giovedì 8 gennaio 2015

I PASSI DELL’ANIMA

DI SANTA ANGELA DA FOLIGNO
angela da foligno1L’autobiografia spirituale di Santa Angela da Foligno mostra i trenta passi che l’anima compie raggiungendo l’intima comunione con Dio, attraverso la meditazione dei misteri di Cristo, l’Eucaristia, le tentazioni e le penitenze
Santa Angela da Foligno insegna che non c’è vera vita spirituale senza l’umiltà e senza la preghiera. Questa può essere corporale (vocale), mentale (quando si pensa a Dio) e soprannaturale (contemplazione): «In queste tre scuole uno conosce sé e Dio; e per il fatto che conosce, ama; e perché ama, desidera avere ciò che ama. E questo è il segno del vero amore: che chi ama non trasforma parte di sé, ma tutto sé nell’Amato». (x l’opera completa scarica il doc. in pdf) 
VIDEO-STORIA di Angela fino ai primi passi 
Il I° passo è la conoscenza del peccato: l’anima viene presa da un gran timore dell’inferno e piange lacrime amare.
Il II° passo è la confessione: l’anima in esso prova vergogna e amarezza, ancora non sente l’amore, ma il dolore.
Il III° passo è la penitenza: l’anima fa penitenza in riparazione dei suoi peccati ed è ancora nel dolore.
Il IV° passo la conduce alla conoscenza della misericordia di Dio: è Cristo che le ha concesso quella misericordia, fu lui a strapparla all’inferno. Ora l’anima comincia ad essere illuminata; piange e si duole piú di prima e si dà a compiere maggiori e piú aspre penitenze.
angela da foligno2Il V° passo è la conoscenza di sé: l’anima, già alquanto illuminata, non vede in sé che difetti, si accusa davanti a Dio e si ritiene sicuramente degna dell’inferno.
Il VI° passo è una certa illuminazione della grazia per mezzo della quale mi si concedeva una profonda conoscenza di tutti i miei peccati: in questa luce vedevo di avere offeso tutte le creature che erano state create per me. Invocavo tutti i santi e la Vergine beata che intercedessero per me e supplicassero l’Amore, che mi aveva concesso tante grazie, affinché, vedendomi io morta mi facessero tornare viva. E mi pareva che tutte le creature e i santi provassero pietà di me.
Col VII° passo mi era concesso di contemplare la croce, nella quale vedevo il Cristo morto per noi. Ma era ancora una visione insipida, quantunque in essa io provassi gran dolore.
VIDEO-STORIA DAL SETTIMO PASSO 
VIII° passo. Mentre contemplavo la croce, mi fu data una sempre maggiore comprensione di come il Figlio di Dio era morto per i nostri peccati: cominciai a riconoscere tutti i miei peccati, provando le vette massime del dolore, e come fossi stata io a crocifiggerlo.
Col IX° passo Dio mi concesse di mettermi alla ricerca della via della croce, affinché imparassi a stare ai piedi di essa dove trovano rifugio tutti i peccatori. E venni istruita, illuminata, e mi fu mostrata la via della croce con questa ispirazione: se volevo camminare verso la croce dovevo spogliarmi di ogni cosa, per procedere piú leggera, e in questa totale nudità avviarmi verso di essa. In altre parole, avrei dovuto perdonare a tutti quelli che mi avevano offesa, avrei dovuto spogliarmi di ogni bene materiale, di ogni uomo e donna, amico e parente, di tutti, e rinunciare ad ogni miovolto passione avere e a me stessa, e mi aveva dato’ e camminare per la spinosa via della tribolazione. Da quel momento cominciai a non indossare piú i miei vestiti piú belli, a semplificare le acconciature del capo, a ridurre il vitto. Ma tutto mi era amaro e penoso, poiché non sentivo ancora amore (in questo periodo vivevo con mio marito): che amarezza per me quando mi veniva lanciata un’ingiuria o fatto un torto! Tuttavia sopportavo ogni cosa pazientemente, come potevo. Avvenne poi, col permesso di Dio, che mia madre, che mi era stata di grande impedimento, morisse. A questa morte seguì quella del mio sposo e dei miei figli in breve giro di tempo. Poiché avevo iniziato la via della croce e pregato Dio di essere liberata da ogni legame terreno, provai consolazione alla loro morte: pensavo che per l’avvenire, avendomi Dio concesso tali grazie, il mio cuore sarebbe rimasto sempre unito al suo e il cuore di Dio sempre unito al mio.
X° passo Chiedevo a Dio che cosa potessi fare per potergli piacere di piú, e lui, nella sua bontà, piú volte mi apparve crocifisso in croce durante il sonno e la veglia. Mi diceva di guardare le sue piaghe e mi faceva vedere in modo meraviglioso come ogni cosa aveva sofferto per me; e questo avvenne molte volte. Dopo mi faceva vedere ad uno ad uno tutti i dolori che aveva patito per me, e mi diceva: « Dunque, che puoi fare per me che ti sembri bastante? ». Così molte volte mi apparve mentre ero sveglia, ma con maggiore diletto per me di quando dormivo, anche se il suo aspetto era sempre quello di un uomo carico di dolori, e mi ripeteva le parole che mi aveva detto mentre dormivo, mostrandomi dal capo ai piedi tutte le sue sofferenze. Mi faceva vedere i peli divelti dalla barba, dalle sopracciglia, i capelli strappati dal capo; mi ricordava le flagellazioni patite, indicandomele una ad una, e mi diceva: « Tutte queste cose ho sofferto per te ». Allora mi tornavano alla mente le mie colpe, ma in un modo che mi lasciava incantata dalla meraviglia, e costatavo come anche di Angela da foligno4recente lo avevo ferito coi miei peccati, e ne provavo grande dolore, e mi veniva dalle mie colpe un’afflizione piú grande di quelle fino allora provate. Mentre contemplavo la sua passione, mi ripeteva sempre la frase: « Che puoi dunque fare per me che ti sembri bastante? ». Allora piangevo molto.
SEGUITO DEL VIDEO SU ANGELA 
XI° passo Per le cose che ho detto, mi decisi a piú aspre penitenze. Questo passo, lunghissimo da descrivere, è pieno di cose che desterebbero meraviglia poiché vanno al di là delle forze umane: lo confermo espressamente io, frate che redigo questo scritto, e che son venuto a conoscenza, solo in un secondo momento, delle penitenze cui ella si sottoponeva.
XII° passo Poiché capivo che non potevo sottopormi a una sufficiente penitenza mentre mi trovavo a vivere in mezzo al mondo, decisi di abbandonare totalmente ogni cosa per far penitenza e così giungere alla croce, come mi era stato ispirato da Dio. Da Dio infatti mi fu data, e in modo mirabile, questa ispirazione. Avevo cominciato a desiderare con tutto il cuore di farmi povera, e nel mio scrupolo mi trovavo spesso a pensare con timore che la morte poteva cogliermi prima che lo fossi diventata; contemporaneamente ero assalita da varie tentazioni: mi vedevo giovane e pensavo che il mendicare mi poteva essere di gran pericolo e vergogna, che sarei potuta morire di fame, freddo e nudità; e così tutti mi dissuadevano. Ma ecco che per la misericordia di Dio la mia anima fu improvvisamente illuminata a tal punto che in cuore mi nacque una tale fermezza che allora non credetti, né oggi credo, di poter mai perdere per l’avvenire. In questa luce, dunque, disposi e decisi che se mi dovesse succedere di dover morire di fame, nudità e vergogna secondo quello che era o poteva essere la volontà di Dio, queste tali cose non mi avrebbero fatto recedere dal mio proposito, anche se fossi stata certa che mi sarebbero accaduti tutti quei mali. Alla fine, se dovevano accadermi, sarei morta lieta nella volontà di Dio. E da quell’istante dissi veramente il mio sì.
XIII° passo Entrai nel dolore della Madre di Cristo e di san Giovanni e li pregai che mi ottenessero un segno sicuro: che avrei avuto sempre presente nella mia memoria la passione di Cristo. Ancora una volta mi apparve la stessa visione, passionepoiché nel sonno mi fu mostrato il cuore di Cristo e mi fu detto: « In questo cuore non c’è menzogna, in esso tutto è vero ».
IVX° passo Mentre durante la notte stavo in preghiera, Cristo mi si mostrò sulla croce, piú luminoso del solito, cioè mi comunicò una piú chiara conoscenza di sé. Mi chiamò vicino a sé e mi invitò a porre le labbra sulla piaga del suo costato. Mi pareva di vedere e bere il suo sangue che sgorgava vivo dalla ferita, e in quell’attimo egli mi fece capire che così mi faceva pura. Allora cominciai a provare una grande gioia, quantunque fossi triste per la considerazione della sua passione, e lo scongiurai che mi facesse versare tutto il mio sangue per amor suo, come lui aveva fatto per me. Così mi offersi tutta al suo amore. Volevo che tutte le mie membra patissero la morte, una morte diversa dalla sua, ancora piú umiliante. E imploravo e scongiuravo che, se avessi potuto trovare chi mi uccidesse purché mi venisse concesso di morire per la sua fede o il suo amore mi venisse concessa la grazia che, diversamente da Cristo che era stato crocifisso sul legno, io lo fossi su una roccia o in un luogo piú misero e sordido. Non mi sentivo degna di morire della stessa morte dei santi, per questo gli chiedevo che mi facesse morire in maniera piú infame e con una morte piú lunga; ma non riuscivo ad immaginare una morte abietta come quella che desideravo e soffrivo di non riuscire a trovare una morte tanto vile, che in nulla assomigliasse a quella dei santi, di cui mi sentivo del tutto indegna.
