amore è tesoro d’ogni bene
L’amore è questo tesoro di cui il Vangelo dice che si deve lasciar tutto per acquistarlo. Sì, per­ché l’amore ci fa partecipi dell’amicizia di Dio.
« Uomo, dunque, dice S. Agostino, che vai cercando beni? Cerca un solo bene in cui sono tutti i beni ».
Ma questo Dio non possiamo trovarlo se non lasciamo le cose della terra. Scrive S. Teresa: « Distacca il cuore dalle creature, e troverai Dio ». Chi trova Dio trova quanto desidera: Cer­ca la gioia nel Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore (Sal 36,4). Il cuore umano va sempre cer­cando beni che possano renderlo felice; ma se egli li cerca dalle creature, per quanto ne riceve da quelle, non resta mai contento; ma se non vuole altro che Dio, Dio contenterà tutti i suoi desideri.
Chi sono i più felici in questa terra, se non i santi? E perché? Perché essi vogliono e cercano solo Dio. Un certo principe, andando a caccia, vide un solitario che andava scorrendo per la selva; gli domandò che andava facendo per quel deserto? Quegli rispose: « E tu, principe, che vai cercando? ». Il principe: « Vado a caccia di belve »; e l’eremita: « Ed io vado a caccia di Dio ».
A S. Clemente il tiranno presentò oro e gem­me, affinché rinnegasse Gesù Cristo. Il santo so­spirando esclamò: « Oimè, un Dio si mette a confronto di un po’ di fango! ».
Beato chi sa conoscere questo tesoro del di­vino amore e cerca di ottenerlo! Chi l’ottiene, da se stesso si spoglierà di tutto, per non aver altro che Dio. « Quando la casa va a fuoco, dice S. Francesco di Sales, si buttano tutte le robe dal­la finestra ». E il padre Segneri Iuniore, gran servo di Dio, solea dire che l’amore è un ladro che ci spoglia di tutti gli affetti terreni, fino a concludere: « E che altro vogl’io se non solo voi, mio Signore? ».

Affetti e preghiere

Mio Dio, io per il passato non ho cercato te, ma me stesso e le mie soddisfazioni e per queste ho voltato le spalle a te, sommo bene. Ma mi consola quel che dice Geremia: Buono è il Si­gnore … con l’anima che lo cerca (Lam 3,25).
Mi dice che voi siete tutto bontà verso chi vi cerca.
Amato mio Signore, conosco il male che ho fatto in lasciarti e me ne dolgo con tutto il cuo­re. Conosco il tesoro infinito che tu sei; non vo­glio abusare di questa luce; io lascio tutto, e ti eleggo per unico mio amore. Mio Dio, mio amo­re, mio tutto, io ti amo, ti bramo, ti sospiro.
Deh, Spirito Santo, vieni e col tuo santo fuo­co distruggi in me ogni affetto che non è per te. Fà ch’io sia tutto tuo, e vinca tutto per darti gusto.
O avvocata e Madre mia Maria aiutami tu con le tue preghiere.
 
Decimo giorno:
MEDITAZIONE X
Mezzi per amare Dio e farsi santo
Chi più ama Dio si fa più santo. Diceva S. Francesco Borgia che l’orazione introduce nel cuore umano l’amore divino; la mortificazione poi è quella che toglie dal cuore la terra e lo rende capace di ricevere quel santo fuoco. Quan­to più di terra vi è nel cuore, tanto meno di luo­go vi trova il santo amore. (lob. XXVIII, 12, 13). Perciò i santi hanno cercato di mortificare quanto più poteano l’amor proprio ed i loro sen­si. 1 santi son pochi; ma bisogna vivere con i pochi se vogliamo salvarci con i pochi, come scrive S. Giovanni Climaco. E S. Bernardo dice che chi vuol fare vita perfetta bisogna che faccia vita singolare.
Prima di tutto però per farsi santi è neces­sario aver desiderio di farsi santi: desiderio e risoluzione. Alcuni sempre desiderano ma non mai cominciano a metter mano all’opera. « Di queste anime irresolute, dicea S. Teresa, non ha paura il demonio ». All’incontro diceva la santa che « Dio è amico delle anime generose ». Il de­monio cerca di farci apparir superbia il pensare di fare grandi cose per Dio. Sarebbe superbia se noi pretendessimo farle confidando nelle no­stre forze; ma non è superbia il risolverci di farci santi fidandoci di Dio e dicendo: Tutto posso in Colui che mi dà la forza (Fil 4,13).
Bisogna dunque farsi animo, risolversi e co­minciare. La preghiera può tutto. Quel che non possiamo noi con le nostre forze, ben lo potre­mo con l’aiuto di Dio, il quale ha promesso di darci quanto noi gli cerchiamo (cfr. Gv 15,7).

