mercoledì 31 dicembre 2014

Letture di mercoledì 31 dicembre 2014

 San Silvestro I 4

Ottava di Natale, VII giorno  

E nato per noi un bambino, un figlio ci è stato donato: egli avrà sulle spalle il dominio, consigliere ammirabile sarà il suo nome.

PREGHIERA DEL MATTINO

Dio onnipotente ed eterno, che nella nascita del tuo Figlio hai stabilito l’inizio e la pienezza della vera fede, accogli anche noi come membra del Cristo, che compendia in sè la salvezza del mondo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

PRIMA LETTURA

1 Gv 2, 18-21 – Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo.
san giovanni ev1Figlioli, è giunta l’ultima ora. Come avete sentito dire che l’anticristo deve venire, di fatto molti anticristi sono già venuti. Da questo conosciamo che è l’ultima ora.
Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri.
Ora voi avete ricevuto l’unzione dal Santo, e tutti avete la conoscenza. Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità.
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE

Sal 95angeli2
RIT: Gloria nei cieli e gioia sulla terra.
Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore, uomini di tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.RIT
Gioiscano i cieli, esulti la terra, risuoni il mare e quanto racchiude; sia in festa la campagna e quanto contiene, acclamino tutti gli alberi della foresta.RIT
Davanti al Signore che viene: sì, egli viene a giudicare la terra; giudicherà il mondo con giustizia e nella sua fedeltà i popoli.RIT

CANTO AL VANGELO

Alleluia, Alleluia.
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio.
Alleluia.

VANGELO

Gv 1, 1-18 – Dal Vangelo secondo Giovanni
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce Gesù Bambino (2)splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

COMMENTO

La luce e le tenebre.
Il pensiero dominante, che oggi accompagna la stragrande maggioranza della gente, è la fine dell’anno; un giorno e soprattutto una notte da festeggiare con riti diversi, ma con la costante di voler rigettare tutti i mali passati e propiziare il futuro. È sorprendente costatare come la liturgia, che la Chiesa ci propone per questo giorno ignori completamente questa realtà. Addirittura, quasi in tono di sfida, ci fa ancora una volta riflettere sul prologo del Vangelo di Giovanni proponendoci le stesse parole congesu bambino6 cui inizia anche la Genesi, il primo libro della Scrittura Sacra: “in principio…”. Si parla di un principio senza data, quasi ci si volesse far astrarre dal tempo, ma per dirci che è stato lo stesso Dio a creare e riempire il tempo di tutto ciò che esiste, cominciando da noi uomini, creati a sua immagine e somiglianza. Siamo sollecitati perciò, a partire dalle nostre artificiose suddivisioni, a guardare al tempo in prospettiva di eternità e a riempirlo di sacro. Allora principio e fine si fondono nella continuità e noi a vivere quello spazio che ci è concesso. Il tempo senza Dio diventa un susseguirsi di istanti che consumano e bruciano il tempo perché non vissuto nella verità e nella fecondità. In questa prospettiva comprendiamo meglio l’alternanza della luce e delle tenebre, della cronaca senza significati reali e della storia che diventa sacra. Si tratta in fin dei conti o di accettare Dio come Signore della storia o di abbandonarci ai nostri calcoli umani e alle nostre penose solitudini. San Giovanni ci ricorda che venne la luce vera che illumina ogni uomo, che venne tra la sua gente, ma che i suoi non l’hanno accolta. A coloro che però l’hanno accolta ha dato il potere di diventare figli di Dio. Ecco la vera qualifica e la suprema aspirazione a cui dobbiamo tendere ogni giorno, per tutto il tempo che ci è concesso.(Preparato dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire)

Gesù bambino 8PREGHIERA DELLA SERA

Al termine di quest’anno, Ti ringraziamo o Signore per tutti i doni ricevuti, e Ti affidiamo tutta la nostra vita, in un’incondizionato atto di amore per la salvezza di tutte le anime, in particolar modo di quelle a noi più care. O Dio, Signore del tempo e della vita, concedici di scoprire con gioia i segni della Tua provvidenza e donaci la forza di testimoniare e di diffondere il vangelo del Tuo Figlio, il Cristo benedetto, che vive e regna con Te per tutti i secoli dei secoli. Amen.