XV° passo. Penetravo nell’anima di san Giovanni e della Madre di Dio, meditando il loro dolore, e chiedevo senza posa che mi ottenessero la grazia di poter provare sempre il dolore della passione di Cristo o almeno il loro stesso dolore. Ed essi me l’ottennero allora e me l’ottengono ancora. San Giovanni, questo successe una volta sola, mi fece avere un dolore tale, che è tra i massimi che io abbia mai provato: compresi che egli, per la passione e la morte di Cristo e per il dolore della Madre di angela da foligno5Cristo, deve aver sofferto un dolore così grande, da superare il martirio stesso. Da allora mi fu dato un tale desiderio di spogliarmi di ogni avere con tale volontà che, quantunque venissi avversata e tentata dal demonio a non farlo, e quantunque mi fosse proibito dai frati e da te stesso e da tutti quelli cui chiedevo consiglio, non avrei potuto non farlo per qualunque bene o male avessi potuto riceverne. E se non avessi donato tutto ai poveri, in quel momento avrei dato via ogni mio avere, poiché mi pareva impossibile ch’io potessi trattenere qualcosa per me senza commettere una grave colpa. Tuttavia la mia anima viveva nell’amarezza per i peccati, e non sapevo ancora se quel che facevo fosse accetto a Dio, ma gridavo piangendo amaramente:
« Signore, anche se sono dannata, continuerò almeno a fare penitenza. Mi priverò di tutto e ti servirò », poiché in quel tempo vivevo ancora nell’amarezza per i peccati, e non provavo la dolcezza divina.
VIDEO: I TRE MODELLI DI ANGELA: GESÙ, MARIA E SAN FRANCESCO
XVI° passo. In tal modo fui liberata da questo mio stato. Una volta mi recai in chiesa e pregai Dio che mi facesse qualche grazia; mentre pregavo egli pose nel mio cuore il Pater noster con tanta chiara comprensione della bontà sua e della mia indegnità che ogni singola parola era illustrata nel mio cuore; recitavo quel Pater noster lentamente e con piena cognizione di me. Pur piangendo per la mia indegnità e per i miei peccati, che in quella preghiera mi si rivelavano, provavo un’indicibile consolazione. Cominciavo a gustare qualcosa delle gioie celesti, poiché in quella preghiera, piú che in alcun’altra, mi si rivelava con grande chiarezza tutta la bontà divina, e ancor oggi ciò mi succede. Ma poiché mi furono mostrati in quel Pater noster i miei peccati e la mia indegnità, fui presa da vergogna, e non osavo nemmeno alzare gli occhi. Allora chiesi alla Vergine che mi ottenesse lei il perdono dei miei peccati. Tuttavia, continuavo a rimanere nell’amarezza, a causa dei miei peccati. In ogni passo mi soffermavo lungo tempo, prima di passare al successivo; piú in alcuni, in altri meno. Questa fedele perciò in tutto il suo stupore esclamava: «Oh, attraverso quali stenti l’anima progredisce! Nulla è scritto qui, tanto forti sono le pastoie che ha ai piedi e tanto perverso è l’aiuto che riceve dal mondo e dal demonio! ».
addolorataXVII° passo. Dopo il passo precedente ebbi la dimostrazione che la Vergine mi aveva ottenuto la grazia: mi fu data infatti una fede mai prima posseduta. Al paragone la fede avuta finora mi pareva una cosa morta e le mie lagrime passate quasi frutto di violenza. Da questo momento soffersi davvero la realtà della passione di Cristo e il dolore della Madre di Cristo: allora, qualunque cosa facessi, per quanto grande, mi pareva poca cosa, e anelavo a una piú grande penitenza. Mi seppellii così nella passione di Cristo e mi fu data la speranza che in essa avrei trovato la mia libertà. Incominciai a provare consolazione durante il sonno: mi venivano meravigliosi sogni e grande consolazione me ne giungeva. E cominciai a sentire una costante dolcezza nell’intimo dell’anima al pensiero di Dio, nella veglia e nel sonno. Ma poiché non possedevo ancora la certezza, alla consolazione si mescolava l’amarezza e volevo ricevere altri doni da Dio.
IL VIDEO SUCCESSIVO
XIII° passo. Dopo di ciò ebbi il sentimento di Dio: provavo tale dolcezza nella preghiera da dimenticarmi di prendere cibo; avrei voluto non dover piú mangiare per poter rimanere sempre assorta nell’orazione. Si insinuava qui una sorta di tentazione che mi spingeva a non mangiare o a mangiare pochissimo; ma riconobbi che si trattava di un inganno. Era così grande il fuoco dell’amore di Dio che mi stava nel cuore, che non mi stancavo di stare in ginocchio e sopportavo ogni altro tipo di mortificazione. In seguito pervenni a un fuoco tanto piú ardente che, solo a udir parlare di Dio, gridavo. E se uno mi avesse minacciato con una scure, pronto ad uccidermi, non mi sarei potuta sottrarre.
beata angela da folignoIXX° passo. Dopo l’illuminazione e il conforto ch’io provai recitando il Pater noster, ebbi la mia prima grande esperienza della dolcezza di Dio. Tutto avvenne così. Dapprima mi venne come un’ispirazione, e fui subito attratta a considerare la felicità che si prova contemplando l’umanità e la divinità di Cristo: sperimentai una tale consolazione che per quasi tutto quel giorno rimasi in piedi nella cella dove mi ero segregata volontariamente a pregare, tutta sola e raccolta, e il mio cuore era in quel gaudio. Poi venni meno e persi la parola. La compagna allora accorse e pensava ch’io stessi morendo; ma la sua presenza m’infastidiva, poiché mi turbava in quel momento di estrema consolazione.
VIDEO SULL’ASPETTO DELLE VISIONI E MARIA
XX° passo. Dopo questi fatti mi recai nella chiesa di S. Francesco ad Assisi, e in quest’occasione, lungo il cammino, fu adempiuta la promessa. ( n.d.r. Le era stata promessa una visita della SS Trinità ) Non ricordo se avessi già terminato di distribuire ogni mio avere; certamente non avevo ancora finito di dar tutto ai poveri anche se certamente mancava ormai poco.
I 7 passi supplementari (dal 1291 al 1296)
Il XXI° passo è contraddistinto dall’approfondimento dell’esperienza di Assisi. Rivelazione della familiarità di Dio, delle sue parole e dei suoi insegnamenti. Nella parte finale c’è la risposta sulla Trinità e il racconto delle visioni di Cristo nel Sacramento dell’altare.
Il XXII° passo è costellato di locuzioni divine e indicazioni profetiche sul cammino che le resta da compiere (siamo nel 1292). È quello dell’unzione divina, della concessione di un segno e della visione di Dio in paradiso. Dio chiede all’anima di amarlo senza malizia e dimostra con una lunga spiegazione, che nel testo è ridotta e abbreviata, d’essere l’amore dell’anima e di volere che lei abbia, o desideri avere,Beata Angela da Foligno qualcosa che somigli all’amore vero che lui ha nutrito per noi. Vengono inoltre presentati alcuni argomenti per provare che l’anima, che vuole avere o trovare la divina misericordia, può, come Maria Maddalena, ottenerla. Dio dimostra che ciò dipende dall’amore e dalla bontà del Padre e dal fatto che il peccatore si rende conto di questo; per tali motivi, più il peccatore è grande, maggiore è la misericordia e la grazia che può trovare.
Il XXIII° passo è una lunga considerazione sui figli legittimi di Dio, secondo la parabola degli invitati alle nozze (Mt 22,1-14). Si insegna il modo di avvicinarsi a lui (Dio) e di diventare suoi figli legittimi; si specifica poi chi sono, tra i figli di Dio, quelli che lui condanna. Viene anche narrata la visione della sapienza divina, grazie alla quale la fedele acquistò la capacità di fare giudizi veri. 
Il XXIV° passo è segnato dalla visione della Passione di Cristo di cui lei è divenuta com-paziente. Il seguito del suo itinerario mistico è contraddistinto da tormenti terribili, patiti nel corpo e nello spirito, con vessazioni diaboliche. È la rivelazione dell’umiliazione della fedele e della sua trasformazione e rassicurazione da parte di Dio. Vi si narra come comprese che il mondo e tutta la realtà sono una piccola cosa e che Dio riempie e supera tutto. Inoltre, alla fine, si dice che in un rapimento vide la potenza e la volontà di Dio e che così le fu risolto ogni problema: quello di chi si deve salvare e di chi si è salvato, dei dannati, dei demoni e qualsiasi altra questione. Lei restò soddisfatta e ricevette spiegazioni su tutto; non sa dire, però, se in quella occasione fu nel corpo o fuori del corpo.
Il XXV° passo è la rivelazione dell’unione divina e dell’amore. C’è innanzi tutto la mirabile rivelazione della passione del Signore e poi l’estasi d’amore. Seguono la visione della beata Vergine in preghiera per il genere umano e la descrizione di una grazia ricevuta durante la celebrazione del Sacramento dell’altare. Inoltre viene riportato un lungo insegnamento sui diversi modi in cui l’anima è sicura della venuta di Dio in lei e ugualmente su come sa d’aver ospitato Dio, cosa ben diversa Angela da Foligno6dalla precedente. C’è poi il colloquio dell’anima con il corpo e la lamentela di questo nei confronti di quella, dopo la contemplazione. Per ultimo si parla dei modi, in cui le persone spirituali si possono ingannare, e delle cose comuni a chi è fedele e a chi non lo è.
Il XXVI° passo è il martirio molteplice e insopportabile, prodotto sia dalle infermità del corpo sia dagli innumerevoli tormenti spirituali e fisici, orribilmente eccitati da molti demoni. Questo passo si sviluppa insieme al settimo, che è più mirabile di tutti gli altri.
VIDEO: L’UNIONE CON L’ANIMA
Il settimo passo (supplementare o XXVII°vede Dio nella tenebra (Tutte le parole e le realtà finora scritte intendo che sono niente al confronto dell’Ogni bene, che vedo in questa tenebra tanto grande). Angela è giunta all’unione trasformante. “Qualsiasi cosa dico, mi sembra di bestemmiare e perciò, ora che tu mi hai chiesto se quanto hai scritto al settimo passo attirava più delle cose passate e io ho risposto in quel modo, mi sono sentita tutta male. Questo eccellentissimo passo, comunque, si sviluppò per qualche tempo insieme al sesto, il quale a poco a poco scomparve, rimanendo così solo l’ultimo.”
Per un maggiore approfondimento è possibile scaricare qui il Memoriale. 
FONTI: http://www.ofsconegliano.it/wordpress/?page_id=550; http://www.cristinacampo.it/public/,beata%20angela%20da%20foligno,%20memoriale..pdf

