martedì 10 settembre 2013

San Nicola da Tolentino

Sacerdote (1245-1305) 10 settembre
S. NICOLA da TOLENTINOLa conferma della santità di Nicola, non si basa solamente sui miracoli, ma sulla sua spiritualità, fondata sulle virtù agostiniane d’obbedienza e povertà, che praticava semplicemente, costantemente, e umilmente. Le qualità che la popolazione di Tolentino osservò e amò in lui erano la  gentilezza,  la gioia e l’infallibile buon umore.
«Non amate il mondo né quelle cose che sono del mondo perché passa il mondo e passa la sua concupiscenza». Questa affermazione sentita da ragazzo penetrò così a fondo nel suo cuore che lo guidò per tutta la vita.
Riguardo a Nicola da Tolentino, come avviene per non pochi santi di questo periodo, non è facile individuare, dietro l’immagine di fautore di miracoli presentata dalle fonti a disposizione, l’individuo in carne e ossa. Esiste una Vita contemporanea di Pietro di Monte Rubiano, e altri dettagli provengono dalla causa di beatificazione, nel corso della quale taluni, nel tentativo di cercare prove della sua santità e carità, si allontanarono troppo dalla verità. Sfortunatamente nessuna di queste informazioni contemporanee, o quasi, è stata sottoposta al dovuto vaglio critico dagli scrittori successivi.

VIDEO-STORIA

http://www.youtube.com/watch?v=O6zboDjuy1I
S. NICOLA da TOLENTINO1Nicola, figlio di Compagnone dei Guarutti e Amata dei Guidiani (o Gaidani), nacque a Castel Sant’Angelo, vicino a Fermo, nel marchesato di Ancona, nel 1245. I genitori, in particolare la madre, lo considerarono come una risposta alle loro preghiere: erano sposati da molti anni, ma non avevano ancora figli, quando si recarono in pellegrinaggio al sepolcro di S. Nicola (6 dic.) a Bari, dove la madre implorò Dio di farle avere un figlio che l’avrebbe servito con fedeltà. A tempo debito partorì, e sembra che entrambi i genitori infondessero nel bambino, che fu chiamato Nicola come il suo patrono, un profondo spirito religioso. Pare anche che da bambino andasse a pregare in una piccola grotta fuori città, imitando gli eremiti che a quel tempo erano un fenomeno comune sugli Appennini, sebbene questa sia probabilmente una nota agiografica. Era certamente ancora un ragazzo quando diventò oblato presso i frati agostiniani di Castel Sant’Angelo; appena ebbe l’età giusta, entrò nella congregazione, e pronunciò i voti nel 1263, proprio prima del suo diciottesimo compleanno.
Studiò grammatica e logica a Tolentino e a Cingoli, prima di intraprendere lo studio della teologia nel convento di S. Ginesio, dove il suo compito principale non accademico era distribuire il cibo ai poveri che si radunavano ogni giorno alla porta del convento. La sua interpretazione liberale della remissione irritò il procuratore, che decise che era troppo prodigo con le risorse del monastero e lo riferì al priore. Tuttavia in questo periodo cominciarono anche ad attribuirgli miracoli (un bambino malato guarì quando Nicola gli pose le mani sulla testa dicendo: «Il buon Dio ti guarirà»).S. NICOLA da TOLENTINO2
Nicola venne ordinato sacerdote dal vescovo di Osimo, S. Benvenuto (22 mar.), nel 1269 a Cingoli, dove ancora una volta si guadagnò la fama di guaritore, dopo un episodio simile a quello descritto sopra, questa volta la guarigione di una donna cieca. Non si fermò a lungo, in ogni caso, e nei successivi quattro anni viaggiò da un convento all’altro, incluso quello di S. Elpidio, dove per breve tempo fu maestro dei novizi. Nel 1275 circa, fece visita a un parente, priore di un monastero vicino a Fermo, che era più importante e molto più confortevole dei conventi a cui era abituato, e quando il priore lo invitò a prolungare la sua visita, sembra che Nicola, attirato dall’idea, abbia avuto una crisi di coscienzache si risolse mentre stava pregando nella cappella del monastero, quando udì una voce interiore che sembrava gli dicesse: «A Tolentino, a Tolentino. Persevera in quel luogo». Subito dopo quest’episodio, fu davvero inviato a Tolentino, dove rimase per tutto il resto della vita.
Nel 1285 la Madonna apparve più volte a san Nicola da Tolentino. Quando l’eremita agostiniano fu colpito da una grave malattia, Maria, in una visione, gli consigliò di prendere solo pane ed acqua. Il Santo obbedì e fu risanato
S. NICOLA da TOLENTINO3
Tolentino era stata vittima dei disordini civili provocati dalla rivalità tra i guelfi, a favore del papa, e i ghibellini, che appoggiavano l’imperatore. La situazione necessitava di un fermo intervento, e a Nicola fu chiesto di iniziare una campagna di predicazione pubblica. Ottenne risultati immediati con la maggioranza dei cittadini: l’effetto della sua predicazione fu successivamente descritto da S. Antonino (10 mag.), un vescovo di Firenze del XV secolo: «Quando i suoi superiori gli ordinarono di svolgere il ministero pubblico di evangelizzazione, non tentò di mostrare la sua conoscenza o la sua abilità, ma semplicemente di glorificare Dio.Osservando il suo uditorio, si poteva udire il popolo piangere e singhiozzare [...] pentendosi della vita passata». Inevitabilmente c’era qualcuno che non era commosso da ciò che udiva, e che gli si oppose concretamente: un uomo che conduceva una vita particolarmente empia tentò tenacemente di zittirlo con le sue grida e di disperdere l’uditorio, ma Nicola non si fece intimidire, e alla fine la sua paziente perseveranza cominciò a fare effetto. Un giorno, dopo averlo accerchiato assieme con i suoi amici nel tentativo di distrarre la folla, l’uomo alla fine si fermò ad ascoltar, e, al termine dell’omelia, gli si avvicinò scusandosi; poi da quel momento cambiò vita.
S. NICOLA da TOLENTINO4
Questa conversione creò un gran fermento in città, e presto Nicola si accorse di trascorrere l’intera giornata nel confessionale; tuttavia trovava il tempo di visitare le zone povere di Tolentino, dove confortava (e a volte guariva) i malati, assisteva i morenti, consigliava le coppie sposate, faceva amicizia con i bambini, e riconciliava le persone che avevano litigato. Capiva profondamente i problemi sociali e ricordava costantemente ai ricchi la funzione sociale della ricchezza: con il permesso dei superiori, istituì un fondo speciale per l’assistenza dei poveri. A quanto pare faceva visita ai ricchi solo su invito, e per non essere scortese, ma era sempre pronto a visitare i poveri, e li andava a trovare spesso, anche senza essere invitato.
Molta gente a Tolentino fu testimone dei miracoli che avvennero per intercessione di Nicola (il suo commento era sempre: «Non parlate di questo. Ringraziate Dio, non me. Sono solo un vaso di coccio, un povero peccatore»). Il suo miracolo descritto dai primi bollandisti come il più straordinario fu annotato da un frate agostiniano, Giordano di Sassonia, che scrisse una Vita di Nicola nel 1380 circa. Giordano racconta che un uomo, mentre stava attraversando le colline vicino a Padova, fu assalito dai suoi nemici, che ignorando la sua richiesta di misericordia, o almeno la presenza di un sacerdote che udisse la sua confessione, lo uccisero e gettarono il corpo in un lago. Una settimana dopo, un monaco vestito da agostiniano salvò e riconsegnò alla famiglia l’uomo, vivo e in discrete condizioni, che tuttavia, dopo aver parlato con un sacerdote e preso gli ultimi sacramenti, morì di nuovo, questa volta ricevendo però una sepoltura cristiana.

