Serafina, il cui nome di battesimo era Sveva, nacque a Urbino nel 1434, ed era la figlia più giovane di Guidantonio da Montefeltro e della seconda moglie, Caterina Colonna, che mori quando la figlia aveva solo quattro anni. Cinque anni dopo, anche il padre di Sveva morì, e per i successivi tre anni fu affidata alle cure prima di suo fratello Oddantonio, e poi, quando anche quest’ultimo morì in circostanze tragiche, del fratellastro Federico. Nel 1446, fu inviata a Roma per essere cresciuta nella casa di suo zio, il cardinale Prospero Colonna.
All’età di circa quattordici anni, il cardinale accettò di farla sposare con Alessandro Sforza, signore di Pesaro, un vedovo con due figli maschi. Il matrimonio avvenne per procura il 9 gennaio 1448, ma Sveva non raggiunse il marito fino a settembre dello stesso anno. Sembra che il matrimonio sia stato abbastanza felice, finché Alessandro fu chiamato a combattere per suo fratello, il duca di Milano. Seguì un periodo di assenze prolungate, durante il quale Sveva si occupò dei due figliastri, Battista e Costanzo, assieme a sua zia Vittoria Colonna, e alla cugina Elisabetta i Malatesta Verano.
Sveva da parte sua sembra non aver fatto niente per riconquistarlo, ma solo questo lo spinse alla crudeltà fisica. Alcune delle sue accuse contro di lei riflettono la rivalità politica delle loro due famiglie. Dopo averla accusata d’adulterio e di aver tentato di avvelenarlo, sostenne che cospirava contro di lui con la complicità di Vittoria Colonna e, più significativamente, sotto istigazione di Sigismondo Pandolfo Malatesta che tentava di riconquistare il dominio di Pesaro. Sia che abbia cercato realmente di avvelenarlo o meno, Sveva infine abbandonò ogni tentativo di riconciliazione e si rifugiò nella preghiera. Questo irritò ancor di più Alessandro che in seguito la cacciò da casa, intimandole di trovare asilo in qualche convento.
Entrò come ospite nelle Clarisse Povere, ma presto condivise pienamente il loro stile di vita e prese quindi l’abito con il nome di Serafina. Avendo ottenuto ciò che voleva, Alessandro cominciò a portare in giro per Pesaro Pacifica, come se fosse sua moglie (Pacifica visitò perfino il convento indossando i gioielli di Sveva). Nel frattempo Serafina viveva seguendo la parola e lo spirito della Regola che aveva scelto. Pregava
Gli studi effettuati nel corso del Novecento dimostrano che Sveva può non essere stata la vittima innocente che si riteneva. Secondo un’ipotesi, per esempio, prese parte a un complotto contro il marito. Quello che è certo è che entrò in convento all’età di venticinque anni e che, qualsiasi fosse il motivo del suo pentimento, crebbe in santità osservando giorno per giorno una regola religiosa fra le più austere. Il suo culto locale fu approvato nel 1754 da papa Benedetto XIV (1740-1758).
Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler
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