giovedì 28 marzo 2013

«Io, miracolata» a Lourdes

«Io, miracolata»

                21/10/2003
di Alessandro Gnocchi

Miracolo. Oppure effetto di autosuggestione. O, ancora, avvenimento che la medicina potrà spiegare in futuro, ma non ora. Ciò che è evidente, in ogni caso, è che Giuliana Mongelli il 26 agosto è guarita improvvisamente dalla sindrome di Guillain-Barré (una malattia che porta all’atrofizzazione dei muscoli) durante il pellegrinaggio a Lourdes organizzato dall’Opera Romana Pellegrinaggi per la diocesi di Roma e guidato dal cardinale Camillo Ruini. Se ne parlerà nella puntata di «Porta a porta» in onda il 16 ottobre su Raiuno. Il conduttore Bruno Vespa ha vissuto in prima persona la vicenda: sua madre partecipava a quel pellegrinaggio e lui è arrivato a Lourdes il giorno dopo la guarigione. «In questi casi, sono molto prudente, perché so quanto lo è la Chiesa» dice il giornalista. «Ma mi ha colpito vedere questa donna corrermi incontro e stringermi la mano: due cose che fino a poche ore prima non avrebbe potuto fare».
E questo è il racconto di Giuliana Mongelli che, nel giugno 2002, rimase completamente paralizzata. I medici diagnosticarono la sindrome di Guillain-Barré e sottoposero la donna a diversi interventi chirurgici. Poi, la fisioterapia per la riabilitazione. «In effetti» dice la signora «dopo otto mesi di esercizi ero riuscita a rimettermi in piedi. Ma camminavo con grande fatica, trascinavo una gamba e non ero in grado di usare le mani. I medici mi dicevano che, forse, sarei migliorata ancora, ma chissà quando. Però a me questo bastava già. Perciò sono andata a Lourdes su invito delle mie amiche Marianna Palladino e Silvana Desiderio con l’intenzione di chiedere aiuto per mio marito, che è molto malato, e per i miei due figli».
Con questi pensieri in animo, la sera del 26 agosto Giuliana, con le due amiche, ha presenziato alla processione verso la Grotta di Massabielle. «Non potevo camminare, allora ci siamo fermate e io mi sono appoggiata alla statua di san Vincenzo de’ Paoli. Alle nostre spalle c’era una rampa di scale molto ripida. Mi sentivo stanca, sfinita, avvilita. Non avevo cervello, ero vuota. A un certo momento, ho sentito una voce alle mie spalle: “Cammina!”. Mi sono girata e non c’era nessuno. Mi sono detta: “Sto diventando matta!”. Ma era come se qualcuno mi spingesse per camminare. Allora mi sono girata e ho salito la rampa di scale come se non fossi mai stata malata. Non capivo più nulla. Poi ho sentito ancora la voce. Allora ho cominciato a fare su e giù per la rampa di scale senza fermarmi. Avevo i piedi gonfi e piagati, ma non sentivo più niente. Camminavo, correvo e non riuscivo a fermarmi. Mi sentivo leggera come un farfalla. Il peso che avevo dentro non lo sentivo più. Quando ci siamo rese conto di ciò che era avvenuto, abbiamo pensato alla Madonna e ci siamo messe a piangere tutte e tre». Tornata in albergo, la donna non ha chiuso occhio per tutta la notte. «Mi chiedevo perché a me e non ai tanti bambini sofferenti che avevo visto in quei giorni. Alle mie amiche avevo chiesto di non dire nulla a nessuno: “Guai a voi, altrimenti mi prendono per matta”. Ma il sacerdote che ci aveva accompagnato, don Canio, non poteva essere tenuto all’oscuro. È stato lui a convincermi a parlarne anche con gli altri. Non era giusto che tenessi tutto per me».
Da qui sono cominciati gli accertamenti. «Quattro ore di visita al Bureau Médical di Lourdes. E poi la curiosità della gente. La felicità di chi mi vuole bene e l’incredulità di molti. Devo dire che sono un po’ frastornata».
Ora, si precisa all’Opera Romana Pellegrinaggi, il Bureau Médical continuerà «il processo di verifica. Il processo, che richiederà del tempo, prevede la raccolta delle informazioni mediche precedenti e un’osservazione prolungata dell’evolversi della situazione. Al termine del processo, il Bureau Médical potrà dichiarare se la guarigione ha un carattere “scientificamente inspiegabile” e successivamente, a seguito di un esame canonico, l’autorità ecclesiastica competente potrà dichiarare il miracolo».
In effetti, la prassi per il riconoscimento da parte della Chiesa è lunga e prudente. Fino a oggi, i miracoli avvenuti a Lourdes e riconosciuti dall’autorità ecclesiastica sono 66 su 6.800 segnalazioni di guarigioni improvvise. Il primo risale al 25 febbraio 1858 e riguarda lo scalpellino Luigi Bouriette, che riacquistò la vista dell’occhio destro, irrimediabilmente compromesso a causa dello scoppio di una mina nella cava di pietra in cui lavorava. L’ultimo, avvenuto il 9 ottobre 1987, è stato riconosciuto nel 1999. Il tempo medio impiegato per proclamare la causa miracolosa di una guarigione, ormai, supera i dieci anni. E l’indagine deve accertare che tale guarigione sia improvvisa, completa, definitiva e scientificamente inspiegabile.
In ogni caso, ciò che la signora Mongelli può testimoniare è il suo cambiamento. «Non solo prego sempre» dice «è che sono felice come non avrei mai immaginato».