SAN SILVESTRO

SAN SILVESTRO 

papa (335) 31 dicembre
San Silvestro I 4Questa è la storia di un papa apparentemente insignificante, che visse in un periodo storico importantissimo per la chiesa nonostante la conversione di un imperatore come Costantino. Non fu comunque esente da leggende, sogni rivelatori e segni straordinari.  
Silvestro era figlio di un romano chiamato Rufino; successe a Milziade nel 314, neanche un anno dopo che l’editto di Milano decretò una certa tolleranza nei confronti dei cristiani, e il suo pontificato durò vent’anni durante il regno dell’imperatore Costantino. Giacché in questo periodo la Chiesa, che era stata soggetta a periodi di persecuzione, era divenuta un’autorità potente e riconosciuta nell’impero romano, spesso si affermava che papa Silvestro aveva svolto una parte importante nel determinare questo cambiamento. In pace con l’autorità civile, ma non tra di loro: così sono i cristiani del tempo.
Il suo pontificato durerà più di venti anni (la morte lo coglierà infatti il 31 dicembre del 335), ma nulla di certo si conosce attorno alla sua persona e al suo ministero. Gli storici sono concordi nel ritenere il suo un pontificato di basso profilo, subissato dalla grandiosa azione di Costantino. Eppure è sotto di lui che si compie una delle svolte più importanti della storia della Chiesa. Forse per questo nei secoli successivi i cristiani riempiono di leggende quella storia che mancava. Secondo una di queste leggende, appena eletto, Silvestro dovette rifugiarsi sul monte Soratte per sfuggire a una persecuzione scatenata da Costantino dopo il suo editto. Costantino si sarebbe per questo ammalato di lebbra, perciò avrebbe fatto chiamare dal Soratte Silvestro che, battezzando l’imperatore, lo avrebbe miracolosamente guarito dal morbo. Inoltre Silvestro avrebbe convertito la madre di Costantino, che aveva aderito al giudaismo, sostenendo pubblicamente una disputa con dodici scribi. Ma la leggenda più nota è quella riguardante la «Donatio Constantini», un falso probabilmente dell’VIII secolo con il quale si fece risalire allavolontà dell’imperatore -che aveva trasferito a Costantinopoli la capitale- il governo del Papa sulla città di Roma, ovvero il potere temporale della Chiesa.
san silvestro IQuesto straordinario falso, contro cui inveì Dante e molti dopo di lui, ebbe una enorme importanza storica: il potere temporale è stato una garanzia di libertà per la Chiesa, durante i secoli (peraltro il documento può essere falso, ma è assolutamente vero che il popolo di Roma, abbandonato dagli imperatori, fin dalla calata dei barbari si pose nelle mani -anche politiche- del suo vescovo). La verità storica però è che Silvestro e Costantino si videro al massimo una o due volte e probabilmente non ebbero mai occasione di parlarsi. Costantino, inoltre, fu battezzato solo nell’imminenza della sua morte, nel 337, e non da Silvestro, che era già morto, bensì dal vescovo Eusebio di Nicomedia. Ciononostante la Chiesa greca lo onora come santo e la tradizione lo definisce “il primo imperatore cristiano“.
Sicuramente non si può dire che il 28 ottobre del 312, quando sconfigge Massenzio riconquistando Roma, dopo aver fatto imprimere sugli scudi dei soldati il monogramma cristiano sognato la notte precedente, Costantino fosse o si definisse cristiano. Era un grande condottiero e un grande riformatore. Ma le cronache dicono che, almeno inizialmente, Costantino non abiurò, pur parlandone con fastidio, la religione imperiale.
Alcuni storici sostengono che Costantino fosse mosso esclusivamente da scaltrezza politica, per accattivarsi il sostegno dei cristiani. Ma, in mancanza di documenti, tutte le ipotesi sono possibili. Quel che è certo è che, appena entrato in Roma, Costantino scrive a Massimino Daia chiedendo la fine delle persecuzioni contro i cristiani. Poi, dopo l’Editto di Milano, intima la restituzione alla Chiesa di tutti i beni confiscati sotto le persecuzioni e la riparazione dei danni. Il Liber Pontificalis contiene una lunga lista di splendidi doni dell’imperatore alla Chiesa, inclusi pesanti calici e patene d’argento, candelieri, lampadari a bracci, fonti battesimali, oltre al ricavato delle aziende agricole e SAN SILVESTRO2delle rendite (non si discute la sua generosità nei confronti della Chiesa). Era un periodo in cui la comunità cristiana iniziava a crescere come autorità a Roma, mantenendo il diritto di proprietà edesercitando il potere temporale, ma Costantino non considerava Roma come centro istituzionale  dell’impero.
Dona inoltre alla Chiesa la sua residenza del Laterano – la residenza dei pontefici fino al XIV secolo -, gettando lì a fianco le fondamenta della grande Basilica Lateranense, che sarà la “madre di tutte le chiese”. È sotto il pontificato di Silvestro che si realizza il programma edilizio di Costantino con l’edificazione delle grandi basiliche romane. A poco a poco tutte le leggi vengono cristianizzate (si introduce anche il giorno festivo domenicale). Soprattutto è gravida di conseguenze positive la decisione di Costantino di concedere l’immunità ecclesiastica, cioè l’esonero dei chierici dai «munera».
Costantino riconosce ufficialmente per questo solo la Chiesa “cattolica”, cioè quella che conserva la comunione con le altre chiese cristiane, la “grande Chiesa”, sanzionando così per autorità statale un diverso trattamento verso haeretici e scismatici (ad esempio i donatisti). Le dispute teologiche che imperversano in questi anni fra le comunità cristiane diventano così un affare di Stato e in qualche modo Costantino vi si trova coinvolto in prima persona. Eccolo dunque alle prese con il conflitto fra i donatisti africani e le altre Chiese cattoliche: egli decreta, in base al pronunciamento del Vescovo di Roma, la distruzione delle chiese dei donatisti. Ma il Vescovo di Roma sembra quasi restare ai margini delle grandi scosse che agitano la cristianità.
È Costantino a convocare i due importanti Concili di Arles, nel 314, e di Nicea, nel 325. Silvestro, che pure era stato invitato dall’imperatore, non vi partecipò e si fece rappresentare da alcuni legati SAN SILVESTRO.3jpg(secondo la consuetudine era il vescovo della Chiesa ospite che presiedeva l’assemblea).
Silvestro dunque non prese parte nemmeno alla disputa lacerante aperta nella Chiesa dalle teorie di Ario, il presbitero di Alessandria che metteva in dubbio che Gesù fosse «vero Dio e vero uomo» e che pur avendo assunto in tutto la natura umana egli fosse Dio «della stessa sostanza del Padre». Ario trovava filosoficamente inconcepibile ammettere questo paradosso. Com’è noto la sua terribile eresia devastò la Chiesa, la quale, però, proprio al Concilio di Nicea, lo condannò, definendo il Simbolo che professa e proclama ancora oggi nella liturgia.
«Il Concilio deliberò altresì sulla definitiva organizzazione episcopale della Chiesa, affidando ai supremi seggi metropoliti di Roma, Alessandria e Antiochia la giurisdizione sugli ecclesiastici rispettivamente di Occidente, di Egitto, della diocesi orientale escluso l’Egitto» (Mazzarino).
Deliberò sui seggi episcopali, sul celibato dei chierici e proibì definitivamente le celebrazioni giudaizzanti della Pasqua (“protopaschite”). Solo quattro o cinque furono i vescovi occidentali che parteciparono a quel Concilio, che tuttavia assunse un’importanza straordinaria. Lo scarso rilievo che vi ebbe papa Silvestro non mette in dubbio la posizione di preminenza riconosciuta al Vescovo di Roma (emersa già con chiarezza sotto i pontificati di Vittore I e di Stefano I). Così non deve sorprendere la convocazione fatta da Costantino (il Concilio del 680, il sesto Concilio ecumenico, è il primo ad essere convocato insieme dal Papa e dall’imperatore).
Il primato del Vescovo di Roma, che siede sulla cattedra di Pietro, è sempre oggettivamente riconosciuto a prescindere dal fatto che sia un uomo straordinario come Callisto oppure uno ordinario come Silvestro. La grandezza di Silvestro, in fondo, fu quella riconosciuta dalla tradizione cristiana, il battesimo di Costantino, l’accettare che un imperatore romano facesse per la Chiesa le cose grandi che fece Costantino, anche se – almeno nel 313, il momento della grande svolta – non si può certo dire che egli sapesse cosa era il cristianesimo, che professasse i suoi dogmi e che si fosse lasciato dietro le spalle il “mondo”. Quel che è certo è che a Costantino «qualcosa di nuovo e di eccezionale san silvestroera avvenuto in quell’anno». E su questo la testimonianza del biografo, Eusebio, concorda con quella di un pagano autore di un Panegirico su quegli eventi.
Costantino, alla vigilia dello scontro con Massenzio, era molto preoccupato perché costui usava certe arti magiche in battaglia. Aveva anche capito che le divinità tradizionali, Giove o Ercole, invocate in precedenza da Severo e Galerio, contro Massenzio stesso nulla avevano potuto. Egli decideva cosìdi confidare nel summus deus che suo padre, Costanzo Cloro, aveva adorato per tutta la vita. Era il Sole, ma, dicono le cronache, Costantino si rivolse a questo unico signore «chiedendogli di rivelargli chi fosse e di stendergli la sua destra». E qui accade un fatto eccezionale.
Eusebio dice: «Se non fosse stato lo stesso Costantino a riferirmi come andarono le cose, non ci avrei creduto». Al declinare del giorno nel cielo, davanti agli occhi esterrefatti di Costantino e di tutto il suo esercito, apparve un trofeo di luce, una croce, e una scritta: «Con questo segno vincerai». Arrivata la notte gli appare in sogno il Cristo di Dio con il segno visto nel cielo e lo esorta ad accettarlo come unica difesa contro i suoi nemici. Costantino, svegliatosi, corse subito a discuterne con gli amici e decise «di non onorare nessun altro dio se non quello che aveva visto». Fu poi Osio, vescovo di Cordova, mandato subito a chiamare, che gli rivelò il nome di colui che aveva visto. Così, dopo la vittoria, per la prima volta un imperatore romano si rifiutava di salire il Campidoglio per ringraziare Giove.
Costantino non rinunciò al potere, anzi lo usò come nessun altro prima di lui. Si concepì come servo della Chiesa e ricevette il battesimo in punto di morte. Ma già Silvestro lo aveva accolto come cristiano (certo, un cristiano molto esuberante e… potente). Per questo la tradizione cristiana ci ha consegnato la leggenda del battesimo di Silvestro. Il grande obelisco innalzato davanti la basilica di san Giovanni in Laterano ce lo ricorda. Il monolite fu scolpito in Egitto 3.500 anni fa. È un esemplare unico al mondo. Costantino decise di portare a Costantinopoli questo immenso monolite.
San Silvestro reliquia
reliquia di san Silvestro
Dopo la sua morte il figlio Costanzo cambiò la sua destinazione portandolo a Roma. Ma fu papa Sisto V, nel 1587, a recuperarlo ed erigerlo dove adesso si trova. Il 10 agosto del 1588, festa di San Lorenzo, fu benedetta la croce posta sulla sommità della stele. In una delle facciate della base Sisto fece scrivere:
«Flavio Costantino Massimo Augusto / vindice ed assertore della fede cristiana / quest’obelisco, da un re egizio dedicato al Sole / con impuro voto, toltolo dalla sua sede, fece condurre attraverso il Nilo…».
E nella quarta facciata: «Costantino, vincitore per intercessione della Croce / battezzato da san Silvestro in questo luogo / propagò la gloria della Croce».
Il nome di papa Silvestro, insieme a quello di papa Martino (13 apr), è ora conferito alla chiesa titolare cardinale fondata vicino alle Terme di Diocleziano da un sacerdote chiamato Equizio. Anche papa Silvestro fece costruire una chiesa nel cimitero di Priscilla sulla via Salaria, in cui fu seppellito nel 335. Nel 761, le reliquie furono trasferite da papa Paolo I a San Silvestro in Capite, ora chiesa nazionale dei cattolici inglesi di Roma, dove il suo seggio pontificio di pietra si trova ancora nel chiostro.
É INVOCATO: – come protettore dei muratori
FONTE: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler

