LA NOVENA DELLO SPIRITO SANTO
Sant’Alfonso Maria de Liguori
NOVENA DELLO SPIRITO SANTO CON LE MEDITAZIONI PER CIASCUN GIORNO DELLA NOVENA COMINCIANDO DALL’ASCENSIONE
La novena dello
Spirito Santo è fra tutte la principale, perché è stata celebrata dai
santi apostoli e da Maria SS. nel cenacolo, ed arricchita di tanti
eccellenti prodigi e doni, e principalmente del dono dello stesso
Spirito Santo, il quale è un dono meritatoci da Gesù Cristo con la sua
Passione. Così Gesù medesimo ci fece sapere, quando disse ai discepoli
che se egli non moriva non avrebbe potuto mandarci lo Spirito Santo
(cfr. Gv 17,7). Ben sappiamo poi per fede che lo Spirito Santo è l’amore
che si portano scambievolmente il Padre col Verbo Eterno, e perciò il
dono dell’amore che dal Signore si dispensa alle anime nostre, e che è
il più grande di tutti i doni, si attribuisce specialmente allo Spirito
Santo, come parla s. Paolo: L’amore di Dio è stato riversato nei nostri
cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (Rm 5,5).
Pertanto conviene che in questa novena sopra tutto consideriamo i grandi
pregi dell’amore divino, affinché c’invogliamo di ottenerlo, ed
attendiamo con esercizi devoti, e specialmente con le preghiere, ad
esserne partecipi, poiché Dio
l’ha
promesso a chi umilmente lo chiede: Il Padre vostro celeste darà lo
Spirito Santo a coloro che glielo chiederanno (Gv 11,13). (Una meditazione al giorno)
Primo giorno:
MEDITAZIONE 1
L’amore è fuoco che infiamma
Ordinò
Iddio nell’antica Legge che al suo altare continuamente ardesse il
fuoco. Dice S. Gregorio che gli altari di Dio sono i nostri cuori, dove
egli vuole che sempre arda il fuoco del suo divino amore. E perciò
l’Eterno Padre non contento di averci donato Gesù Cristo, suo figlio,
affinché ci salvasse con la sua morte, volle donarci ancora lo Spirito
Santo, affinché abitasse nelle anime nostre e le tenesse continuamente
accese di carità. E Gesù medesimo si protestò che appunto per
infiammare i nostri cuori di questo santo fuoco egli era ventuo in
terra, e che altro non desiderava che di vederlo acceso (cfr. Lc 12,49).
Pertanto egli, scordate le ingiurie e le ingratitudini ricevute in
questa terra dagli uomini, salito in cielo, c’inviò lo Spirito Santo.
O Redentore amatissimo, dunque così nelle tue pene ed ignominie, come nelle tue glorie, tu sempre ci ami?
Quindi lo Spirito Santo volle apparire nel cenacolo in forma di lingue di fuoco (cfr. Atti 2,3).
E
perciò la S. Chiesa ci fa pregare: Ti preghiamo, Signore, di
infiammarci di quello Spirito che il Signore Gesù mandò sulla terra e
volle che si accendesse fortemente. Questo poi è stato quel santo fuoco
che ha acceso i santi a far grandi cose per Dio, ad amare i nemici, a
desiderare i disprezzi, a spogliarsi di tutti i beni terreni e ad
abbracciare con allegrezza anche i tormenti e la morte. L’amore non sa
stare ozioso e non dice mai basta. Un’anima che ama Dio, quanto più fa
per l’amato più desidera di fare, affm di dargli gusto e di più tirarsi
il suo affetto. Questo santo fuoco si accende nell’orazione mentale
(cfr. Sal 38,4). Se dunque desideriamo di ardere d’amore verso Dio,
amiamo l’orazione; questa è la beata fornace dove si accende il divino
ardore.
Affetti e preghiere
Mio
Dio, sinora non ho fatto niente per te che hai fatto tante grandiose
cose per me. Ohimè che la mia freddezza troppo ti incita a rifiutarmi!
