Nato a Colonia intorno al 1035, Bruno cominciò gli studi a Reims, trasferendosi successivamente a Tours, dove rivolse la propria attenzione alle discipline filosofiche e si guadagnò fama di studioso brillante in tutti i campi del sapere. Tornato a Colonia per studiare teologia, ancor prima di essere ordinato sacerdote nel 1055 ottenne un canonicato nella cattedrale. Pareva destinato a percorrere con successo la carriera accademica e fu nominato direttore della famosa scuola di Reims, che lui stesso aveva frequentata. Mantenne alta la reputazione della scuola per circa vent’anni, includendo tra i suoi allievi molti uomini che in seguito ricoprirono cariche importanti, come il futuro papa Urbano II.Fondatore dell’ordine dei Certosini vanta tra i suoi allievi molti uomini che in seguito ricoprirono cariche importanti, come il futuro papa Urbano II. Secondo culti popolari Bruno ha il potere di liberare le persone dalla possessione demoniaca e vi è anche una sua fonte che si ritiene abbia effetti curativi.
VIDEO-STORIA
Questa vita tranquilla e gratificante si interruppe con la sua nomina a cancelliere della
diocesi di Reims, il cui vescovo Manasse aveva ottenuto il seggio con
il denaro (simonia) e conduceva una vita del tutto in contrasto con il
posto occupato. Bruno e alcuni altri sacerdoti, dopo averlo denunciato
pubblicamente durante un sinodo, dovettero lasciare la città perché,
nonostante l’intervento del papa S. Gregorio VII (25 mag.), Manasse
riuscì a mantenere la propria carica e costrinse Bruno a tornare a
Colonia.
Tale
regime di vita fu in gran parte desunto da quello degli antichi
monaci-eremiti della Chiesa primitiva che abitavano in luoghi isolati
come il deserto egiziano. Nelle intenzioni di Bruno non vi era l’idea di
fondare un nuovo ordine, ma, al pari di altri riformatori del tempo, egli mirava essenzialmente a riscoprire una vita più ascetica e semplice, prendendo in generale S. Benedetto (11 lug.) come modello.Consultato dai monaci della Grande Chartreuse, scrisse loro una lettera, giunta fino a noi, in cui espose i propri ideali, fornendo loro indicazioni sulla pratica della vita solitaria, risolvendo i loro problemi e incoraggiandoli a perseverare. In un’altra lettera si può invece avvertire con chiarezza la gioia che egli assaporava in quel genere di vita: dotato infatti di grande equilibrio, disdegnava tutto ciò che nella spiritualità
propria dell’eremita, monaco o monaca, poteva assomigliare a morbosa introspezione o a eccessiva asprezza. Rimase l’amico e il consigliere spirituale dei potenti come dei suoi monaci; anche il conte normanno Ruggero, per esempio, fu suo generoso sostenitore.Si racconta che, prima di morire. Bruno abbia chiamato a raccolta i suoi monaci, facendo davanti a loro una solenne professione di fede, nella quale affermò con grande insistenza il proprio credo nella Trinità e nell’eucarestia. Rimangono però ancora dei dubbi circa l’autenticità di questo testamento, che sembra troppo preoccupato di difendere l’ortodossia di Bruno da possibili attacchi (uno dei suoi insegnanti a Tours era stato proprio quel Berengario, le cui tesi eucaristiche erano state condannate da numerosi concili).
Bruno morì a La Torre il 6 ottobre 1101 e fu seppellito a S. Stefano; quando nel 1513 il suocorpo fu traslato a La Torre fu trovatoincorrotto. Non fu mai ufficialmente canonizzato, anche se presto si sviluppò in Calabria una diffusa venerazione popolare; nel 1514 papa Leone X concesse ai certosini un Ufficio speciale in suo onore, mentre nel 1623 la sua festa fu estesa alla Chiesa universale. Secondo culti popolari presenti in Italia meridionale e nei dintorni della Grande Certosa, Bruno ha il potere di liberare le persone dalla possessione demoniaca; allo stesso modo in Calabria si crede negli effetti curativi dell’acqua di un laghetto situato vicino a una grotta, che si dice fosse il luogo di preghiera preferito dal santo.
Tutte
le certose successive si modellarono fedelmente sulla Grande Chartreuse
e sui due monasteri nell’Italia meridionale, combinando le tradizioni
cenobitiche ed eremitiche. Bruno non lasciò ai suoi discepoli una regola scritta,
tanto che la prima costituzione ufficiale si deve a Guigo I , priore
della Grande Chartreuse dal 1109 al 1136. Si discute ancora a proposito
di quanto dell’ispirazione originaria di Bruno sia presente in questo
documento-chiave: è comunque evidente che le tematiche fondamentali
della spiritualità e della vita certosina vanno cercate nelle lettere
del santo. Come egli stesso scrisse a un amico, prevosto di Reims:È proprio del santo il tentativo di attirare gli amici nella comunità, mettendo in evidenza l’amore e la gioia che lì avrebbero incontrato. La sua eredità è un ordine religioso che, unico tra tutti gli altri ordini, non ha mai avuto bisogno di riforma,vista la tenacia con cui i seguaci di Bruno sono rimasti fedeli ai suoi ideali. Egli svolse un ruolo importante nella riforma gregoriana della Chiesa dell’XI secolo, offrendo le basi per una teologia spirituale di valore universale, fondata sull’amore, l’insegnamento
interiore e la visione di Dio, la contemplazione posseduta
da quel credente che, pur compiacendosi delle bellezze del mondo perché
create da Dio, giunge a guardare oltre le apparenze mediante lo studio, la preghiera, l’umiltà e l’ascesi.
E fu proprio per tale capacità contemplativa che i certosini poterono
anche essere coinvolti nelle vicende secolari, come accadde allo stesso
Bruno, senza lasciarsi da esse distrarre.Ci è rimasto un certo numero degli scritti di Bruno: una Esposizione dei Salmi, una Esposizione delle Lettere di S. Paolo, il suo testamento finale, due lettere sulla vita dei certosini e uno scritto giovanile in latino sulla nullità del mondo. Bruno viene spesso, più di quanto non ci si aspetterebbe, rappresentato dall’arte religiosa: l’estensione del suo culto nel XVI secolo ispirò una serie di artisti, il più famoso dei quali fu probabilmente il pittore spagnolo Zurbaràn, celebre per i ritratti ascetici di santi monaci, che raffigurò Bruno insieme con il suo allievo, il B. Urbano II , alla corte papale, ambiente in cui appare un po’ a disagio. Negli affreschi presenti in chiese spagnole e italiane, tra gli elementi iconografici che contraddistinguono il santo vi sono un teschio, la mitra e il pastorale da lui restituiti, e una stella, quest’ultima in riferimento alla visione che S. Ugo ebbe dei primi certosini come di sette stelle. Il Louvre conserva una serie di ventidue scene della vita del santo tratte dall’opera di Eustachio le Sueur (1649).
E’ INVOCATO: – contro le possessioni diaboliche
Fonte: Il grande dizionario dei santi di Alban Butler

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