domenica 4 gennaio 2015

Santa Elisabetta Ann Seton

Santa Elisabetta Ann Seton


fondatrice (1774-1821) 04 Gennaio

Nata in una famiglia non cattolica, viene abbandonata da ann setontutti, compresi marito e figli nel momento in cui arriva per lei la conversione. Elisabeth e il suo ordine sono considerati i fondatori del sistema scolastico parrocchiale negli Stati Uniti.
La prima santa nativa degli Stati Uniti nacque nella famiglia Bayley il 28 agosto 1774, due anni prima della Guerra d’Indipendenza contro l’Inghilterra. I suoi genitori appartenevano a importanti famiglie non cattoliche delle Colonie. Sua madre, Catherine Charlton, era figlia del rettore della chiesa episcopaliana di S. Andrea a Staten Island, e il padre, dottor Richard Bayley, medico famoso e professore di anatomia al King’s College (in seguito ingranditosi per divenire la Columbia University), fu il primo ufficiale sanitario della città di New-York.

VIDEO-STORIA in inglese

Egli rimase leale alla corona durante la guerra d’indipendenza, servendo come chirurgo nei British Redcoast, che combatterono contro le milizie di Washington. Morta la madre quando lei aveva solo tre anni, il padre si prese cura della sua formazione, assicurandole, qualche volta in modo poco ortodosso, la miglior educazione possibile, sia in un istituto privato di New York che in casa, dove egli stesso faceva scuola a lei e agli altri figli.
Ella leggeva con avidità ciò che trovava nella vasta biblioteca paterna e crebbe con il desiderio di dedicarsi alla cura dei malati, specialmente di quelli poveri. All’età di vent’anni sposò William Magee Seton, un ricco mercante di navi, da cui ebbe cinque figli, due maschi e tre femmine. Mise in pratica le sue aspirazioni giovanili fondando un’organizzazione a New York, “Soccorso delle vedove povere con bambini piccoli”, che le procurò fama e l’appellativo di “suora protestante della carità”.

I membri dell’organizzazione visitavano i poveri nelle loro case e assistevano i malati. Ella stessa si sarebbe trovata presto in circostanze assai mutate, quando la società mercantile del marito fece bancarotta e molte navi furono affondate in battaglia. Il marito poi fu colpito dalla tubercolosi, in quel tempo una malattia letale; prese con sé la moglie e la ann seton1figlia più grande, Anna, e partirono per l’Italia alla ricerca di un clima più mite, ma egli morì subito dopo l’arrivo, nel dicembre 1803. Elisabetta rimase in Italia fino al maggio seguente, ospite di amici cattolici (la famiglia Filicchi). Sentendo crescere dentro di sé l’attrazione verso il cattolicesimo ritornò negli Stati Uniti determinata a diventare cattolica; ricevuta la debita catechesi, abbracciò la nuova confessione il 14 marzo 1805. Abbandonata dalla famiglia, oppostasi duramente a questa decisione, e dagli amici, Elisabetta si trovò in gravi ristrettezze finanziarie.

Cercando di sbarcare il lunario aprì una scuola a New York, dovendola però chiudere quando i genitori ritirarono i figli perché lei era cattolica. Aprì poi un pensionato per studenti dove ella puliva, cucinava, cuciva e si prendeva cura di 14 ragazzi che frequentavano scuole in varie parti della città. Questo duro impegno, che la obbligava a lavorare giorno e notte, le fece balenare la prospettiva di trasferirsi in Canada, dove sperava di trovare una vita più facile e meno cara. Prima che iniziasse a concretizzare questo progetto un prete di Baltimora, venuto a conoscenza della sua situazione, la invitò ad aprire là una scuola per ragazze, cosa che fece nel 1808 con grande successo. In tutte le sue tribolazioni e prove si sentì sostenuta da Dio:
«La sento proprio la presenza protettrice e la grazia consolatrice del mio Redentore e Dio. Mi sollevò dalla polvere per farmi sentire che io gli sono vicina; ha allontanato da me tutte le sofferenze per riempirmi delle sue consolazioni. Egli è mia guida, mio amico e sostegno. Con una simile guida posso forse temere? Con un simile amico posso non essere soddisfatta? Con un simile sostegno posso cadere?».
Elisabetta raccolse attorno a sé un gruppo di donne che nutrivano le sue stesse aspirazioni, come aveva fatto a New York con la Società delle Vedove; gradualmente emerse la possibihtà di erigere formalmente una congregazione religiosa. Il 25 marzo 1809 emise i primi voti nelle mani di don William Duburg, un amico prete, con la benedizione del vescovo di Baltimora, John Carroll. Nel giugno dello stesso anno trasferì la scuola e la comunità, che muoveva i primi passi, in una casa di pietra a Emmitsburg, ann seton2vicino a Baltimora. La comunità vestì un abito religioso e prese il nome di Suore di S. Giuseppe, e da allora Elisabetta divenne famosa con il titolo di madre Seton, titolo particolarmente appropriato: alcuni dei suoi figli stavano ancora con lei alla Stone House (nome con cui il luogo era noto) dove ella era la superiora delle donne che entravano nell’ordine, e la scuola accoglieva bambini poveri fornendo a essi l’istruzione gratuita. Ella confidava sempre nell’aiuto divino: «Dio è con noi, e se le sofferenze abbondano in noi anche le sue consolazioni abbondano grandemente, molto al di là di quanto si possa esprimere».
La comunità adottò, con alcune modifiche, la Regola dell’Ordine francese delle Figlie della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli, diventando note come Figlie della Carità di S. Giuseppe. Nel gennaio 1812 venti donne, tra cui le cognate Harriet e Cecilia, si erano unite alla comunità. L’ordine si diffuse rapidamente: fu aperta una casa a Filadelfia nel 1814; fu assunta la cura dei bambini nell’orfanotrofio S. Giuseppe a Emmitsburg, nel Maryland; tre anni dopo fu inaugurato un orfanotrofio a New York.
Ovunque andassero aprivano scuole e insegnavano negli orfanotrofi. Madre Seton scrisse libri di testo, tradusse libri dal francese e compose inni e discorsi spirituali, molti dei quali furono pubblicati. Lei e il suo ordine sono giustamente considerati i fondatori del sistema scolastico parrocchiale negli Stati Uniti, che divenne una delle travi portanti della Chiesa cattolica in quel paese. Tutti i loro successi furono attribuiti all’aiuto di Dio: «… la mia anima è libera e soddisfatta come è stata oppressa e afflitta, poiché Dio mi ha concesso la sua grazia per rimuovere ogni ostacolo alla vera fede nella mia anima, e mi ha riempito di forza per affrontare difficoltà e  tentazioni dalle quali sono esternamente provata…».