Elisa ALOI: Guarita per diventare mamma


Nata il 26 novembre 1931, a Patti. Guarita il 5 giugno 1958, a 27 anni. Miracolo riconosciuto il 26 maggio 1965 da Mons. Francesco Fasola, arcivescovo di Messina.
Elisa Aloi ha quasi 17 anni quando comincia a soffrire di un “tumore bianco”,
una tubercolosi del ginocchio destro. In seguito e per 10 anni, soffre moltissimo e le ricadute fanno seguito ai trattamenti. Nel giugno 1957, come ultima
risorsa, viene a Lourdes in pellegrinaggio con
l’organizzazione italiana U. N. I. T. A. L. S. I, ma ritorna a casa in Sicilia, ammalata come prima. Tuttavia, nel giugno 1958, in una situazione forse ancor più compromessa, lei ritorna a Lourdes.
Le sue medicazioni vengono fatte con l’acqua’di Lourdes. Dieci giorni dopo il suo ritorno in Sicilia, il suo medico nota che, a suo giudizio, “Elisa Aloi è tornata da Lourdes completamente guarita”. E’ nel 1965 che Mons. Fasola, arcivescovo di Messina, dichiara formalmente miracolosa la guarigione di Elisa Aloi. Qualche mese dopo, Elisa si sposa. Tra il 1966 e il 1974, avrà quattro figli.

mercoledì 27 marzo 2013

Letture di Mercoledì 27 marzo 2013


Mercoledì della Settimana Santa

Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi in cielo, in terra e sottoterra, perché Gesù si è fatto obbediente fino alla morte, alla morte di croce: per questo Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.

PREGHIERA DEL MATTINO

Padre misericordioso, tu hai voluto che il Cristo Tuo Figlio subisse per noi il supplizio della croce per liberarci dal potere del nemico; donaci di giungere alla gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore Gesù Cristo. Amen

PRIMA LETTURA

Is 50, 4-9
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Dal libro del profeta Isaìa
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato,per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso. È vicino chi mi rende giustizia: chi oserà venire a contesa con me? Chi mi accusa? Si avvicini a me. Affrontiamoci. Ecco, il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole?

C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE

Sal.68
RIT: O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi.
deserto1


Per te io sopporto l’insulto e la vergogna mi copre la faccia; sono diventato un estraneo ai miei fratelli, uno straniero per i figli di mia madre. Perché mi divora lo zelo per la tua casa, gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me. RIT

Mi sento venir meno. Mi aspettavo compassione, ma invano, consolatori, ma non ne ho trovati. Mi hanno messo veleno nel cibo e quando avevo sete mi hanno dato aceto. RIT

Loderò il nome di Dio con un canto, lo magnificherò con un ringraziamento, Vedano i poveri e si rallegrino; voi che cercate Dio, fatevi coraggio, perché il Signore ascolta i miseri e non disprezza i suoi che sono prigionieri. RIT

CANTO AL VANGELO

Lode e onore a te, Signore Gesù
Salve, nostro Re, obbediente al Padre: sei stato condotto alla croce, come agnello mansueto al macello.
Lode e onore a te, Signore Gesù

VANGELO

Mt 26, 14-25
Dal Vangelo secondo Matteo

CENA

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

COMMENTO

L’ora della glorificazione di Dio.
In Isaia, il Servo di Dio alza la voce, per riassumere la sua vocazione e la sua missione al servizio del disegno di Dio, a favore dell’umanità. “Io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra”. Il canto manifesta fiducia in Dio che

discepoli
  
renderà giustizia. Dio non abbandona mai chi crede e spera; tale è anche il messaggio del Nuovo Testamento. “Proclamerò, Signore, la tua salvezza”. Giovanni riferisce alcuni particolari sull’ultima cena, in particolare sull’inizio del tradimento di Giuda e l’imminente rinnegamento di Pietro. Pur essendo commosso, Gesù spiega i fatti che stanno accadendo e comunica agli apostoli un aspetto nuovo del suo destino: “Ora il Figlio dell’Uomo è stato glorificato e anche Dio è stato glorificato in lui, e lo glorificherà subito”. L’ora della morte e quella della risurrezione sono un’unica ora di manifestazione di Dio. L’entusiasmo precipitoso di Pietro era troppo fragile per capire l’itinerario verso la croce.
(Preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire)

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PREGHIERA DELLA SERA

Gesù, nella sofferenza ci hai insegnato la vera sapienza: quella che viene dall’alto e che viene donata a colui che confida nell’aiuto del Signore. Perciò Ti chiediamo di assisterci nella prova. In cambio Ti affidiamo, le gioie e le fatiche, le rinunce e gli atti di carità che siamo riusciti a fare in questi giorni di penitenza e Ti ringraziamo con tutto il cuore per tutto quello fai per noi e ci dai ogni giorno. Padre misericordioso, accogli la supplica che sale a Te. Te lo chiediamo con fede rinnovata in prossimità della Pasqua, giorno d’amore e di salvezza, in cui Gesù ha versato il Suo sangue perchè fossimo purificati dalla colpa e avessimo parte nella Tua gloria.  Lui è Dio e vive e regna con Te per tutti i secoli dei secoli. Amen

Beato Francesco Faà di Bruno

B. Franceco faa di Bruno

Sacerdote e fondatore (1825-1888) 
Francesco visse in uno dei periodi più turbolenti della storia italiana, quando le forze liberali laiche, che avevano acquistato potere con l’Illuminismo e la Rivoluzione francese, cercavano di contrastare il papato e il potere temporale, di combattere la supremazia della Chiesa nel campo dell’educazione e di abolire i privilegi ecclesiastici.

