Sofia Teresa Agostina Maria de Soubiran La Louvière nacque, nel maggio del 1835, a Castelnaudary, vicino a Carcassonne, nella Francia sud-occidentale, secondogenita di Giuseppe de Soubiran La Louvière, membro di un’antica famiglia imparentata con molte casate reali d’Europa: in questa famiglia profondamente cattolica. Sofia crebbe in un ambiente pio, ma alquanto rigido. Comprese comunque presto di essere chiamata alla vita religiosa e, sotto la direzione di uno zio canonico, acconsentì a entrare nel beghinaggio che questi aveva intenzione di fondare.
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Ciò non corrispondeva esattamente ai desideri della beata, dal momento che il beghinaggio era una comunità di donne laiche che prendevano voti temporanei, vivevano in un certo agio e godevano di una notevole libertà. Sofia si sentiva chiamata piuttosto alla vita austera e nascosta delle carmelitane, ma le fu consigliato di seguire i desideri dello zio. Dopo un breve periodo trascorso a Gand in Belgio per apprendere lo stile di vita delle beghine, Sofia fece ritorno a Castelnaudary e fu nominata superiora della nuova comunità nel 1854-1855. Prese il nome religioso di Maria Teresa.Quando fecero ritorno in Francia lasciarono un gruppo di suore in quest’ultimo convento, che divenne pertanto la prima casa della congregazione fuori dai confini della Francia. Oltre alla cura degli orfani e all’istruzione dei bambini poveri, la comunità a Tolosa aveva fondato un pensionato per giovani lavoratrici, il primo nel suo genere, e questa sarebbe diventata l’attività principale delle suore nelle vaste città industriali in cui in seguito si stabilirono.
Gli scritti, tuttora esistenti, di Maria Teresa risalgono a questi primi anni a Tolosa: da questi si è in grado di tracciare il cammino interiore della beata nel corso dei venticinque anni successivi, in quanto scrisse ampiamente su questioni spirituali, offrendo consigli alle sue suore. Quei venticinque anni furono veramente sorprendenti: è normale infatti che i fondatori religiosi abbiano affrontato opposizione e
Nel 1871 la congregazione elesse come vicaria della madre generale una donna entrata da soli tre anni, madre Maria Francesca. Questa, estremamente abile, riuscì a convincere il capitolo ad adottare un progetto di rapida espansione della loro attività; lo sviluppo procedette velocemente ma senza le necessarie risorse e nel 1874 madre Maria Francesca annunciò che la situazione finanziaria della congregazione era disperata, incolpando Maria Teresa; molte persone, che avrebbero dovuto informarsi meglio, la sostennero e convinsero la fondatrice a rassegnare le dimissioni in favore di Maria Francesca.
Maria Teresa rimase per sette mesi in un convento delle suore della Carità, in attesa della decisione sul suo destino; alla fine fu del tutto espulsa dalla congregazione, col divieto di mantenere contatti coi suoi membri, e ridotta allo stato laicale (ma nel 1877 la beata riuscì comunque a fare di nuovo la professione religiosa, in un convento delle suore di Nostra Signora della Carità a Parigi).
Verso il 1885 era ormai chiaro che la sua congregazione originaria si trovava in una situazione critica e quando Maria Teresa, informata da una cugina a sua volta espulsa, lo venne a sapere, scrisse:
«Ora sono sicura che questa piccola società, che Dio ama così tanto [ . . . ] è moralmente morta; cioè, che i suoi fini, la sua forma, i suoi metodi hanno smesso di esistere. Ciò è e sempre sarà per me un dolore amaro e profondissimo. Io amo i piani di Dio, e mi sento come niente davanti alla sua santa e incomprensibile volontà».
Fonte: Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler
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