venerdì 6 settembre 2013

“Contro Satana”, il libro che racconta Padre Matteo La Grua, il famoso esorcista palermitano

“Contro Satana – la mia lotta per vincere le potenze delle tenebre” è l’ultimo libro-intervista su Padre Matteo La Grua curato dalla giornalista lombarda Roberta Ruscica. Nato a Castelbuono (Palermo) il 9 febbraio 1914, Padre Matteo era entrato a 12 anni nel seminario Francesco di Montevago ed era diventato sacerdote nel 1937. Dagli anni 70 fino alla morte (avvenuta il 15 gennaio 2012) Padre Matteo ha visto la sua fama di esorcista varcare i confini della Sicilia, riscuotendo stima a livello internazionale, in particolare da Padre Gabriele Amorth, per anni presidente dell’Associazione Internazione degli Esorcisti. Nel corso della sua missione sacerdotale, molte persone hanno potuto sperimentare i doni taumaturgici che il francescano aveva, e ci sono molte testimonianze di guarigioni miracolose e liberazioni eclatanti. Uno dei padri spirituali più ricercarti nel movimento carismatico “Rinnovamento nello Spirito”, Padre Matteo riceveva migliaia e migliaia di persone all’anno sofferenti nel corpo e nello spirito, malate o vessate dal demonio. Dopo la sua morte, avvenuta in concetto di santità, da più parti si richiede già l’apertura della causa di beatificazione, questo perché numerosi referti medici attestano centinaia di malattie che, grazie al suo intervento, si sono risolte inspiegabilmente e moltissime sono le testimonianze su conversioni, liberazioni e guarigioni spirituali avvenute grazie alle sue preghiere. Alla giornalista curatrice del libro, già inviata dei magazine nazionali “Sette”, “Io donna” e “Oggi”, abbiamo sottoposto alcune domande.
Come è nata l'idea del libro-intervista con padre La Grua?
«Il mio direttore mi disse: “Devi intervistarmi un esorcista...”. Probabilmente Padre Matteo si servì anche del mio  direttore per condurmi al suo cenacolo. Quel servizio fu un successo. Ma non bastò per ricondurmi al suo convento, presso il quartiere palermitano della Noce. Passarono dieci anni prima che nascesse l’idea di questo libro. Padre Matteo usò una vera strategia questa volta, il suo manuale d’Amore... Ecco perché questo libro è un gesto d’Amore, in risposta al suo. Per questo motivo non mi sono lasciata guidare dal sensazionalismo ma dal Suo Amore».
Che impressione si è fatta di Padre La Grua. Cosa si sente di affermare su questo santo sacerdote, cosa la colpiva?
«La prima volta mi colpì il suo sguardo, la sua serietà. Affrontava la materia esorcistica come un vero maestro. Aveva una voce pacata ma capace di arrivare dritta al cuore. In quel primo viaggio c’era il suo medico e amico che mi parlava di guarigioni e di miracoli, mi faceva vedere lastre, TAC. Ma non mi rendevo conto che ero finita nel laboratorio di un frate santo. Quando ritornai dopo dieci anni, non trovai il famoso esorcista ma nel Suo cenacolo mi aspettava un Padre, anzi un Papà.... Perché si è lasciato trasportare dalla dolcezza. Da quella Amore che solo un Padre può trasmettere».
Può descriverci qualche episodio di cui lei è stata testimone? Si parla anche di miracoli compiuti dal Padre, comprese anche delle momentanee resurrezioni. Ha saputo qualcosa indagando come giornalista?
«Prima di incominciare questo lavoro faticoso la mia conoscenza del problema era come quella di un bambino che affronta il primo giorno di scuola. Prima di volare in Cielo Padre La Grua mi disse: “Mi fido di te e mi piace quello che hai scritto...”. Lui non voleva apparire, ma alla fine del Suo cammino decise di lasciare come un testamento: “Se il Signore mi dicesse di ritornare come prima, nel tempo dei miracoli, io direi di no”. Aggiungo solamente che altri giornalisti si erano cimentati nella realizzazione di una intervista, ma hanno incontrato sempre ostacoli insormontabili. Anch’io ho affrontato moltissimi impedimenti, incomprensioni, diffidenze, cattiverie... Però Padre Matteo aveva deciso. Lui è stato il regista e, come un buon Padre, non mi ha permesso di affrontare queste storie vis a vis. Ho cercato di non spettacolarizzare eventi straordinari ma di raccontare i fatti in modo semplice. Proprio come quel moribondo che si svegliò dopo la preghiera in lingue e disse a Padre Matteo: “Esatto...Esatto....Ho sete, vorrei bere”. Ricordo ancora che Padre Matteo mi raccontava questi eventi straordinari con il sorriso sulle labbra. Perché Lui si sentiva un semplice strumento di Maria, l’unica Donna della sua vita. Un altro aspetto importante è la curiosità. Se mi fossi comportata come una giornalista curiosa, che indaga, beh! credo che questo fardello l’avrebbe affidato a un altro. Insomma non sfuggiva nulla al frate della Noce e non ha perso tempo a manifestarmi la Sua volontà. Alla fine sono stata cronista della mia vita. Perché ci vuole una buona dose di coraggio...».
Nella sua esperienza personale, la conoscenza di P. Matteo, la visione di esorcismi e l’osservazione delle sofferenze dei tanti che si rivolgevano al Padre, come hanno cambiato la sua vita di fede?
«La mia vita è cambiata radicalmente dal giorno che sono ritornata al cenacolo di Padre Matteo. Prima ero una giornalista insaziabile, sempre a caccia di scoop. Non mi accorgevo dei pericoli, dei tranelli, dei nemici che hanno ostacolato anche il mio cammino di donna. Palermo, per me, era il Palazzo di Giustizia. Quando arrivavo da Milano stazionavo nei corridoi della procura ore e ore. Mi dimenticavo anche di mangiare. Poi Lassù capirono che dovevano ricondurmi sulla buona strada. Il resto è opera di Padre La Grua. Lui mi ha dato una grande possibilità: scoprire che lo Spirito Santo opera meraviglie, se ti accorgi della Sua esistenza. Dal giugno 2011 all’inverno 2013, prima della pubblicazione del libro, ho affrontato una vera trasformazione. Ho imparato a consolare, a perdonare, a tendere la mano. Ogni giorno nei miei pensieri sono presenti le sofferenze di chi incontro grazie al libro. Ho un solo dispiacere che non è possibile rivelare. Ma spero ancora. Per quanto riguarda i temi che ho affrontato nel libro non hanno scalfito il mio ménage. Continuo a fare quello che facevo prima. Forse molte persone non sono preparate ad affrontare certi temi. C’è molta ignoranza o hanno paura. Dico sempre: “Chi si defila e non si vuole bene non sta con Gesù”. Insomma non hanno capito che oltre il titolo c’è di più... C’è un frate santo che continua a volere bene ai suoi figli. Non nascondo che qualche volta litigo ancora con Padre Matteo. Poi Lui arriva sempre in punta di piedi e ritorna la Luce».

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