Francesco Faà di Bruno nacque ad Alessandria il 29 marzo 1825, ultimo dei dodici figli di Ludovico e Carolina Sappa dei Milanesi, entrambi di origini nobili. Morì nel 1888, vivendo durante uno dei periodi più turbolenti della storia italiana, quando le forze liberali laiche, che avevano acquistato potere con l’Illuminismo e la Rivoluzione francese, cercavano di contrastare il papato e il potere temporale, di combattere la supremazia della Chiesa nel campo dell’educazione e di abolire i grandi e scandalosi privilegi ecclesiastici. Nessuno, e tanto meno un piemontese, poteva restare immune dall’angoscia che accompagnava la nascita dello stato moderno; lo stesso papa Pio IX inizialmente accolse con favore i moti risorgimentali, ma quando gli elementi anti-religiosi e anti-cattolici guadagnarono la maggioranza cambiò politica.
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Francesco era un uomo di trentasei anni quando, nel 1861, l‘Italia fu unificata. Nel periodo in cui fu ufficiale nell’Accademia Militare di Torino, re Vittorio Emanuele II rimase talmente colpito dalla finezza del suo carattere e dall’ampiezza delle sue conoscenze da nominarlo tutore dei suoi due figli. Per prepararsi all’incarico, Francesco andò a Parigi a perfezionare gli studi ma quando tornò nel 1852 per iniziare il lavoro, scoprì che i consiglieri del re gli avevano fatto annullare l’incarico.
Vittorio Emanuele era salito sul trono piemontese scendendo a patti con i membri liberali della Camera dei deputati: fu obbligato a giurare fedeltà alla Costituzione del 1848 e messo in guardia dall’ostacolare il volere della Camera. Nel medesimo anno della promulgazione della Costituzione, i deputati approvarono una legge che riduceva il ruolo della Chiesa nell’educazione, passando allo stato il controllo dei curriculum e delle nomine degli insegnanti, ed era chiaro che avrebbero mal tollerato, come tutore dei principi, un uomo noto quale fervente cattolico. L’anno seguente Francesco lasciò l’esercito e fece ritorno a Parigi per conseguire un dottorato in matematica e astronomia.
Pubblicò la sua dissertazione nel 1856, insieme ad altri scritti di musica, religione e vita ascetica. Nel 1857 tornò ad Alessandria, dove venne presentato come candidato per il partito cattolico conservatore e fu sconfitto dalla coalizione cavouriana al ballottaggio finale.Intraprese allora la carriera accademica, insegnando all’università di Torinotopografia, trigonometria e geofisica.
B. Franceco faa di Bruno2
Sebbene l’insegnamento lo impegnasse molto, Francesco trovava tempo per compiere opere di carità: fondò la Pia Opera di S. Zita per cameriere e serve, aggiungendovi in seguito una sezione per apprendiste, future insegnanti e ragazze madri; costruì ospizi per anziani, poveri, donne malate e sacerdoti. Nel 1867 fece costruire una chiesa a Torino in memoria dei soldati che avevano offerto la loro vita per l’unificazione del paese. Su consiglio di S. Giovanni Bosco(31 gen.) decise di diventare sacerdote per allargare il suo ministero ai bisognosi.
Francesco spese tutti i beni, le entrate e l’intera vita nella sua opera di carità. Nel 1877 organizzò un ricovero per il recupero delle prostitute e nel 1881, insieme a Giovanna Gonnella, fondò la Congregazione delle Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio per portare avanti la sua opera.L’arcivescovo di Torino si oppose, ma l’intervento di Pio IX a favore delle vocazioni tardive cancellò le sue perplessità e Francesco a cinquantun anni divenne prete. Continuò però a insegnare e gli fu assegnata la cattedra di matematica e geometria superiore, che conservò fino alla morte.
L’amore per Dio, nutrito costantemente con la preghiera, era il principio fondamentale di tutta la sua attività. Era solito dire:
«Donarsi a Dio significa arrendersi a un’attività superiore, che ti trasporta verso Dio come un torrente in piena».
Morì a Torino il 27 marzo 1888 e fu beatificato dopo cent’anni, nel 1988.

martedì 26 marzo 2013

Il dono delle lingue

 


Il “dono delle lingue”, chiamato anche “glossolalia” è uno dei doni dello Spirito Santo.
Cosa vuol dire “parlare in lingue”? Significa emettere delle parole o delle “lallazioni” senza pensare a quanto esce dalla bocca ma lasciando fluire una preghiera o una lode così come lo Spirito Santo dà il potere di esprimere. Può essere fatto in modo volontario, aprendo la bocca e lasciando semplicemente uscire il suono, oppure essere involontario, cioè come conseguenza di un vero e proprio moto dello spirito, ad esempio dopo il Battesimo (o Effusione) nello Spirito Santo.
A volte, pur se non conoscendole, capita di parlare lingue esistenti, antiche o attuali, o dialetti veri e propri dei posti più sperduti nel mondo! E’ una ulteriore riprova che si tratta di una conoscenza che va ben oltre la capacità cosciente di fare qualcosa.
La preghiera in lingue veniva regolarmente praticata dai primi cristiani. E’ infatti stata una delle immediate conseguenze della Pentecoste:


· “Essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro potere di esprimersi” (Atti 2,4).

· “Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio” (Atti, 10:44-46).

Ora qualcuno potrebbe pensare che qui si stia parlando di lingue ben definite, dei luoghi geograficamente vicini a quelli dove risiedevano queste persone, qualcosa che non ha niente a che vedere con una lallazione senza senso. Allora, per far comprendere bene che non sempre si tratta di lingue conosciute, ma anche di espressioni libere, questa lettura biblica potrebbe essere di aiuto:

· “Quando infatti prego con il dono delle lingue, il mio spirito prega, ma la mia intelligenza rimane senza frutto” (1 Corinzi 14:14).