MESSAGGIO DI FINE ANNO

MESSAGGIO DI FINE ANNO 

DATO DALLA MADONNA A DON STEFANO GOBBI IL 31 DICEMBRE 1984
volto4Don Stefano Gobbi (1930 – 2011) è stato un presbitero cattolico italiano, fondatore del Movimento Sacerdotale Mariano (M.S.M.). creato su ispirazione interiore mentre si trovava al santuario di Fatima. Vi aderiscono vescovi, arcivescovi, e ordini e istituti religiosi in tutto il mondo 
Figli prediletti, passate in dolce intimità con me le ultime ore dell’anno che sta per chiudersi.
Quanti miei figli trascorrono nei divertimenti e nel clamore questi momenti e si ubriacano di vuoto, fra tante frivolezze e svaghi, spesso licenziosi e contrari alla legge del Signore!..
Io vi invito invece a trascorrere queste ore in preghiera, in raccoglimento, in un silenzio interiore, affinché possiate entrare in un colloquio con me, vostra Mamma Celeste.
Allora, con la stessa confidenza di una madre con i suoi bambini, io vi svelo le preoccupazioni, le ansie, le profonde ferite del mio Cuore Immacolato, e nel medesimo tempo vi aiuto a comprendere e ad interpretare i segni del vostro tempo. Così potete cooperare al disegno di salvezza che il Signore ha sopra di voi e che vuole realizzare attraverso i nuovi giorni che vi attendono. 
apparizioneVoi vivete sotto una pressante richiesta, fatta dalla vostra Mamma Celeste, che vi invita a camminare sulla strada della conversione e del ritorno a Dio.
Figli prediletti, partecipate alla mia preoccupata ansietà di Madre nel vedere che questo mio richiamo non viene accolto né seguito. Eppure io vedo che l’unica vostra possibilità di salvezza è legata solamente al ritorno della umanità al Signore, in un forte impegno a seguire la sua Legge.
Convertitevi e camminate sulla strada della grazia di Dio e dell’amore. Convertitevi e costruite giorni di serenità e di pace. Convertitevi ed assecondate il disegno della divina Misericordia.
Con quanti segni il Signore vi manifesta il suo volere di porre finalmente un giusto freno al dilagare dell’empietà: mali inguaribili che dilagano; violenza e odio che esplodono; disgrazie che succedono; guerre e minacce che si estendono.
Sappiate leggere i segni che Dio vi manda attraverso gli avvenimenti che vi succedono ed accogliete i suoi forti richiami a cambiare vita e tornare sulla via che vi conduce a Lui.
Eppure vedo, angosciata, che gli errori continuano a diffondersi, vengono insegnati e propagandati e così fra i miei figli diventa sempre più grande il pericolo di perdere il dono prezioso della fede in Gesù e nelle verità che Lui vi ha rivelato. Anche fra i miei prediletti, quanto è grande il numero di coloro che dubitano, che non credono più!cuore1
Se vedeste con i miei occhi come è vasta questa epidemia spirituale che ha colpito tutta la Chiesa! La ferma nella sua azione apostolica, la ferisce e la porta alla paralisi nella sua vitalità, rendendo spesso vacuo ed inefficace anche il suo sforzo di evangelizzazione.
Voi vivete sotto la mia tanto addolorata preoccupazione nel vedervi ancora vittime del peccato che dilaga, osservando come ovunque, attraverso i mezzi di comunicazione sociale, ai miei poveri figli vengono proposte esperienze di vita contrarie a quanto indica la legge santa di Dio.
Venite ogni giorno nutriti con il pane avvelenato del male e abbeverati alla fonte inquinata dell’impurità.
Vi si propone il male come un bene; il peccato come un valore; la trasgressione alla legge di Dio come un modo di esercitare la vostra autonomia e la vostra personale libertà.
Così si giunge a perdere persino la coscienza del peccato come un male e l’ingiustizia, l’odio e l’empietà ricoprono la terra e la rendono un immenso deserto, privo di vita e di amore.
gesù e maria (2)L’ostinato rifiuto di Dio e di ritornare a Lui, la perdita della vera fede, l’iniquità che dilaga e porta alla diffusione del male e del peccato: ecco i segni del tempo cattivo che vivete.
Vedete pure in quanti modi io intervengo per condurvi sulla strada della conversione, del bene e della fede.
Con segni straordinari che compio in ogni parte del mondo, con i miei messaggi, con le mie così frequenti apparizioni, indico a tutti l’approssimarsi del grande giorno del Signore.
Ma quale dolore prova il mio Cuore Immacolato nel vedere che questi miei richiami non vengono accolti, spesso sono apertamente rifiutati e combattuti, anche da coloro che hanno il compito di accoglierli per primi.
Per questo oggi io mi rivelo solo ai piccoli, ai poveri, ai semplici, a tutti i miei bambini che mi sanno ancora ascoltare e seguire.
Mai come ora mi è necessaria una grande forza di implorazione e di riparazione. Per questo mi rivolgo a voi, figli prediletti, e vi invito a passare in ginocchio, in una continua preghiera con me, le ore di questa ultima notte dell’anno”.
(Messaggio dato dalla Madonna a Don Stefano Gobbi il 31 dicembre 1984)
DON STEFANO GOBBI
gobbi9
Don Stefano Gobbi
Don Stefano Gobbi (22 marzo 1930 – Milano, 29 giugno 2011) è stato un presbitero cattolico italiano, fondatore del Movimento Sacerdotale Mariano (M.S.M.). Nato in provincia di Como, ordinato sacerdote nel 1964, conseguì in seguito il Dottorato in teologia sacra presso la Pontificia Università Lateranense di Roma.
Nel 1972 creò il M.S.M., in seguito ad un’ispirazione interiore avuta l’8 maggio di quell’anno nel santuario di Fatima. Mentre stava pregando nella Cappellina delle Apparizioni in favore di alcuni sacerdoti, ribelli all’autorità della Chiesa sentì interiormente l’invito di Maria a riunire i sacerdoti che si fossero consacrati al suo Cuore Immacolato. Don Stefano avrebbe ricevuto anche, nello stesso mese, un piccolo segno di conferma da parte di Maria, nel santuario dell’Annunciazione di Nazaret.
Così nell’ottobre dello stesso anno ci fu un primo incontro di preghiera fra tre sacerdoti della parrocchia di Gera Lario, in provincia di Como; la notizia della nascita del movimento fu riportata su qualche giornale e rivista cattolica. Dopo un graduale aumento delle adesioni, nel 1974 nacquero i primi Cenacoli di preghiera e di fraternità fra i sacerdoti e i fedeli, diffusi oggi in tutti i continenti.
Le linee guida del M.S.M. sono contenute nel libro “Ai sacerdoti, figli prediletti della Madonna“, che riporta le meditazioni e ispirazioni di don Stefano. I punti essenziali del movimento sono tre: la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, l’unità al papa ed alla Chiesa a lui unita, e infine il condurre i fedeli ad una vita di affidamento alla Madonna.
Al movimento, diffuso oggi in tutto il mondo, aderiscono alcuni cardinali, oltre 350 arcivescovi e vescovi, 150.000 sacerdoti del clero secolare e di tutti gli ordini e istituti religiosi, oltre a decine di milioni di fedeli.
Fonti: Il libro delle novene ed. Ancilla; http://it.wikipedia.org/wiki/Stefano_Gobbi 

NOVENA A MAMMA ROSA

NOVENA A MAMMA ROSA

Beata Eurosia Fabris Barban (1866-1932)
MADRE DI FAMIGLIA E TERZIARIA FRANCESCANA
BEATA EUROSIA FABRIS BARBAN1La Beata Eurosia Fabris Barban, chiamata più comunemente “Mamma Rosa“, altri non era che una donna piena di carità e di amore. Alla morte dell’amica sposata si occuperà dei suoi due bambini fino al giorno in cui si sposerà con il padre dei piccoli. E dal matrimonio nasceranno 9 figli tre dei quali diventeranno sacerdoti e l’ultimo morto quattordicenne ancora seminarista.