Madre Seton morì a Emmitsburg il 4 gennaio 1821. La prima congregazione a essere fondata in suolo americano si diffuse e raggiunse il numero di venti case negli Stati Sant_Elisabetta_Anna_Bayley_SetonUniti, con un impegno e un’influenza crescenti. Attualmente vi sono cinque comunitàindipendenti di suore della Carità, e una sesta si è fusa con le Figlie della Carità francesi. Le sorelle operano negli ospedali, in istituti per bambini, case per anziani e handicappati, scuole di ogni livello.

Possiedono case sia in America del Sud che in quella del Nord, in Italia e in paesi di missione. Che madre Seton fosse candidata alla canonizzazione era cosa ovvia per chiunque la conoscesse. La sua causa fu avviata dal cardinale James Gibbons di Baltimora, successore dell’arcivescovo James Roosevelt Bayley, nipote della Madre, e venne introdotta formalmente nel 1907.
Furono attribuiti alla sua intercessione almeno tre miracoli di guarigione, tra i quali uno dalla leucemia e uno da una grave meningite. Giovanni XXIII la dichiarò venerabile nel 1959 e la beatificò nel 1963. Fu canonizzata da Paolo VI il 14 settembre 1975, alla presenza di più di mille suore dell’ordine. Nella sua allocuzione il papa parlò dei suoi straordinari risultati come sposa, madre, vedova e  consacrata, dell’esempio da lei dato alle future generazioni con forza e dedizione, e di «quella spiritualità religiosa che la prosperità temporale (statunitense) sembra oscurare e rendere quasi impossibile». Il suo corpo è sepolto sotto l’altare nella cappella del santuario nazionale a lei dedicato nella casa provinciale delle Figlie della Carità a Emmitsburg, nel Maryland.
FontiIl primo grande libro dei Santi di Alban Butler

Madonna delle Rose

Madonna delle Rose

Albano Sant’Alessandro (BG/I) – La notte fra il 3 ed il 4 gennaio 1417
madonna delle roseVeramente dolcissima questa apparizione di Maria Vergine con in braccio un bambino Gesù che le offre delle rose, come non commuoversi davanti ad un tale splendore!
A pochi chilometri da Bergamo, sulla via per Trescore Balneario, in una amena pianura, giace Albano Sant’Alessandro, cittadina illustre per la sua origine romana, per tante vicende storiche e per sanguinose battaglie tra Guelfi e Ghibellini. Oggi è rinomata per il bel Santuario della Madonna delle Rose.
Nella notte tra il 3 ed il 4 gennaio 1417, due mercanti romagnoli, diretti da Brescia verso Bergamo, si trovano sperduti in una boscaglia nei pressi del villaggio chiamato Albano. Bergamo è a soli otto chilometri, ma per loro non c’è via di scampo: nel buio, tra rovi ed acquitrini coperti dalla neve, si sentono morire di freddo e di paura. Si rivolgono quindi con fervore al Signore, invocano la Madonna e fanno voto di costruire una Cappella, se riescono a liberarsi da quella disperata situazione. Improvvisamente dal cielo, raggi di luce rompono le tenebre ed una striscia di rugiada luminosa indica loro il cammino. Con animo sollevato e riconoscente seguono quel sentiero che sembra loro dire:
«questa è la via, camminate per essa!»,
beata vergine delle rose2fino al suo sbocco nella strada maestra ritrovata, quindi, accompagnati da un amico chiarore, in brevissimo tempo raggiungono la città di Bergamo. Il loro desiderio è quello di ringraziare subito la Vergine, entrando nella basilica di Santa Maria Maggiore, ma questa, data l’ora della notte, è ancora chiusa. Trovano riparo nella vicina torre diroccata, rovinata dalle guerre, rimasta abbandonata ed aperta. Vi entrano timorosi ed incerti per il buio fitto che vi regna, col desiderio di raccogliersi in preghiera, ma subito un grande bagliore li blocca e li avvolge: alquanto elevata da terra, seduta su un serto di rose che la circondano completamente, appare la Vergine Immacolata con stretto al petto il Bambino Gesù che stringe egli pure in una mano un piccolo mazzo di rose bianche, in atto di offrirlo alla Mamma. Gli occhi della Madonna e quelli del Divin Figlio sono rivolti compiacenti verso i due mercanti, fuori di sé da quello spettacolo di paradiso.
Il luogo dell’apparizione venne chiamato, da quella notte, il Colle di Rosate.
Fattosi giorno, la notizia si diffonde in un baleno, giunge al Vescovo ed alle Autorità civili; da tutti il fatto prodigioso è giudicato come segno di benevolenza da parte del cielo per la città di Bergamo afflitta da tanti problemi, per l’Italia martoriata da inimicizie e discordie, per la Chiesa straziata dalla divisione dello scisma. San Bernardino da Siena, che in quei giorni si trova in Bergamo, giudica una benedizione della Madonna quella santuario Madonna delle Rosenotturna apparizione. Lo stesso santo ebbe inoltre un’apparizione della Madonna, sempre nel 1417, a Siena. La Santa Vergine apparve con grande splendore al francescano (al secolo Bernardino degli Albizzeschi 1380-1444), promettendogli di aiutarlo nella sua opera di conversione dei peccatori.

Tutti sono intenzionati ad erigere un Tempio in riconoscenza per tante grazie da parte della Madonna, e ne informano il nuovo Papa Martino V, eletto dal Concilio di Costanza l’11 novembre di quello stesso anno 1417. Fu proprio il Papa ad autorizzane la costruzione.
Le pratiche burocratiche però si dilungano; i due fortunati veggenti ritornano ad Albano, sul luogo della prima visione, comperano il terreno proprio nel punto in cui il sentiero di luce si immise nella strada maestra per Bergamo, e vi costruiscono la Cappelletta che richiamerà la devozione dei fedeli per 438 anni. La devozione alla Madonna delle Rose fu riaccesa ad Albano all’inizio del diffondersi dell’epidemia di colera del 1855. Il parroco non solo esortò la sua gente a ricorrere alla Madonna delle Rose, ma anche a fare ad essa il voto di erigere un santuario al posto della cappella se avesse fatto cessare il contagio. Il contagio cessò e il 20 settembre del 1855 si iniziò la costruzione del santuario, che venne aperto al culto nel 1883.
01-B_Vergine_delle_Rose-2Con il 1900, l’abside e la cupola del Tempio sono ornati degli affreschi di Luigi Tagliaferri, le pareti laterali sono abbellite con i quadri della Natività di Maria e della Deposizione di Gesù dalla croce di Vittorio Manini; il quadro centrale dell’Apparizione ed i medaglioni della volta sono di Arturo Compagnoni.
Grande desiderio dei fedeli sarebbe stato vedere l’Immagine della Madonna delle Rose incoronata nel 1917, quinto centenario dell’Apparizione, ma l’immane guerra che affligge il mondo intero lo impedisce, rinviando la solenne cerimonia al 14 settembre del 1920.
Don Mario Morra SDB
Fonti: rivista “Maria Ausiliatrice”, gennaio 2006; www.donbosco-torino.it; http://www.mariadinazareth.it/apparizione%20albano%20sant’alessandro.htm

SANTA ANGELA DA FOLIGNO

SANTA ANGELA DA FOLIGNO

Mistica e Terziaria francescana (1248-1309) 4 gennaio
beata angela da folignoGià conosciuta in vita come Maestra dei Teologi, Angela è stata proclamata santa da Papa Francesco il 9 ottobre 2013. Sposa e madre in una ricca famiglia contornata da lusso e piaceri mondani, solo a fronte di una vera e totale confessione inizia il suo cammino di penitenza.
Mistica contemporanea di Dante e di Jacopone da Todi, Angela nacque a Foligno in una ricca famiglia. Non si sa con certezza la data della sua nascita, al contrario di quella della morte, ma sappiamo che si sposò, ebbe dei figli e la madre soddisfaceva tutti i suoi capricci. Cominciò, come lei stessa racconterà al Direttore Spirituale a «conoscere il peccato», come è riportato nel Memoriale steso dallo stesso francescano. Andò a confessarsi, ma «la vergogna le impedì di fare una confessione completa e per questo rimase nel tormento».

