XXVI Domenica del Tempo Ordinario – Anno C
PREGHIERA DEL MATTINO
O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono, continua a effondere su di noi la tua grazia, perché, camminando verso i beni da te promessi, diventiamo partecipi della felicità eterna. Per Cristo nostro Signore. AmenC: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE
Sal 145
RIT: Loda il Signore, anima mia.Il Signore rimane fedele per sempre rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. RIT
Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. RIT
Egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. RIT
SECONDA LETTURA
Tu,
uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla
pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza.
Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita
eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua
bella professione di fede davanti a molti testimoni.Davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,
che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio, il beato e unico Sovrano, il Re dei re e Signore dei signori, il solo che possiede l’immortalità e abita una luce inaccessibile:
nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo. A lui onore e potenza per sempre. Amen.
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.
CANTO AL VANGELO
Alleluia, Alleluia.Gesù Cristo da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
Alleluia.
VANGELO
Lc 16, 19-31Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di
piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Lettura ed Omelia di Don Ferdinando Colombo su
http://www.sacrocuore-bologna.it/it/audio.php (DISPONIBILE DA DOMENICA)COMMENTO
Beati i poveri in spirito…
In
vita tu hai ricevuto beni e Lazzaro mali; ora lui è consolato e tu sei
in mezzo ai tormenti. Una parabola molto nota, quella che ci propone la
liturgia odierna. Per la sua chiarezza, una sua semplice lettura, ci
indica già un profondo insegnamento di Gesù. L’attenzione è oggi rivolta
verso l’uso delle ricchezze, rimproverando un loro uso in modo non
generoso. L’esortazione è per chi tende semplicemente a
costruire un regno terreno fatto solo di beni materiale e con il rischio
di perdere anche i veri valori umani. L’esortazione di Gesù è
infatti a considerare i poveri che ci stanno vicino. Certamente Egli
parla della povertà materiale. Una povertà che oggi è diffusa e che si
sta diffondendo, anche perché – con gli strumenti di comunicazione di
massa sempre più efficienti – i nostri “vicini” appartengono sempre di
più a vaste aree della terra. Nella figura di Lazzaro, però possiamo
trovare tutti quelli che chiedono il nostro aiuto, materiale ma anche
spirituale. La povertà che sempre di più fa paura nel cosiddetto “mondo ricco” è quella della solitudine, dell’abbandono,
della malattia che nessuno vuol guarire. Gesù ci invita a non
nasconderci dietro un perbenismo che in realtà erige steccati fondati su
giudizi o pregiudizi. Quanti “Lazzaro” incontriamo, e a quanti
prestiamo veramente soccorso? Può
essere
interessante guardare alla figura del ricco. Gesù ce la presenta come
un gaudente, dedito solo allo svago quotidiano, in una esistenza
assolutamente frivola. A prima vista, ci sembra che questo ricco sia
lontano dalla nostra mentalità. Chi può dire di avere tante ricchezze e
chi può permettersi il lusso quotidiano come il ricco della parabola?
Una analisi più attenta, soprattutto in riferimento alla mentalità
dell’epoca, ci fa scorgere, in quest’atteggiamento del ricco, un
qualcosa che ci può riguardare. La ricchezza era considerata benedizione
di Dio e quindi poteva essere giusto spenderla come si ritiene più
opportuno, e senza molti rimorsi della coscienza. Gesù non specifica come quest’uomo, il protagonista della parabola, sia diventato ricco.
Non possiamo presumere che ci sia stato anche un arricchimento
illecito; potrebbe essere dovuto a ricchezza familiari, per il
conseguimento di un’eredità o frutto di un lavoro onesto. Vestire in
modo ricercato e mangiare con gli amici, di per sé, non può essere
definita come un’azione cattiva. Da come Gesù ci presenta la parabole, la povertà di Lazzaro non è imputabile al ricco e neanche le sue sofferenze sono una causa diretta del suo agire. Qual’è, allora, la vera colpa che Gesù imputa a questo ricco? Semplicemente che, nell’ordinarietà della sua esistenza
non si è accorto di qualcuno che chiedeva il suo aiuto. Può essere,
questo il nostro caso? Possiamo sentirci, infatti soddisfatti di ciò che
abbiamo legittimamente raggiunto e, con diritto, ne godiamo con che
riteniamo giusto. Il diritto sociale giustificherebbe, quindi – in
questa prospettiva – qualsiasi nostra
disattenzione,
anche se non volontaria. La vigilanza evangelica in questa parabola, si
incarna sulla necessità di avere occhi e cuore pronti per chi chiede il
nostro aiuto.(Preparato dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire)
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