VIDEO-STORIA
http://www.youtube.com/watch?v=Jg1uy85FWQ0La madre fu la prima ispiratrice dei suoi ideali morali e della sua sensibilità e, anche se molto più tardi, della sua accettazione della Chiesa come autorità universale. Fu educato nella fede cristiana e fu registrato come un catecumeno, anche se non ricevette il battesimo; una pratica comune, in quell’epoca, infatti, riservava il battesimo agli adulti. Agostino si recò a Cartagine verso la fine del 370 per diventare avvocato, e studiò retorica all’università dal 372 al 375. Pare che abbia imparato molto poco dai suoi insegnanti, ma fu molto influenzato dalla lettura di Cicerone, in particolare da Hortensius (di cui oggi si conoscono solo il titolo e l’argomento), dalla sua disputa intorno alla natura della felicità e del male e dalla sua ricerca della verità.
Impiegò dieci anni per abbandonare (anche se in alcune opere
filosofiche sono rimasti) gli artifizi retorici che potevano ostacolare
sia l’urgente apertura della sua anima a Dio e agli uomini, sia
l’intensità profetica con la quale espresse le sue riflessioni per gli
altri. Lo stile latino che sviluppò non si basava su un ordine e un
equilibrio armonioso e prevedibile. Ben presto abbandonò il progetto di diventare avvocato, e per nove anni fu a capo di una scuola di grammatica e di retorica a Cartagine. Abbandonò la carriera accademica, socialmente prestigiosa, e si concentrò piuttosto sugli studi filosofici e teologici, studiando e insegnando. Agostino fu essenzialmente un autodidatta.Nel 383 andò segretamente (all’insaputa della madre che glielo avrebbe impedito) a Roma per aprire una scuola di retorica, ma si scontrò con l’usanza degli alunni di cambiare spesso maestri per frodarli delle rette. Agostino era anche un giovane uomo estremamente sensuale, attirato dai piaceri del sesso come dalla vitalità delle idee. Per quindici anni visse con una donna nello stato semi tollerato del concubinato, che evitava un impegno per tutta la vita. Nel 372 ebbero un figlio, Adeodato (donato da Dio). Nel 384 andò a Milano dove venne nominato professore di retorica e oratore pubblico. La sua delusione intellettuale ed emozionale decisiva nei confronti del manicheismo avvenne nel 385 quando per caso iniziò a leggere le traduzioni latine delle opere neoplatoniche di Plotino e Porfirio e iniziò una nuova ricerca delle verità ultime. Gli appariva necessario ora accettare l’esistenza di Dio come condizione indispensabile al pensiero, concepito come conoscenza razionale.
La madre lo raggiunse a Milano e, con la forza della sua ricchezza spirituale e
intellettuale, rinnovò la sua influenza sul figlio. Nel 385 Agostino abbandonò la donna con cui aveva convissuto per
tutti quegli anni, la quale fece ritorno in Africa: la sua nuova
religiosità era più forte, così pareva, di ogni pensiero di
regolarizzare l’unione. Il I vescovo di Milano Ambrogio (7 dic.) gli fece intuire che era possibile e lecito interpretare la Bibbia allegoricamente, cosi da trovarsi in sintonia con le idee platoniche, che egli trovava sempre più affascinanti. Fu grazie ad Ambrogio, che conosceva molto bene il greco, che probabilmente Agostino acquisì molta della sua conoscenza della teologia orientale. La
Bibbia era il testimone necessario che metteva in grado Agostino di
unire i pensieri intimi della conoscenza e dell’esperienza: amare Dio per la sua gloria, e gli uomini per la gloria di Dio. Era impressionato dagli esempi di quei neoplatonici e, soprattutto, di quei monaci egiziani che aveva incontrato a Milano, che abbandonavano la vita mondana per
condurre una vita ascetica, seguendo Cristo uomo per raggiungere Cristo
Dio: «Cristo Dio è la dimora a cui aneliamo. Cristo uomo è la strada
che ci conduce a essa. Andiamo verso di lui per mezzo di lui. Perché
dovremmo aver paura di perderci?» {Sermoni, 123, 3, 3).SANT’ AGOSTINO – FICTION RAI
1a parte: http://www.youtube.com/watch?v=WgYSO4lJmr4&feature=related2a parte: http://www.youtube.com/watch?v=jqT4OT0MPcc
Nel settembre 386 Agostino si ritirò in una casa di campagna a Cassiciacum, vicino a Milano, che l’amico Verecondo gli aveva prestata. La madre, il figlio quindicenne (che morì poco dopo), il fratello Navigio e diversi altri amici lo accompagnarono. Agostino si dedicò alla preghiera e alla penitenza in preparazione alla sua nuova vita. Venne battezzato a quasi trentatré anni da Ambrogio a Milano, la vigilia di Pasqua del 387. Partì quasi subito per Ostia, dove pare che abbia condiviso con la madre la «visione di Ostia», un’esperienza quasi mistica, o una forma di illuminazione sacra, già anticipata nelle «ascensioni della mente» prima della conversione a Milano.
Monica morì nell’autunno del 387, e nel 388 Agostino fece ritorno in Nord Africa, dove condusse una vita semi monastica con un gruppo di seguaci, nella sua casa di Tagaste: «Non vi era niente di meglio e niente di più dolce che fissare il tesoro divino senza rumori e senza confusione » {Miscellanea, 1).

Era compito di Agostino e di tutti i pastori correggere i peccatori, gli eretici e gli
scismatici per assicurare loro la salvezza.