· “Chi infatti parla con il dono delle lingue non parla agli uomini, ma a Dio, giacchè nessuno comprende, mentre egli dice per ispirazione cose misteriose” (1 Corinzi 14:2).

· “Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio” (Romani 8: 26-27).

In effetti, la preghiera in lingue sembra essere il miglior modo di pregare Dio.
Lo Spirito Santo, infatti, sa bene cosa chiedere, e soprattutto sa chiedere secondo la volontà di Dio, mentre il cristiano potrebbe con la sua intelligenza chiedere semplicemente cose buone per lui, anche se non giuste. 

Gesù fu il primo ad insegnarci come pregare, quando nel Getsemani non chiese la cosa buona, ma la cosa giusta (“Se possibile passi da me questo calice, però non la mia, ma la tua volontà”).
Nel corso dei secoli si è man mano perduto questo dono, fino a quando
i due movimenti ecclesiali, Il Rinnovamento Carismatico Cattolico, e Il Rinnovamento nello Spirito diventarono il cuore diuna nuova Pentecoste. nel Cattolicesimo .
La realtà è che questo dono, così come il dono di cacciare i demòni, di imporre le mani per intercedere per la guarigione, e altri doni datici dal Battesimo e confermatici dalla Cresima, sono peculiarità di ogni cristiano credente e battezzato.
Lo Spirito Santo non è proprietà di nessuno, e deve essere utilizzato da tutti. Dove viene limitato, lo Spirito se ne va, poiché “Dio è Spirito, e dove c’è lo Spirito di Dio, c’è libertà” (2 Corinzi 3,17).

Se leggendo Marco 16:15-18, comprendi che non stai incarnando neanche la metà del messaggio di Cristo, e del suo comando, chiediti perché.
Dio non cambia, e il suo messaggio è attuale oggi come duemila anni fa.
Siamo chiamati oggi come ieri a edificare il Suo Regno sulla terra, e i carismi ci sono indispensabili per questo.
Applichiamo allora la sua volontà per intero: evangelizzazione, guarigione, liberazione.

Letture di Martedì 26 marzo 2013

Martedì santo 
“Non consegnarmi in potere dei miei nemici; contro di me sono insorti falsi testimoni, gente che spira violenza.”

PREGHIERA DEL MATTINO

Concedi a questa Tua famiglia, o Padre, di celebrare con fede i misteri della passione del Tuo Figlio, per gustare la dolcezza del Tuo perdono. Per il nostro Signore Gesù Cristo, Tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

PRIMA LETTURA

Is 49, 1-6
Alba_Donati
Dal libro del profeta Isaìa
Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi  

ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome.
Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all’ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua farètra.
Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria». Io ho risposto: «Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio».
Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele – poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza –,  e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra».
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE

Sal.70
RIT: La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza
gesto_preghiera
.
In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso. Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami.

Sii tu la mia roccia, una dimora sempre accessibile;hai deciso di darmi salvezza: davvero mia rupe e mia fortezza tu sei! Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.
Sei tu, mio Signore, la mia speranza, la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza. Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno, dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.
La mia bocca racconterà la tua giustizia, ogni giorno la tua salvezza, che io non so misurare. Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.

CANTO AL VANGELO

Lode e onore a te, Signore GesùSalve, nostro Re, obbediente al Padre: sei stato condotto alla croce, come agnello mansueto al macello.
Lode e onore a te, Signore Gesù

VANGELO

Gv 13, 21-33. 36-38Dal Vangelo secondo Giovanni
discepoli pietro2
In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà».
I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli  

fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui.
Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte.
Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire».
Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

COMMENTO

 L’ora della glorificazione di Dio
PIETRO (GUIDO RENI)
.In Isaia, il Servo di Dio alza la voce, per riassumere la sua vocazione e la sua missione al servizio del disegno di Dio, a favore dell’umanità. “Io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra”. Il canto manifesta fiducia in Dio che renderà giustizia. Dio non abbandona mai chi crede e spera; tale è anche il messaggio del Nuovo Testamento. “Proclamerò, Signore, la tua salvezza”. Giovanni riferisce alcuni particolari sull’ultima cena, in particolare sull’inizio del tradimento di Giuda e l’imminente rinnegamento di Pietro. Pur essendo commosso, Gesù spiega i fatti che stanno accadendo e comunica agli apostoli un aspetto nuovo del suo destino: “Ora il Figlio dell’Uomo è stato glorificato e anche Dio è stato glorificato in lui, e lo glorificherà subito”. L’ora della morte e quella della risurrezione sono un’unica ora di manifestazione di Dio. L’entusiasmo precipitoso di Pietro era troppo fragile per capire l’itinerario verso la croce.
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(Preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire)

PREGHIERA DELLA SERA

O Padre, Tu hai un progetto di felicità per ciascuno di noi e niente può impedire la Tua volontà di salvezza. Dinanzi alle nostre sconfitte, confidiamo in Te e Ti preghiamo di salvarci o Signore. In cambio Ti affidiamo, le gioie e le fatiche, le rinunce e gli atti di carità che siamo riusciti a fare in questi giorni di penitenza e Ti ringraziamo con tutto il cuore per tutto quello fai per noi e ci dai ogni giorno. Padre santo, non guardare alle nostre colpe ma alla Tua bontà. Te lo chiediamo per Cristo, che per amore nostro è sceso nelle profondità del dolore e della morte, e ora siede con Te nella gloria, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

