DI SANTA ANGELA DA FOLIGNO
L’autobiografia spirituale di Santa Angela da Foligno mostra i trenta passi che l’anima compie raggiungendo l’intima comunione con Dio, attraverso la meditazione dei misteri di Cristo, l’Eucaristia, le tentazioni e le penitenze
Santa Angela da Foligno insegna che non c’è vera vita spirituale senza l’umiltà e senza la preghiera. Questa può essere corporale (vocale), mentale (quando si pensa a Dio) e soprannaturale (contemplazione): «In
queste tre scuole uno conosce sé e Dio; e per il fatto che conosce,
ama; e perché ama, desidera avere ciò che ama. E questo è il segno del
vero amore: che chi ama non trasforma parte di sé, ma tutto sé
nell’Amato». (x l’opera completa scarica il doc. in pdf)
Il I° passo è la conoscenza del peccato: l’anima viene presa da un gran timore dell’inferno e piange lacrime amare.
Il II° passo è la confessione: l’anima in esso prova vergogna e amarezza, ancora non sente l’amore, ma il dolore.
Il III° passo è la penitenza: l’anima fa penitenza in riparazione dei suoi peccati ed è ancora nel dolore.
Il IV° passo la conduce alla conoscenza della misericordia di
Dio: è Cristo che le ha concesso quella misericordia, fu lui a
strapparla all’inferno. Ora l’anima comincia ad essere illuminata; piange e si duole piú di prima e si dà a compiere maggiori e piú aspre penitenze.
Il V° passo è la conoscenza di sé: l’anima, già alquanto illuminata, non vede in sé che difetti, si accusa davanti a Dio e si ritiene sicuramente degna dell’inferno.
Il VI° passo è una certa illuminazione della grazia per mezzo della quale mi si concedeva una profonda conoscenza di tutti i miei peccati: in questa luce vedevo di avere offeso tutte le creature che erano state create per me.
Invocavo tutti i santi e la Vergine beata che intercedessero per me e
supplicassero l’Amore, che mi aveva concesso tante grazie, affinché,
vedendomi io morta mi facessero tornare viva. E mi pareva che tutte le
creature e i santi provassero pietà di me.
Col VII° passo mi era concesso di contemplare la croce, nella quale vedevo il Cristo morto per noi. Ma era ancora una visione insipida, quantunque in essa io provassi gran dolore.
VIII° passo. Mentre contemplavo la croce, mi fu data una sempre maggiore comprensione di come il Figlio di Dio era morto per i nostri peccati: cominciai a riconoscere tutti i miei peccati, provando le vette massime del dolore, e come fossi stata io a crocifiggerlo.
Col IX° passo Dio mi concesse di mettermi alla ricerca della via della croce,
affinché imparassi a stare ai piedi di essa dove trovano rifugio tutti i
peccatori. E venni istruita, illuminata, e mi fu mostrata la via della
croce con questa ispirazione: se volevo camminare verso la croce dovevo spogliarmi di ogni cosa, per procedere piú leggera, e in questa totale nudità avviarmi verso di essa. In altre parole, avrei dovuto perdonare a tutti quelli che mi avevano offesa, avrei dovuto spogliarmi di ogni bene materiale, di ogni uomo e donna, amico e parente, di tutti, e rinunciare ad ogni mio avere e a me stessa,
e mi aveva dato’ e camminare per la spinosa via della tribolazione. Da
quel momento cominciai a non indossare piú i miei vestiti piú belli, a
semplificare le acconciature del capo, a ridurre il vitto. Ma tutto mi
era amaro e penoso, poiché non sentivo ancora amore (in
questo periodo vivevo con mio marito): che amarezza per me quando mi
veniva lanciata un’ingiuria o fatto un torto! Tuttavia sopportavo ogni
cosa pazientemente, come potevo. Avvenne poi, col permesso di Dio, che
mia madre, che mi era stata di grande impedimento, morisse. A questa
morte seguì quella del mio sposo e dei miei figli in breve giro di
tempo. Poiché avevo iniziato la via della croce e pregato Dio di essere liberata da ogni legame terreno, provai consolazione alla loro morte:
pensavo che per l’avvenire, avendomi Dio concesso tali grazie, il mio
cuore sarebbe rimasto sempre unito al suo e il cuore di Dio sempre unito
al mio.