INIZIO DELLA NOVENA IL 31 DICEMBRE

Nel nome del Padre,del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. 
Santissima Trinità, noi vi ringraziamo di avere arricchito la vostra serva con tanti tesori di grazia, di fede e di carità, così da renderla un modello incantevole di virtù domestiche, specialmente per le giovani, per le spose e le madri di famiglia.
BEATA EUROSIA FABRIS BARBAN2Voi che esaltate gli umili e i semplici di cuore, degnatevi di glorificare, anche qui in terra, per nostro esempio e conforto la semplice ed umile “Mamma Rosa”, concedendoci la grazia che ardentemente Vi chiediamo.
Per la sua intercessione benedite la nostra famiglia, affinché divenga, come noi Vi promettiamo, un dolce asilo di virtù, d’amore e di pace. Amen
3 Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Com’era nel principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. 
Santa Trinità, unico Dio, abbi pietà di noi.
O Vergine Santissima, che fosti la tenera madre, l’ispiratrice e la confidente della vostra figlia “Mamma Rosa”, Vi preghiamo, per i suoi meriti e per la sua intercessione, di ottenere la grazia che domandiamo: … (nominare la grazia desiderata)
Ci valga presso di Voi, come impetrazione, il culto e l’amore tenerissimo ch’essa Vi portò durante la vita. Così, esauditi nella nostra supplica, potremo cantare con Voi il “Magnificat” a gloria di Dio, mirabile nei suoi Santi. Amen
3 Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te, Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen 
Madre della divina grazia, prega per noi.
Fonte: Il libro delle novene ed. Ancilla 

martedì 30 dicembre 2014

Letture di martedì 30 dicembre 2014

Beata Margherita Colonna

30 dicembre 2014

Ottava di Natale, VI giorno

Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa, mentre la notte giungeva a metà del suo corso, il tuo Verbo onnipotente, o Signore, è sceso dal cielo, dal trono regale.

PREGHIERA DEL MATTINO

Dio Grande e misericordioso, la nuova nascita del tuo unico Figlio nella nostra carne mortale ci liberi dalla schiavitù antica, che ci tiene sotto il giogo del peccato. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

PRIMA LETTURA

1 Gv 2, 12-17 – Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo.
s.giovanni.evangelista
San Giovanni apostolo
Scrivo a voi, figlioli, perché vi sono stati perdonati i peccati in virtù del suo nome. Scrivo a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è da principio. Scrivo a voi, giovani, perché avete vinto il Maligno. Ho scritto a voi, figlioli, perché avete conosciuto il Padre. Ho scritto a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è da principio. Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti e la parola di Dio rimane in voi
e avete vinto il Maligno. Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita non viene dal Padre, ma viene dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE Gesu_bambino_con_Maria_e_gli_angeli_in_cielo.

Sal 95
RIT: Gloria nei cieli e gioia sulla terra.
Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore gloria e potenza, date al Signore la gloria del suo nome.RIT
Portate offerte ed entrate nei suoi atri, prostratevi al Signore nel suo atrio santo. Tremi davanti a lui tutta la terra.RIT
Dite tra le genti: «Il Signore regna!». È stabile il mondo, non potrà vacillare! Egli giudica i popoli con rettitudine.RIT 

CANTO AL VANGELO

Alleluia, Alleluia.
Un giorno santo è spuntato per noi: venite, popoli, adorate il Signore, oggi una grande luce è discesa sulla terra.
Alleluia.

VANGELO

Lc 2, 36-40 – Dal Vangelo secondo Luca
tempio prezentazione5[Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.] C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

COMMENTO

La grazia raccontata e testimoniata.
Le parole con cui la profetessa Anna loda Dio e parla del Bambino Gesù, portato al tempio da Maria e Giuseppe, non ci vengono riportate letteralmente dagli evangelisti, come fanno invece per il cantico di Maria, di Zaccaria e di Simeone. Si parla di lei, della sua vedovanza, della sua veneranda età, della sua piena fedeltà a Dio con digiuni e preghiere in un assidua presenza nel tempio. Poi l’incontro con Gesù e la sua esplosione di gioia, la sua testimonianza, la sua fede semplice e schietta che le consente di riconoscere nel bambino colui che realizzerà tutte le attese d’Israele. Quello di Anna evidentemente è un inno non fatto prevalentemente di parole, ma di una intera vita dedita completamente a Dio. La sua spirituale ascesi raggiunge il culminetempio anna profetessa proprio nell’incontro personale con Cristo in un momento di particolare illuminazione dello Spirito. Questa santa donna assurge così a simbolo e modello di tante e tante donne che nel corso della storia, hanno offerto e consacrato la propria vita, in modo esclusivo al Signore. Vediamo in lei particolarmente le cosiddette “recluse”, quelle monache cioè che vivono tutta la propria esistenza nel silenzio e nella preghiera, nei loro monasteri o conventi, completamente segregate dal mondo, ma in continua offerta di sé per il mondo. Una categoria di persone, non molto numerosa e non sempre adeguatamente apprezzate nel mondo di oggi, ma che la Chiesa invece guarda con particolare simpatia per l’eroicità della loro donazione a Cristo e ai fratelli. Non vivono più per se stesse, ma solo per Cristo a cui consacrano tutta la propria persona, tutta la vita, tutto il tempo. Imparano a riconoscere il valore sacro del silenzio cercato e voluto come strumento che consente l’unione con Dio, l’intensità della preghiera, l’affermazione vissuta del primato di Cristo nella loro esistenza. Per chi vive abitualmente nel chiasso, quotidianamente immerso nelle frenesie del mondo, è un bell’esempio. (Preparato dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire

presepePREGHIERA DELLA SERA

Dio che ci hai redenti nel Tuo Figlio fatto uomo per noi, fa che la salvezza sia accolta da tutti gli uomini. In cambio Ti affidiamo tutta la nostra vita, in un’incondizionato atto di amore per la salvezza di tutte le anime, in particolar modo di quelle a noi più care. Dio nostro Padre, che dal cielo ascolti le nostre preghiere, illumina la strada che porta a Te e ogni uomo riconosca il Tuo Figlio come salvatore, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