VIDEO-STORIA

Pregò così San Francesco che le apparve in sogno, rassicurandola che avrebbe conosciuto la misericordia di Dio. E la pace arrivò nel 1285, attraverso una confessione totale: aveva 37 anni. Iniziò così una vita di austera penitenza (l’esempio di Francesco la guidava) puntando le proprie energie sulla povertà in particolare su tre aspetti: povertà dalle cose, dagli affetti e da se stessa. Cominciò dai vestiti, dal vitto, dalle varie acconciature. Dovette anche affrontare l’ostilità, gli ostacoli e le ingiurie della famiglia: marito, figli e madre stessa. Tutti a remare contro. Ma Angela continuò nella via e nella vita di povertà che ormai si era tracciata.
01-B_Angela_da_Foligno-1Lei perseverò anche quando, in breve tempo le morirono madre, marito e figli. Rimasta sola continuò sempre più decisa il proprio tracciato esistenziale alla sequela di Cristo povero. Vendette quasi tutti i beni e cominciò a passare ore in ginocchio davanti al Crocifisso, nutrendosi quotidianamente della Scrittura.
Angela si presenta come una delle più brillanti incarnazioni dell’ideale francescano della fine del Duecento. In un primo tempo, in preda a strani fenomeni (quali locuzioni interiori, visioni celesti e tentazioni di tenebra), fu giudicata sospetta dai frati minori; ma intorno al 1290 la accettarono fra i penitenti del Terz’ordine.
Durante un pellegrinaggio ad Assisi nel quale intendeva «consultarsi» con Francesco, si fermò dalla sua amica badessa del monastero di Vallegloria che le chiese se voleva rimanere con loro. Ma Angela, pensando anche agli amici che l’accompagnavano (un piccolo cenacolo di «filioli»), rispose: «Il mio posto è nel mondo». Aggiungendo che intendeva rimanere e fare penitenza nella città dove aveva peccato. Oltre ad una certa Masazuola (che Angela chiama «la mia compagna» e si tratta della beata Pasqualina da Foligno) aveva attirato attorno a sé un piccolo cenacolo di «figli» che trovarono in lei una guida spirituale.
VIDEO DALLA TRASMISSIONE “TOTUS TUS”
Come lei stessa narrò a frate Arnaldo, suo confessore (che poi scrisse il Memoriale) lungo il cammino verso Assisi Angela ebbe un lungo dialogo con lo Spirito Santo, e poi con il Cristo. Al pomeriggio tornò nella chiesa di San Francesco e qui ebbe una travolgente esperienza mistica di Dio Trinità, della sua immensità e del suo Amore.Angela_da_Foligno_-_icona_di_Patrizia_Dezi(__2012)
E poiché io – frate scrittore – qui le chiedevo e le dicevo: “Cosa hai visto?, essa rispose. Dicendo: “Ho visto una cosa piena, una maestà immensa, che non so dire, ma mi sembrava che era ogni bene. E mi disse molte parole di dolcezza quando partì e con immensa soavità e partì piano, con lentezza. E allora, dopo la sua partenza, cominciai a strillare ad alta voce – o urlare – e senza alcuna vergogna strillavo e urlavo, dicendo questa parola, cioè: “Amore non conosciuto perché? Cioè, perché mi lasci? Ma non potevo dire – o non dicevo – di più; gridavo solo senza vergogna la predetta parola, cioè: “Amore non conosciuto, e perché e perché e perché”».
La sua autobiografia spirituale mostra i trenta passi che l’anima compie raggiungendo l’intima comunione con Dio, attraverso la meditazione dei misteri di Cristo, l’Eucaristia, le tentazioni e le penitenze. Esso rappresenta la prima sezione del Liber. La seconda parte, nota come Instructiones, contiene documenti religiosi di vario tipo, curati da diversi e ignoti redattori, dove si trovano anche le lettere che Angela scriveva ai suoi figli spirituali.
Santa Angela da Foligno insegna che non c’è vera vita spirituale senza l’umiltà e senza la preghiera. Questa può essere corporale (vocale), mentale (quando si pensa a Dio) e soprannaturale (contemplazione): «In queste tre scuole uno conosce sé e Dio; e per il fatto che conosce, ama; e perché ama, desidera avere ciò che ama. E questo è il segno del vero amore: che chi ama non trasforma parte di sé, ma tutto sé nell’Amato».
Angela_of_Foligno_1Angela morì il 4 gennaio 1309, ma il suo ricordo ed il suo insegnamento attraversarono i secoli e fra i tanti che aderirono alla sua spiritualità, ricordiamo Santa Teresa d’Avila e la Beata Elisabetta della Trinità.
Angela comprese che la profonda comunione con Dio non è un’utopia, ma una possibilità, impedita solo dal peccato: di qui la necessità della mortificazione e del sacrificio; per raggiungere l’unione profonda con il Signore sono indispensabili l’Eucaristia e la meditazione della Passione e Morte di Cristo, ai piedi della Croce, insieme a Maria Santissima.
Sergio Andreoli, studioso della Beata, sintetizza il suo messaggio affermando che la spiritualità di Angela parte dall’affermazione centrale che «Dio è tutto Amore e perciò ama in modo totale» e che per corrispondere a questo amore non si dovrà fare altro che seguire il Cristo «che si è fatto e si fa ancora via in questo mondo; via… veracissima e diritta e breve».
PREGHIERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
DAVANTI ALLA TOMBA DELLA BEATA ANGELA DA FOLIGNO 
Foligno – Domenica, 20 giugno 1993 –
Beata Angela da Foligno! Grandi meraviglie ha compiuto in te il Signore. Noi oggi, con animo grato, contempliamo e adoriamo l’arcano mistero della divina misericordia, che ti ha guidata sulla via della Croce fino alle vette dell’eroismo e della santità. Illuminata dalla predicazione della Parola, purificata dal Sacramento della Penitenza, tu sei diventata fulgido esempio di virtù evangeliche, maestra sapiente di discernimento cristiano, guida sicura nel cammino della perfezione.  angela da foligno
Hai conosciuto la tristezza del peccato, hai sperimentato la “perfetta letizia” del perdono di Dio. A te Cristo si è rivolto con i dolci titoli di “figlia della pace” e di “figlia della divina sapienza”. Beata Angela! confidando nella tua intercessione, invochiamo il tuo aiuto, perché sincera e perseverante sia la conversione di chi, sulle tue orme, abbandona il peccato e si apre alla grazia divina.
Sostieni quanti intendono seguirti sulla strada della fedeltà a Cristo crocifisso nelle famiglie e nelle Comunità religiose di questa Città e dell’intera Regione. Fa’ che i giovani ti sentano vicina, guidali alla scoperta della loro vocazione, perché la loro vita si apra alla gioia e all’amore. Sostieni quanti, stanchi e sfiduciati, camminano con fatica fra dolori fisici e spirituali. Sii luminoso modello di femminilità evangelica per ogni donna: per le vergini e le spose, per le madri e le vedove. La luce di Cristo, che rifulse nella tua difficile esistenza, brilli anche sul loro cammino quotidiano.
Implora, infine, la pace per noi tutti e per il mondo intero. Ottieni per la Chiesa, impegnata nella nuova evangelizzazione, il dono di numerosi apostoli, di sante vocazioni sacerdotali e religiose. Per la Comunità diocesana di Foligno implora la grazia di un’indomita fede, di una fattiva speranza e di un’ardente carità, perché, seguendo le indicazioni del recente Sinodo, avanzi spedita sulla strada della santità, annunciando e testimoniando senza sosta la perenne novità del Vangelo. Beata Angela, prega per noi!
FONTI:  http://www.santiebeati.it/dettaglio/30700; http://www.santaangeladafoligno.it/; http://www.ofsconegliano.it/wordpress/?page_id=550