San Ludgero di Mùnster

Vescovo (ca. 742 – 809) 
4720010
Evangelizzatore della Germania transrenana ai tempi di Carlo Magno, al quale rispose senza mezzi termini: “«Credevo che il servizio a Dio fosse più importante di quello a te o a qualsiasi altro uomo.  …”A lui si deve anche la fondazione del monastero benedettino di Werden, dove è sepolto.
Ludgero nacque nel 742 circa nei Paesi Bassi. Thiadgrim e Liafburga, i suoi genitori, appartenevano a nobili famiglie della Frisia e mandarono il figlio alla scuola dell’abbazia di Utrechtretta allora dal santo e gentile abate Gregorio (25 ago.), amico di S. Bonifacio (5 giù.), che probabilmente Ludgero vide mentre studiava là. Egli lo descrive infatti come un «uomo anziano, con i capelli bianchi, segnato dagli anni ma colmo di bontà». Il monaco Aluberto arrivò dall’Inghilterra (contea di York) nel 767 circa, in un momento in cui Gregorio amministrava sia l’abbazia con la sua scuola sia la diocesi di Utrecht.
La sede episcopale era vacante e l’abate, che non avrebbe mai accettato la nomina a vescovo per non cadere nelle tentazioni del mondo ma che era sempre disponibile ad aiutare la diocesi, aveva assunto la reggenza fino a che non si fosse trovato il vescovo successore. Aluberto sembrò un dono divino e Gregorio non esitò a proporgli di diventare vescovo e suo collaboratore. Aluberto obiettò che non poteva chiedere al proprio vescovo l’ordinato episcopale senza motivazioni e propose che altri due compagni si presentassero con lui come candidati per mostrare che stavano perseguendo uno scopo comune. Furono chiamati Sigboldo e Ludgero, e i tre si recarono a York per essere ordinati: Aluberto divenne vescovo, Sigboldo sacerdote e Ludgero diacono.
S. Ludgero di Munster1
Durante questo tempo, però, Ludgero maturò una tale ammirazione per Alcuino, con il quale aveva vissuto per un anno, che dopo essere tornato in patria decise di ripresentarsi a York per seguire le sue lezioni, trascorrendo i tre anni e mezzo seguenti nella scuola di Alcuino. Egli ritornò a Utrecht solo quando l’assassinio di un figlio del conte da parte di un frisone mise in pericolo la sicurezza dei frisoni in  
Inghilterra. L’abate Gregorio morì poco dopo il suo ritorno e fu sostituito da  Alberico, suo nipote. Alberico mandò Ludgero a Deventer per ricostruire la chiesa in rovina che si credeva sorgesse sulla tomba di S. Lebuino(12 nov.). In sogno venne rivelato a Ludgero il vero posto di sepoltura ed egli l’incorporò nella nuova costruzione. Dopo la consacrazione della chiesa, Ludgero fu mandato a predicare alla frontiera-della Frisia: convertì molte persone e distrusse numerosi santuari pagani. Egli era però ancora un semplice diacono, così quando Alberico andò a Colonia nel 778 per esservi ordinato vescovo, lo prese con sé, lo fece ordinare sacerdote e poi gli affidò la cura dell’Ostergau, i cinque distretti alla foce dell’Ems che ancora erano occupati da tribù pagane. Ludgero costruì una chiesa a Dokkum, luogo del martirio di S. Bonifacio, e in occasione della dedicazione dell’edificio Alcuino gli mandò dei versi da lui stesso composti. In seguito lavorò duramente per sette anni fondando e guidando una fiorente comunità, per vedere poi tutto distrutto da un attacco dei sassoni guidati da Widukindo.
Dopo questi fatti Ludgero si recò con il fratello e il nipote in pellegrinaggio a Roma e Montecassino, dove si fermò per un anno e mezzo. Non divenne benedettino ma studiò e osservò la loro regola, perché, come scrive il suo biografo «era desideroso di costruire un monastero nel suo paese, e così fece a Werden». Nel 787, venuto a conoscenza della conversione di Widukindo, ritornò in patria per ricostruire la missione in Frisia, questa volta con maggior successo. Andò a predicare anche in Hehgoland, convertendo e battezzando molti pagani nella fontana in cui S. Villibrordo (7 nov.) aveva in passato battezzato tre convertiti. Distrusse i santuari pagani e convertì il figlio del capitano locale, ordinandolo in seguito sacerdote. Si dice anche che abbia guarito un giullare cieco di nome Bernlef Quando dovette lasciare il paese una seconda volta a causa di nuove agitazioni, incaricò questo stesso Bernlef di battezzare i bambini morenti, ed egli ci si dedicò con diligenza. Ludgero tornò nuovamente in Frisia, ma Carlo Magno lo incaricò di un nuovo compito: l’evangelizzazione delle province, recentemente conquistate, della Sassonia nord-occidentale (Westfalia). Senza abbandonare completamente la missione in Frisia, Ludgero partì per la Sassonia, attraversando tutto il paese, insegnando, predicando e battezzando. La sua personalità gentile, persuasiva e piacevole fu molto più efficace nel sedare i sassoni che tutte le misure repressive messe in atto dall’imperatore.
S. Ludgero di Munster2
Si stabilì a Mimigerneford, dove costruì un monastero, dal quale deriva il futuro nome  
della città, Mùnster, e nel quale istituì la regola di S. Cadroe (6 mar.) per chierici che conducevano vita comunitaria. Quando gli fu proposto di diventare vescovo, Ludgero inizialmente esitò (come avrebbe potuto dimenticare l’esempio dell’abate Gregorio?), ma alla fine fu consacrato nell’804. Gli rimanevano cinque anni di vita: con l’aiuto del fratello Hildegrim evangelizzò sia la Westfalia che la Eastfalia e sarebbe arrivato fino in Scandinavia se Carlo Magno glielo avesse permesso. Nonostante la grande attività, Ludgero non permetteva a nulla di interferire con le sue pratiche di devozione: era sempre così attento durante la recita dell’uffìcio, anche in viaggio, che quando uno dei suoi chierici si fece avanti per spostare un fuoco che mandava il fumo in faccia al vescovo, finita la preghiera lo rimproverò. A un certo punto Carlo Magno accusò Ludgero di fare elemosine casuali e di trascurare le chiese a lui affidate, un’accusa molto grave secondo l’imperatore, e gli ordinò di presentarsi per rendere conto. Il giorno seguente all’arrivo del vescovo, un ciambellano andò per chiamarlo, ma lo trovò immerso in preghiera e dovette tornare tre volte prima di trovarlo pronto, terminate le sue orazioni.
Indignato, Carlo Magno gli chiese perché non aveva obbedito immediatamente, e Ludgero rispose tranquillamente:
«Credevo che il servizio a Dio fosse più importante di quello a te o a qualsiasi altro uomo. Non intendevi forse anche tu questo quando mi hai nominato vescovo? Ho pensato che non era possibile interrompere l’ufficio divino anche se il comando veniva da vostra maestà».
Ludgero continuò a lavorare fino all’ultimo giorno della sua esistenza, pur soffrendo moltissimo. La domenica di passione, il 26 marzo 809, predicò a Coesfeld e poi si recò in fretta a Billerbeck dove celebrò la Messa e tenne un altro sermone. Morì pacificamentela sera stessa, circondato dai suoi discepoli e alla presenza della sorella, la badessa Gerburga. Venne seppellito nell’amato monastero di Werden. Le sue reliquie vennero poste nel 1175 in un reliquiario che, per l’anniversario della sua morte nel 1948, fu trasferito a Munster. È il santo patrono della città e il secondo patrono della sede di Essen.

