Suor Josefa Menendez
Il 29 dicembre 1923 moriva santamente, a 33 anni, nella casa dei Feuillants a Poitiers, Josefa Menéndez, umile sorella coadiutrice della Società del Sacro Cuore, dopo solo quattro anni di vita religiosa trascorsi nel più oscuro nascondimento. Si sarebbe detto che il mondo dovesse ignorarla del tutto, e che non le sarebbe stato concesso se non il fuggevole ricordo delle consorelle; ma ecco che, dopo 40 anni dalla morte, il nome suo risuona nel mondo, e, dall’estremità dell’America, dell’Africa, dell’Asia, dell’Oceania, la si invoca con fervore e si ascolta con rispettoso raccoglimento il Messaggio che, per comando divino, ella doveva trasmettere agli uomini.Visitò per 10 volte l’inferno e attraverso la testimonianza di molte anime, che le si presentavano per chiederle suffragi e preghiere, conobbe anche il purgatorio. Il demonio la incendiava o la trasportava lontano davanti agli occhi atterriti dei presenti. Eppure la sua eroicità si consumava nel nascondimento.
VIDEO-MESSAGGIO
IIa PARTE
Il 24 febbraio 1921, di sera, Gesù disse a Suor Josefa: «Il mondo non conosce la misericordia del mio Cuore, dice Gesù a Josefa. Voglio servirmi di te per farla conoscere… ti voglio apostola della mia bontà e della mia misericordia. T’insegnerò che cosa ciò significhi; tu dimenticati». E siccome Josefa esponeva i suoi timori: «Ama e non temere di nulla. Voglio ciò che tu non vuoi, ma posso ciò che non potrai. A te non tocca scegliere, ma abbandonarti».Dio sceglie suor Josefa come vittima per le anime, specialmente per le anime consacrate. La sua missione è duplice: deve essere vittima e messaggera.
«Ama, soffri, obbedisci, le disse, e così potrò realizzare in te i miei Disegni» (9 gennaio 1921). E il 12 giugno 1923 le conferma più chiaramente il suo pensiero: «Riguardo a te, vivrai nella più completa e profonda oscurità; ma perché sei la vittima che ho scelta, tu soffrirai e morirai inabissata nei patimenti. Non cercare né riposo, né sollievo, perché non ne troverai, avendo io così disposto. Ma il mio Amore ti sosterrà. Io non ti mancherò mai».
IIIa PARTE
Come Lui, sarà la vittima pura. Non si può espiare per gli altri se dobbiamo espiare per noi stessi. Dio aveva circondata Josefa, fin dalla nascita, di purezza e non si scorge, nella sua esistenza, alcuna colpa pienamente avvertita. Le sue più grandi infedeltà, come ella stessa diceva, consistevano nell’esitare di fronte ad una missione che la turbava, niente però che avesse potuto in alcun modo offuscarne il cuore e l’anima. Nostro Signore vigilava gelosamente. «Ti voglio talmente dimentica di te, e così abbandonata alla mia volontà che non ti permetterò la più piccola imperfezione senza avvertirtene» (21febbraio 1921).
Questo amore dà loro una forza sovrumana di sopportazione che Josefa descrive assai bene: «Da una ventina di giorni l’anima mia si sente attratta a soffrire. In passato tutto mi faceva paura e quando Gesù mi diceva di avermi scelta per vittima, provavo un fremito in tutto l’essere; ora è l’opposto.A giorni soffro tanto che se Egli non mi sostenesse non potrei vivere, perché patisco in tutte le membra. Nonostante ciò l’anima mia vorrebbe sopportare ancora di più per Lui, benché la natura opponga talvolta resistenza. Quando comincio a provare questi dolori tremo e indietreggio istintivamente, ma nella volontà c ‘e’ una forza che accetta, che vuole, che desidera soffrire di più. Se in quel momento mi si offrisse o di andare in cielo, o di continuare a patire, preferirei mille volte restare in terra per consolare il Cuore divino, benché arda dal desiderio di unirmi a lui. Capisco che è Gesù che mi ha cambiata così…» (30 giugno 1921).
Dieci volte Suor Josefa sarà bruciata: questo fuoco lascerà tracce non solo sugli abiti, ma ancor più sulle sue membra. Piaghe vive, lente a chiudersi, imprimeranno sul suo corpo cicatrici che ella porterà con sé nella tomba. Vari oggetti di biancheria bruciati si conservano ancora e attestano la realtà della rabbia infernale e il coraggio eroico che sostenne quegli assalti per rimanere fedele all’opera di Amore.
La sera del giovedì santo, 13 aprile 1922, Josefa scriveva: «Verso le tre e mezzo mi trovavo in cappella quando davanti a me vidi qualcuno vestito come Nostro Signore, ma un poco più alto di statura, molto bello, con un’espressione di pace nella fisionomia che attraeva. Indossava una tunica di colore rosso violaceo scuro. In mano aveva una corona di spine simile a quella che Gesù mi portava nel passato». «- Sono il Discepolo del Signore – disse. – Sono Giovanni l’Evangelista e ti porto uno dei gioielli più preziosi del divino Maestro». «Mi diede la corona ed egli stesso me la posò sul capo».
Più di cento volte discende nell’abisso, e, ad ogni discesa, le sembra di esservi entrata per la prima volta e di esservi da secoli interi! Eccetto l’odio di Dio, ella ne subisce tutti i tormenti, tra cui non è il minimo quello di ascoltare le sterili confessioni dei dannati, le grida di odio, di dolore, di disperazione. Quando Josefa ne esce fuori, affranta e sfinita, ogni sofferenza per salvare le anime le appare ben poca cosa, e, nel tornare a contatto con la vita, il suo cuore non sa contenere la gioia di poter ancora amare!
Il Messaggio non consiste soltanto nelle parole affidate a Josefa, ma nell’intera vita di lei. E’ stata controllata, seguita da testimoni irrefutabili, che possono affermare e la virtù incontestabile dell’umile e oscura messaggera dell’amore infinito, e la realtà dei suoi stati soprannaturali di cui hanno avuto la prova palpabile. Mai si notò in lei qualche segno di ricerca personale. Gli scritti di questa umile sorella coadiutrice, ignorante agli occhi del mondo, verranno indubbiamente letti e meditati da teologi e da maestri di vita spirituale. Come già per S. Teresa del Bambino Gesù, si pubblicheranno numerose opere per commentarne la profonda dottrina e scoprirne i segreti d’amore. Ma ciò che è meglio, innumerevoli grazie di conversione e di santità fioriranno dopo la lettura di queste pagine. Il mondo potrà meravigiiarsi che da un nulla, qual è la vita di Josefa, possano scaturire cose tanto grandi, ed è precisamente questo nulla la prova divina. In verità il Messaggio è firmato da mano divina: Digitus Dei est hic!
P. H. MONIER-VINARD S. J.
Per scaricare il libro e avere altre informazioni : http://www.profeti.net/Carismatici/suor%20Josepha%20Menend%C3%A9z/index.htm
Fonti: http://www.profeti.net/Carismatici/suor%20Josepha%20Menend%C3%A9z/Introduzione.htm; http://purgatorio.altervista.org/doc/testimonianze/josefa/josefa.html
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