X° passo Chiedevo a Dio che cosa potessi fare per potergli piacere di piú, e lui, nella sua bontà, piú volte mi apparve crocifisso in croce durante il sonno e la veglia. Mi diceva di guardare le sue piaghe
e mi faceva vedere in modo meraviglioso come ogni cosa aveva sofferto
per me; e questo avvenne molte volte. Dopo mi faceva vedere ad uno ad
uno tutti i dolori che aveva patito per me, e mi diceva: « Dunque, che puoi fare per me che ti sembri bastante?
». Così molte volte mi apparve mentre ero sveglia, ma con maggiore
diletto per me di quando dormivo, anche se il suo aspetto era sempre
quello di un uomo carico di dolori, e mi ripeteva le parole che mi aveva
detto mentre dormivo, mostrandomi dal capo ai piedi tutte le sue
sofferenze. Mi faceva vedere i peli divelti dalla barba, dalle
sopracciglia, i capelli strappati dal capo; mi ricordava le
flagellazioni patite, indicandomele una ad una, e mi diceva: « Tutte queste cose ho sofferto per te
». Allora mi tornavano alla mente le mie colpe, ma in un modo che mi
lasciava incantata dalla meraviglia, e costatavo come anche di recente
lo avevo ferito coi miei peccati, e ne provavo grande dolore, e mi
veniva dalle mie colpe un’afflizione piú grande di quelle fino allora
provate. Mentre contemplavo la sua passione, mi ripeteva sempre la
frase: « Che puoi dunque fare per me che ti sembri bastante? ». Allora piangevo molto.
XI° passo Per le cose che ho detto, mi decisi a piú aspre penitenze. Questo passo, lunghissimo da descrivere, è pieno di cose che desterebbero meraviglia poiché vanno al di là delle forze umane:
lo confermo espressamente io, frate che redigo questo scritto, e che
son venuto a conoscenza, solo in un secondo momento, delle penitenze cui
ella si sottoponeva.
XII° passo Poiché capivo che non potevo sottopormi a una sufficiente penitenza mentre mi trovavo a vivere in mezzo al mondo, decisi di abbandonare totalmente ogni cosa per far penitenza e così giungere alla croce, come mi era stato ispirato da Dio. Da Dio infatti mi fu data, e in modo mirabile, questa ispirazione. Avevo cominciato a desiderare con tutto il cuore di farmi povera,
e nel mio scrupolo mi trovavo spesso a pensare con timore che la morte
poteva cogliermi prima che lo fossi diventata; contemporaneamente ero
assalita da varie tentazioni: mi vedevo giovane e pensavo che il mendicare mi poteva essere di gran pericolo e vergogna, che sarei potuta morire di fame, freddo e nudità; e così tutti mi dissuadevano. Ma ecco che per la misericordia di Dio la mia anima fu improvvisamente illuminata
a tal punto che in cuore mi nacque una tale fermezza che allora non
credetti, né oggi credo, di poter mai perdere per l’avvenire. In questa
luce, dunque, disposi e decisi che se mi dovesse succedere di dover morire di fame, nudità e vergogna secondo quello che era o poteva essere la volontà di Dio,
queste tali cose non mi avrebbero fatto recedere dal mio proposito,
anche se fossi stata certa che mi sarebbero accaduti tutti quei mali.
Alla fine, se dovevano accadermi, sarei morta lieta nella volontà di
Dio. E da quell’istante dissi veramente il mio sì.
XIII° passo Entrai nel dolore della Madre di Cristo e di san Giovanni e li pregai che mi ottenessero un segno sicuro: che avrei avuto sempre presente nella mia memoria la passione di Cristo. Ancora una volta mi apparve la stessa visione, poiché nel sonno mi fu mostrato il cuore di Cristo e mi fu detto: « In questo cuore non c’è menzogna, in esso tutto è vero ».