lunedì 25 marzo 2013

Gesù non è vittima della forza del destino; è salito sulla croce perché l’ha voluto…

La sua accettazione non è rassegnazione

passiva, ma è accoglimento della croce, è accettazione della volontà del Padre. E’ una visione bellissima, che ci schioda dalla situazione di condannati a vitaSe è vero che la croce è l’unità di misura di ogni impegno cristiano,dobbiamo fare attenzione al pericolo che stiamo correndo: quello che san Paolo chiama “l’evacuazione della croce” la croce rimane sempre al centro delle nostre prospettive, ma noi vi giriamo al largo, come quando,si sfiora una città passando dalla tangenziale. L’automobile corre sulla strada, si da un’occhiata ai campanili, ma tutto finisce lì
Santa Maria, donna dell’ultima ora, quando giungerà per noi la grande sera e il sole si spegnerà nei barlumi del crepuscolo, mettiti accanto a noi perché possiamo affrontare la notte. E’ una esperienza che hai gia fatto con Gesù, quando alla sua morte il sole si eclissò e si fece gran buio su tutta la terra. Questa esperienza, ripetila con noi. Piantati sotto la nostra croce e sorvegliaci nell’ora delle tenebre
Se è vero che ogni cristiano deve accogliere la sua croce, ma deve anche schiodare tutti coloro che vi sono appesi,noi oggi siamo chiamati a un compito dalla portata storica senza precedenti: “Sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi” (Is 58,6). Pertanto, non solo dobbiamo lasciare il “belvedere” delle nostre contemplazioni panoramiche e correre in aiuto del fratello che geme sotto la sua croce personale,ma dobbiamo anche individuare, con coraggio e intelligenza, le botteghe dove si fabbricano le croci collettive.
L’accoglienza porta diritto al cuore del crocifisso. Dobbiamo accogliere il fratello come un dono,non come un rivale o un possibile concorrente. Accogliere il fratello con tutti i suoi bagagli, perché non ci vuole molto ad accettare il prossimo senza nome,contorni, o fisionomia. Ma occorre una gran fatica per accettare chi abita di fronte a casa mia .
 La riconciliazione verso i nostri nemici: noi dobbiamo assolutamente dare un aiuto al fratello che abbiamo ostracizzato dai nostri affetti, stringere la mano alla gente con cui abbiamo rotto il dialogo, porgere aiuto al prossimo col quale abbiamo categoricamente deciso di archiviare ogni tipo di rapporto. E’ su questa scarpata che siamo chiamati a vincere la pendenza del nostro egoismo e a misurare la nostra fedeltà al mistero della croce.
Gesù non è vittima della forza del destino; è salito sulla croce perché l’ha voluto.

