Rimasta vedova, la signora di Walsingham, Lady Richeldis de Faverches, decise di dedicare la propria vita alla Madonna. La Madonna ordinò a Lady Richeldis di prenderne le misure per poter ricostruirla nella sua proprietà. Disse la Madonna: «Qui le persone devono celebrare l’Annunciazione, la radice della redenzione gratuita dell’umanità. Qui ricorderanno la grande gioia che ebbi quando fui salutata dall’arcangelo Gabriele, il quale mi disse che per la mia umiltà sarei stata Madre di Dio. Qui i pellegrini troveranno sollievo per i loro bisogni. Chiunque mi invocherà con fede non se ne andrà a mani vuote». Questo sogno si ripeté per ben tre volte.Un manoscritto del secolo XV racconta la “Ballata di Walsingham” e spiega come, nel 1061, Maria si presentò ad una giovane vedova, Lady Richedis, che desiderava onorarla. La vergine la condusse, spiritualmente, a Nazareth, per mostrarle il luogo dove avvenne l’Annunciazione da parte dell’Arcangelo Gabriele. In seguito, Maria le fece prendere le misure della casa per ricostruirla a Walsingham, in modo tale che il popolo potesse, in quella città, celebrare l’Annunciazione, fonte della Redenzione dell’umanità.
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avevano lavorato. Alla morte di Lady Richeldis il suo figlio Lord Geoffrey prese in mano la proprietà. Fervente cattolico, nel 1096 egli partì per la crociata. Non potendo
recarsi in Terra Santa, molte persone cominciarono ad andare alla Santa Casa di Walsingham per venerarvi la Madonna come a Nazareth.

Nel XII secolo vi arrivarono i canonici regolari di S. Agostino e vi costruirono attorno al primitivo santuario un loro convento e una grande chiesa, dando così forte impulso ai pellegrinaggi, specialmente dei marinai. I pellegrini appartenevano a tutte le classi sociali e perfino alle Case regnanti cominciando da Riccardo I Cuor di Leone (1157-1199).
“Tu l’unica fra tutte le donne. Madre e Vergine, la madre più felice e la Vergine più pura, ecco che noi, tutti peccatori, veniamo a vedere te che sei tutta pura, a salutarti. Per quanto lo possiamo, ti rendiamo omaggio presentandoti i nostri umili doni. Possa tuo Figlio esaudirci perché, imitando i tuoi santi modi di vivere, meritiamo noi pure, per grazia dello Spirito Santo, di concepire spiritualmente il Signore Gesù nel più profondo delle nostre anime e, dopo averlo concepito, di non avere mai più la disgrazia di perderlo! Amen!”.Anzi da Enrico III (1207-1272) ad Enrico VII (1492-1547) tutti i re e tutte le regine d’Inghilterra si recarono a pregare a Walsingham. Nel 1365 vi andarono anche la regina e il re di Scozia. Nel 1511 vi venne Erasmo da Rotterdam, il quale, nell’occasione, compose questa magnifica preghiera:
«Noi, inglesi, siamo servi della Madonna come sua propria eredità e dote. Dobbiamo superare tutte le altre nazioni in preghiera e devozione». Ecco quanto scriveva nel 1399 Thomas Arundel, arcivescovo di Canterbury e primate dell’Inghilterra, in una lettera pastorale ai suoi suffraganei. Dietro precisa indicazione del Re Enrico IV, l’arcivescovo stabiliva che tutte le campane del Regno dovevano suonare all’alba e al tramonto per richiamare i fedeli alla preghiera dell’Angelus.

Uno dei suoi accompagnatori, Filippo Howard, conte d’Arundel, che più tardi si convertì al cattolicesimo e morì martire il 19 ottobre 1595, fu sconvolto dalla desolazione e compose un patetico canto molto simile ad una ballata anonima della stessa epoca:“Amaro, amaro è contemplare il crescere dell’erba , dove le mura di Walsingham , sì salde s’ergevano… , Piangi, piangi, Walsingham, , i cui giorni sono notti, le benedizioni volte in bestemmie, le sacre azioni in profane, il peccato, ove sedeva la Vergine, il Cielo mutato in inferno, Satana al posto del Signore. O Walsingham, addio!”.
I cattolici inglesi non dimenticarono mai Nostra Signora di Walsingham e non pochi alla sfuggita si recavano nel corso dell’anno a pregare presso la Slipper Chapel trasformata in casa, in fucina, in pagliaio ed infine in stalla.
Nel 1896, Carlotta Boyd, una convertita dal protestantesimo, acquistò la proprietà della “cappella”, la restaurò e l’affidò al vescovo di Northampton, che solo nel 1934 la riconobbe santuario nazionale insieme agli altri vescovi d’Inghilterra e del Galles e il 15 agosto vi venne a celebrare pubblicamente la S. Messa, la prima dopo 400 anni.
Due giorni dopo, il card. Bourne vi accompagnò 12 mila pellegrini. La statua in legno, copia fedele dell’antica, che rappresenta la Vergine seduta in un trono con alta spalliera, con un giglio come scettro e con sulla mano destra il divin Figlio benedicente, fu incoronata nel 1954 dall’arciv. O’Hara, delegato da Pio XII. Nel febbraio del 1968, la custodia del santuario fu affidata ai Padri Maristi, che nel prato circostante la cappella costruirono in breve tempo un centro di accoglienza per i pellegrini e, nel 1973, un altare all’aperto per le concelebrazioni.
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