Deh! Spirito Santo, scalda ciò che è gelido. Liberami da questa mia
freddezza, ed accendi in me un gran desiderio di darti gusto,. lo ora
rinunzio ad ogni mia soddisfazione, e preferisco prima morire che darti
un minimo dispiacere.
Tu comparisti in
forma di lingue di fuoco, io ti consacro la mia lingua, affinché ella
più non ti offenda. Oh Dio, tu me l’hai data per lodarti, ed io me ne
son servito per oltraggiarti e tirare anche gli altri ad offenderti! Me
ne dispiace con tutta l’anima mia. Deh per l’amore di Gesù Cristo che
in sua vita tanto ti onorò con la sua lingua, fà che anche io da oggi
innanzi ti onori sempre con recitar le tue lodi, con invocarti spesso
in aiuto, e con parlare della tua bontà e dell’amore infinito che tu
meriti.
Ti amo, mio sommo bene; ti amo, o Dio d’amore.
O Maria, tu sei la sposa più cara dello Spirito Santo: impetrami tu questo santo fuoco.
Secondo giorno:
MEDITAZIONE II
L’amore è luce che illumina
Uno
dei maggiori danni che a noi recò il peccato di Adamo fu il renderci
ottenebrata la ragione per mezzo delle passioni che offuscano la mente.
Povera quell’anima che si fa dominare da qualche passione. La passione è
un vapore, è un velo che non ci fa vedere più la verità. Come può
fuggire il male chi non conosce ciò che è male? Tanto più cresce poi
questa oscurità, quanto più crescono i nostri peccati. Ma lo Spirito
Santo, che si chiama luce beatissima, è colui che con i suoi divini
splendori non solo in-
fiamma
i cuori ad amare, ma di più dilegua le tenebre e fa a noi conoscere la
vanità dei beni terreni, il valore dei beni eterni, l’importanza della
salvezza, il pregio della grazia, la bontà di Dio, l’amore infinito
ch’egli si merita e l’amore immenso che ci porta.
L’uomo
naturale non comprende le cose dello Spirito (1 Cor. 2,14). L’uomo
infangato nei piaceri della terra poco conosce queste verità, e perciò
l’infelice ama quel che dovrebbe odiare e odia quel che dovrebbe amare.
S. Maria Maddalena de’ Pazzi esclamava: O amore non conosciuto, o
amore non amato! E perciò diceva S. Teresa che Iddio non è amato perché
non è conosciuto. Quindi i santi cercavano sempre a Dio luce: Manda la
tua verità e la tua luce (Sal. 42,3); O mio Dio rischiara le mie
tenebre (cfr Sal 17,29); Aprimi gli occhi (Sal. 118,18). Sì, perché
senza luce non possono evitarsi i precipizi, né può trovarsi Dio.
Affetti e preghiere
O
santo e divino Spirito, io credo che tu sei vero Dio, ma un solo Dio
col Padre e col Figlio. Ti adoro e ti riconosco come il datore di tutti i
lumi, con cui mi hai fatto conoscere il male che ho commesso in
offenderti e l’obbligo che ho di amarti: te ne ringrazio e mi pento
sommamente di averti offeso. lo meritavo che mi abbandonasti nelle mie
tenebre, ma vedo che non mi hai abbandonato ancora. Continua, o Spirito
eterno, ad illuminarmi ed a farmi sempre più conoscere la tua infinita
bontà, e dammi la forza di amarti per l’avvenire con tutto il mio cuore.
Aggiungi grazie a grazie, acciocché io resti dolcemente vinto e
costretto a non amare altro che te. Te ne prego per i meriti di Gesù
Cristo.
Ti
amo, sommo mio bene, ti amo più di me stesso. lo voglio essere tutto
tuo, accettami tu e non permettere che da te io più mi parta.
O Maria madre mia, assistimi sempre con la tua intercessione.
Terzo giorno:
MEDITAZIONE III
L’amore è acqua che sazia
L’amore
si chiama anche fonte viva. Disse il nostro Redentore alla Samaritana:
Chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete (Gv 4,13).
