mercoledì 3 aprile 2013

L’EUCARESTIA NELLA CHIESA PRIMITIVA

Da un’intervista a Padre Angelo, dell’ordine dei domenicani

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ecco svelati alcuni misteri e curiosità sulla celebrazione eucaristica nella Chiesa primitiva.
Le Domande di Pasquale T. e le risposte di Padre Angelo:
1) E’ vero che si usavano Patene, Ostie ,Calicigrandie che la comunione si faceva sempre sotto le due specie? Anche i laici bevevano ad un calice grande?
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Nei primi secoli la forma e la grandezza delle ostie non erano prescritte, ma erano lasciate alla discrezione del clero o del popolo che le offriva. Sull’esempio del Salvatore si consacrava un pane intero e molto presto si preferì la forma rotonda, che del resto era riguardata come il simbolo della perfezione.
Nel secolo XI le ostie erano ancora di dimensioni abbastanza grandi così che si potevano dividere per la Comunione dei fedeli. In seguito si confezionarono ostie sottili, piccole e distinte per ogni comunicante. Come mai si è passati a questa prassi? Evidentemente c’erano dei motivi, riconducibili soprattutto ai molti frammenti, anche vistosi, che potevano saltare qua e là nella frazione dell’ostia con evidente timore di profanare il corpo di Cristo. Se nel corso dei secoli ci si è evoluti in una determinata direzione non è stato affatto per mutare il senso dell’Eucaristia, ma per celebrarla in maniera sempre più degna.
 

Il criterio attuale della celebrazione non può essere semplicemente quello di tornare alla prassi antica, ma di verificare se esprime meglio il suo significato e se l’amore per Cristo viene meglio stimolato. Se fosse solo per la prassi primitiva, Plinio riferisce all’imperatore Traiano (siamo all’inizio del II secolo) che i cristiani si radunavano in riunioni prima del sorgere della luce (ante lucem). Questo non significa che noi oggi dobbiamo celebrare l’Eucaristia a quell’ora.

2) E’ vero che la comunione avveniva sulle mani, cioè il Corpo di Cristo non veniva messo sulla lingua ma sulle mani?
È vero che all’inizio il Corpo di Cristo veniva deposto sulla mano. Verosimilmente anche Cristo si è comportato così nell’ultima Cena.
Ma se la Chiesa ha sentito la necessità di passare ad un’altra disciplina non è stato evidentemente per sovvertire quanto ha fatto il Signore, ma per la ferma volontà di impedire la profanazione del Corpo di Cristo. Oggi la Chiesa lascia la facoltà ai fedeli di ricevere la S. Comunione nell’uno o nell’altro modo.

Disposizioni sulla distribuzione della comunione
http://www.youtube.com/watch?v=Ulg6HM8VhI0&list=PL2C0C8CBD15DB123D

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3) E’ vero che l’uso di inginocchiarsi alla consacrazione deriva dall’ordine che anticamente si chiamava dei “penitenti” ma che non ci si inginocchiava perchè l’Eucarestia era nuova veglia pasquale quindi il sentimento predominante era la gioia?


La preghiera in ginocchio non era una forma di preghiera tipica dei penitenti. Per S. Paolo è anzitutto una forma di adorazione. Scrive ad esempio: “Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nel cielo, sulla terra e sotto terra” (Fil 2,19). E ancora: “Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome” (Ef 3,14).La preghiera in ginocchio veniva fatta anche per supplicare Dio, come si evince dalla testimonianza di S. Pietro e di S. Paolo: “Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi rivolto alla salma disse: Tabita, alzati” (At 9,40); “(Paolo) detto questo si inginocchiò con tutti loro e pregò” (At 20,36).; “Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome” (Ef 3,14).
E’ vero che nei primi secoli a volte si chiedeva ai penitenti di stare in ginocchio o anche di stare prostrati per terra. Ma questo non significa che la preghiera in ginocchio fosse intesa solo come la preghiera dei penitenti. Le testimonianze bibliche che ti ho riferito dicono diversamente.
Se pertanto la Chiesa chiede, se è possibile, di mettersi in ginocchio alla consacrazione e alla comunione, desidera che i credenti esprimano in quei momenti così sacri e preziosi la loro adorazione e la loro supplica.
4) Quale relazione c’è tra Eucarestia e Pasqua?

