Vincenzo nacque a Pony (l’attuale Saint-Vincent-de Paul), nella regione Landes della Francia sud-occidentale vicino a Dax, nel 1581, terzo di sei figli di contadini della Guascogna (la particella de non ha nessuna relazione con la nobiltà, e, in effetti, il nome non è De Paul, ma Depaul, come Vincenzo si firmava sempre). Da ragazzo trascorse molto tempo a lavorare nei campi, ma nel 1595 si recò in seminario in vista del sacerdozio, nel collegio francescano di Dax. Dati i risultati, non trascorse molto tempo al collegio, tuttavia un giudice di Pouy chiamato De Comet notò lo straordinario progresso negli studi e lo assunse come tutore residente per i suoi figli. Vincenzo tuttavia continuò il seminario in qualche modo, e il 20 dicembre 1596 ricevette la tonsura e gli ordini minori, poi si recò all’università di Tolosa per studiare teologia e fu ordinato sacerdote all’insolita età di neanche vent’anni, il 23 settembre 1600. In seguito continuò a studiare teologia a Tolosa, ottenendo la laurea nel 1604.Comincia con una prima congregazione di devoti che si alternavano nell’assistenza dei poveri della parrocchia fino a formare due associazioni ancora operanti che sono i vincenziani e le Dame della Carità. I princìpi fondamentali della sua spiritualità: vedere Cristo nei poveri, diventare santo praticando personalmente la carità, recandosi di persona nelle baracche dei bisognosi.
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Seguendo il consiglio di Bérulle, nel maggio 1612, Vincenzo diventò parroco di Clichy alla periferia settentrionale di Parigi, e l’anno successivo, di nuovo spinto da Bérulle, fuassunto dalla potente famiglia Gondi come tutore del figlio maggiore, Pierre, il cui fratello Paul diventò in seguito cardinale de Retz, noto per la sua ambizione. A questo punto diventa difficile continuare con un racconto rigorosamente cronologico della vita di Vincenzo. Le numerose opere di carità per cui è attualmente ricordato non furono il risultato di lunghe considerazioni e di progettazioni accurate. Con immensa energia e la massima dedizione verso coloro che aiutava, soddisfaceva i bisognosi secondo le occasioni, e, cosa ancor più importante, con il suo esempio spinse altri a fare lo stesso.
Sembra che i rapporti con Bérulle si siano raffreddati nel 1618 circa, ma non è chiara la ragione, forse i due uomini non erano d’accordo sull’indirizzo della vita che Vincenzo si sentiva chiamato a condurre; in ogni caso quest’ultimo scelse un’altra guida spirituale. Fu all’incirca in questo periodo che incontrò S. Francesco di Sales (24 gen.), le cui opere, specialmente L’introduction à la vie devote e il Tratte de l’amour de Dieu,ebbero una forte influenza su di lui.
Vincenzo rimase nominalmente con la famiglia Gondi per dodici anni, combinando i suoi doveri di tutore con quelli di cappellano per i molti contadini che lavoravano nella loro proprietà, ma, durante un periodo di sei mesi trascorso come parroco a Chàtillon-les-Dombres, nel 1617, istituì la prima delle diverse fondazioni a lui associate. Si trovava a Chàtillon da meno di un mese quando fu informato che tutti i membri di una famiglia del luogo che non aveva nessun sostegno, si erano ammalati, e l’appello ai parrocchiani diede un risultato immediato (e molto più copioso del necessario).
Vincenzo si accorse che in alcuni giorni le offerte sarebbero diminuite, e la famiglia si sarebbe trovata nelle condizioni iniziali, perciò decise di istituire una congregazione di devoti che si alternassero nell’assistenza dei poveri della parrocchia. La prima Charité, totalmente femminile, conosciuta come Serve dei Poveri, nacque il 20 agosto 1617. Tre mesi dopo, Vincenzo stilò una regola, approvata dall’arcivescovo di Lione, in cui riassumeva i princìpi fondamentali della propria spiritualità: vedere Cristo nei poveri, diventare santo praticando personalmente la carità, recandosi di persona nelle baracche dei bisognosi. Al suo ritorno a Parigi, cominciò a fondare case di Charité nei diversi villaggi sui possedimenti dei Gondi.
Una delle primissime congregazioni i cui membri non pronunciarono i voti, la Congregazione dei Preti della Missione, fu approvata dall’arcivescovo di Parigi il 26 aprile 1626, e quando fu approvata da papa Urbano VIII (1623-1644) il 12 gennaio 1632, la congregazione si era già sistemata più comodamente nel priorato di Saint-Lazare, che diventò uno dei grandi centri del rinnovamento spirituale in Francia. Accorgendosi dell’importanza della preparazione dei sacerdoti, Vincenzo accettò la proposta dell’arcivescovo di Parigi di istruire i seminaristi diocesani a Saint-Lazare, e più la congregazione si sviluppava, più il lavoro si diversificava. Vincenzo accettò le richieste che provenivano dall’estero, e cominciò ad assistere schiavi e detenuti, oltre a lavoratori comuni. Per quanto riguarda questi ultimi, Vincenzo persuase Filippe-Emmanuel de Gondi, che era general des galères, a costruire un ricovero a Marsiglia per chi lavorava nelle galere.