IVX° passo Mentre
durante la notte stavo in preghiera, Cristo mi si mostrò sulla croce,
piú luminoso del solito, cioè mi comunicò una piú chiara conoscenza di
sé. Mi chiamò vicino a sé e mi invitò a porre le labbra sulla piaga del suo costato. Mi pareva di vedere e bere il suo sangue che sgorgava vivo dalla ferita, e in quell’attimo egli mi fece capire che così mi faceva pura. Allora cominciai a provare una grande gioia, quantunque fossi triste per la considerazione della sua passione, e lo scongiurai che mi facesse versare tutto il mio sangue per amor suo, come lui aveva fatto per me.
Così mi offersi tutta al suo amore. Volevo che tutte le mie membra
patissero la morte, una morte diversa dalla sua, ancora piú umiliante. E
imploravo e scongiuravo che, se avessi potuto trovare chi mi uccidesse
purché mi venisse concesso di morire per la sua fede o il suo amore mi
venisse concessa la grazia che, diversamente da Cristo che era stato
crocifisso sul legno, io lo fossi su una roccia o in un luogo piú misero
e sordido. Non mi sentivo degna di morire della stessa morte dei santi, per questo gli chiedevo che mi facesse morire in maniera piú infame e con una morte piú lunga;
ma non riuscivo ad immaginare una morte abietta come quella che
desideravo e soffrivo di non riuscire a trovare una morte tanto vile,
che in nulla assomigliasse a quella dei santi, di cui mi sentivo del
tutto indegna.
XV° passo. Penetravo nell’anima di san Giovanni e della Madre di Dio, meditando il loro dolore, e chiedevo senza posa che mi ottenessero la grazia di poter provare sempre il dolore della passione di Cristo o almeno il loro stesso dolore. Ed essi me l’ottennero allora e me l’ottengono ancora. San Giovanni,
questo successe una volta sola, mi fece avere un dolore tale, che è tra
i massimi che io abbia mai provato: compresi che egli, per la passione e
la morte di Cristo e per il dolore della Madre di Cristo, deve aver sofferto un dolore così grande, da superare il martirio stesso. Da allora mi fu dato un tale desiderio di spogliarmi di ogni avere con tale volontà che, quantunque venissi avversata e tentata dal demonio a non farlo, e quantunque mi fosse proibito dai frati e da te stesso e da tutti quelli cui chiedevo consiglio, non avrei potuto non farlo
per qualunque bene o male avessi potuto riceverne. E se non avessi
donato tutto ai poveri, in quel momento avrei dato via ogni mio avere, poiché mi pareva impossibile ch’io potessi trattenere qualcosa per me senza commettere una grave colpa. Tuttavia la mia anima viveva nell’amarezza per i peccati, e non sapevo ancora se quel che facevo fosse accetto a Dio, ma gridavo piangendo amaramente:
« Signore, anche se sono dannata, continuerò almeno a fare penitenza. Mi priverò di tutto e ti servirò », poiché in quel tempo vivevo ancora nell’amarezza per i peccati, e non provavo la dolcezza divina.
XVI° passo. In
tal modo fui liberata da questo mio stato. Una volta mi recai in chiesa e
pregai Dio che mi facesse qualche grazia; mentre pregavo egli pose nel
mio cuore il Pater noster con tanta chiara comprensione della bontà sua e
della mia indegnità che ogni singola parola era illustrata nel mio
cuore; recitavo quel Pater noster lentamente e con piena cognizione di
me. Pur piangendo per la mia indegnità e per i miei peccati, che in
quella preghiera mi si rivelavano, provavo un’indicibile consolazione. Cominciavo a gustare qualcosa delle gioie celesti, poiché in quella preghiera, piú che in alcun’altra, mi si rivelava con grande chiarezza tutta la bontà divina,
e ancor oggi ciò mi succede. Ma poiché mi furono mostrati in quel Pater
noster i miei peccati e la mia indegnità, fui presa da vergogna, e non osavo nemmeno alzare gli occhi. Allora chiesi alla Vergine che mi ottenesse lei il perdono dei miei peccati. Tuttavia, continuavo a rimanere nell’amarezza,
a causa dei miei peccati. In ogni passo mi soffermavo lungo tempo,
prima di passare al successivo; piú in alcuni, in altri meno. Questa
fedele perciò in tutto il suo stupore esclamava: «Oh,
attraverso quali stenti l’anima progredisce! Nulla è scritto qui, tanto
forti sono le pastoie che ha ai piedi e tanto perverso è l’aiuto che
riceve dal mondo e dal demonio! ».