BEATA MARGHERITA COLONNA

Beata Margherita Colonna

(1255-1284) 30 Dicembre
Nata in una importante famiglia Romana che vantava il Beata Margherita Colonnaritrovamento della colonna usata per la flagellazione di Cristo. Allevata dai fratelli, Margherita imparerà ad amare il prossimo disinteressatamente e a donarsi completamente al suo Amato e al suo prossimo con un cuore francescano, tanto che il suo sposo, Gesù Cristo le elargirà grandi doni.
Margherita nacque a Palestrina nel 1255 da Oddone Colonna, feudatario del luogo e da Mabilia Orsini, due potenti famiglie romane, protagoniste, nel corso dei secoli, con fasi alterne di pace e di odio reciproco, della storia della città eterna. Palestrina era la roccaforte di famiglia. La ricchezza dei nobili romani era legata ai pontefici e alle cariche ecclesiastiche: per i Colonna dei tempi della Beata basti citare Giovanni, Cardinale di S. Prassede nel 1212 e legato del pontefice durante la V Crociata.
Fu lui che portò a Roma dall’oriente la colonna che, secondo la tradizione, servì per la flagellazione di Cristo e che, ancora oggi, è conservata nella basilica romana di cui era titolare. Gli anni in cui visse Margherita furono per la Chiesa complicati e tumultuosi: dal 1268 al 1271 la sede papale rimase vacante, per il periodo più lungo della storia. Erano venti anni che il papa non risiedeva a Roma. A conclavi lunghi seguivano pontificati brevi: il potere del pontefice era fondamentale per gli equilibri del mondo cristiano e soggetto all’antagonismo tra la Francia (Carlo d’Angiò occupava molte regioni d’Italia) e l’Imperatore tedesco del Sacro Romano Impero.
Beata Margherita Colonna1Rimasta presto orfana dei genitori venne lasciata alle cure dei due fratelli Giovanni e Giacomo. Destinata ad un matrimonio prestigioso volto a confermare l’influenza della sua casata, ella al contrario si sentì attratta dall’ideale Francescano e con due pie donne abbandonò la rocca di Palestrina quarantacinque chilometri a est di Roma, e si ritirò nel sovrastante borgo di Castel San Pietro presso la chiesa di S. Maria della Costa, indossando il rozzo saio delle clarisse, dove assistette i poveri e i malati con tutta la sua energia e le sue ricchezze. Con l’aiuto del fratello Giacomo, divenuto cardinale ancora giovanissimo mentre Giovanni era senatore di Roma, potè confermare la sua vocazione religiosa e, dopo vari e infruttuosi tentativi di sistemarsi nei monasteri di Assisi e della Mentola, dovuti alla sua salute cagionevole, riuscì a fondare un proprio convento presso Palestrina dove si dedicò alla formazione delle compagne e alla carità verso i poveri nella quale dispensò il suo patrimonio personale tanto da ridursi a dover da sua volta chiedere la carità.
A causa del persistente stato di malattia, Margherita non riuscì a entrare nella congregazione né a partecipare attivamente alla sua conduzione.  Negli ultimi sette anni di vita, durante i quali si conquistò la fama di fautrice di miracoli, soffrì a causa di un cancro, malattia che affrontò con coraggio e pazienza. La sua unione con Cristo divenne sempre più intensa: fu confortata visibilmente da Gesù, dalla Madonna e dal Santo Padre Francesco. Cadde più volte in estasi e per sette anni sopportò pazientemente una ferita ulcerosa sul fianco, portata come una stimmata della Passione di Gesù. Ogni anno per San Giovanni organizzava un pranzo per i poveri e si racconta che una volta tra questi si presentarono Gesù e San Giovanni che tosto si dileguarono quando la santa li riconobbe. Fu dotata di carismi mistici .Beata Margherita Colonna2
Morì non ancora trentenne. Spirò, a causa dell’ulcera e di febbri violente, il 30 dicembre 1284. Fu seppellita a Palestrina. Immediatamente il suo sepolcro divenne meta di pellegrinaggi e i devoti, per sua intercessione, ottenevano grazie. Con l’autorizzazione di Papa Onorio IV, nel 1285, la comunità di clarisse si trasferì a Roma nel Monastero di S. Silvestro in Capite, portando con sé il venerato corpo della Beata (vi resterà fino al 1871). I suoi primi biografi furono il fratello e la prima badessa di S. Silvestro.  Il culto della B. Margherita Colonna fu confermato da papa Pio IX nel 1847 poco dopo che un decreto pontificio aveva disposto che i principi Colonna e Orsini si alternassero nella carica di principe assistente al soglio pontificio. Qui il seme da lei gettato, oltre sette secoli fa, è ancora oggi vivo attraverso le Clarisse del Monastero di Santa Maria degli Angeli.
Fonti: Il primo grande libro dei Santi di Alban Butler / Santi e beati.it

