Contardo Ferrini nacque a Milano il 4 aprile 1859; suo padre, Rinaldo, era . Contardo fu un bambino precocissimo, con un grande amore per lo studio e un’altrettanta profonda devozione religiosa, nutrita dalla preghiera e dalla frequente partecipazione all’eucarestia: dall’età di quattordici anni si comunicava infatti quotidianamente.
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questo
 periodo si approfondì anche la sua vita di preghiera, mentre più 
difficile fu il contatto con i coetanei per la fatica a instaurare 
amicizie (lo stesso soprannome con cui fu chiamato, «il S. Luigi del 
Borromeo», mostra un misto di rispetto e derisione). A Pavia Contardo
 volle fondare una associazione di studenti che fosse a metà strada tra 
un circolo culturale, un club sociale e una confraternita religiosa; la 
eresse, ponendola sotto i l patrocinio di S. Severino Boezio (23 
ott.), mentre era sul punto di lasciare Pavia e durò fino al nostro 
secolo. Nel complesso, comunque, si direbbe che gli ideali apostolici 
coltivati in gioventù non portarono frutti evidenti, anche se alcuni 
amici di lunga data, che lo iniziarono a conoscere in questi anni, 
parlarono in seguito dell’influenza che il beato aveva esercitato su di 
loro. Tra questi c’era il conte Vittorio Mapelli e le numerose lettere 
che Contardo gli indirizzò costituiscono una delle fonti principali per 
conoscere la vita e gli ideali del beato. È da far risalire a questo 
periodo anche il suo amore per la poesia, soprattutto sul tema della 
natura, e la sua passione per l’alpinismo, attività in cui diventò 
particolarmente abile.
 all’università di Berlino; angosciato
 dall’idea di trasferirsi in quello che considerava il centro del 
protestantesimo, stilò un «programma di vita» spirituale che gli fosse 
d’aiuto nel custodire una fede retta. In Germania fece amicizia, 
stimandoli profondamente, con alcuni professori dell’università, fu 
colpito dalla forza degli studenti cattolici e «nauseato alla vista di una città così corrotta».
Dai
 suoi studenti era considerato un insegnante chiaro ed esigente ma 
amichevole e semplice; nelle conversazioni private era arguto, ma mai 
sarcastico a spese alo via nel 1894 come professore di diritto romano. 
La sua produzione scientifica fu sorprendente: pubblicò oltre duecento 
lavori, tra edizioni critiche di testi giuridici, articoli di riviste, 
note scientifiche e altri contributi per enciclopedie, libri di testo. Fu senza dubbio il maggior esperto mondiale su tutti gli aspetti del diritto romano,con
 uno speciale interesse per il legame con le fonti bizantine. Come 
soleva ripetere ai suoi amici, il lavoro era per lui come una moglie, la
 sua passione, ed egli fece di esso «un inno di lode al Signore di ogni conoscenza».Amava moltissimo vedere la presenza di Dio nella natura e, nonostante la grande cultura, non riteneva lo studio necessario per diventare santi. Nel suo libro Un po’ d’infinito descrisse come la gente moderna avrebbe potuto entrare in rapporto più intimo con Dio: «Se qualcuno tra i nostri grandi uomini ha conosciuto e percepito Dio, domandatevi se ciò abbia avuto origine in loro durante il duro studio di questioni complicate, o non piuttosto durante la mattina trascorsa davanti all’altare, o mentre rimiravano gli ultimi raggi del sole che tinteggiavano le colline, o mentre la luna con il suo splendore illumina la statua della Vergine Maria davanti alla quale un uomo si inginocchia in dolce e pura preghiera».
Il suo amore per la bellezza del creato era veramente forte, anche se il
linguaggio che utilizzava per esprimersi può risultare artificioso alle orecchie di uditori moderni: «La
 natura vive del soffio dell’onnipotenza di Dio, sorride nella gioia 
piena di Lui, si nasconde alla sua collera – ancora, lo saluta, 
eternamente giovane, con il sorriso della propria giovinezza. Perché lo 
spirito di Dio attraverso il quale la natura vive è uno spirito sempre 
giovane, che incessantemente si rinnova, contento della neve, della 
pioggia e della nebbia, dalle quali provengono la nascita e la vita, la 
primavera che sempre si rinnova e un’intrepida speranza».Come abbiamo visto, si impegnò anche in campo sociale e nel 1895 fu eletto consigliere comunale a Milano. Apprese con rammarico la decisione del papa di proibire ai cattolici italiani l’impegno politico, obiettando che con questa astensione si lasciava la legislatura in balia «delle più deplorevoli influenze». Si scagliò poi contro i mali del socialismo, difendendo apertamente e con forza la fede cristiana in un periodo in cui essa era attaccata e criticata; soprattutto si pronunciò a favore dell’indissolubilità del matrimonio cristiano e dell’educazione religiosa nelle scuole elementari. Uno dei suoi progetti che più sognava era la erezione in Italia di una università cattolica, capace di conciliare fede e scienza, e anche se tale opera fu realizzata solo alcuni anni dopo la sua morte, l’università del Sacro Cuore di Milano, inaugurata nel 1920, lo considerò ugualmente uno dei suoi principali padri fondatori. Contardo morì di tifo a Suna sul lago Maggiore il 17 ottobre 1902, a soli quarantatre anni.


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