XVII° passo. Dopo il passo precedente ebbi la dimostrazione che la Vergine mi aveva ottenuto la grazia: mi fu data infatti una fede mai prima posseduta. Al paragone la fede avuta finora mi pareva una cosa morta e le mie lagrime passate quasi frutto di violenza. Da questo momento soffersi davvero la realtà della passione di Cristo e il dolore della Madre di Cristo: allora, qualunque cosa facessi, per quanto grande, mi pareva poca cosa, e anelavo a una piú grande penitenza. Mi seppellii così nella passione di Cristo e mi fu data la speranza che in essa avrei trovato la mia libertà. Incominciai a provare consolazione durante il sonno: mi venivano meravigliosi sogni e grande consolazione me ne giungeva. E cominciai a sentire una costante dolcezza nell’intimo dell’anima al pensiero di Dio, nella veglia e nel sonno. Ma poiché non possedevo ancora la certezza, alla consolazione si mescolava l’amarezza e volevo ricevere altri doni da Dio.
XIII° passo. Dopo di ciò ebbi il sentimento di Dio: provavo tale dolcezza nella preghiera da dimenticarmi di prendere cibo; avrei voluto non dover piú mangiare per poter rimanere sempre assorta nell’orazione. Si insinuava qui una sorta di tentazione che mi spingeva a non mangiare o a mangiare pochissimo; ma riconobbi che si trattava di un inganno. Era così grande il fuoco dell’amore di Dio che mi stava nel cuore, che non mi stancavo di stare in ginocchio
e sopportavo ogni altro tipo di mortificazione. In seguito pervenni a
un fuoco tanto piú ardente che, solo a udir parlare di Dio, gridavo. E
se uno mi avesse minacciato con una scure, pronto ad uccidermi, non mi
sarei potuta sottrarre.
IXX° passo. Dopo l’illuminazione e il conforto ch’io provai recitando il Pater noster, ebbi la mia prima grande esperienza della dolcezza di Dio.
Tutto avvenne così. Dapprima mi venne come un’ispirazione, e fui subito
attratta a considerare la felicità che si prova contemplando l’umanità e
la divinità di Cristo: sperimentai una tale consolazione che per quasi tutto quel giorno rimasi in piedi nella cella dove mi ero segregata volontariamente a pregare, tutta sola e raccolta, e il mio cuore era in quel gaudio. Poi venni meno e persi la parola. La compagna allora accorse e pensava ch’io stessi morendo; ma la sua presenza m’infastidiva, poiché mi turbava in quel momento di estrema consolazione.
XX° passo. Dopo questi fatti mi recai nella chiesa di S. Francesco ad Assisi, e in quest’occasione, lungo il cammino, fu adempiuta la promessa. ( n.d.r. Le era stata promessa una visita della SS Trinità )
Non ricordo se avessi già terminato di distribuire ogni mio avere;
certamente non avevo ancora finito di dar tutto ai poveri anche se
certamente mancava ormai poco.
I 7 passi supplementari (dal 1291 al 1296)
Il XXI° passo è contraddistinto dall’approfondimento dell’esperienza di Assisi. Rivelazione della familiarità di Dio, delle sue parole e dei suoi insegnamenti. Nella parte finale c’è la risposta sulla Trinità e il racconto delle visioni di Cristo nel Sacramento dell’altare.
Il XXII° passo è costellato di locuzioni divine e indicazioni profetiche sul cammino che le resta da compiere (siamo nel 1292). È quello dell’unzione divina, della concessione di un segno e della visione di Dio in paradiso.
