mercoledì 30 ottobre 2013

Beato Angelo d’Acri

Sacerdote cappuccino (1669-1739) 30 ottobre
Esempio incoraggiante di perseveranza nella propria vocazione. Anticipò alcuni dei metodi di predicazione popolari, gli vennero attribuiti miracoli, aveva il dono della bilocazione. Era in grado di leggere nei cuori. Si parlò di un flusso di sangue e del movimento del suo braccio dopo la morte.
Nato ad Acri (Cosenza) nel 1669, all’età di diciotto anni Angelo, pensando di essere chiamato alla vita religiosa, entrò come postulante nei cappuccini ma, ritenendo il loro rigore eccessivo per lui, decise di ritornare nel mondo. Non era però ancora convinto di non avere una vocazione religiosa, chiese di essere nuovamente ammesso nell’ordine e dopo un breve periodo fu accolto. Di nuovo trovò la vita del convento troppo dura e di nuovo se ne andò.
Uno zio sacerdote gli disse che era ormai evidente che Dio non lo voleva religioso e gli consigliò pertanto di impegnarsi in qualche occupazione secolare e di sposarsi. Angelo non era ancora persuaso e nel 1690 fece un terzo tentativo di entrare nei cappuccini. È una pura supposizione, ma si deve pensare che i superiori abbiano visto qualcosa di meritevole in lui e che siano stati colpiti dalla sua perseveranza, perché in effetti lo riammisero.
Dopo quello che Alban Butler descrisse come un «noviziato piuttosto tempestoso», fece la professione e iniziò gli studi per il sacerdozio. Egli fu trattato con severità dai superiori, convinti che avesse bisogno di una rigida disciplina, e fu anche tentato fortemente contro la castità. Il beato tuttavia riuscì a perseverare, e fu ordinato sacerdote; si dice che durante la prima Messa fu rapito in estasi. Nel 1702 fu mandato a tenere a S. Giorgio una serie di predicazioni quaresimali; egli si era preparato con grande cura, ma appena salito sul pulpito la fiducia in se stesso e la memoria lo abbandonarono al punto di rientrare anticipatamente in convento.
b. angelo d'acri1Mentre stava pregando sconfortato per tale fallimento e chiedendo aiuto a Dio, sentì una voce che, rassicurandolo, gli promise che sarebbe stato in grado di predicare. Alla domanda del beato su chi fosse colui che stava parlando, la voce continuò: «Io sono Colui che sono. D’ora in poi predica in modo semplice e familiare, che tutti possano comprenderti».
Angelo accettò il consiglio: mise da parte i libri di oratoria che aveva utilizzato per preparare le prediche quaresimali, dimenticò il linguaggio forbito e i voli di fantasia che caratterizzavano, e guastavano, molti predicatori degli inizi del XVIII secolo, e da allora si fece aiutare solo dalla Bibbia e dal suo crocifisso. Il suo nuovo modo di predicare ebbe immediato successo tra la gente comune, ma fu ridicolizzato e deriso dai più raffinati, che guardavano con disprezzo alla semplicità delle frasi e alla familiarità dello stile.
Nel 1711 fu invitato a Napoli dal cardinale Pignatelli per delle predicazioni quaresimali. Il suo primo discorso dal pulpito provocò ilarità tra la gente e le due volte successive la chiesa era quasi deserta. Il cardinale tuttavia lo spronò a continuare, nonostante l’insistenza del parroco perché fosse sostituito da qualcuno più consono ai gusti dell’assemblea. Il sostegno dell’alto prelato fece sì che la gente tornasse ad ascoltare Angelo, forse per la curiosità di capire che cosa il cardinale trovasse in questo predicatore. Alla fine della successiva predicazione, Angelo domandò di pregare per uno dei presenti che stava per morire; appena la gente uscì dall’edificio, un noto avvocato, che aveva guidato l’opposizione ad Angelo, fu colpito da collasso e spirò sul colpo.
Questo e altri straordinari avvenimenti accrebbero la fama di Angelo: la chiesa non fu più sufficiente a contenere tutti quelli che venivano ad ascoltarlo. Nei b. angelo d'acri2ventotto anni successivi Angelo operò come missionario predicatore attraverso il regno di Napoli e specialmente nelle zone più povere della Calabria, sua terra natia. Riscosse un enorme successo, facendo accostare migliaia di persone ai sacramenti e dando nuova linfa alla vita religiosa della zona. Sanò molti malati e gli vennero attribuiti miracoli di vario genere, tra cui anche la bilocazione. Era in grado di leggere nei cuori delle persone e in svariate occasioni predisse il futuro in modo dettagliato.
Continuò a lavorare fino a sei mesi prima di morire, quando cioè fu colpito da cecitàspirò il 30 ottobre 1739 nel convento di AcriSi parlò di un flusso di sangue e del movimento del suo braccio dopo la morte, simili in modo sospetto a quelli narrati a proposito di S. Bonaventura da Potenza (26 ott.).
Angelo fu beatificato nel 1825 e offre un esempio incoraggiante di perseveranza nella propria vocazione e di consacrazione della vita a una pura opera missionaria. Anticipò alcuni dei metodi di predicazione popolari usati da S. Alfonso de’ Liguori (1 ago.) e dai suoi redentoristi; era solito, per esempio, usare croci di grandezza naturale, come quella del Calvario, per contrassegnare lo svolgimento di una missione parrocchiale. Si conserva un suo libro, riedito numerose volte, che invita i cristiani, in spirito vagamente melodrammatico, a ricordare e rivivere la Passione con Gesù.
2 MIRACOLI del Beato Angelo d’Acri
su http://www.acrinrete.info/News_2005.asp?id=524&p=6
Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler

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