L’amore è acqua che sazia; chi ama Dio di vero cuore non cerca né
desidera niente più perché in Dio trova ogni bene. Per cui, contento di
Dio, lieto va sempre dicendo: Dio mio, tu sei ogni mio bene. Perciò Dio
si lagna di tante anime che vanno mendicando miseri e brevi diletti
dalle creature e lasciano quello che è un bene infinito e fonte di ogni
gaudio: Essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, per scavarsi
cisterne screpolate, che non tengono l’acqua (Ger 2,13). Per tanto Dio
che ci ama e desidera di vederci contenti, grida e fa sapere a tutti:
Chi ha sete venga a me e beva (Gv 7,37). Chi desidera di essere beato
venga a me, che io gli donerò lo Spirito Santo che lo renderà beato in
questa e nell’altra vita: Chi crede in me. continua a dire, fiumi di
acqua viva sgorgheranno dal suo seno (Gv 7,38). Chi dunque crede ed ama
Gesù Cristo sarà arricchito di tanta grazia, che dal suo cuore – il
cuore, cioè la volontà, è il ventre dell’anima – sgorgheranno più
fontane di sante virtù, che non solo gioveranno a conservar la vita
sua, ma anche a dar la vita agli altri. Ed appunto quest’acqua era lo
Spirito Santo, l’amore sostanziale che Gesù Cristo promise di mandarci
dal cielo dopo la sua ascensione (cfr. Gv 7,39).
La
chiave che apre i canali di quest’acqua beata è la santa preghiera che
ci ottiene ogni bene in virtù della promessa che otterrete (Gv 16,24).
Noi siamo ciechi, poveri e deboli, ma la preghiera ci ottiene luce,
fortezza e ricchezze di grazia. Dicea Teodoreto che chi prega riceve
quanto desidera. Iddio vuol darci le sue grazie, ma vuol essere pregato.
Affetti e preghiere
Signore,
dammi di quest’acqua (Gv 4,15). Gesù mio, vi pregherò, colla
Samaritana, datemi quest’acqua del vostro amore, che mi faccia scordare
della terra per vivere solo a voi, amabile infinito.
Bagna
ciò che è arido. L’anima mia è la terra arida che non produce altro che
sterpi e spine di peccati; deh innaffiatela voi con la vostra grazia,
affinché renda qualche frutto di gloria a voi prima di uscire da questo
mondo con la morte.
O
fonte d’acqua viva, o sommo bene, quante volte io ti ho lasciato per le
pozzanghere di questa terra che mi hanno privato del tuo amore! Oh
fossi morto e non ti avessi offeso! Ma per l’avvenire io non voglio
cercare altro che te, mio Dio. Soccorrimi tu e fa’ che io ti sia fedele.
Maria, speranza mia, tienimi sempre sotto il tuo manto.
Quarto giorno:
MEDITAZIONE IV
L’amore è rugiada che feconda
L’amore
feconda i buoni desideri, i santi propositi e le opere sante delle
anime: questi sono i fiori e i frutti che produce la grazia dello
Spirito Santo.
L’amore si
chiama anche rugiada perché tempera gli ardori degli appetiti malvagi e
delle tentazioni. Perciò chiamasi anche lo Spirito Santo temperamento e
dolce refrigerio nel calore. Questa rugiada scende nei nostri cuori
nel tempo dell’orazione. Basta un quarto d’ora di orazione per sedare
ogni passione di odio o di amor disordinato, per ardente che sia. Mi ha
introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore (Ct
2,4). La santa meditazione appunto è questa cella ove si ordina
l’amore, amando il prossimo come noi stessi e Dio sopra ogni cosa. Chi
ama Dio ama l’orazione, e chi non ama l’orazione è moralmente
impossibile che superi le sue passioni.