Le Charité, nel frattempo, avevano cominciato a moltiplicarsi, quando le parrocchie accettarono l’idea, e quando giunsero a Parigi, nel 1629, e in altre città, i membri aumentarono: le Serve dei Poveri divennero Barnes de Charité, o Dame della Carità. La più importante di queste associazioni urbane fu quella dell’Hotel-Dieu a Parigi, per la quale Vincenzo rinunciò al diritto parrocchiale. Fondata nel 1634 fu l’associazione che gli offrì il sostegno più valido nei suoi numerosi progetti di carità, inoltre i membri dell’associazione appartenevano a ogni ceto sociale, e tra di loro vi erano molte donne della nobiltà parigina.
Per varie ragioni, non tutte le donne parigine della borghesia che entrarono nelleBarnes de Charité furono in grado di svolgere personalmente l’attività a cui si dedicava l’associazione, perciò, necessariamente, Vincenzo fondò un altro gruppo ancora, leVilles de Charité, Figlie della Carità, inizialmente composto da giovani donne che provenivano dalla campagna, la cui esperienza di vita era simile a quella dei poveri e dei malati a cui desiderarono dedicarsi. All’inizio, Vincenzo le assegnò semplicemente alle varie Charité urbane, poi nel 1633 decise che era necessario che ricevessero una certa istruzione, perciò invitò un’aristocratica vedova, Luisa da Marillac (15 mar.), a collaborare: nel novembre 1633, accolse nella sua casa quattro giovani donne, che nel luglio seguente erano diventate dodici, e a questo punto, Vincenzo e Luisa cominciarono a pensare di fondare un nuovo ordine.
In un contesto più ampio, per richiesta di Anna d’Austria, che governò dal 1643 al 1661, facendo le veci del figlio minorenne. Luigi XIV (1643-1715), divenne membro del cosiddetto Concilio di Coscienza, istituito nel 1643, e presieduto dal primo ministro di Anna, il cardinale Giulio Mazzarino. Questa commissione, composta di cinque membri, s’interessò di questioni come la nomina di vescovi validi e adatti, e il conferimento e il trasferimento di certi benefici. Vincenzo si scontrò apertamente con Mazzarino, che spesso prendeva decisioni con fini esclusivamente politici, e che ricambiò il favore ritardando la convocazione dei concili, e continuando a promuovere isuoi protégés. Vincenzo peggiorò le cose nel 1649, quando suggerì alla regina che, per il bene del paese, si allontanasse da Mazzarino e di conseguenza fu escluso dal concilio.
Nello stesso periodo, Vincenzo s’oppose attivamente all’insegnamento dei giansenisti, che basavano le loro opinioni su una lettura limitata di S. Agostino (28 ago.) sull’argomento della grazia, seguendo il vescovo di Ypres, Cornelio Giansenio, che insegnava che tutti gli esseri umani sono predestinati al paradiso o all’inferno e che solo pochi eletti sarebbero stati salvati. Introdotto in Francia dall’abate di Saint-Cyran, Jean Duvergier de Hauranne, e del suo protégé,Antonin Arnauld, questa dottrina; dalla fredda e austera pietà e moralità, trovò il suo centro spirituale nel convento di Port-Royal-des-Champs, fuori Parigi. La questione divise il paese in due parti, e non sorprende che Vincenzo fosse coinvolto nella disputa.
Aveva incontrato l’abate di Saint-Cyran trent’armi prima nella casa di Bérulle, dove erano diventati buoni amici, ma Vincenzo non poteva permettere che l’amicizia lo accecasse al punto di accettare l’insegnamento di Giansenio, pericolosamente d’elite. Distingueva sempre tra l’uomo e le sue idee, ma dopo aver fallito il tentativo di convincere l’abate con la discussione e la persuasione amichevole, passò all’offensiva. Vincenzo fu uno degli ispiratori della famosa petizione che i vescovi francesi mandarono a papa Innocenzo X (1644-1655) chiedendogli di condannare cinque proposte particolari tratte dall’Augustinus di Giansenio, che il papa accettò il 13 maggio 1653, condanna confermata tre anni dopo da Alessandro VII (1655-1667). La questione proseguì nel secolo successivo, tuttavia nei pochi anni che seguirono, Vincenzo s’occupò in particolare, spinto dallo spirito di carità, a conquistare l’approvazione della decisione del papa.
E’ INVOCATO: – come protettore di carcerati, orfani e trovatelli, e di tutte le attività caritatevoli.
Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler
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