La sua accettazione non è rassegnazione passiva, ma è accoglimento della croce, è accettazione della volontà del Padre. E’ una visione bellissima, che ci schioda dalla situazione di condannati a vita
Purtroppo la nostra vita cristiana non incrocia il Calvario. Non s’inerpica sui tornanti del Golgota. Come i Corinzi anche noi, la croce, l’abbiamo “inquadrata” nella cornice della sapienza umana, e nel telaio della sublimità di parola. L’abbiamo attaccata con riverenza alle pareti di casa nostra, ma non ce la siamo piantata nel cuore. Pende dal nostro collo, ma non pende sulle nostre scelte. Le rivolgiamo inchini in chiesa, ma ci manteniamo agli antipodi della sua logica
 Al Golgota si va in corteo, pregando, lottando, soffrendo con gli altri. Non con arrampicate solitarie, ma solidarizzando con gli altri che, proprio per avanzare insieme, si danno delle norme,dei progetti, delle regole precise, a cui bisogna sottostare da parte di tutti. Se no, si rompe il tessuto di una comunione che,una volta lacerata,richiederà tempi lunghi per pazienti ricuciture
La croce, l’abbiamo isolata: è un albero nobile che cresce su zolle recintate, nel centro storico delle nostre memorie religiose, all’interno della zona archeologica dei nostri sentimenti. Ma troppo lontano dalle strade a scorrimento veloce che battiamo ogni giorno. Abbiamo bisogno di riconciliarci con la croce e di ritrovare, sulla carta stradale della nostra esistenza paganeggiante, lo svincolo giusto che porta ai piedi del condannato!
Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per definire la croce. La mia, la tua croce,non solo quella di Gesù. Coraggio, allora: la tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre “collocazione provvisoria”. Il Calvario, dove essa è piantata,non è zona residenziale. E il terreno di questa collina, dove si consumala tua sofferenza,non si vedrà mai come suolo edificatorio
 
C’è una frase immensa, che riassume la tragedia del creato alla morte di Cristo: “Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra”. Forse è la frase più scura di tutta la Bibbia. Per me è una delle più luminose. Proprio per quelle riduzioni di orario che stringono, come due paletti invalicabili, il tempo in cui è concesso al buio di infierire sulla terra. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane. Ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti tutti i rantoli della terra. Ecco le barriere entro cui si consumano tutte le agonie dei figli dell’uomo
Un giorno, quando avrete finito di percorrere la mulattiera del Calvario e avrete sperimentato come Cristo l’agonia del patibolo, si squarceranno da cima a fondo i veli che avvolgono il tempio della storia e finalmente saprete che la vostra vita non è stata inutile. Che il vostro dolore ha alimentato l’economia sommersa della grazia. Che il vostro martirio non è stato un assurdo, ma a ingrossato il fiume della redenzione raggiungendo i più remoti angoli della terra.
Coraggio, fratello che soffri. C’è anche per te una deposizione dalla croce. Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua. Ecco un volto amico, intriso di sangue e coronato di spine, che sfiora con un bacio la tua fronte. Ecco un grembo di donna che ti avvolge di tenerezza. Coraggio! Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga.
Riconciliamoci con la gioia. La Pasqua sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi e perfino la morte, dal versante giusto: quello del “terzo giorno ” Da lì le sofferenze del mondo non saranno più i rantoli dell’agonia, ma i travagli del parto. E le stigmate lasciate dai chiodi nelle nostre mani saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d’ora le luci di un mondo nuovo
DON TONINO BELLO

FRANCESCO… ULTIMO PAPA?

apocalisse cavalli

Secondo la visione di Papa Leone XIII Satana aveva ottenuto da Dio il permesso di tentare la Chiesa e gli uomini per un centinaio di anni. Santa Caterina Emmerich nelle sue profezie accenna a 2 papi, ma non è la sola, vi è infatti la profezia di un monaco russo del XVIII° e anche l’Apocalisse di Giovanni… Tutto sembra far pensare che questo pontificato sarà l’inizio di una dura battaglia, da vincere con il rosario in una mano e il crocifisso nell’altra come ci spiegherà il Montfort.
terra
Il 13 Ottobre 1884 Leone XIII ebbe una visione mentre celebrava la Messa. Il Pontefice descrivendo con orrore questa visione disse che riguardava il futuro della Chiesa, un periodo di circa cento anni in avanti quando il potere di Satana avrebbe raggiunto il suo culmine. Di questo episodio sono note diverse versioni; in quella più comunemente accettata si dice che Leone XIII avrebbe sentito due voci: una dolce e gentile, che lui additò come quella di Cristo, l’altra roca e aspra che doveva essere quella di Satana. In questo dialogo Satana affermava con orgoglio di poter distruggere la Chiesa, ma per fare questo chiedeva più tempo e più potere. Nostro Signore acconsentì alla richiesta e gli chiese di quanto tempo e di quanto potere avesse bisogno. Satana rispose che aveva bisogno di 75 o 100 anni e un maggior potere su coloro che si fossero messi al suo servizio. Nostro Signore accordò a Satana il tempo e il potere che chiedeva, dandogli piena libertà di disporne come voleva. Leone XIII rimase così scosso da questa esperienza che scrisse una preghiera in onore di San Michele per la protezione della Chiesa:
“San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, contro la malvagità e le insidie del diavolo sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il Signore lo comandi! E tu, principe delle milizie celesti, con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni, che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime.”
Il pontefice dispose che questa preghiera fosse detta alla fine di ogni Messa. Questa disposizione venne seguita fino agli anni ‘60, quando, con la riforma della Messa attuata dal Concilio Vaticano II (1962-65), la preghiera venne definitivamente soppressa dalla liturgia.