Affetti e preghiere
O
santo e divino Spirito, io non voglio vivere più per me stesso; i
giorni che mi restano di vita voglio spenderli tutti in amarti e
compiacerti. Perciò ti prego di darmi il dono dell’orazione. Vieni tu
nel mio cuore, ed insegnami a farla come si deve. Dammi fortezza di non
tralasciarla per tedio in tempo di aridità; e dammi lo spirito di
preghiera cioè la grazia di sempre pregarti e di farti quelle preghiere
che sono più care al tuo divino Cuore.
Io
ero perduto già per i peccati miei, ma vedo che tu, con tante finezze
che mi hai usate, mi vuoi salvo e santo; ed io voglio farmi santo per
darti gusto e per più amare la tua infinita bontà. Ti amo, mio sommo
bene, mio amore, mio tutto, e perché ti amo tutto a te mi dono.
O Maria speranza mia, proteggimi tu.
Quinto giorno:
MEDITAZIONE V
L’amore è riposo che ricrea
Chiamasi in
oltre l’amore nella fatica, riposo; nel pianto, conforto. L’amore è
riposo che ricrea; poiché l’ufficio principale dell’amore è di unire la
volontà dell’amante con quella dell’amato. Ad un’anima che ama Dio, in
ogni affronto che riceve, in ogni dolore che patisce, in ogni perdita
che le capita, basta a rasserenarla il sapere che è volontà dell’amato
che ella patisca quel travaglio. Con dir solamente: Così vuole il mio
Dio, in tutte le tribolazioni trova pace e contento. Questa è quella
pace che supera tutti i piaceri del senso. S. Maria Maddalena de Pazzi
in dir solamente Volontà di Dio, si sentiva riempire di gaudio.
In
questa vita ognuno ha da portar la sua croce; ma dice S. Teresa che la
croce è dura a chi la strascina, non già a chi l’abbraccia. Così ben
sa
il Signore ferire e sanare, come disse Giobbe (cfr. Gb 5,18). Lo
Spirito Santo, con la sua dolce unzione, rende dolci ed amabili anche
le ignominie ed i tormenti. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te
(Mt 11,26). Così dobbiamo dire in tutte le cose avverse che ci accadono:
Così sia fatto, Signore, perché così è piaciuto a voi. E quando ci
atterisce qualche timore di mal temporale che può avvenirci, diciamo
sempre: Fate voi, mio Dio; quanto farete, tutto da ora l’accetto. E
quindi giova come facea S. Teresa, offrirsi spesso durante il giorno a
Dio.
Affetti e preghiere
Mio
Dio, quante volte per far la mia volontà mi sono opposto alla volontà
tua disprezzandola! Mi dolgo di questo male più d’ogni altro male.
Signore, io da oggi innanzi voglio amarti con tutto il mio cuore: Parla,
o Signore, perché il tuo servo ti ascolta (1 Sam 3,10). Ditemi quel che
volete da me, che io tutto voglio farlo. La vostra volontà sarà sempre
l’unico mio desiderio, l’unico amore.
Aiuta
tu, o Spirito Santo, la mia debolezza. Tu sei la stessa bontà, come io
posso amare altra cosa che te? Deh, tira a te tutti gli affetti miei con
la dolcezza del tuo santo amore. Io lascio tutto per darmi tutto a te.
Accettami e soccorrimi.
O Madre mia Maria, in te confido.
Sesto giorno:
MEDITAZIONE VI
L’amore è la virtù che dà forza
Forte come la
morte è l’amore (Ct 8,6). Siccome non vi è forza creata che resista
alla morte, così non v’è difficoltà per un’anima amante, che non ceda
all’amore. Quando si tratta di piacere all’amato, l’amore supera tutto,
perdite, disprezzi e dolori. Niente è così dif icile da non esser
vinto dal fuoco, come dice sant’Agostino. Questo è il contrassegno più
certo per conoscere se un’anima veramente ama Dio: se è fedele nel suo
amore così nelle cose prospere come nell’avverse.
Diceva
S. Francesco di Sales che « Dio tanto è amabile quando ci consola come
quando ci flagella, perché tutto fa per amore ». Anzi quando più ci
flagella in questa vita, allora più ci ama. S. Gio. Grisostomo stimava
più felice S. Paolo incatenato, che S. Paolo rapito al terzo cielo.