sabato 3 gennaio 2015

MADONNA DELLE LACRIME DI SANGUE

MADONNA DELLE LACRIME DI SANGUE

Maròpati  – La Madonna del Rosario delle Lacrime di Sangue piange da oltre 40 anni!
3 gennaio
madonna-di-maropati--quadro-Il piccolo paesino dove si bestemmiava apertamente, ora è diventato un luogo di culto mariano dove si recita ogni giorno il Santo Rosario. Il Segretario comunale di Maròpati, C. Laganà, scrive: “Il prodigioso evento di Maròpati è una sconvolgente esplosione mariana – come mai avvenuta altrove – di cruento dolore e di immensa pietà”.
Maròpati è un paese a 12 Km dalla stazione ferroviaria e dall’autostrada di Rosarno (RC), conta 1.500 anime. Una persona umile, francescana secolare, fedelissima al Vescovo e al Parroco, che soffre e prega giorno e notte, è stata la confidente della Madonna: è Immacolata L.. Ella in una lettera al suo Direttore Spirituale P. Alfonso Di Bartolo (già per due volte Superiore Provinciale dei Cappuccini Calabresi) avvertiva che la Vergine avrebbe dato segni evidenti per richiamare l’attenzione sui moltissimi peccati e gravissime offese contro il suo figlio Gesù (e sull’infedeltà di alcuni Sacerdoti e Religiosi). Affermava: “A Maròpati, in casa dell’avvocato Cordiano, la Vergine, in una sua immagine, verserà abbondanti lacrime di sangue”. Ebbene, dopo 26 giorni, ecco il pianto di sangue in casa di Cordiano, nella stanza di riposo, da un Quadro della Madonna del Rosario (69 x 99). Si è macchiato anche il guanciale del letto dell’avv. Cordiano. Questi per 12 anni fu sindaco marxista e fin da ragazzino è sempre vissuto senza pratica religiosa. Per diversi mesi ha cercato di tener nascosti i fenomeni di sangue che si ripetevano. Si è convertito a Gesù soltanto dopo un anno. È morto piamente nel 1986, visitato e benedetto dal Vescovo.

VIDEO-STORIA

maropatiLe sanguinazioni dell’Immagine, dal 3 gennaio 1971, si sono sempre ripetute, a periodi irregolari, diverse volte ogni anno, per tutti questi 30 anni, e tuttora continuano.
Ciò è avvenuto alla presenza di tante persone che hanno visto, toccato, fotografato, filmato quel sangue che partiva dagli occhi, dal cuore di Maria e di Gesù Bambino, dalla mano che allunga il rosario, e scorreva dalla parte esterna del vetro aderente all’Immagine. Tuttora si vede lungo il vetro una grande cascata di sangue essiccato. Il pianto di sangue fu abbondante nel Giovedì Santo 1975 (anno santo) dalle ore 11 alle 11,30 alla presenza di un folto gruppo di persone tra cui c’era un Predicatore Cappuccino della Romagna, P. Crispino Lanzi, che stava predicando una frequentatissima Missione. Anche il piccolo Crocifisso che è appeso sotto il Quadro, più volte ha sanguinato ed è apparso tutto bagnato di sangue.
Sono stati eseguiti accuratissimi esami scientifici del sangue che scende dal quadro.
I primi esami sono stati ordinati il 25 e il 29 marzo 1971 dall’esorcista Don Vincenzo Idà (vissuto e morto in concetto di santità e di cui è in corso la Causa di Beatificazione) presso l’Ufficio d’Igiene di Reggio Calabria ed hanno dato questo esito: “sangue umano”. Il 22 novembre 1971 vengono nuovamente rimossi i sigilli del Quadro e prelevati due campioni in doppio che, sigillati dal Pretore, vengono Maròpati1consegnati al Vescovo De Chiara che li fa analizzare presso il “Policlinico Gemelli” di Roma ottenendo la stessa risposta: “sangue umano”. S.E. De Chiara mai ha pronunciato condanne. Anche le accuse di sangue animale sono state smentite a Bologna da altissimi scienziati, utilizzando sieri speciali ritirati dalla Germania, con questo esito: “C’è soltanto sangue umano, con esclusione assoluta di sangue animale” (Cfr. “30 anni di prodigi”, pag. 139-141).
Si sono formate delle croci di sangue sul muro sotto l’Immagine, e macchie di sangue sono apparse molte volte sul tavolo che sta sotto il Quadro e in immaginette della Madonna del rosario e in tante strisce di cotone e in migliaia di fazzoletti avvicinati al Quadro dove però il sangue non veniva assorbito e si manteneva fresco per ore e per giorni. Diverse persone hanno fatto eseguire analisi scientifiche di quel sangue e il risultato è stato sempre il medesimo: “sangue umano”.
La celebre stigmatizzata e Serva di Dio Teresa Musco, in gennaio 1973, scrive: “Mentre stavo in chiesa in preghiera, la Mamma Celeste mi ha detto: <<Teresa, io ti lascio questo nome (quello del Parroco di Maropati, Don Eugenio Anile, che lei non conosceva) scrivi a lui e digli che ti dia un fazzoletto macchiato di sangue>>. Lei poi dirà al Parroco Don Eugenio: <<Con quel fazzoletto macchiato di sangue, ho ottenuto 4 guarigioni in Caserta>>. <<Con altri fazzoletti insanguinati sono guariti dal cancro 3 persone>>” (Cfr. “30 anni di prodigi” pag. 149).
Anche l’Arcivescovo di Monreale, Mons. Corrado Mingo, dopo diversi e ferventi pellegrinaggi a Maròpati, ha ripetuto: “Mai, mai in nessun celebre Santuario, neppure a Lourdes o a Fatima o a Pompei, ho avuto sentimenti religiosi o ascetici così forti e frutti spirituali così abbondanti come davanti alla Madonna delle lacrime di sangue di Maropati”. I più grandi miracoli però sono da considerarsi le numerose conversioni oltre alle innumerevoli guarigioni.
Maròpati segni-di-sangueSe in quei 23 anni fossero stati proibiti i pellegrinaggi privati: tutto si sarebbe spento con enormi perdite spirituali per il mondo intero.
S. Paolo grida: “Non vogliate spegnere lo Spirito Santo! Non disprezzate le profezie: esaminate tutto e tenete ciò che è buono!” (1 Tess. 5,19-20). Non hanno spento lo Spirito Santo i Vescovi che, in questi nostri tempi difficili, hanno approvato le apparizioni e i pianti della Madonna a Parigi (nel 1830, in Rue de Lubac), a La Salette (nel 1846), a Lourdes (nel 1858), a Pontmain (nel 1871), a Fatima (nel 1917), a Siracusa (ove, nel 1953, ha pianto per 4 giorni), ad Akita in Giappone (ove nel 1975 ha pianto, anche sangue, ben 100 volte). A Kibeho in Ruanda (ove è apparsa e ha pianto dal 1981 in poi, e ha predetto la terribile carneficina che si scatenò tra le tribù). La Vergine soprattutto è apparsa e appare a Naiu, nella Corea del Sud, dal 1975. Qui nei primi 10 anni i pianti sono stati un migliaio (circa 250 erano le lacrimazioni comuni e circa 750 erano lacrimazioni di sangue). L’Arcivescovo locale ha dato piena Approvazione e a volte è stato presente ai pianti di sangue.
MaròpatiC’è ancora chi si meraviglia di queste lacrimazioni, eppure il Vangelo dice: “A Dio nulla è impossibile!” La veggente Lucia afferma: “La Vergine di Fatima annunciò che avrebbe pianto in molte parti del mondo”. Come può non piangere vedendo che tanti suoi figli spirituali vivono in peccato grave e così corrono verso l’inferno? Perciò…”mi meraviglierei – scrive il Vescovo Mons. Franzise la Madonna non piangesse!” Ritorniamo tutti a Cristo e alla sua Chiesa! alla S. Messa domenicale! ai Sacramenti! alla fervente preghiera! al rosario quotidiano! Soltanto così (come ripete la Vergine a Fatima, a Medjugorje, e, con lacrime di sangue, a Maròpati) avremo salvezza terrena ed eterna. La documentazione riportata è stata tratta dai volumi Trent’ anni di Prodigi, Verserò Lacrime di Sangue e Il Calvario di Maria di Giovanni Mobilia, scritti soltanto per amore a Gesù e alla Madonna, pieni di sicurissime testimonianze e documenti di guarigioni straordinarie (firmati da dottori e scienziati). Per informazioni:
Associazione Madonna del Rosario delle Lacrime di Sangue Viale P. Nenni, 13 – 89020 Maropati (RC). Tel. 0966.945071 – 334.8615084
a Cura di Padre Crispino Lanzi – Convento dei Cappuccini di Forlì – Testimone oculare di tre sanguinazioni.
Aggiornato dalla Redazione dell’Associazione della Madonna.
Fonte: http://www.mariadinazareth.it/fenomeni%20lacrimazione%20maropati.htm

