mercoledì 10 dicembre 2014

SAN GIOVANNI ROBERTS

Martire insieme al beato Tommaso Somers (1610) 10 dicembre
Conosciuto come il “parroco di Londra” convertì molte persone nei tempi bui S. GIOVANNI ROBERTS E B.TOMMASO SOMERSdel decreto contro i cristiani emesso dalla Regina Elisabetta. Più volte arrestato e rilasciato nei giorni della “congiura delle polveri“, non si risparmierà nemmeno al tempo delle due grandi epidemie di peste in Inghilterra.
Giovanni Roberts era un monaco benedettino, nato nel Galles, e membro del monastero benedettino di Valladolid, in Spagna. Il beato Tommaso Somers era un sacerdote secolare che proveniva dal West-moreland. A dispetto della differenza del loro apostolato, furono accusati, condannati, e subirono il martirio insieme, a Tyburn, dopo una memorabile testimonianza congiunta. Il paese di Trawsfynedd, dove Giovanni Roberts nacque nel 1577, si trova qualche chilometro a nord di Dolgellau, nel Galles centrale; le notizie sulla sua famiglia e il luogo esatto della nascita sono incerte, ma entrambi sembrano di origine antica.
collegio di S. Giovanni ad OxfordIntrapresi i primi studi con l’aiuto di un sacerdote anziano, e sebbene fosse educato come un protestante, era sempre cattolico nel cuore, come lui stesso affermò. A diciannove anni entrò nel collegio di S. Giovanni ad Oxford, dove risiedeva ancora Guglielmo Laud, e divise l’alloggio con Giovanni Jones di Llanfrynach, in seguito conosciuto come p. Leandro di S. Martino. Giovanni Roberts stava evidentemente cercando la sua vocazione: non finì gli studi a Oxford, probabilmente per non dover pronunciare il giuramento di supremazia. Trascorse qualche settimana a Furnivall’s  Inn dove studiò diritto; poi insegnò in una scuola letteraria, indirizzando gli studenti a Douai, che raggiunse anche lui all’inizio del 1598.
A giugno fu ufficialmente accolto nella Chiesa cattolica, con una cerimonia a Notre-Dame-de-Paris, dal canonico Luigi Godeberto, poi s’iscrisse al Collegio inglese di Valladolid, prima di ricevere l’abito benedettino al monastero reale di San Benito che sorgeva in questa città. Scelse il nome religioso di fratello Giovanni di Merioneth; il suo vecchio amico Giovanni Jones lo raggiunse presto, e insieme pronunciarono i voti, insieme con altri sei studenti del Collegio inglese, prima della fine del 1560, nel monastero di S. Martino a Compostella. 
I Benedettini spagnoli erano obbligati alla clausura perpetua, perciò sembra improbabile che abbiano preso parte alla missione in Inghilterra; il 27 febbraio 1601, tuttavia, il B. Marco Barkworth, fondatore e capo del movimento benedettino tra gli studenti inglesi di Valladolid, subì il martirio a Tyburn. Furono presentate alcune petizioni al papa, affinché permettesse ai monaci inglesi di partecipare alla missioni in Inghilterra, e il 5 dicembre 1602 papa Clemente VIII concesse il permesso ad entrambe le congregazioni di Valladolid e di Cassino.
Tre settimane dopo, nel giorno della festa di S. Stefano, il primo martire, p. Giovanni Roberts, partì accompagnato da p. Agostino Bradshow. I due monaci impiegarono tre mesi per giungere a Londra, e nonostante fossero travestiti con cappelli piumati, giubbotti e spade, presto furono arrestati e deportati. La storia della testimonianza di Giovanni Roberts è fatta di ripetuti arresti, imprigionamenti, rilasci ed esili. Dopo alcune settimane ritornò a Londra, dove era scoppiata un’epidemia, che, a  quanto pare, uccise trentamila persone circa nel primo anno, il peggiore. Tutti gli scrittori del tempo che accennano a Giovanni Roberts (o Wilson, che era il suo pseudonimo) parlano con ammirazione dell’assistenza offerta agli ammalati.
Era conosciuto come il “parroco di Londra” e convertì molte persone. Nella primavera del 1604, fu arrestato mentre era sul punto di imbarcarsi per il continente, ma i suoi persecutori non riuscirono a capire che era un sacerdote, forse perché sembrava ancora molto giovane, ed egli fu rilasciato ancora una volta. Continuò a svolgere il suo ministero fino al 5 novembre 1605, quando ci fu una retata di cattolici dopo la scoperta della Congiura delle polveri. Fu arrestato in casa della moglie di Tommaso Percy, uno dei cospiratori, e questa volta fu rinchiuso nella prigione di Gatehouse a Westmister, entro i confini dell’abbazia. Alla fine decisero che la signora Percy era la sua padrona, e che lo ospitava quando il sacerdote era a Londra, che Tommaso Percy aveva lasciato la moglie qualche mese prima, per non implicarla in nessun modo nella congiura; come risultato dell’intervento dell’ambasciatore francese, p. Giovanni Roberts fu rilasciato ed esiliato.