Perciò i santi martiri, stando nei tormenti, giubilavano e ne
ringraziavano il Signore, come della grazia più grande che a loro faceva
dando loro di patire per suo amore. E gli altri santi, ove sono mancati
i tiranni ad affliggerli, essi sono divenuti carnefici di loro stessi
con le penitenze, per dar gusto a Dio. Dice S. Agostino che chi ama non
fatica, e se fatica la stessa fatica è amata.
Affetti e preghiere
O
Dio dell’anima mia, io dico che ti amo; ma poi che faccio per amor tuo?
Niente. Dunque è segno che non ti amo o ti amo troppo poco. Mandami
dunque, o Gesù mio, lo Spirito Santo, che venga a darmi forza di patire
per tuo amore, e di far qualche cosa per te prima che mi giunga la
morte. Deh non farmi morire, amato mio Redentore, così freddo ed ingrato
come ti sono stato finora. Dammi vigore ad amare il patire, dopo tanti
peccati che mi hanno meritato l’inferno.
O
mio Dio tutto bontà e tutto amore, tu desideri di abitare nell’anima
mia da cui tante volte ti ho discacciato; vieni, abita, possiedila e
renditela tutta tua.
lo ti amo, o
Signor mio, e se ti amo tu già stai con me, come assicura S. Giovanni:
Chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui (1 Gv 4,16).
Poiché dunque tu stai con me, accresci le fiamme, accresci le catene,
acciocché io non brami, non cerchi, non ami altri che te, e così legato
non abbia mai a separarmi dal tuo amore. lo voglio essere tuo, o Gesù
mio, e tutto tuo.
O regina ed avvocata mia Maria, ottienimi amore e perseveranza.
Settimo giorno:
MEDITAZIONE VII
L’amore fa che Dio abiti nell’anima
Lo
Spirito Santo si chiama dolce ospite dell’anima. Questa fu la grande
promessa fatta da Gesù Cristo a chi l’ama quando disse: Se voi mi
amate, io pregherò il Padre, ed egli vi manderà lo Spirito Santo,
acciocché abiti sempre con voi (cfr. Gv 14,15-16).
Poiché lo Spirito Santo non abbandona mai un’anima, se non è da quella discacciato (Conc. di Trento 1.6, cap. 11).
Abita
dunque Dio in un’anima che l’ama, ma si dichiara che non è contento se
noi non l’amiamo con tutto il cuore. Scrive S. Agostino che il senato
romano non volle ammettere Gesù Cristo nel numero degli dei, dicendo
ch’egli è un Dio superbo che vuol essere solo ad essere adorato. E così
è: egli non vuole compagni in quel cuore che ama, vuol essere solo ad
abitarvi, solo ad essere amato. E quando non si vede solo ad essere
amato, invidia, per così dire, come scrive S. Giacomo, quelle creature
che tengono parte di quel cuore ch’egli vorrebbe tutto per sé: Fino alla
gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi (Gc 4,5).
Perciò egli loda quell’anima che, come la tortorella, vive solitaria e
nascosta dal mondo (cfr. Ct 1,9) perché non vuole che il mondo si
prenda parte di quell’amore ch’egli desidera tutto per sé. Perciò ancora
loda la sua sposa chiamandola Orto chiuso ad ogni amore di terra (cfr.
Ct 4,12).
Forse
Gesù non si merita tutto il nostro amore? Dice il Grisostomo che Gesù
ti ha dato tutto il suo sangue e la vita, non gli resta più che darti.
Affetti e preghiere
Mio
Dio, vedo che mi vuoi tutto per te. lo tante volte ti ho scacciato
dall’anima mia, e tu non hai sdegnato di ritornare ad unirti con me.