Dio chiede all’anima di amarlo senza malizia e dimostra con una lunga
spiegazione, che nel testo è ridotta e abbreviata, d’essere l’amore
dell’anima e di volere che lei abbia, o desideri avere, qualcosa che somigli all’amore vero che lui ha nutrito per noi. Vengono inoltre presentati alcuni argomenti per provare che l’anima, che vuole avere o trovare la divina misericordia, può, come Maria Maddalena,
ottenerla. Dio dimostra che ciò dipende dall’amore e dalla bontà del
Padre e dal fatto che il peccatore si rende conto di questo; per tali
motivi, più il peccatore è grande, maggiore è la misericordia e la grazia che può trovare.
Il XXIII° passo è una lunga considerazione sui figli legittimi di Dio, secondo la parabola degli invitati alle nozze (Mt 22,1-14). Si insegna il modo di avvicinarsi a lui (Dio) e di diventare suoi figli legittimi; si specifica poi chi sono, tra i figli di Dio, quelli che lui condanna. Viene anche narrata la visione della sapienza divina, grazie alla quale la fedele acquistò la capacità di fare giudizi veri.
Il XXIV° passo è segnato dalla visione della Passione di Cristo di cui lei è divenuta com-paziente. Il seguito del suo itinerario mistico è contraddistinto da tormenti terribili, patiti nel corpo e nello spirito, con vessazioni diaboliche. È la rivelazione dell’umiliazione della fedele e della sua trasformazione e rassicurazione da parte di Dio. Vi si narra come comprese che il mondo e tutta la realtà sono una piccola cosa e che Dio riempie e supera tutto. Inoltre, alla fine, si dice che in un rapimento vide la potenza e la volontà di Dio e che così le fu risolto ogni problema:
quello di chi si deve salvare e di chi si è salvato, dei dannati, dei
demoni e qualsiasi altra questione. Lei restò soddisfatta e ricevette spiegazioni su tutto; non sa dire, però, se in quella occasione fu nel corpo o fuori del corpo.
Il XXV° passo è la rivelazione dell’unione divina e dell’amore. C’è innanzi tutto la mirabile rivelazione della passione del Signore e poi l’estasi d’amore. Seguono la visione della beata Vergine in preghiera
per il genere umano e la descrizione di una grazia ricevuta durante la
celebrazione del Sacramento dell’altare. Inoltre viene riportato un lungo insegnamento sui diversi modi in cui l’anima è sicura della venuta di Dio in lei e ugualmente su come sa d’aver ospitato Dio, cosa ben diversa dalla
precedente. C’è poi il colloquio dell’anima con il corpo e la lamentela
di questo nei confronti di quella, dopo la contemplazione. Per ultimo
si parla dei modi, in cui le persone spirituali si possono ingannare, e delle cose comuni a chi è fedele e a chi non lo è.
Il XXVI° passo è il martirio molteplice e insopportabile, prodotto sia dalle infermità del corpo sia dagli innumerevoli tormenti spirituali e fisici, orribilmente eccitati da molti demoni. Questo passo si sviluppa insieme al settimo, che è più mirabile di tutti gli altri.
Il settimo passo (supplementare o XXVII°) vede Dio nella tenebra (Tutte
le parole e le realtà finora scritte intendo che sono niente al
confronto dell’Ogni bene, che vedo in questa tenebra tanto grande). Angela è giunta all’unione trasformante.
“Qualsiasi cosa dico, mi sembra di bestemmiare e perciò, ora che tu mi
hai chiesto se quanto hai scritto al settimo passo attirava più delle
cose passate e io ho risposto in quel modo, mi sono sentita tutta male.
Questo eccellentissimo passo, comunque, si sviluppò per qualche tempo
insieme al sesto, il quale a poco a poco scomparve, rimanendo così solo
l’ultimo.”
Per un maggiore approfondimento è possibile scaricare qui il Memoriale.
FONTI: http://www.ofsconegliano.it/wordpress/?page_id=550; http://www.cristinacampo.it/public/,beata%20angela%20da%20foligno,%20memoriale..pdf