IL SANTISSIMO NOME DI GESÙ

IL SANTISSIMO NOME DI GESÙ 

3 GENNAIO
San Bernardino è diventato famoso per la diffusione di uno NOME SS DI GESù.1jpgstemma contenente il SS nome di Gesù, tanto che papa Innocenzo III ne estese la festa alla Chiesa universale, soppressa e successivamente ripristinata da papa Giovanni Paolo II. Forse però non tutti sanno il significato di ogni simbolo che lo rappresenta…
L’esigenza di sapere il nome della divinità in cui si crede, è stato sempre intrinseco nell’animo umano, perché il nome stesso è garanzia della sua esistenza; a tal proposito si riporta un passo dell’opera di Francesco Albergamo “Mito e Magia” che scrive: “Una bambina di nove anni chiede al padre se Dio esiste; il padre risponde che non ne è troppo sicuro, al che la piccola osserva: Bisogna pure che esista, dal momento che ha un nome”.
Il SS. Nome di Gesù, fu sempre onorato e venerato nella Chiesa fin dai primi tempi, ma solo nel XIV secolo cominciò ad avere culto liturgico. Grande predicatore e propagatore del culto al Nome di Gesù, fu il francescano san Bernardino da Siena (1380-1444) e continuato da altri confratelli, soprattutto dai beati Alberto da Sarteano (1385-1450) e Bernardino da Feltre (1439-1494).
Nel 1530, papa Clemente VII autorizzò l’Ordine Francescano a recitare l’Ufficio del Santissimo Nome di Gesù; e la celebrazione ormai presente in varie località, fu estesa a tutta la Chiesa da papa Innocenzo XIII nel 1721. Il giorno di celebrazione variò tra le prime domeniche di gennaio, per attestarsi al 2 gennaio fino agli anni Settanta del Novecento, quando fu soppressa. Papa Giovanni Paolo II ha ripristinato al 3 gennaio la memoria facoltativa nel Calendario Romano.
Il trigramma di san Bernardino da Siena
05-S_Bernardino_Siena-2Affinché la sua predicazione non fosse dimenticata facilmente, Bernardino con profondo intuito psicologico inventò un simbolo dai colori vivaci che veniva posto in tutti i locali pubblici e privati, sostituendo blasoni e stemmi delle varie Famiglie e Corporazioni spesso in lotta fra loro.
Il trigramma del nome di Gesù, divenne un emblema celebre e diffuso in ogni luogo, sulla facciata del Palazzo Pubblico di Siena campeggia enorme e solenne, opera dell’orafo senese Tuccio di Sano e di suo figlio Pietro, ma lo si ritrova in ogni posto dove Bernardino e i suoi discepoli abbiano predicato o soggiornato. Qualche volta il trigramma figurava sugli stendardi che precedevano Bernardino, quando arrivava in una nuova città a predicare e sulle tavolette di legno che il santo francescano poggiava sull’altare, dove celebrava la Messa prima dell’attesa omelia, e con la tavoletta al termine benediceva i fedeli.
Il trigramma fu disegnato da Bernardino stesso, per questo è considerato patrono dei pubblicitari; il simbolo consiste in un sole raggiante in campo azzurro, sopra vi sono le lettere IHS che sono le prime tre del nome Gesù in greco ΙΗΣΟΥΣ (Iesûs), ma si sono date anche altre spiegazioni, come l’abbreviazione di “In Hoc Signo (vinces)” il motto costantiniano, oppure di “Iesus Hominum Salvator”.
Ad ogni elemento del simbolo, Bernardino applicò un significato, il sole centrale è chiara allusione a Cristo che dà la vita come fa il sole, e suggerisce l’idea dell’irradiarsi della Carità. Il calore del sole è diffuso dai raggi, ed ecco allora i dodici raggi serpeggianti come i dodici Apostoli e poi da otto raggi diretti che rappresentano le beatitudini, la fascia che circonda il sole rappresenta la felicità dei beati che non ha termine, il celeste dello sfondo è simbolo della fede, l’oro dell’amore. Bernardino allungò anche l’asta sinistra dell’H, tagliandola in alto per farne una croce, in alcuni casi la croce è poggiata sulla linea mediana dell’H.
Il significato mistico dei raggi serpeggianti era espresso in una litania; 1° rifugio dei penitenti; 2° vessillo dei combattenti; 3° rimedio degli infermi; 4° conforto dei sofferenti; 5° onore dei credenti; 6° gioia dei predicanti; 7° merito degli operanti; 8° aiuto dei deficienti; 9° sospiro dei meditanti; 10° suffragio degli oranti; 11° gusto dei contemplanti; 12° gloria dei trionfanti.
ss nome di gesu
Tutto il simbolo è circondato da una cerchia esterna con le parole in latino tratte dalla Lettera ai Filippesi di san Paolo: “Nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, sia degli esseri celesti, che dei terrestri e degli inferi”. Il trigramma bernardiniano ebbe un gran successo, diffondendosi in tutta Europa, anche s. Giovanna d’Arco volle ricamarlo sul suo stendardo e più tardi fu adottato anche dai Gesuiti.
Diceva s. Bernardino: “Questa è mia intenzione, di rinnovare e chiarificare il nome di Gesù, come fu nella primitiva Chiesa”, spiegando che, mentre la croce evocava la Passione di Cristo, il suo Nome rammentava ogni aspetto della sua vita, la povertà del presepio, la modesta bottega di falegname, la penitenza nel deserto, i miracoli della carità divina, la sofferenza sul Calvario, il trionfo della Resurrezione e dell’Ascensione. La Compagnia di Gesù, prese poi queste tre lettere come suo emblema e diventò sostenitrice del culto e della dottrina, dedicando al Santissimo Nome di Gesù le sue più belle e grandi chiese, edificate in tutto il mondo.
Fra tutte si ricorda, la “Chiesa del Gesù” a Roma, la maggiore e più insigne chiesa dei Gesuiti; vi è nella volta il “Trionfo del Nome di Gesù”, affresco del 1679, opera del genovese Giovanni Battista Gaulli detto ‘il Baciccia’; dove centinaia di figure si muovono in uno spazio chiaro con veloce impeto, attratte dal centrale Nome di Gesù.
Fonte: Alban Butler / Santiebeati.it / preghiereagesuemaria.it / donbosco-torino.it

Letture di sabato 3 gennaio 2015

NOME SS DI GESù.1jpg

I Settimana del Tempo di Natale

Benedetto colui che viene nel nome del Signore: il Signore nostro Dio è luce per noi.

PREGHIERA DEL MATTINO

O Dio, Tu hai voluto che l’umanità del Salvatore, nella sua mirabile nascita dalla Vergine Maria, non fosse sottoposta alla comune eredità dei nostri padri; fà che liberati dal contagio dell’antico male possiamo anche noi far parte della nuova creazione, iniziata da Cristo Tuo Figlio. Amen

PRIMA LETTURA

1 Gv 2,29 – 3,6  – Dalla prima lettera di San Giovanni apostolo
Figlioli, se sapete che Dio è giusto, sappiate anche che chiunque opera la giustizia, è Giovanni Apostolostato generato da lui. Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. Chiunque commette il peccato, commette anche l’iniquità, perché il peccato è l’iniquità. Voi sapete che egli si manifestò per togliere i peccati e che in lui non vi è peccato. Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non l’ha visto né l’ha conosciuto.
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE

Sal 97
popolo di DioRIT: Tutta la terra ha veduto la salvezza del Signore.
Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. RIT
Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio. Acclami il Signore tutta la terra, gridate, esultate, cantate inni! RIT
Cantate inni al Signore con la cetra, con la cetra e al suono di strumenti a corde; con le trombe e al suono del corno acclamate davanti al re, il Signore. RIT

CANTO AL VANGELO

Alleluia, Alleluia.
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio.
Alleluia.

VANGELO

Gv 1, 29-34 Dal Vangelo secondo Giovanni
acqua3In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello
di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!
Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

COMMENTO

Colui che battezza in Spirito Santo.
Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui disse: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele». Giovanni rese battesimo_gesùtestimonianza dicendo: «Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio». È la presentazione ufficiale che Giovanni Battista fa del Signore, ma è lo stesso Spirito Santo che ha confermato la sua e la nostra fede. Il battesimo di penitenza che egli amministrava, nel caso di Gesù, si è trasforma in una grande teofania: la voce di Dio completa e perfeziona quella di Giovanni, proclamando Cristo suo Figlio. Per questo il battezzatore afferma di non conoscere Gesù prima di quella rivelazione e di poter, ora, che ha visto lo Spirito Santo discendere, essere invece un convinto testimone della sua divinità. Così si afferma l’autorivelazione di Dio, così ci è concesso di certificare la nostra fede in Lui e nel suo Figlio. Ci prepariamo alla grande epifania per vedere nella vera luce il mistero dell’incarnazione e della missione di salvezza apportata da Cristo a tutti noi. (Preparato dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire)

PREGHIERA DELLA SERApreghiera31

Dio, nostro Padre, che nel Cristo ci hai scelti come Tuoi figli, riempi i nostri cuori con la Tua grazia perchè, con tutta la creazione, possiamo cantare il canto nuovo dei redenti. In cambio Ti affidiamo, le gioie e le fatiche, le rinunce e gli atti di carità che siamo riusciti a fare in questo giorno e Ti ringraziamo con tutto il cuore per tutto quello che fai per noi e ci dai ogni giorno. Amen.

