XXV Settimana del Tempo Ordinario – Anno I
PREGHIERA DEL MATTINO
PRIMA LETTURA
In quei giorni, [il re Dario scrisse al governatore e ai funzionari della regione dell'Oltrefiume dicendo:] «Lasciate che lavorino a quel tempio di Dio. Il governatore dei Giudei e i loro anziani costruiscano quel tempio di Dio al suo posto. Ed ecco il mio ordine circa quello che dovrete fare con quegli anziani dei Giudei per la costruzione di quel tempio di Dio: con il denaro del re, quello delle tasse dell’Oltrefiume, siano integralmente sostenute le spese di quegli uomini, perché non vi siano interruzioni. Io, Dario, ho emanato quest’ordine: sia eseguito integralmente». Gli anziani dei Giudei continuarono a costruire e fecero progressi, grazie alla profezia del profeta Aggeo e di Zaccarìa, figlio di Iddo. Portarono a compimento la costruzione per ordine del Dio d’Israele e per ordine di Ciro, di Dario e di Artaserse, re di Persia. Si terminò questo tempio per il giorno tre del mese di Adar, nell’anno sesto del regno del re Dario. Gli Israeliti, i sacerdoti, i leviti e gli altri rimpatriati celebrarono con gioia la dedicazione di questo tempio di Dio; offrirono per la dedicazione di questo tempio di Dio cento tori, duecento arieti, quattrocento agnelli e dodici capri come sacrifici espiatori per tutto Israele, secondo il numero delle tribù d’Israele. Stabilirono i sacerdoti secondo le loro classi e i leviti secondo i loro turni per il servizio di Dio a Gerusalemme, come è scritto nel libro di Mosè. I rimpatriati celebrarono la Pasqua il quattordici del primo mese. Infatti i sacerdoti e i leviti si erano purificati tutti insieme, come un sol uomo: tutti erano puri. Così immolarono la Pasqua per tutti i rimpatriati, per i loro fratelli sacerdoti e per se stessi.
A: Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE
RIT: Andremo con gioia alla casa del Signore.
Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore»! Già sono fermi i nostri piedi alle tue porte, Gerusalemme! RIT
Gerusalemme è costruita come città unita e compatta. È là che salgono le tribù, le tribù del Signore. RIT
Secondo la legge d’Israele, per lodare il nome del Signore. Là sono posti i troni del giudizio, i troni della casa di Davide. RIT
CANTO AL VANGELO
Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano.
Alleluia.
VANGELO
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti».Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».
A: Lode a Te o Cristo.
COMMENTO
Mia madre e miei fratelli…Nel momento di maggiore popolarità umana di Gesù, l’evangelista Luca pone un episodio piccolo ma significativo. I familiari che cercano Gesù ma che non lo possono avvicinare per la troppa folla è lo spunto per un insegnamento profondo. Il brano lucano non ci dice perché i familiari di Gesù volessero vederlo. Sono preoccupati per tanta popolarità ed inaspettata? Vogliono condividere con Lui questo momento che sembra irripetibile? Perché i familiari stanno di fuori e non entrano, dove c’è Gesù? Perché preferiscono rimanere fuori e lasciare ad altri il compito di essere annunciati? Perché san Luca specifica questa lontananza? Indica una ben diversa lontananza, oltre a quella fisica? Può essere, questa, una tappa fondamentale nella fede di Maria, la madre di Gesù che poi Gli è stato vicino nel momento doloroso della Croce? La comparsa dei familiari di Gesù rappresenta l’invito a non dimenticare mai le proprie origini. Gesù, per la sua missione pubblica è partito da Nazareth, in quella casa nella quale ha vissuto per tanti anni nel nascondimento, con il lavoro e all’obbedienza dei proprio genitori. Il figlio di Dio, diventato uomo, sceglie un percorso preciso per annunciare il messaggio di salvezza e decide di partire da Nazareth. Egli stesso sperimentò le prime difficoltà proprio nella sua patria; nonostante questo, Egli non dimentica la sua origine proprio perché, nell’obbedienza al Padre, fa riferimento ad un disegno preciso. L’esortazione di Gesù, riportata dal Vangelo odierno, può essere letta in due sensi. Da un lato, con Gesù, siamo invitati a scoprire dei rapporti umani diversi. Gesù stesso chiama al suo discepolato e ci invita ad una familiarità che non annulla i legami naturali ma li vuole porre nel suo amore. Tutta la nostra umanità ed i nostri affetti devono riferiti a Gesù perché possano realizzarsi compiutamente. Vi è però un altro aspetto che dobbiamo valutare. Essere discepoli di Cristo, significa avere un rapporto basato su un affetto profondo e puro come può essere quello tra madre e figlio, tra fratelli e sorelle. Essere discepoli di Gesù non significa semplicemente appartenere ad una scuola accademica che insegna buone istruzione; significa essere in una vera palestra di vita dove contano i nostri rapporti personali. Come viviamo, allora i nostri rapporti personali e familiari? Sono caratterizzati dal rispetto e dall’amore che chiede Gesù? Come ci sentiamo discepoli di Cristo? Lo viviamo come vera appartenenza o come un semplice “titolo” che non ha valenza nella nostra vita? Sono domande che possono nascere dalla meditazione, nella preghiera, del Vangelo di oggi…
(Preparato dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire)
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