lunedì 29 dicembre 2014

MADONNA DEI FIORI DI BRA

MADONNA DEI FIORI DI BRA

Cuneo (Italia) 29 dicembre 1336
bra1Vi è uno straordinario giardino di pruni a Bra in provincia di Cuneo che fiorisce in inverno da quando la Madonna apparve ad una giovane madre in attesa salvandola da malintenzionati ed aiutandola nel parto.
Tra l’antico ed il nuovo Santuario della “Madonna dei fiori” di Bra, al termine di un lungo viale di olmi e platani, si trova un giardino di pruni selvatici che fioriscono ogni anno in pieno inverno. La tradizione fa risalire questo prodigio al 29 dicembre 1336, quando la Vergine apparve in protezione della giovane sposa Egidia Mathis, prossima a diventare madre, insidiata da due soldati.
Costoro appartenevano alle compagnie di ventura che in quella prima metà del secolo XIV° devastavano il Piemonte; si trattava di due capitani stranieri, uno inglese e uno tedesco, che nella regione braidese facevano gara a chi più si dimostrava crudele. Le cascine venivano depredate senza pietà, i paesi messi a taglia continuamente, i ragazzi rapiti per farne dei briganti e le ragazze ridotte spesso a piangere il loro passato. Egidia, ogni sera, verso il crepuscolo, dalla sua casa si recava a portare latte e uova ad una famiglia benestante dei dintorni, e doveva per forza passare davanti al corpo di guardia dei soldati di ventura. Lazzi, complimenti grossolani l’accoglievano sempre, ma ella proseguiva il suo cammino senza rispondere. Però era troppo desiderabile, tanto che due di quegli eroi da strapazzo e da galera, dopo averla adocchiata più volte e dopo aver ben studiato il suo itinerario, decisero di compiere ai danni di Egidia una certa amorosa prodezza.
3-Madonna dei Fiori - Bra (CN)
Gravava sulla terra un’atmosfera pesante, nebbiosa, e i due soldati di ventura si appostarono dietro alcuni cespugli sorgenti sul cammino della bella sposa. Passò un po’ di tempo, ed infine un rumore si fece sentire.
Eccola che viene!
Tu l’afferri, ed io…
Abbiamo giuocato ai dadi stamane a chi tocca, dunque…
Tanto ce n’è per tutti! – e una risata sommessa ma volgare finì il breve dialogo furfantesco.
Un pilone sorgeva a pochi passi ed uno dei due soldati vi si appiattò vicino. Egidia cantarellando intanto si avvicinava sempre più, pensando forse alla gioia del maritale ritorno; ma improvvisamente due braccia di ferro la strinsero ed una barba irsuta le sfiorò le morbide guance. Un grido soffocato, qualche stretta violenta, un divincolarsi impetuoso, ed Egidia cadde a mani giunte davanti al pilone, dove una Madonna bizantina era dipinta con arte singolarmente primitiva.
Maria Vergine Santissima, aiutatemi voi…!
madonna dei fiori di bra2
Lascia stare la Madonna che a te ci penso io, bellezza!
E le braccia già stavano per stringere meglio la donna, quando il miracolo si compì.
Il ciuffo di aridi cespugli s’illuminò improvvisamente e parve tutto fiorito; il pilone fu avvolto da un raggio scendente dal cielo, e i due birbanti, lasciata la preda intatta, si diedero a fuga precipitosa verso il corpo di guardia o verso l’inferno. Egidia rinvenne, e si vide daccanto una Dama sfolgorante di luce che la stava rassicurando; nella nicchia del pilone la pittura bizantina non c’era più. Scomparve poi anche la Dama, ma tutta la campagna rimase d’attorno miracolosamente in fiore, come se non fosse dicembrina quella sera straordinaria.
Egidia avrebbe voluto fare delle domande alla signora, ma si accorse che stava per partorire anticipatamente, ed allora si ricoverò alla meglio fra i prugnoli, dove diede alla luce un bambino. Poiché faceva molto freddo, cercava di riparare il figlio fra le sue braccia, quando le si avvicinò nuovamente la Signora e, confortandola, le porse delle candide fasce per coprire il bambino. Egidia le prese e fasciò il bambino. Guardandosi poi attorno si accorse che i pruni, in mezzo ai quali era apparsa la sua soccorritrice, erano miracolosamente fioriti.
  Allora capì che ella era la Madonna.
madonna dei fiori di bra3
Egidia Mathis tornò a casa, raccontò l’avvenuto, e il pievano del paese interpretò l’apparizione come quella della Vergine: i cespugli attorno al pilone intanto erano ancora tutti fioriti, quasi per confermare che la donna non aveva davvero sognato. Da allora ogni inverno si ripete il misterioso sbocciare del biancospino della Madonna, in anticipo di tre mesi.
Una curiosità: ancora oggi è in uso portare alla Madonna dei Fiori il fiocco dell’annuncio di nascita dei bambini che si vogliono consacrare alla Madonna.
LE STRAORDINARIE FIORITURE
La fioritura di fine dicembre è spesso anticipata da un’altra, altrettanto puntuale, per la Festa dell’Immacolata. La festività era celebrata nei secoli molto prima della promulgazione ufficiale del dogma, perché molto cara alla fede popolare. La cronaca Braidense segnala solo tre defezioni: gli inverni del 1914 e del 1939, vigilie della prima e della seconda guerra mondiale. La mancata fioritura si sarebbe rilevata, tramite gli avvenimenti successivi, funesto presagio e severo prunusmonito. La fioritura mancò, per la prima volta dopo cinque secoli, anche nel 1877: in dicembre era entrato in agonia Pio IX, il Papa che promulgò il dogma dell’Immacolata Concezione. I primi fiori invernali apparvero all’improvviso solo il 20 febbraio 1878, giorno di elezione di Papa Leone XIII. Il nuovo Pontefice si sarebbe rilevato un fervido apostolo del culto Mariano e del Santo Rosario. Con le sue date di fioritura e di mancata fioritura il mistero che governa impercettibilmente il pruneto sembra voler lanciare precisi messaggi: dopo quello della Vita, quello della Pace. Una fioritura estemporanea coincise stranamente con la caduta del muro di Berlino, nel novembre 1989. Il Rettore del Santuario, Don Michele Germanetto, ricorda con quanta trepidazione era attesa la fioritura, che poi si verificò, ai tempi della guerra del Golfo.
La devozione popolare, portò nei secoli all’edificazione di due santuari, uno accanto all’altro. Nel 1626 sorse il Santuario Vecchio ed accanto, nel 1933, il Santuario Nuovo.
madonna dei fiori di bra1
Fiorirà anche il 29 dicembre di quest’anno il “roveto” di Bra? Verrebbe da dire: se ce lo meritiamo. Molti sono all’opera per la pace e la Fede. Pure la scienza è sempre all’opera per trovare al prodigio di Bra una spiegazione finora sfuggente: anche perché il pruno sembra fare di tutto per mostrarsi bizzarro. Normalmente i pruni spinosi fioriscono in primavera, per non più di 15 giorni: anche il singolare giardino del Santuario fiorisce normalmente in marzo – aprile. Solo i fiori primaverili sviluppano frutti; la fioritura invernale, quindi, oltre che impossibile per la normale fisiologia del pruno, è dispendiosa ed inutile. Ma il pruno non ci fa caso: nella sua storia, ha dato ben altri esempio di prodigalità, legati alla vita della Chiesa.
Nell’inverno 1898-1899 la fioritura si protrasse per 3 mesi, in coincidenza con l’Ostensione a Torino della Sacra Sindone. In quell’occasione fu scattata dall’avvocato Secondo Pia la famosa fotografia che mostra sul negativo il Volto impressionante su cui tanto ancora si discute. La prima Ostensione televisiva della Sindone, in 23 novembre 1973, è accompagnata da una fioritura proseguita fino al marzo ’74. L’inverno seguente, 1974-1975, vede anch’esso una fioritura ininterrotta di 5 mesi: il Santuario è stato indicato tra quelli in cui è possibile acquistare il Giubileo. Così ancora per l’Anno Santo della Redenzione (inverno 1983-1984) e per l’Anno Mariano (inverno 1987-1988). L’inverno madonna dei fiori di bradell’Anno Giubilare non ha fatto eccezione, anche se i fiori, comparsi da novembre a marzo, non sono stati abbondantissimi. Un evento riguarda in particolare i Milanesi. La capacità di fiorire in inverno è conservata dalle piante trasportate altrove, purché provenienti dal pruneto del Santuario. Il cardinale Schuster, in qualità di Arcivescovo di Milano, ricevette in dono un arbusto dal Direttore della Pia Società di S. Paolo di Alba per il giardino dell’Arcivescovado. Qui, presso piazza Fontana, il pruno fiorì ogni anno a dicembre.
Nell’Anno Santo 1950 fiorì tutti i mesi, un ramo dopo l’altro. Quando il successore, cardinal Montini, fece asfaltare il piccolo giardino, la pianta fu portata al Santuario Madonna del Bosco di Imbersago, tanto caro al cardinale Schuster. Negli anni se ne è però persa traccia. L’attuale rettore, don Ambrogio Colnago, indica invece una vetusta pianta di rose accanto ad una statua della Vergine, in fiore per tutto l’anno in modo alquanto innaturale.
Studi scientifici sulla fioritura impossibile di Bra sono stati compiuti fin dal 1700 presso l’Orto Botanico dall’Università di Torino. Nel 1882 il professor Giuseppe Lanvini dichiarava che “il fenomeno trascende le leggi fisiche e biologiche“, confermando lo stesso parere emerso nel 1817 da Lorenzo Roberto, chimico ed agronomo di Alba. Il responso resta immutato nel ‘900 da parte di svariati ricercatori, malgrado la scienza compia continui progressi.
santuario_madonna_dei_fiori_bra_3
Nel 1974 Franco Montacchini, in seguito Direttore dell’Orto Botanico, diagnostica.La pianta ha perduto il normale termoperiodismo, cioè l’induzione delle gemme da fiore, determinata di solito dal periodo di freddo invernale e dal successivo rialzo termico in primavera. Bisognerebbe stabilirne la causa“. Uno dei più famosi botanici italiani, il professor Augusto Béguinot, dopo accurate comparazioni delle analisi chimiche compiute su pruni ordinari e sul pruno straordinario (risultate identiche) esclude che la fioritura di dicembre sia dovuto “ad una qualità specifica che si possa chimicamente constatare“. Con umiltà conclude: “Come scienziato non conosco e non uso la parola miracolo, ma appunto come scienziato debbo dire che le leggi naturali che intessano la vita dei pruni spinosi non sono sufficienti a spiegare lo straordinario fenomeno della fioritura. Agisce dunque su questa pianta una forza che debbo dire di non conoscere e di non poter trovare. La chiamino forza extranaturale o soprannaturale io come scienziato mi fermo dinanzi al fatto e dico: non so”. L’impatto con il mistero è sempre sconvolgente. Tra i visitatori celebri don Michele Germanetto ricorda, con un guizzo divertito negli occhi, Vittorio Sgarbi, portato da gente del posto a vedere l’incredibile qualche inverno fa.

