XXX Domenica del Tempo Ordinario – Anno C
BEATO CONTARDO FERRINI
Religioso (1853-1902) Contardo Ferrini nacque a Milano il 4 aprile 1859; suo padre, Rinaldo, era un insegnante. Contardo fu un bambino precocissimo, con un grande amore per lo studio e un’altrettanta profonda devozione religiosa, nutrita dalla preghiera e dalla frequente partecipazione all’eucarestia: dall’età di quattordici anni si comunicava infatti quotidianamente. La storia e la video-storia su http://blog.studenti.it/biscobreak/2013/10/beato-contardo-ferrini/PREGHIERA DEL MATTINO
PRIMA LETTURA
Dal libro del Siràcide.
Il Signore è giudice e per lui non c’è preferenza di persone.
 Non è parziale a danno del povero e ascolta la preghiera dell’oppresso.
 Non trascura la supplica dell’orfano, né la vedova, quando si sfoga nel
 lamento. Chi la soccorre è accolto con benevolenza, la sua preghiera 
arriva fino alle nubi. La preghiera del povero attraversa le nubi
 né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l’Altissimo 
non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito 
l’equità.A: Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE
RIT: Il povero grida e il Signore lo ascolta.

Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino. RIT
Il volto del Signore contro i malfattori, per eliminarne dalla terra il ricordo. Gridano e il Signore li ascolta, li libera da tutte le loro angosce. RIT
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato, egli salva gli spiriti affranti. Il Signore riscatta la vita dei suoi servi; non sarà condannato chi in lui si rifugia. RIT
SECONDA LETTURA
Dalla seconda lettera di San Paolo apostolo a Timòteo.
Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.
 Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice
 giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti 
coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione. Nella mia prima
 difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno 
abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però 
mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a 
compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e 
così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni 
male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei
 secoli dei secoli. Amen.A: Rendiamo grazie a Dio.
CANTO AL VANGELO
Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione.
Alleluia.
VANGELO
Dal Vangelo secondo LucaIn quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Lettura ed Omelia di Don Ferdinando Colombo su
http://www.sacrocuore-bologna.it/it/audio.php (DISPONIBILE DA DOMENICA)COMMENTO
peccati
 per chiederne il perdono, sono figure emblematiche di una schiera 
sicuramente molto più numerosa, entro cui ognuno di noi può ritrovarsi. Il primo più che pregare è salito al tempio per farsi vanto della propria presunta giustizia, e convincersene ulteriormente. Egli si sente profondamente giusto, osservante e migliore degli altri, da cui sembra voglia prendere le distanze. Il pubblicano invece, non osa avvicinarsi più di tanto al Signore, sa di dover rispettare una doverosa distanza, che solo Dio può colmare. La sua è una preghiera autentica, che mira ad ottenere la misericordia e la pietà divina;
 sa infatti di essere peccatore, si batte il petto per questo, 
ritenendosi unico responsabile del suo male, ma è animato dalla fiducia 
in Dio e da lui implora la pietà. C’è una sentenza finale che viene 
scandita come una precisa norma di vita; nella prima parte c’è il 
giudizio sui due modi di pregare: il pubblicano “tornò a casa 
giustificato”, mentre il superbo fariseo, ha aggiunto ancora un peccato 
di presunzione a quelli già commessi precedentemente, nella seconda 
parte una verità inconfutabile: “chi si esalta sarà umiliato e chi si 
umilia sarà esaltato”. Ecco una caratteristica che mai dobbiamo 
disgiungere dalla nostra preghiera, l’umiltà del cuore, la 
splendida virtù che tutto ci fa sperare dalla bontà di Dio e a lui ci fa
 attribuire il vero merito del bene che riusciamo a fare. Ricordiamo le parole di Maria Santissima nel suo Magnificat: Dio “ha guardato l’umiltà della sua serva”.
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