Deh, prendi ora possesso di tutto me stesso. Oggi a te tutto mi dono;
accettami, Gesù mio, e non permettere che io abbia da vivere per
l’avvenire neppure per un momento senza il tuo amore. Tu cerchi me, ed
io non cerco altro che te. Tu vuoi l’anima mia, e l’anima mia non vuol
altro che te. Tu mi ami, ed io ti amo; e giacché mi ami, legami con te,
affinché da te io più non mi allontani.
O Regina del cielo, in te confido.
Ottavo giorno:
MEDITAZIONE VIII
L’amore è laccio che stringe
Siccome
lo Spirito Santo, che è l’amore increato, è laccio indissolubile che
stringe il Padre col Verbo eterno, così unisce anche l’anima con Dio,
secondo quanto dice sant’Agostino. S. Lorenzo Giustiniani esclamava: «
Dunque, o amore, il tuo laccio ha tanta forza, che ha potuto legare un
Dio ed unirlo alle anime nostre! ». I legami del mondo sono legami di
morte, ma i legami di Dio sono legami di vita e di salute (cfr. Sir 6,
31). Sì, perché i legami di Dio, per mezzo dell’amore, ci uniscono con
Dio che è la vera ed unica nostra vita.
Prima della
venuta di Gesù Cristo fuggivano gli uomini da Dio ed, attaccati alla
terra, ricusavano di unirsi col loro Creatore; ma l’amante Signore con
legami d’amore li ha tirati a sé, come promise per mezzo del profeta
Osea: Io li traevo con legami di bontà, con vincoli di amore (Os 11,4).
Questi vincoli sono i suoi benefici, i lumi, le chiamate al suo amore,
le promesse del paradiso, ma soprattutto è stato il dono che ci ha fatto
di Gesù Cristo nel sacrificio della croce e nel Sacramento dell’altare,
e per ultimo nell’averci dato lo Spirito Santo. Per tanto esclama il
Profeta: Sciogliti dal collo i legami, schiava figlia di Sion (Is 52,2)
: 0 anima, tu che sei
creata
per il cielo, sciogliti dai legami della terra, e stringiti a Dio col
laccio del santo amore. Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è
il vincolo della perfezione (Col 3,14). L’amore è un vincolo che unisce
seco tutte le virtù, e rende l’anima perfetta. Diceva S. Agostino: «
Ama Dio, e fa quel che vuoi ». Sì, perché chi ama Dio procura di
sfuggire ogni disgusto dell’amato, e cerca in tutte le cose di piacere
all’amato.
Affetti e preghiere
Caro
mio Gesù, troppo tu mi hai obbligato ad amarti, troppo ti è costato il
procurarti l’amor mio; troppo ingrato io sarei, se ti amassi poco o
dividessi il mio cuore fra le creature e te, dopo che tu mi hai dato il
sangue e la vita. lo voglio staccarmi da tutto, e solo in te voglio
mettere tutti gli affetti miei. Ma io sono debole ad eseguire questo
mio desiderio; tu che me lo dai, dammi la forza di eseguirlo.
Ferisci,
amato mio Gesù, il mio povero cuore col dardo del tuo amore, acciocché
io sempre languisca per desiderio di te, e mi liquefaccia per amor tuo.
Che io cerchi, brami e trovi sempre e solo te.
Gesù
mio, te solo voglio e niente più. Fà che io lo replichi sempre in vita e
specialmente nel punto di mia morte: Te solo voglio e niente più.
O Maria madre mia, fà che da oggi avanti io non voglia altro che Dio.
Nono giorno:
MEDITAZIONE IX
L’amore è tesoro d’ogni bene
L’amore
è questo tesoro di cui il Vangelo dice che si deve lasciar tutto per
acquistarlo. Sì, perché l’amore ci fa partecipi dell’amicizia di Dio.
« Uomo, dunque, dice S. Agostino, che vai cercando beni? Cerca un solo bene in cui sono tutti i beni ».
Ma
questo Dio non possiamo trovarlo se non lasciamo le cose della terra.
Scrive S. Teresa: « Distacca il cuore dalle creature, e troverai Dio ».