PREGHIERAMadonna-dei-Fiori-Bra-Cuneo

Santissima Vergine Maria,
Madre di Gesù,
che vi degnaste dar segno
della vostra celeste protezione
col far fiorire ogni anno,
presso il Vostro Santuario,
nei giorni più invernali,
selvatiche pianticelle,
deh! Voi prediletto fiore del cielo,
fate che nello sterile nostro cuore
spuntino i fiori delle virtù a voi più care,
con le quali possiamo qui in
terra maggiormente piacere al Vostro Figlio ed a Voi,
per farVi un giorno bella corona
nella celeste patria. Amen
Vergine dei Fiori Patrona di Bra prega per noi!
SITO UFFICIALE
Fonti: http://www.mariadinazareth.it/apparizione%20bra.htmhttp://www.santuariomadonnadeifioribra.com/la-preghiera-alla-madonna-dei-fiori

Letture di lunedì 29 dicembre 2014

bra1

I Settimana del Tempo di Natale

Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo unico Figlio, perché chiunque crede in lui non perisca,abbia la vita eterna.

PREGHIERA DEL MATTINO

Dio invisibile ed eterno, che nella venuta del Cristo vera luce hai rischiato le nostre tenebre, guarda con bontà questa Tua famiglia, perché possa celebrare con lode unanime la nascita gloriosa del Tuo unico Figlio. Amen

PRIMA LETTURA

1 Gv 2, 3-11 – Dalla prima lettera di San Giovanni apostolo.
abbraccio 1Figlioli miei, da questo sappiamo di avere conosciuto Gesù: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di rimanere in lui, deve anch’egli comportarsi come lui si è comportato. Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto da principio. Il comandamento antico è la Parola che avete udito. Eppure vi scrivo un comandamento nuovo, e ciò è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e già appare la luce vera. Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello, è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE

Sal 95
bambino gesùRIT: Gloria nei cieli e gioia sulla terra.
Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore, uomini di tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome. RIT
Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue meraviglie. RIT
Il Signore ha fatto i cieli; maestà e onore sono davanti a lui, forza e splendore nel suo santuario. RIT

CANTO AL VANGELO

Alleluia, Alleluia.
Luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele.
Alleluia.

VANGELO

Lc 2, 22-35 Dal Vangelo secondo Luca
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio tempio simeone prezentazione6primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

COMMENTO

Ora puoi lasciare, o Signore!
Anche la vergine immacolata, la madre del Cristo, si sottopone umilmente al rito della purificazione, lei che non aveva mai contratto nessuna impurità. Una indubbia lezione di umiltà. È ancora più significativo invece la presentazione al tempio del Sebastien Bourdon, Presentazione di Gesù al Tempio, 1644 circa, Musèe du Luvre, Parigibambino Gesù. Prima che lo additasse al mondo Giovanni Battista come l’agnello che togli il peccato dal mondo, sono gli stessi Maria e Giuseppe a presentarlo ufficialmente all’intera umanità. È un gesto sacerdotale quell’offerta, che troverà il pieno compimento ai piedi della croce, quando il bambino sarà la vittima di espiazione da presentare al Padre. Un uomo giusto e timorato di Dio, il vecchio Simeone, illuminato dallo Spirito Santo e certo, per quella luce divina, che non sarebbe morto senza aver prima veduto il Messia del Signore, prende tra le braccia il bambino e, traboccante di gioia, benedice Dio con il suo cantico. Ora che i suoi occhi hanno visto la “salvezza”, non ha più nulla da chiedere a Dio e nulla ha ancora da sperare dalla vita, ora è pronto per andare nella pace eterna. Egli ha compreso che è sorta la luce attesa da tutte le genti, il messia è venuto. Si rivolge poi alla Madre santissima, a Maria: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima». In queste misteriose parole il Santo vecchio Simeone sintetizza la missione del Cristo, come ultima e suprema testimonianza dell’infinito amore misericordioso di Dio, segno di contraddizione per coloro che non comprenderanno quell’amore e svela poi il ruolo e compartecipazione piena della Madre al martirio del Figlio suo: per questo una spada le trafiggerà l’anima: avverrà ai piedi della croce. (Omelia dei Monaci Benedettini Silvestrini su lachiesa.it)

bambino Gesù (3)PREGHIERA DELLA SERA

Padre santo, che nel Tuo Figlio ci hai dato la salvezza e la via per giungere a Te, aiutaci a rivelare al mondo con la nostra vita, tutto l’amore che hai per l’umanità. In cambio Ti affidiamo, le gioie e le fatiche, le rinunce e gli atti di carità che siamo riusciti a fare in questo giorno e Ti ringraziamo con tutto il cuore per tutto quello che fai per noi e ci dai ogni giorno. Amen.

Suor Josefa Menendez

Suor Josefa Menendez

Mistica – 29 dicembre 1923
josefaVisitò per 10 volte l’inferno e attraverso la testimonianza di molte anime, che le si presentavano per chiederle suffragi e preghiere, conobbe anche il purgatorio. Il demonio la incendiava o la trasportava lontano davanti agli occhi atterriti dei presenti. Eppure la sua eroicità si consumava nel nascondimento.
Il 29 dicembre 1923 moriva santamente, a 33 anni, nella casa dei Feuillants a Poitiers, Josefa Menéndez, umile sorella co­adiutrice della Società del Sacro Cuore, dopo solo quattro anni di vita religiosa trascorsi nel più oscuro nascondimento. Si sarebbe detto che il mondo dovesse ignorarla del tutto, e che non le sarebbe stato concesso se non il fuggevole ricordo delle consorelle; ma ecco che, dopo 40 anni dalla morte, il nome suo risuona nel mondo, e, dall’estremità dell’America, dell’Africa, dell’Asia, dell’Oceania, la si invoca con fervore e si ascolta con rispettoso raccoglimento il Messaggio che, per comando divino, ella doveva trasmettere agli uomini.

VIDEO-MESSAGGIO 

Josefa a 18 anniNel 1938, sotto il titolo «Invito all’Amore », l’Apostolato della Preghiera di Tolosa fece conoscere, nella parte sostanziale, il Messaggio del Cuore di Gesù, e l’allora Card. Pacelli, in una lettera di prefazione, si degnò raccomandare a tutti la lettura di quelle pagine. Dopo 5 anni venne chiesta, con insistenza, la biografia completa di Sorella Josefa. Sul principio, tanto la Superiora che il Direttore si mostrarono prudentemente riservati e diffi­denti, ma infine dovettero arrendersi all’evidenza dei fatti, e credere alla Missione dell’umile Sorella.

IIa PARTE

Il 24 febbraio 1921, di sera, Gesù disse a Suor Josefa: «Il mondo non conosce la misericordia del mio Cuore, dice Gesù a Josefa. Voglio servirmi di te per farla co­noscere… ti voglio apostola della mia bontà e della mia misericordia. T’insegnerò che cosa ciò significhi; tu di­menticati». E siccome Josefa esponeva i suoi timori: «Ama e non temere di nulla. Voglio ciò che tu non vuoi, ma posso ciò che non potrai. A te non tocca scegliere, ma abbandonarti».
Dio sceglie suor Josefa come vittima per le anime, specialmente per le anime consacrate. La sua missione è duplice: deve essere vittima e messaggera.
josefa1 «Ama, soffri, obbedisci, le disse, e così potrò realizzare in te i miei Disegni» (9 gennaio 1921). E il 12 giugno 1923 le conferma più chiaramente il suo pensiero: «Riguardo a te, vivrai nella più completa e profonda oscurità; ma perché sei la vittima che ho scelta, tu soffrirai e morirai inabissata nei patimenti. Non cercare né riposo, né sollievo, perché non ne troverai, avendo io così disposto. Ma il mio Amore ti sosterrà. Io non ti mancherò mai».