L’imperatore Teodosio scrisse un editto contro gli eretici nel 392, e
negli scritti del 400 e del 408. Agostino sostenne l’intervento
legislativo dello stato contro gli eretici e contro quella che appariva
la giusta persecuzione di coloro che si erano allontanati dalla Chiesa.
Sarebbe diventato una delle autorità maggiori per sostenere la successiva concezione dello stato come braccio esecutivo della Chiesa. La
conversione forzata in questa vita era meglio della dannazione in
quella futura. Sarebbe sbagliato, tuttavia, pensare che Agostino fosse
un pastore essenzialmente teorico e, in ambito pratico, incline alla
condanna. Era un vescovo attivo e premuroso in un’epoca di guerre e invasioni terribili, di conflitti sociali, e di scontri di interessi politici e materiali che colpivano e sconvolgevano la vita dei ricchi e dei poveri, delle città e degli imperi. In un’epoca molto simile alla nostra, Agostino si prodigava per i poveri e i più sfortunati, si preoccupava che i beni della Chiesa venissero amministrati e utilizzati correttamente,
che le tasse civili ed ecclesiastiche fossero imposte equamente e si
faceva coinvolgere nelle situazioni nelle quali si doveva fare
riferimento all’ordine divino. Raccoglieva in chiesa offerte per coloro
che erano caduti in miseria ed insisteva affinché i fedeli procurassero
una volta all’anno dei vestiti per i poveri di ogni parrocchia, e non esitava a contrarre debiti consistenti per la gente povera. Possidio narra che a volte fondeva dei vasi sacri per riscattare i prigionieri.
Santa Monica descritta dal figlio
Era il consigliere spirituale di molte persone,
da amici intimi ad autorità locali. Invitava spesso a mangiare con lui
dei pagani, ma mai cristiani dichiaratamente peccatori. Era fedele
alle tre regole di Ambrogio: mai fare a gara con chi commette degli
errori; mai persuadere qualcuno a fare il soldato; e mai andare a cena
fuori nella tua città in caso tu abbia ricevuto molti inviti. Verso il 397 la sua saggezza confluì negli scritti delle Confessioni, che divennero non solo la testimonianza di numerosi anni di autoanalisi, ma anche la drammatica indagine sulla natura delle motivazioni e delle potenzialità umane, del bisogno di perfezione e di compimento e della sua inevitabile infattibilità.
è stata criticata, modificata, o rigettata totalmente da tutte le
principali Chiese cristiane e sarebbe difficile trovare un teologo
moderno che condivida il giudizio secondo il quale un bambino non
battezzato è dannato in eterno o un rapporto sessuale, anche all’interno
del matrimonio, è in un certo senso colpevole se non ha esplicitamente
il fine di procreare. D’altra parte, la convinzione che le donne non
siano adatte per la loro natura al sacerdozio, è ancora diffusa nelle
Chiese cristiane. Verso la fine della vita di Agostino, Galla Placidia,
reggente dell’impero, divenne a torto sospettosa nei confronti del conte
Bonifacio, che era stato generale imperiale in Africa.Bonifacio spinse Genserico, re dei vandali, a invadere le province africane. Agostino scrisse a Bonifacio per ricordargli i suoi doveri, ma quando Bonifacio fece un tentativo di riconciliazione, era oramai troppo tardi per fermare l’invasione. Ci furono massacri, saccheggi, molte città vennero distrutte, le chiese bruciate e il clero venne ridotto in miseria. Agostino morì nel 430 durante l’assedio dei vandali durato quattordici mesi alla città di Ippona, gremita non solo da rifugiati, tra cui Bonifacio, ma anche da lavoratori agricoli i cui canti Agostino aveva celebrato come segno di pace e concordia finalmente ritrovate: «Mietendo, raccogliendo l’uva e in ogni lavoro a cui si dedicano, essi iniziano a mostrare la loro letizia con le parole, ma ben presto diventano talmente gioiosi da abbandonare le sillabe ed elevare un canto di gioia senza parole» {Sui Salmi il, 8).
Agostino era una persona di grande integrità e profondità. Tuttavia queste virtù a volte lo imprigionavano in un arido e rigido legalismo, anche se allo stesso tempo lo rendevano capace di affrontare ogni nuovo violento assalto allo spirito e alla comunità degli uomini: «Se non vi è giustizia, che cosa è un regno se non una massa di delinquenti? E che cosa è una banda di delinquenti se non un regno più piccolo?» (Città di Dio 2, 21).
Il pensiero di Agostino fu sempre connesso agli eventi della sua vita; infatti ogni suo progresso può essere ascritto a un’esperienza personale decisiva. Il suo confrontarsi con una serie di problemi produsse dei cambiamenti decisivi nel pensiero dell’antichità classica. Anche lo sviluppo della psicologia introspettiva e analitica, o “profonda”, avvenuto all’inizio del XX secolo, deve molto alla tradizione letteraria dell’osservazione del comportamento umano e soprattutto del rapporto tra le battaglie interiori della mente e delle emozioni e le azioni esteriori, di cui Agostino fu l’iniziatore: «Se
non vuoi avere paura, metti alla prova il tuo io più profondo. Non
toccarne solo la superficie ma vai in fondo al tuo essere e raggiungi
gli angoli più reconditi del tuo cuore» (Sermoni }48, 2). È INVOCATO: – contro tosse e animali nocivi – come protettore di teologi e tipografi
FONTE: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler

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