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L’Eucaristia perpetua sui nostri altari la Pasqua del Signore. Nell’Eucaristia noi ci incontriamo con Cristo risorto che ci rende contemporanei al sacrificio che ha compiuto sulla croce e che ha anticipato nell’ultima cena. S. Paolo dice chiaramente: “Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la  
morte del Signore finché egli venga” (1 Cor 11,26). Per questo la Messa è essenzialmente la perpetuazione del sacrifico della croce. Ma questa perpetuazione viene fatta incontrandoci col Cristo risorto, che ci fa vivere da protagonisti, da contemporanei, la sua immolazione sulla croce.
5) E’ vero che i primi cristiani celebravano solo l’Eucarestia domenicale e non feriale? E che la celebrazione domenicale avveniva nella notte tra sabato e domenica?

I testi più antichi ricordano che l’Eucaristia veniva celebrata nel giorno del Signore, cioè la domenica. Questo però non significa che si celebrasse solo la domenica. Gli Atti degli Apostoli riferiscono che tutti i discepoli erano assidui nella frazione del pane (At 2,42). Frazione del pane è il primo nome con cui si è stata chiamata l’Eucaristia. In At 2,46 si legge che “ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore”.L’ora della celebrazione domenicale era ante lucem, e cioè di notte prima del sorgere del sole (così scrive Plinio a Traiano), così anche Tertulliano (II secolo) il quale parla di coetus antelucani (riunioni prima del sorgere della luce). Va ricordato che a quei tempi la domenica, detta giorno del sole, era un giorno feriale. La gente in tutto l’impero romano riposava il sabato.
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6) E’ vero che nella Chiesa primitiva non si celebrava il Credo nè il Gloria come nella Messa feriale? Perchè si decise di inseririrli?

Per il Gloria: inizialmente era un inno che i cristiani recitavano al mattino. Poi si sentì l’esigenza di metterlo a disposizione di tutti nella celebrazione dell’Eucarestia. Per il Credo: nelle prime comunità cristiane non lo si recitava quando si celebrava l’Eucaristia. Ma poiché la domenica perpetua anche quanto Cristo ha fatto nel giorno ottavo della sua risurrezione, in cui ha stimolato Tommaso a emettere la proclamazione della sua fede dicendo “Mio Signore e mio Dio”, la Chiesa poco per volta ha introdotto l’uso di recitare durante l’Eucaristia una professione di fede. Il primo a farlo è stato Pietro Fullone, vescovo di Antiochia, nel 471.
7) E’ un male, durante l’Eucarestia, dimostrare gioia anche attraverso il corpo? Dimostrando gioia si commette un sacrilegio verso il SS Sacramento?

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Mi chiedi se sia un male, durante l’Eucaristia, dimostrare gioia anche attraverso il corpo?Per me la preoccupazione più grande, quando si è a Messa, non dev’essere quella di mostrare col proprio corpo la gioia, ma di viverla.S. Tommaso dice “per la potenza di questo sacramento, l’anima spiritualmente si ristora, rimane gaia (deliziata) e in un certo modo inebriata dalla dolcezza della bontà divina, secondo quanto è detto nel Cantico (5,1): Mangiate, miei amici; io vi inebrierò miei prediletti” (Somma teologica, III, 79,1, ad 2).
 

Questa gioia spirituale è bene che rimanga dentro l’anima e si mostri attraverso la serenità del volto. Esprimere con atti del corpo la propria gioia trasformerebbe la celebrazione in un “cinema”, dove ognuno mostrerebbe i numeri che vuole. Gli Atti degli apostoli parlano di semplicità di cuore (At 2,46).
8) Una Messa può essere privata? Cioè se un singolo Sacerdote o gruppo di fedeli decidono di celebrare una Messa in un luogo che non è quello canonico questa Messa può dirsi minore o privata nel senso che riguarda solo quel gruppo?

La Messa in quanto tale non è mai privata. Insieme al sacrificio di Cristo viene unito sempre il sacrificio di tutta la Chiesa, anche se per caso nessun fedele fosse presente, come succede quando il sacerdote per mancanza di fedeli celebra da solo. È lecito invece celebrare la Messa per un gruppo particolare. In certi casi è lecito celebrare anche nelle abitazioni dei malati. Anche il Papa talvolta celebra la Messa fuori della Chiesa, in piazza S. Pietro o in altre piazze del mondo, quando lo richiede la moltitudine dei fedeli.
Non ha senso però parlare di una Messa “minore”. In ogni caso, la Messa, come qualsiasi altro atto liturgico, esprime il culto pubblico della Chiesa. Solo la forma della celebrazione talvolta è “privata” perché senza presenza di fedeli o perché viene celebrata per un particolare gruppo.Padre Angelo – Amici Domenicani
Fonte: http://libellulasilenziosa.wordpress.com/2009/06/13/domande-sulla-celebrazione-dell%E2%80%99eucaristia-nella-chiesa-primitiva/

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