SANTA GENOVEFFA

Santa Genoveffa di Parigi

(ca 422-ca 500) 03 Gennaio
Figlia di una ricca famiglia di commercianti non si lascia GENOVEFFA DI PARIGIspaventare dalle ingiurie e dagli insulti ma con coraggio porta avanti i principi cristiani basandosi sulla preghiera e il digiuno per convertire i re, scoraggiare invasori come Attila e piegare anche i cuori più induriti.
Secondo l’antica biografia, Genoveffa, santa patrona di Parigisi consacrò a Dio a sette anni, quando S. Germano di Auxerre (31 lug.), nel corso di un viaggio in Britannia volto a contrastare il diffondersi del pelagianesimo, riconobbe la futura santità della giovinetta e in una veglia notturna pose la sua mano sulla testa di lei. Probabilmente discendeva da una ricca famiglia gallo-romana e fu presentata al vescovo di Parigi per ricevere il velo delle vergini consacrate all’età di quindici anni. Visse con i suoi genitori a Nanterre, pochi chilometri a nord ovest di Parigi (attualmente nei sobborghi), fino alla loro morte. In seguito andò a vivere con la nonna a Parigi, facendo opere di carità lì e in altre città (tra cui Meaux, Tours e Orléans).

VIDEO-STORIA

Benché la sua fama di taumaturga si fosse diffusa, per ragioni mai chiarite essa incontrò ostilità enormi: si può forse pensare che si sia alienata la simpatia della propria classe sociale a causa dei digiuni che faceva per identificarsi con i poveri, o per la distribuzione di cibo ai diseredati (i mercanti non amano concorrenti che donano ciò che essi possono vendere). Ancora, i suoi modi potevano risultare troppo entusiastici e fuori misura.
Anche il fatto di essere una donna poteva stimolare le accuse: prepotente, visionaria, ipocrita e bugiarda! Un ulteriore segno di favore da parte di S. Germano, che le inviò un pane GENOVEFFAbenedetto come prova della stima e solidarietà per il suo lavoro, pose però fine alle persecuzioni. In quel periodo i Franchi stavano conducendo con successo una campagna militare in Gallia, e conquistarono Parigi dopo un lungo assedio che aveva ridotto la popolazione allo stremo.
Genoveffa guidò una spedizione fluviale sulla Senna fino alla città di Troyes alla ricerca di cibo e ritornò trionfalmente con un gran carico di grano: il fatto, se realmente accaduto, darebbe sostegno all’ipotesi che la sua famiglia appartenesse alla classe dei mercanti, ed ella conoscesse la navigazione della Senna come rotta commerciale.
Da allora in poi la fama e la reputazione di santità di Genoveffa si diffusero ancor più non solo tra il popolino di Parigi ma anche nei circoli dominanti. Ispirò la cittadinanza a costruire una chiesa in onore di S. Dionigi di Parigi (in francese S. Denis, antico vescovo della città e patrono di Francia, 9 ott.). Childerico, il pagano conquistatore di Parigi, la rispettò e, per sua intercessione, risparmiò la vita di molti prigionieri. Quando giunse la notizia che Attila re degli Unni stava avanzando verso Parigi, Genoveffa suggerì al popolo di non fuggire in preda al panico, ma di allontanare il pericolo con digiuni e preghiere; in effetti Attila cambiò il piano di marcia e si diresse verso Orléans. Parigi fu salva.
Anche Clodoveo, re dei Franchi dal 481 al 511 e fondatore della dinastia merovingia, ascoltò i suoi consigli: su sua richiesta liberò prigionieri e divenne egli stesso cristiano nei 496. Aveva sposato Clotilde, principessa burgunda di religione cattolica, anch’essa venerata come santa (3 giu.), la quale fu corresponsabile della sua conversione, avvenuta al termine di una battaglia contro gli Alemanni, durante la quale aveva invocato il soccorso di quel Gesù nel quale sua moglie credeva. Vinse la battaglia e si fece battezzare. Prima di morire, nel 511, convocò il primo sinodo nazionale, il concilio d’Orléans, del territorio che doveva poi diventare il Regnum Francorum. 
Si racconta che abbia avviato la costruzione della chiesa dei SS. Pietro e Paolo su suggerimento della santa: ella vi fu poi sepolta e la fama dei miracoli a lei attribuiti fece sì che la sua tomba fosse meta di Santa Genoveffa di Parigipellegrinaggi da tutta la Francia, e la chiesa divenisse nota con il titolo di Santa Genoveffa. Per inciso va notato che il culto di S. Pietro – in particolare – fu spesso eclissato nel tardo periodo merovingio dalla venerazione per i resti mortali dei santi sepolti nella chiesa; questi corpi di santi assicuravano reliquie di “prima classe”, cioè veri frammenti del corpo, mentre tutto ciò che si poteva ottenere dalle tombe degli Apostoli a Roma era di “seconda classe”, consistendo in ritagli di abiti messi a contatto con le tombe degli Apostoli.
Il più grande miracolo attribuito all’intercessione di Santa Genoveffa avvenne nel 1129, durante un’epidemia di ergotismo, “febbre bruciante” o “fuoco sacro”, come era chiamata nel Medio Evo l’infezione che percorse la Francia e la Britannia nel XII e XIII secolo, e la cui causa era legata al consumo di pane di segala infettato da un fungo di color viola scuro (il nome popolare deriva dalla sensazione di un fuoco che divora internamente, provocando convulsioni e cancrene mortali). Né medici, né preghiere, né digiuni parevano alleviare l’epidemia, finché fu portata in processione solenne fino alla cattedrale l’urna contenente le ossa di Santa Genoveffa. Da un punto di vista razionale si potrebbe spiegare l’accaduto supponendo che malgrado il crescere del panico tra la popolazione l’epidemia stesse di fatto scemando (la paura si diffonde più rapidamente del pericolo reale, e la processione servì per calmare il panico).
Quando l’anno dopo papa Innocenzo II visitò Parigi ordinò che annualmente si commemorasse il miracolo, cosa che avviene tuttora nelle chiese parigine. L’urna con le ossa della santa venne in seguito portata nella cattedrale in ogni caso di catastrofe o di crisi nazionale. La sua importanza crebbe ancora quando Parigi divenne capitale della Francia e il possesso delle sue reliquie fece sì che il popolo la sentisse molto vicina e si rivolgesse al suo aiuto reinterpretando la sua leggenda alla luce dei Santa Genoveffa di Parigiproblemi attuali; nacquero confraternite in suo onore, dotate del privilegio di portare in processione l’urna delle ossa; e infine ad essa si ispirarono molte opere d’arte.
L’edificio della chiesa dove era la sua tomba cominciò a decadere, e nel 1746 si iniziò a  rimpiazzarlo con uno di forma neoclassica, ornato da una grande cupola. Questo edificio fu però secolarizzato durante la Rivoluzione francese, divenendo l’attuale mausoleo nazionale, il Panthéon; tra il 1851 e il 1855, sotto Napoleone III , fu riaperto come chiesa. La tomba di Genoveffa e molte delle sue reliquie furono distrutte o saccheggiate durante la Rivoluzione, ma la devozione continuò.
Numerose chiese le furono dedicate in Francia, e due anche in Inghilterra nel periodo medievale. Noi conosciamo solo i più scarni dettagli della sua vita, ma il suo culto postumo ha avuto grande importanza nella vita della Francia; oltre ad essere patrona di Parigi viene invocata in caso di siccità, piogge torrenziali, alluvioni o altri disastri, e la sua intercessione per la salvezza di Parigi l’ha fatta dichiarare anche patrona delle Forze Armate, titolo confermato da papa Giovanni XXIII nella Lettera Apostolica del 18 Maggio 1962, in risposta alla richiesta dell’arcivescovo Feltin, vescovo di Parigi e ordinario militare dell’esercito francese.
E’ INVOCATA: contro la peste, pioggia torrenziale e alluvioni, siccità; come protettrice di fabbricanti di cera, pastori, tappezzieri, forze armate
FontiIl primo grande libro dei Santi di Alban Butler