Questa volta rimase all’estero per più di un anno, partecipando in prima persona, con p. Agostino Bradshaw, alla fondazione del convento per i monaci inglesi della congregazione di Valladolid a Douai, che diventò il quartier generale della congregazione inglese, l’attuale abbazia di San Gregorio a Downside. Alla fine del 1607, ritornò in Inghilterra e,  per la quarta volta, “cadde nelle mani dei cacciatori di preti”, fu interrogato e rifiutò di pronunciare il giuramento d’alleanza, persino in forma abbreviata.
Scappò dalla prigione, ma nonostante vivesse in estrema segretezza, fu di nuovo arrestato; ancora una volta l’ambasciatore francese venne in suo aiuto, e Giovanni fu esiliato di nuovo, poi si recò in Spagna e successivamente al San Gregorio di Douai. In occasione di una seconda epidemia di peste in Inghilterra, ritornò per l’ultima volta, all’inizio del 1610; in questo periodo, l’allarme creato dalla Congiura delle polveri aveva dato come risultato una nuova ondata di misure severe contro i cattolici. 
Il 2 giugno fu reso pubblico un proclama del parlamento in cui si chiedeva a tutti i cattolici di lasciare l’Inghilterra entro quattro settimane, ingiungendo ai vescovi, giudici e altri ufficiali di essere diligenti nell’osservare questo decreto. P. Giovanni forse fu arrestato, e scappò a luglio, ma non vi è certezza. In dicembre fu catturato per l’ultima volta: era la prima domenica d’Avvento, e stava terminando la celebrazione della Messa in una casa di Holborn, con cinque sacerdoti. Al momento di recitare il prefazio al Vangelo di S. Giovanni, gli ufficiali fecero irruzione; i sacerdoti smantellarono l’altare, spensero le luci, e si nascosero in cantina, ma furono scoperti e, con ancora indosso i paramenti, trascinati per strada fino a Newgate.
Il processo fu un evento importante. Giovanni Roberts era imputato con Tommaso Sommers, un sacerdote secolare che probabilmente aveva partecipato alla Messa, davanti al giudice Capo Coke, il vescovo di Londra, e altri. Entrambi furono accusati i essere sacerdoti in base al decreto 27 comma 2 di Elisabetta, che ingiungeva a tutti i gesuiti, sacerdoti seminaristi e di altro tipo, di lasciare il paese entro quaranta giorni, pena la morte per alto tradimento.
Entrambi rifiutarono di pronunciare il giuramento d’alleanza, e p. Giovanni Roberts affermò, durante l’interrogatorio, di essere un sacerdote e un monaco giunto in quel paese per salvare le anime, e che avrebbe continuato a farlo per tutta la vita”. Giorgio Abbot,  vescovo di Londra, lo definì un disturbatore e sobillatore del popolo, al ché p. Giovanni Roberts replicò che se fosse stato così, “allora gli avi erano stati ingannati dal beato S. Agostino, apostolo degli inglesi, inviato in Inghilterra dal papa di Roma, S. Gregorio magno. […] Io sono stato inviato qui dalla stessa Sede apostolica che mandò li in missione”. Quando gli fu ordinato di tacere, mosse un attacco pieno di spirito contro il clero che sottoscriveva le decisioni di Elisabetta. Rimproverò il vescovo per essersi seduto insieme ai giudici civili in una causa capitale, chiedendo di giudicare il caso personalmente, e di non lasciare che la giuria, composta di gente semplice e non preparata che non avrebbe capito la questione, si macchiasse del suo sangue e di quello del suo compagno.
L’appello non fu tenuto in considerazione ed entrambi furono dichiarati colpevoli e condannati a morte. La mattina seguente furono consegnati allo sceriffo di Middlesex, trasportati su un carretto a Tyburn, dove furono impiccati insieme con altri sedici condannati. Ai martiri fu concesso di restare impiccati fino alla fine, grazie alla gran simpatia mostrata dal popolo. In seguito, le loro teste furono messe in mostra sul Ponte di Londra e i corpi seppelliti a Tyburn, dove furono recuperati dal B. Mauro Scott e da Dona Luisa. Giovanni Roberts aveva trentatré anni al momento della morte; le reliquie sono scomparse durante le sommosse rivoluzionarie, ma alcune appartenenti a Tommaso Somers si trovano ancora nell’abbazia di Downside. Giovanni Roberts e Tommaso Somers sono stati beatificati nel 1929; Giovanni Roberts è stato canonizzato tra i Quaranta Martiri d’Inghilterra e Galles nel 1970.
Fonte: Il grande dizionario dei Santi di Alban Butler 

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