Affetti e preghiere

Caro mio Redentore, tu desideri il mio amore e mi comandi di amarti con tutto il cuore. Sì, Gesù mio, con tutto il cuore io voglio amarti.
No, mio Dio, ti dirò confidando nella tua mi­sericordia, non mi spaventano i miei peccati commessi, perché ora li odio e detesto sopra ogni male; e so che tu ti scordi delle offese di un’ani­ma che si pente e ti ama. Anzi perché io più de­gli altri ti ho offeso, più degli altri ti voglio ama­re, coll’aiuto che da te spero.
Mio Signore, tu mi vuoi santo, ed io voglio farmi santo per darti gusto. Ti amo, bontà infi­nita. A te tutto mi dono. Tu sei l’unico mio be­ne, l’unico mio amore. Accettami, amor mio, e rendimi tutto tuo e non permettere che io ti dia più disgusto. Fà ch’io tutto mi consumi per te, come tu ti sei tutto consumato per me.
O Maria, o sposa la più amante dello Spirito Santo e la più amata, impetrami amore e fe­deltà. 
La Novena dello Spirito Santo fu pubblicata nella IIa  Parte della Via della salute per la pri­ma volta a Napoli nel 1766. Si tratta di dieci meditazioni, stilate secondo il metodo composi­tivo abituale al santo: meditazione propriamente detta, rapida e tutta succo, con Affetti e preghie­re. La prima si rivolge alla mente, i secondi sol­lecitano cuore e volontà coinvolgendo nell’ope­razione la persona in tutto il suo spessore antro­pologico.
I titoli stessi delle meditazioni rivelano la fon­te di ispirazione: cioè i due inni liturgici: « Veni, Creator » e « Veni, Sancte Spiritus ». Ne ripro­pongono le immagini vibranti e i simboli plasti­ci, offrendoci quella che oggi si è soliti chiamare la dimensione pneumatica della vita cristiana. Solo che in S. Alfonso la fonte liturgica è rivis­suta al calore della sua inconfondibile spiritualità incentrata sull’amore operativo, cioè « pratico », fatto di propositi e risoluzioni.
Come già per i misteri del Natale, della Pas­sione e dell’Eucaristia, anche qui il S. Alfonso poeta e artista viene incontro al S. Alfonso scrit­tore, a riprova che l’intervento ascetico del santo tende a penetrare la persona in ogni sua fibra.
In proposito ricordiamo la canzoncina Allo Spi­rito Santo: «Andate, o speranze, o affetti terre­ni », dove, ricalcando le dieci meditazioni, le invocazioni trascorrono attraverso le immagini più suggestive che la liturgia applica allo Spirito Santo.
Ricordiamo poi il quadro della Madonna del­lo Spirito Santo, una Madonna cioè (e citiamo lo stesso S. Alfonso) « che nel petto tiene dipinto lo Spirito Santo », còlta nel momento in cui pro­nunzia il « Fiat » all’incarnazione del Verbo. L’immagine, disegnata da S. Alfonso e dipinta, su una richiesta, dall’amico Francesco De Mu­ra (1696-1782), uno dei più celebri pittori del Settecento napoletano, risale quasi certamente al periodo giovanile del santo, insieme al Crocifisso e alla Madonna ovale. S. Alfonso, lasciando Na­poli portò con sé le tre tele dipinte da avvocato e le lasciò alla sua Congregazione con testamen­to redatto il 7 ottobre 1763 (a un anno circa dalla sua consacrazione a vescovo). Della Ma­donna dello Spirito Santo, andata smarrita, si conserva una incisione a stampa (qui ripro­dotta).
I missionari redentoristi riproponendo l’opu­scolo del loro Fondatore auspicano che i fedeli si aprano sempre maggiormente alle ispirazioni dello Spirito Santo nella loro vita.

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