IIIa PARTE


Come Lui, sarà la vittima pura. Non si può espiare per gli altri se dobbiamo espiare per noi stessi. Dio aveva circondata Josefa, fin dalla nascita, di purezza e non si scorge, nella sua esistenza, alcuna colpa pienamente avvertita. Le sue più grandi infedeltà, come ella stessa diceva, consistevano nell’esitare di fronte ad una missione che la turbava, niente però che avesse potuto in alcun modo offuscarne il cuore e l’anima. Nostro Signore vigilava gelosamente. «Ti voglio talmente dimentica di te, e così abbandonata alla mia volontà che non ti permetterò la più piccola im­perfezione senza avvertirtene» (21febbraio 1921).
Questo amore dà loro una forza so­vrumana di sopportazione che Josefa descrive assai bene: «Da una ventina di giorni l’anima mia si sente attratta a sof­frire. In passato tutto mi faceva paura e quando Gesù mi diceva di avermi scelta per vittima, provavo un fremito in tutto l’essere; ora è l’opposto.A giorni soffro tanto che se Egli non mi sostenesse non potrei vivere, perché patisco in tutte le membra. Nonostante ciò l’anima mia vorrebbe sopportare ancora di più per Lui, benché la natura opponga talvolta resistenza. Quando comincio a provare questi dolori tremo e indietreggio istintivamente, ma nella volontà c ‘e’ una forza che accetta, che vuole, che Sr Josefa Menendez (1890-1923)desidera soffrire di più. Se in quel momento mi si offrisse o di andare in cielo, o di con­tinuare a patire, preferirei mille volte restare in terra per consolare il Cuore divino, benché arda dal desiderio di unirmi a lui. Capisco che è Gesù che mi ha cambiata così…» (30 giugno 1921).
Durante la Quaresima del 1922, Dio la mette in contatto con un altro abisso di dolore, quello del purgatorio. Molte anime vengono ad implorare i suoi suffragi e i suoi sacrifici: «Abbi compassione di me, fa’ degli atti d’umiltà per riparare il mio orgoglio. Così potrai liberarmi da questo abisso.» «- Ho passato sette anni in peccato mortale – confessava un’altra – e sono stata tre anni ammalata. Ho sempre rifiutato di confessarmi. Mi ero preparato l’inferno e ci sarei caduta se le tue sofferenze di oggi non mi avessero ottenuto la forza di rientrare in grazia. Sono ora in purgatorio e ti supplico, poiché hai potuto salvarmi: liberami da questa prigione tanto triste!»
La forza diabolica s’infrangerà contro la fragilità di Josefa. Già durante il suo postulato, il maligno l’assale con una grandine di colpi, giorno e notte, che le vengono inflitti da mano invisibile, specialmente nella preghiera e quando protesta di voler essere fedele ad ogni costo. Talora, viene strappata violentemente dalla cappella, o si trova nell’impossibilità di entrarvi. Altre volte le apparizioni del demonio si succedono sotto l’aspetto di un cane ripugnante, d’un serpente, o, ancora più terribili, in forma umana. Ben presto, nonostante l’assidua vigilanza delle Superiore, Josefa viene ripetutamente trasportata altrove. Sotto i loro occhi essa, ad un tratto, sparisce, e la si ritrova, parecchio tempo dopo, o nel solaio, o sotto qualche mobile, o in qualche luogo deserto. In loro presenza viene bruciata senza che il demonio appaia, e si vedono le vesti di Josefa in fiamme, e sul corpo i segni delle terribili scottature.suor josefa menendez
Dieci volte Suor Josefa sarà bruciata: questo fuoco lascerà tracce non solo sugli abiti, ma ancor più sulle sue membra. Piaghe vive, lente a chiudersi, imprimeranno sul suo corpo cicatrici che ella porterà con sé nella tomba. Vari oggetti di biancheria bruciati si conservano ancora e attestano la realtà della rabbia infernale e il coraggio eroico che sostenne quegli assalti per rimanere fedele all’opera di Amore.
La sera del giovedì santo, 13 aprile 1922, Josefa scriveva: «Verso le tre e mezzo mi trovavo in cappella quando davanti a me vidi qualcuno vestito come Nostro Signore, ma un poco più alto di statura, molto bello, con un’espressione di pace nella fisionomia che attraeva. Indossava una tunica di colore rosso violaceo scuro. In mano aveva una corona di spine simile a quella che Gesù mi portava nel passato». «- Sono il Discepolo del Signore – disse. – Sono Giovanni l’Evangelista e ti porto uno dei gioielli più preziosi del divino Maestro». «Mi diede la corona ed egli stesso me la posò sul capo».
Più di cento volte discende nell’abisso, e, ad ogni discesa, le sembra di esservi entrata per la prima volta e di esservi da secoli interi! Eccetto l’odio di Dio, ella ne subisce tutti i tormenti, tra cui non è il minimo quello di ascoltare le sterili confessioni dei dannati, le grida di odio, di dolore, di disperazione. Quando Josefa ne esce fuori, affranta e sfinita, ogni soffe­renza per salvare le anime le appare ben poca cosa, e, nel tornare a contatto con la vita, il suo cuore non sa contenere la gioia di poter ancora amare!
addolorataLa Madre celeste la soccorre: «Mentre tu soffri, l’azione del demonio su quell’anima è meno forte» (22 luglio 1921). «Tu soffri per riposare Gesù e ciò non basta per darti coraggio?» (12 luglio 1921). Nostro Signore stesso le rivela i tesori di riparazione e di espiazione contenuti nella prova cui la sottopone (6 ottobre e 5 novembre 1922). Dio le concede di vedere, nell’inferno le manifestazioni di rabbia del demonio, allorché gli sfuggono le anime che egli credeva di aver fatte sue, proprio quelle per le quali Josefa aveva espiato!
«Non è il peccato che ferisce maggiormente il mio Cuore, Egli dice , ma ciò che più lo strazia è che le anime, dopo averlo commesso, non vengono a rifugiarsi in me» (29 agosto 1922). Ciò che vuole, ciò che desidera ardentemente, è la fiducia nella sua Misericordia e Bontà infinite. «Non intendo dire che un’amma, per il fatto stesso che è prescelta, non debba più cadere in difetti e venga li­berata da ogni miseria. No, cadrà, e cadrà più volte. Ma se si umilia e riconosce il suo nulla, se si sforza di ri­parare le colpe con piccoli atti di generosità e di amore, se confida e si abbandona di nuovo al mio Cuore, mi glorificherà di più, e potrà far più bene alle anime che se non fosse mai caduta. Poco mi curo della miseria; quello che m’importa è l’amore» (20 ottobre 1922). Ciò che il Cuore divino desidera dai suoi è dunque l’umiltà, la fiducia e l’amore.
Il Messaggio non consiste soltanto nelle parole affidate a Josefa, ma nell’intera vita di lei. E’ stata controllata, seguita da te­stimoni irrefutabili, che possono affermare e la virtù inconte­stabile dell’umile e oscura messaggera misericordia1dell’amore infinito, e la realtà dei suoi stati soprannaturali di cui hanno avuto la prova palpabile. Mai si notò in lei qualche segno di ricerca personale.  Gli scritti di questa umile sorella coadiutrice, ignorante agli occhi del mondo, verranno indubbiamente letti e meditati da teologi e da maestri di vita spirituale. Come già per S. Teresa del Bambino Gesù, si pubblicheranno numerose opere per commentarne la profonda dottrina e scoprirne i segreti d’amore. Ma ciò che è meglio, innumerevoli grazie di conversione e di santità fioriranno dopo la lettura di queste pagine. Il mondo potrà meravigiiarsi che da un nulla, qual è la vita di Josefa, possano scaturire cose tanto grandi, ed è precisamente questo nulla la prova divina. In verità il Messaggio è firmato da mano divina: Digitus Dei est hic!
P. H. MONIER-VINARD S. J.
Per scaricare il libro e avere altre informazioni : http://www.profeti.net/Carismatici/suor%20Josepha%20Menend%C3%A9z/index.htm
Fonti: http://www.profeti.net/Carismatici/suor%20Josepha%20Menend%C3%A9z/Introduzione.htmhttp://purgatorio.altervista.org/doc/testimonianze/josefa/josefa.html