Agnese nacque da genitori benestanti nel paese toscano di Gracciano Vecchio, a pochi chilometri da Montepulciano; vi sono alcuni dubbi sulla sua data di nascita; di solito si ritiene essere il 1268 ma il suo primo biografo, il B. Raimondo da Capua (5 ott.), indica il 1274. Appena la madre, Francesca Segni, la diede alla luce, per qualche ora, nella camera, apparvero misteriosamente moltissimi ceri ardenti. La bimba crebbe con una straordinaria inclinazione alla preghiera, che la portò presto a desiderare la vita claustrale. Aveva circa nove anni quando entrò nel locale convento delle suore del Sacco (così chiamate per gli abiti ruvidi) che seguivano una vita austera.
VIDEO-STORIA
Tra esse si distingue subito per la pietà sotto la guida della maestra delle novizie, Suor Margherita. A partire da quel momento il Signore la favorì di straordinari carismi. Nella sua ininterrotta unione con Dio fu vista più volte sospesa per aria. Un giorno, meditando la Passione di Gesù, fu sollevata da una ardente amore tanto in alto da giungere ad abbracciare il crocifisso posto sull’altare. Ammaestrata dallo Spirito Santo, Agnese crebbe assennata e ubbidiente. Maria SS. Le apparve e le diede tre pietre dicendole; “Figlia mia, prima di morire costruirai un monastero in mio onore, prendi queste tre pietruzze e ricordati che il tuo edificio dovrà essere fondato sulla fede costante e la confessione dell’altissima e indivisibile Trinità”.Agnese ebbe da Dio il dono dei miracoli. Quasi tutte le cose che toccava per distribuirle alle suore, si trovavano sovente o aumentate o migliorate. Più volte moltiplicò le cibarie e i denari occorrenti per pagare i muratori. Un giorno venne a mancare il pane. All’ora del desinare Agnese volle sedersi ugualmente a tavola, con le altre religiose. Dopo aver tessuto loro l’elogio della pazienza, si raccolse in preghiera, sollevò gli occhi e le mani al cielo come per accogliere qualcosa che le veniva dall’alto, e le ritrasse alla presenza di tutte con un pane freschissimo, recante ancora sotto di sé la cenere del forno. Al diffondersi della fama di tanti prodigi, due camaldolesi discesero d’inverno dai loro romitori per farle visita. Dopo un lungo intrattenimento sulla vita spirituale, Agnese li fece sedere a tavola e li invitò a cibarsi delle elemosine fatte al monastero da pii benefattori. Mentre tra un boccone e l’altro continuavano a ragionare di Dio, d’improvviso apparve sopra un piatto una freschissima rosa. Alla sorpresa dei due eremiti, la santa esclamò: “II Signore ha voluto mandare questo fiore estivo per mostrare quanto le vostre parole hanno riscaldato il mio spirito illanguidito, con il fuoco della carità“.
Le ristrettezze che si imponeva erano durissime: per quindici anni visse a pane e acqua e dormì sul pavimento usando una pietra come cuscino; per le penitenze che continuamente praticava, contrasse una grave malattia, da cui più non guarì. Per volere dei medici e dei superiori dovette moderare le austerità. Ne approfittarono le suddite per prepararle uno squisito piatto di carne. Provando un invincibile avversione a quel brusco cambiamento di cibo, Agnese supplicò il Signore che glielo trasformasse in pesce ed egli all’istante la esaudì.
Le sue figlie spirituali si guardavano bene dal commettere qualsiasi mancanza perché sapevano per esperienza come la loro superiora avesse pure il dono della scrutazione dei cuori e della profezia. Un giorno, mentre ella pregava con loro davanti ad un’immagine della Madonna, per la pace di Montepulciano, d’un tratto vide il volto della Vergine contrarsi con spasimo, stillare gocce di sudore e trarre un respiro breve e affannoso. La santa comprese che, a causa dei peccati di molti, la città sarebbe stata sconvolta dalla guerra. Infatti, nella prima metà del secolo XIV, i fratelli Jacopo e Nicolò Della Pecora, si misero in testa di sottrarre Montepulciano al dominio dei senesi, ma inutilmente, nonostante l’aiuto ora di Perugia, ora di Firenze.
Consunta dalle fatiche, Agnese si mise a letto e si dispose alla morte. Alle religiose piangenti disse: “Se mi amaste veramente, non piangereste così; gli amici si rallegrano del bene che capita ai loro amici. Il più grande bene che mi possa capitare, è di andarmene allo sposo. Siate fedeli a uno sposo così buono! Perseverate sempre nell’ubbidienza e vi prometto di esservi più utile in cielo che se restassi tra voi”. Poco dopo sollevò gli occhi e le mani al cielo e disse sorridendo; “II mio amato mi appartiene, io non lo abbandonerò più!”. Agnese morì il 20-4-1317, a mezzanotte, e apparve a molti in diverse località.
Il suo corpo, deposto nella chiesa del monastero, che prese il nome di Sant’Agnese, emanò una deliziosa fragranza e sanò molti malati, I poliziani invece di affidare alla terra il suo corpo, mandarono alcune persone fidate a Genova affinché, a qualunque prezzo, comprassero unguenti con cui spalmare il corpo della vergine e conservarlo incorrotto il più a lungo possibile. Appena essi partirono, le punte delle dita di Agnese cominciarono a stillare fitte e abbondanti gocce di un prezioso liquore al cui contatto ciechi, zoppi e rattrappiti riacquistarono la salute. Il suo corpo si conservò incorrotto. Nel 1374 Dio rivelò a S. Caterina da Siena (29 apr.) che in cielo avrebbe goduto una gloria uguale a quella di Agnese da Montepulciano. Le venne quindi il desiderio di andarne a venerare le reliquie, ma mentre si chinava per baciarle i piedi, Agnese sollevò fino al labbro di lei il piede destro e rinnovò il prodigio della manna.
Sebbene fosse famosa per i miracoli, la sua santità era radicata in una semplicità essenziale e una devozione intensa verso il Signore e la Vergine.
La sua tomba divenne una popolare meta di pellegrinaggio e fu visitata anche dall’imperatore Carlo IV . Fu canonizzata nel 1726. Un quadro di Tiepolo che la ritrae si trova in una chiesa dei gesuiti di Venezia e un altro, più antico, nella Pinacoteca Comunale di Montepulciano: in questo è ritratta mentre sorregge con la mano un modellino della città di cui è patrona.
Fonti: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler / http://www.paginecattoliche.it/
0 commenti:
Posta un commento