Ispirato da una devozione intensa al Sacro Cuore e alla Madonna sotto il titolo di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù, scrisse: «Dobbiamo diffidare di noi stessi, avere fiducia in Gesù e gettarci tra le sue braccia», poiché, diceva spesso, «noi nulla siamo e nulla possiamo fare senza l’aiuto di Dio».
Angelo Ercole Menni nacque a Milano l’ 11 marzo 1841. I suoi genitori. Luigi e Luisa Figini, erano ferventi cattolici che gli diedero un’educazione religiosa e gli trasmisero un acuto senso del dovere verso i poveri e gli ammalati. Dopo aver concluso la scuola superiore lavorò per un breve periodo come impiegato in una banca di Milano, che abbandonò quando gli fu chiesto di falsificare alcuni libri per coprire una frode finanziaria.
Nel 1859 fu volontario nell’assistenza ai soldati feriti di ritorno dalla battaglia di Magenta e fu impegnato nel trasportarli dalla stazione di Milano all’ospedale dei Fatebenefratelli. Le cure devote mostrate dai religiosi ispirarono Angelo a seguire il loro esempio e infatti divenne novizio dell’ordine l’anno successivo, professando solennemente nel 1864 con il nome religioso di Benedetto. L’ordine era stato fondato nel XVI secolo da S. Giovanni di Dio (8 mar.) in Spagna ma, a causa della legislazione anticlericale negli anni ’20 del XIX secolo la sua opera era stata fortemente limitata nell’impero spagnolo fino a scomparire completamente nel 1850. Nel 1866, pochi mesi dopo l’ordinazione, Benedetto Menni fu scelto per andare in Spagna a rifondare l’ordine, ricevendo tale incarico da papa Pio IX in persona: avrebbe dovuto restaurare l’ordine ospedaliero nel suo luogo natale, indicando come linee della restaurazione «una vita perfettamente comune, molto povera, molto casta e molto obbediente».
Seguirono altre fondazioni, ospedali-rifugi e ospedali psichiatrici furono aperti in altre sette città spagnole, in Messico e in Portogallo. Nel 1884 ottenne da Roma l’approvazione per la fondazione di una provincia unita ispano-americana e fu scelto come primo provinciale, incarico al quale fu rieletto per cinque volte. Nei dintorni di Madrid, nel 1885, si verificò un episodio di colera, durante il quale Benedetto Menni mostrò eccezionali coraggio e devozione verso i poveri.
Con piccoli gruppi di frati frequentò le zone più colpite, in molti dei paesi era l’unica persona con conoscenze mediche capace di curare le vittime del colera e di dare consigli riguardo a questioni di igiene. Per un certo periodo si era preoccupato per il limite imposto, nell’aiutare gli altri, dal fatto che tutti i suoi aiutanti erano uomini e tutti gli istituti che era stato in grado di creare potevano occuparsi soltanto di uomini. Consultò numerosi ordini femminili per vedere se avessero voluto unirsi a lui nella sua opera ma senza successo.
«Pregare, lavorare, patire, soffrire, amare Dio e tacere».
Fu questo l’inizio della Congregazione delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù, che ricevette approvazione ufficiale dalla Santa Sede nel 1901. Quando morì aveva aperto tredici ospedali femminili in Spagna, Francia e Portogallo. La congregazione è tuttora attiva in Europa, Africa (Ghana e Liberia), Asia (Filippine) e America Latina.
Benedetto Menni condusse una vita piuttosto dinamica, occupato soprattutto in contatti, amministrazione e viaggi. Fu coinvolto anche in vari processi; la causa più importante contro di lui durò sette anni a Madrid e lo vide accusato falsamente di avere abusato di una minorata psichica. La stampa anticlericale lo denunciò in titoli a tutta pagina e pubblicò vignette che lo ritraevano come una «bestia pervertita», ma alla fine il caso fu chiuso dal giudice per mancanza di prove. Dovette affrontare anche una pesante opposizione all’interno dell’ordine. Nel 1903 fu nominato dalla Santa Sede visitatore apostolico dell’ordine e ne divenne superiore generale nel 1911. Si dimise da tale incarico dopo solo un anno poiché sentiva di non avere il sostegno della comunità. Questo, per certi versi, rispondeva al vero: il papa lo aveva nominato senza convocare il capitolo generale e alcuni membri dell’ordine erano contrari all’istituzione del ramo femminile, che vedevano come un’organizzazione rivale. Egli era anche un vivace antimodernista e come visitatore apostolico rimosse dall’incarico alcuni membri per sospetto lassismo dottrinale.
I suoi resti riposano nella Casa Madre di Ciempozuelos.
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