Chi trova Dio trova quanto desidera: Cerca la gioia nel Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore (Sal 36,4). Il cuore umano va sempre
cercando beni che possano renderlo felice; ma se egli li cerca dalle
creature, per quanto ne riceve da quelle, non resta mai contento; ma se
non vuole altro che Dio, Dio contenterà tutti i suoi desideri.
Chi
sono i più felici in questa terra, se non i santi? E perché? Perché
essi vogliono e cercano solo Dio. Un certo principe, andando a caccia,
vide un solitario che andava scorrendo per la selva; gli domandò che
andava facendo per quel deserto? Quegli rispose: « E tu, principe, che
vai cercando? ». Il principe: « Vado a caccia di belve »; e l’eremita: «
Ed io vado a caccia di Dio ».
A
S. Clemente il tiranno presentò oro e gemme, affinché rinnegasse Gesù
Cristo. Il santo sospirando esclamò: « Oimè, un Dio si mette a
confronto di un po’ di fango! ».
Beato
chi sa conoscere questo tesoro del divino amore e cerca di ottenerlo!
Chi l’ottiene, da se stesso si spoglierà di tutto, per non aver altro
che Dio. « Quando la casa va a fuoco, dice S. Francesco di Sales, si
buttano tutte le robe dalla finestra ». E il padre Segneri Iuniore,
gran servo di Dio, solea dire che l’amore è un ladro che ci spoglia di
tutti gli affetti terreni, fino a concludere: « E che altro vogl’io se
non solo voi, mio Signore? ».
Affetti e preghiere
Mio
Dio, io per il passato non ho cercato te, ma me stesso e le mie
soddisfazioni e per queste ho voltato le spalle a te, sommo bene. Ma mi
consola quel che dice Geremia: Buono è il Signore … con l’anima che lo
cerca (Lam 3,25).
Mi dice che voi siete tutto bontà verso chi vi cerca.
Amato
mio Signore, conosco il male che ho fatto in lasciarti e me ne dolgo
con tutto il cuore. Conosco il tesoro infinito che tu sei; non voglio
abusare di questa luce; io lascio tutto, e ti eleggo per unico mio
amore. Mio Dio, mio amore, mio tutto, io ti amo, ti bramo, ti sospiro.
Deh,
Spirito Santo, vieni e col tuo santo fuoco distruggi in me ogni
affetto che non è per te. Fà ch’io sia tutto tuo, e vinca tutto per
darti gusto.
O avvocata e Madre mia Maria aiutami tu con le tue preghiere.
Decimo giorno:
MEDITAZIONE X
Mezzi per amare Dio e farsi santo
Chi più ama Dio
si fa più santo. Diceva S. Francesco Borgia che l’orazione introduce nel
cuore umano l’amore divino; la mortificazione poi è quella che toglie
dal cuore la terra e lo rende capace di ricevere quel santo fuoco.
Quanto più di terra vi è nel cuore, tanto meno di luogo vi trova il
santo amore. (lob. XXVIII, 12, 13). Perciò i santi hanno cercato di
mortificare quanto più poteano l’amor proprio ed i loro sensi. 1 santi
son pochi; ma bisogna vivere con i pochi se vogliamo salvarci con i
pochi, come scrive S. Giovanni Climaco. E S. Bernardo dice che chi vuol
fare vita perfetta bisogna che faccia vita singolare.
Prima
di tutto però per farsi santi è necessario aver desiderio di farsi
santi: desiderio e risoluzione. Alcuni sempre desiderano ma non mai
cominciano a metter mano all’opera. « Di queste anime irresolute, dicea
S. Teresa, non ha paura il demonio ». All’incontro diceva la santa che «
Dio è amico delle anime generose ». Il demonio cerca di farci apparir
superbia il pensare di fare grandi cose per Dio. Sarebbe superbia se noi
pretendessimo farle confidando nelle nostre forze; ma non è superbia
il risolverci di farci santi fidandoci di Dio e dicendo: Tutto posso in
Colui che mi dà la forza (Fil 4,13).
Bisogna
dunque farsi animo, risolversi e cominciare. La preghiera può tutto.