Caterina Emmerich:

Vidi anche il rapporto tra i due papi… Vidi quanto sarebbero state nefaste le conseguenze di questa falsa chiesa. L’ho veduta aumentare di dimensioni; eretici di ogni tipo venivano nella città [di Roma]. Il clero locale diventava tiepido, e vidi una grande oscurità… Allora la visione sembrò estendersi da ogni parte. Intere comunità cattoliche
  

erano oppresse, assediate, confinate e private della loro libertà. Vidi molte chiese che venivano chiuse, dappertutto grandi sofferenze, guerre e spargimento di sangue. Una plebaglia selvaggia e ignorante si dava ad azioni violente. Ma tutto ciò non durò a lungo.” (13 maggio 1820)
Vidi ancora una volta che la Chiesa di Pietro era minata da un piano elaborato dalla setta segreta, mentre le bufere la stavano danneggiando. Ma vidi anche che l’aiuto sarebbe arrivato quando le afflizioni avrebbero raggiunto il loro culmine. Vidi di nuovo la Beata Vergine ascendere sulla Chiesa e stendere il suo manto su di essa. […] devono pregare ferventemente… Devono pregare soprattutto perché la chiesa delle tenebre abbandoni Roma.” (25 agosto 1820)

Il monaco Basilio di Kronstadt

Nel XVIII secolo, a San Pietroburgo fece questa strana profezia…
“Quando il vescovo di Roma assumerà due nomi (il riferimento fino ad ora sembrava si riferisse a Giovanni Paolo II; ma ora non potrebbe trattarsi di Francesco e dell’ormai vescovo emerito Benedetto XVI?) un impero sarà prossimo a crollare: quello della bestemmia. Ma sarebbe follia esultare di gioia, perché non sarà la fine ma l’inizio dei dolori:…le guerre strisceranno sulla terra come serpenti velenosi…” […] “Fintanto che ci sarà la preghiera pubblica, non accadrà niente; ma verrà il tempo in cui la preghiera pubblica cesserà. La gente dirà: le cose resteranno come sono. Sarà allora che accadrà la grande calamità…”
albero (3)

 

Apocalisse

Nel capitolo 11 si parla di due Testimoni…
[3]…Ma farò in modo che i miei due Testimoni, vestiti di sacco, compiano la loro missione di profeti per milleduecentosessanta giorni”. [4]Questi sono i due olivi e le due lampade che stanno davanti al Signore della terra. [5]Se qualcuno pensasse di far loro del male, uscirà dalla loro bocca un fuoco che divorerà i loro nemici. Così deve perire chiunque pensi di far loro del male. [6]Essi hanno il potere di chiudere il cielo, perché non cada pioggia nei giorni del loro ministero profetico. Essi hanno anche potere di cambiar l’acqua in sangue e di colpire la terra con ogni sorta di flagelli tutte le volte che lo vorranno. [7]E quando poi avranno compiuto la loro testimonianza, la bestia che sale dall’Abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà. […][10]… Gli abitanti della terra faranno festa su di loro, si rallegreranno e si scambieranno doni, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra. 
Potrebbero essere papa Francesco e Benedetto XVI i due ulivi e le due lampade poste dal Signore sulla terra perchè attraverso il loro martirio essa venga purificata e liberata dall’influenza malefica di Satana?

San Luigi Maria Grignion de Montfort

(22 ottobre 1822) Dal “Trattato della Vera Devozione alla Santa Vergine
2 Compagnia di Gesù
…dobbiamo sapere che saranno dei veri discepoli di Gesù Cristo, che camminano sulle orme della sua povertà, dell’umiltà, del disprezzo del mondo e della carità, insegnando la via stretta di Dio nella pura verità, seguendo il santo vangelo e non le massime del mondo, senza vivere in ansia né avere soggezione per nessuno, senza risparmiare, o farsi condizionare, o temere nessun mortale per potente che sia. Avranno nella loro bocca la spada a due tagli della parola di Dio; sulle loro spalle porteranno lo  
stendardo della Croce, segnato dal sangue, il crocifisso nella mano destra e la corona del Rosario nella sinistra, sul loro cuore i santi nomi di Gesù e di Maria, e in tutta la loro condotta si ispireranno alla semplicità e alla mortificazione di Gesù Cristo. Ecco i grandi uomini che verranno, ma che Maria farà sorgere per ordine dell’Altissimo, per estendere il suo impero su quello dei non credenti, dei pagani, dei musulmani. …”
Sono parole davvero molto forti queste del Montfort, ma che ricordano molto il profilo dei gesuiti e il nostro papa Francesco è un gesuita. 

Suor Marianne

Nel XVIII-XIX secolo, francese, scrisse:
Prima del grande combattimento i malvagi saranno i padroni. Essi commetteranno tutto il male in loro potere, ma non tanto quanto vorrebbero, perché non ne avranno il tempo. I cattolici buoni e fedeli, essendo meno numerosi, saranno sul punto di essere sterminati, ma un colpo dal Cielo li salverà. O potenza di Dio! O potenza di Dio! Tutti i malvagi periranno, e anche molti uomini buoni. O, quanto saranno spaventose queste calamità! Le chiese verranno chiuse… Queste prove non dureranno per molto tempo, perché nessuno potrebbe sopportarle. Quando tutto sembrerà perduto, tutto verrà salvato.”

 Fatima

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Il famoso terzo segreto, rimane un’incognita, in quanto lo sventato attentato a Giovanni Paolo II ha fatto credere molti che questa profezia non si sia ancora avverata.
…Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni…”.
… i sogni di Don Bosco  e molti altri ancora più o meno noti, che sembra prendere forma un’unica terribile certezza e cioè che ci aspetta una grande battaglia! Ma ci sono state date anche le armi per combatterla, solo che l’umanità non sembra essere più abituata al sacrificio, alla preghiera, al digiuno, e forse per questo dovremo aspettarci tante sofferenze?
Ecco l’appello Divino n. 36 di Gesù a suor Anna Ali, in Kenia dato il 12 Novembre 1987
Queste leggi inique delle nazioni hanno infranto la Legge di Dio. Il diavolo infiltrerà i suoi poteri malvagi all’interno delle nazioni e a un dato momento distruggerà la parte migliore del gregge… I governanti sono responsabili per tutta l’umanità, della salvezza del mondo o della sua distruzione.”
Le profezie sono state raccolte dal sito: http://profezie3m.it/