Antonio Maria Chevrier, nato a Lione il 16 aprile 1826, fece la prima comunione all’età di undici anni, continuando in seguito a comunicarsi molto di frequente benché la cosa fosse inusuale al suo tempo. Studiò per il sacerdozio a Lione, dove si distinse per bravura, e fu ordinato nel 1850. Nominato curato nella parrocchia di S. Andrea, in una zona operaia alla periferia della città, tutti ne poterono apprezzare la santità, lo zelo e l’assennatezza.
La sua idea del sacerdozio era prettamente incentrata sull’apostolato, la formazione e la crescita spirituale del pastore e del suo gregge. Fondò l’opera “La Provvidenza del Prado” dalla quale nacque la “Società dei Preti del Prado“.
Nella notte di Natale del 1856, mentre era in preghiera davanti al presepio, ricevette una rivelazione sul significato della divina povertà e questo fatto lo influenzò per il resto della vita, indicandogli una nuova vocazione: si votò «a seguire Gesù Cristo il più dappresso possibile, per diventare capace di operare efficacemente per la salvezza delle anime».
In occasione dello straripamento del Rodano lavorò strenuamente per salvare la popolazione minacciata dalle acque e, in seguito, quando due persone facoltose aprirono una casa di accoglienza - “La Città del Bambin Gesù” – per i reduci dall’inondazione, S. Giovanni Maria Vianney (4 ago.) lo incoraggiò a diventarne il direttore spirituale. Egli vi lavorò per tre anni, con un duplice scopo: preparare i bambini poveri a ricevere il sacramento della prima comunione e fornire un alloggio ai senzatetto e agli indigenti.Antonio nutriva un interesse particolare per la formazione spirituale dei sacerdoti e su questo argomento scrisse un certo numero di libri. Nel suo pensiero, il prete ideale dovrebbe imitare Cristo sia nella vita spirituale sia in un attivo apostolato svolto
in
una modesta parrocchia. I preti secolari, a suo parere, hanno due
strade tra cui scegliere: quella che egli chiamava «la via ordinaria» e
quella invece dei consigli evangelici per la perfezione; la santità
sacerdotale consiste dunque nel scegliere questa seconda via.Egli riteneva anche che i preti dovrebbero il più possibile affidare l’amministrazione temporale di una parrocchia ai laici, così da poter essere più liberi di esercitare la propria funzione specifica, essenzialmente spirituale. Il loro modo di predicare dovrebbe essere semplice e diretto, «una conversazione tra il prete e l’assemblea», e dovrebbero vivere in comunità, per quanto egli stesso riconoscesse che la vita parrocchiale ne limiti molto la possibilità.
Durante l’ultimo anno di vita, soffrì a causa di dolorose ulcere; morì il 2 ottobre 1879 e fu seppellito nella cappella del Prado. Fu beatificato nel 1986 in occasione di una visita di papa Giovanni Paolo II a Lione.
Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler

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