Quel che non possiamo noi con le nostre forze, ben lo potremo con
l’aiuto di Dio, il quale ha promesso di darci quanto noi gli cerchiamo
(cfr. Gv 15,7).
Affetti e preghiere
Caro
mio Redentore, tu desideri il mio amore e mi comandi di amarti con
tutto il cuore. Sì, Gesù mio, con tutto il cuore io voglio amarti.
No,
mio Dio, ti dirò confidando nella tua misericordia, non mi spaventano i
miei peccati commessi, perché ora li odio e detesto sopra ogni male; e
so che tu ti scordi delle offese di un’anima che si pente e ti ama.
Anzi perché io più degli altri ti ho offeso, più degli altri ti voglio
amare, coll’aiuto che da te spero.
Mio
Signore, tu mi vuoi santo, ed io voglio farmi santo per darti gusto. Ti
amo, bontà infinita. A te tutto mi dono. Tu sei l’unico mio bene,
l’unico mio amore. Accettami, amor mio, e rendimi tutto tuo e non
permettere che io ti dia più disgusto. Fà ch’io tutto mi consumi per te,
come tu ti sei tutto consumato per me.
O Maria, o sposa la più amante dello Spirito Santo e la più amata, impetrami amore e fedeltà.
La Novena dello Spirito Santo fu pubblicata nella IIa Parte
della Via della salute per la prima volta a Napoli nel 1766. Si tratta
di dieci meditazioni, stilate secondo il metodo compositivo abituale
al santo: meditazione propriamente detta, rapida e tutta succo, con
Affetti e preghiere. La prima si rivolge alla mente, i secondi
sollecitano cuore e volontà coinvolgendo nell’operazione la persona in
tutto il suo spessore antropologico.
I
titoli stessi delle meditazioni rivelano la fonte di ispirazione: cioè
i due inni liturgici: « Veni, Creator » e « Veni, Sancte Spiritus ». Ne
ripropongono le immagini vibranti e i simboli plastici, offrendoci
quella che oggi si è soliti chiamare la dimensione pneumatica della vita
cristiana. Solo che in S. Alfonso la fonte liturgica è rivissuta al
calore della sua inconfondibile spiritualità incentrata sull’amore
operativo, cioè « pratico », fatto di propositi e risoluzioni.
Come
già per i misteri del Natale, della Passione e dell’Eucaristia, anche
qui il S. Alfonso poeta e artista viene incontro al S. Alfonso
scrittore, a riprova che l’intervento ascetico del santo tende a
penetrare la persona in ogni sua fibra.
In
proposito ricordiamo la canzoncina Allo Spirito Santo: «Andate, o
speranze, o affetti terreni », dove, ricalcando le dieci meditazioni,
le invocazioni trascorrono attraverso le immagini più suggestive che la
liturgia applica allo Spirito Santo.
Ricordiamo
poi il quadro della Madonna dello Spirito Santo, una Madonna cioè (e
citiamo lo stesso S. Alfonso) « che nel petto tiene dipinto lo Spirito
Santo », còlta nel momento in cui pronunzia il « Fiat »
all’incarnazione del Verbo. L’immagine, disegnata da S. Alfonso e
dipinta, su una richiesta, dall’amico Francesco De Mura (1696-1782),
uno dei più celebri pittori del Settecento napoletano, risale quasi
certamente al periodo giovanile del santo, insieme al Crocifisso e alla
Madonna ovale. S. Alfonso, lasciando Napoli portò con sé le tre tele
dipinte da avvocato e le lasciò alla sua Congregazione con testamento
redatto il 7 ottobre 1763 (a un anno circa dalla sua consacrazione a
vescovo). Della Madonna dello Spirito Santo, andata smarrita, si
conserva una incisione a stampa (qui riprodotta).
I
missionari redentoristi riproponendo l’opuscolo del loro Fondatore
auspicano che i fedeli si aprano sempre maggiormente alle ispirazioni
dello Spirito Santo nella loro vita.
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