Faceva penitenza e irradiava gioia.

Tommaso da Villanova e Nicola da Tolentino
Diverse altre storie di miracoli sono in relazione all’usanza agostiniana di benedire e distribuire pane il giorno di S. Nicola. Nei suoi ultimi anni di vita, già indebolito da alcune malattie croniche, i superiori lo incoraggiarono a mangiare carne e altri cibi nutrienti, e Nicola fu dibattuto tra il desiderio naturale di obbedire e la riluttanza a mangiare. Sembra che una notte gli sia apparsa la Madonna, che gli disse che sarebbe guarito se avesse chiesto un piccolo pezzo di pane intinto nell’acqua e l’avesse mangiato; dopo quest’episodio, prese l’abitudine di fare altrettanto con i malati che visitava. Non tutti i suoi miracoli documentati furono citati durante la causa di beatificazione, ma alla fine la commissione ne dichiarò autentici trenta, tutti compiuti per alleviare alcuni aspetti della miseria umana, e tutti, secondo i testimoni, accompagnati dalla preghiera. La conferma della santità di Nicola, tuttavia, non si basa solamente sui miracoli, ma sulla sua spiritualità, fondata sulle virtù agostiniane d’obbedienza e povertà, che praticava semplicemente, costantemente, e umilmente. Le qualità che la popolazione di Tolentino osservò e amò in lui erano la gentilezza, la gioia e l’infallibile buon umore.
L’ultima malattia di Nicola durò circa un annotuttavia riuscì a nasconderla al popolo. Verso la fine non fu più in grado di alzarsi, eccetto una volta, quando si recò a confessare un uomo che aveva commesso un peccato grave, poiché Nicola si accorse che non l’avrebbe fatto con nessun altro. Morì in pace il 10 settembre 1305, e fu istituita subito una commissione per valutare la sua nobile virtù e i suoi miracoli. Ben 371 testimoni vennero a parlare della sua santità: costellata questa da non pochi miracoli o fatti straordinari operati da Dio quando già era in vita per alleviare le umane miserie o anche post mortem per sua intercessione. Sarà dichiarato santo ufficialmente dalla Chiesa (perché per il popolo di Dio lo era già e lo invocava già da molto tempo) solo il 5 giugno 1446, ritardo dovuto alle vicende politiche che visse la Chiesa di quel periodo (Avignone e lo Scisma d’Occidente). Dal XVI secolo il culto si estese in tutta l’Europa.
San Nicola e le anime del Purgatorio, la storia dei miracolosi panini di San Nicola e Maria Vergine
su http://blog.studenti.it/biscobreak/2013/09/prodigi-di-san-nicola-da-tolentino/
È INVOCATO: – per le sofferenze degli agonizzanti e la liberazione delle anime del purgatorio – come protettore di bambini, maternità e oppressi
FonteIl primo grande dizionario dei santi di Alban Butler

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