lunedì 15 aprile 2013

Gabassi: “Ero una popstar, adesso canto Medjugorje”



di Arnaldo Casali

Negli anni ’60 aveva suonato ad Amburgo coi Beatles. Ora è il leader del gruppo Kralica Mira. La nuova vita del più celebre cantautore ternano
TERNI – “Medjugorje mi ha cambiato la vita. Senza effetti speciali, però. Mai avuto apparizioni, mai visto il sole che pulsa, o cose di questo genere. Sono tutte stupidaggini”.
Vittorio Gabassi nel 1960 era ad Amburgo con i Beatles; nel 1978 alla Rca con Riccardo Cocciante e Claudio Baglioni. Da vent’anni è a fianco di ogni giovane ternano che si avvicina alla musica rock e jazz e da otto è il più celebre cantore di Medjugorje e il leader del gruppo Kralica Mira (“Regina della pace” in croato).
“Pensavo di andare a fare un viaggio di piacere, la prima volta che mi sono ritrovato a Medjugorje. Non ne avevo mai sentito parlare, e non avevo idea che fosse un luogo dove appariva la Madonna”.
Partiamo dall’inizio. Come si è avvicinato alla musica?
“A tredici anni ho trovato una chitarra nella cantina di un mio vicino, a 18 con un amico sono partito per la Germania. Mio padre era morto sotto i bombardamenti quando avevo due anni e sono cresciuto in collegio. Anche per questo ho avuto la libertà di partire: convincere una madre è più facile che convincere un padre”.
Perché la Germania?
“Al mare avevamo conosciuto una ragazza che viveva a Monaco. Sono stato fuori cinque anni: ho girato tutta Europa: Germania, Svezia, Finlandia. Ho suonato anche ad Amburgo, dove c’erano i Beatles alle prime armi”.
Guadagnava bene?
“Guadagnavo tantissimo. La musica italiana era molto amata all’estero. Guadagnavo venti volte quello che guadagnava un impiegato qui”.
Tornato in Italia che ha fatto?
“Ho iniziato a suonare e a insegnare, poi c’è stato l’incontro con la Rca. Ero a Roma, passai davanti alla sede, entrai e cantai una canzone. Mi fecero fare subito un disco”.
Un 45 giri?
“Sì, Gilda, che è stato venduto in tutta Italia. Era il 1978 e le copie andarono tutte esaurite. Così mi fecero un contratto di cinque anni, che io non ho rispettato”.
Perché?
“Prevedeva che io aprissi i concerti di Riccardo Cocciante e Claudio Baglioni, ma io volevo formare una famiglia. Mia figlia aveva sette anni: girare l’Italia avrebbe significato non vederla crescere”.
Tra la carriera e la famiglia ha scelto la famiglia.
“E’ stata la cosa più bella. Perché non ho rinunciato alla musica: ho continuato a scrivere canzoni e a suonare, e poi la Madonna mi aspettava”.
Nel frattempo è diventato anche un talent scout. Ha prodotto praticamente tutte le rock band ternane degli ultimi vent’anni.
“E’ servito anche a tenermi aggiornato: ho insegnato tanto ai ragazzi, ma ho anche imparato tanto da loro: se le mie canzoni non hanno il classico ritmo delle canzoni religiose (di solito molto noioso) è proprio perché devono stare al passo con gli accordi che insegno ai ragazzi”.
E l’incontro con Medjugorje, come è avvenuto?
“Ero appena andato in pensione ed ero a sciare a Campo Felice, con una persona che conoscevo da pochissimo. Mentre eravamo in segiovia dissi: “Questo è davvero un Paradiso”. E questa persona mi rispose: “Tra cinque giorni vado in un paradiso più bello di questo”. “Allora vengo anche io”. Così partimmo, io e mia moglie, senza sapere nemmeno quale era la destinazione”.
Alla cieca?
“Sì, completamente. Io non ero cattolico, ed ero molto critico con la Chiesa. Ero uno di quelli che a Natale e a Pasqua accompagna la famiglia a messa restando fuori della chiesa. Là ho preso una botta tremenda: tornato a casa, dopo dieci giorni ho scritto una canzone che oggi cantano in tutto il mondo ed è diventata l’inno di Medjugorje”.
E’ una canzone che racconta l’atmosfera che si respira in quel luogo. Non dice nulla, invece, dei fenomeni soprannaturali.
“Queste sono le stupidaggini che cerca la gente. Il miracolo più grande è la conversione”.
Nessuna apparizione?
“Assolutamente no. Non ho visto nessun segno; non ho visto – per fortuna – il sole che lampeggia, e non me ne frega assolutamente niente. Il miracolo che succede dentro di te, quello che riesco a fare con i ragazzi, quello è il miracolo vero. Scoprire che io che andavo cercando la meditazione in India, mentre il miracolo ce l’avevo nella chiesa sotto casa”.

0 commenti:

Posta un commento