Bartolo Longo, nel suo intento di propagandare la pratica del Rosario tra i
Pompeiani, si recò a Napoli per comprare un dipinto della Madonna del Rosario. L’idea era quella di acquistarne uno già visto in un negozio, ma le cose non andarono così.
Per puro caso infatti
incontrò in Via Toledo Padre Radente (
suo confessore)
che allo scopo
gli suggerì di andare al Conservatorio del Rosario di Portamedina
e di chiedere, in suo nome, a Suor Maria Concetta De Litala
un vecchio dipinto del
Rosario che egli stesso le aveva affidato dieci anni prima. Bartolo
seguì tale suggerimento, ma fu presto preso da sgomento quando la suora
gli mostrò il dipinto:
una tela corrosa dalle tarme e logorata dal tempo, mancante di pezzi di colore, con la Madonna in atteggiamento antistorico, cioè
con la Vergine che porge la corona a Santa Rosa, anziché a Santa Caterina Da Siena,
come nella tradizione domenicana. Bartolo fu sul punto di declinare
l’offerta, ma ritirò comunque il dono per l’insistenza della Suora.
Nel tardo pomeriggio del 13 novembre 1875,
l’immagine della Madonna giunse così a Pompei, su un carretto guidato dal carrettiere Angelo Tortora e
adibito al trasporto di letame.
Fu scaricata con la sua consunta copertura di fronte alla fatiscente
Parrocchia del SS. Salvatore, ove ad aspettarla c’erano l’anziano
parroco Cirillo, Bartolo e altri abitanti.
Lo sgomento che inizialmente aveva colto Bartolo, colse anche tutti gli altri presenti,
quando tolta la coperta, fu mostrato il dipinto. Furono tutti d’accordo
che il dipinto non si potesse esporre per timore di interdetto, prima
di un restauro anche solo parziale.

Il
primo restauro fu opera di Guglielmo Galella, un pittore riproduttore
delle immagini dipinte negli Scavi dell’antica Pompei. La vecchia tela,
esposta nella parrocchia del SS. Salvatore, nei successivi tre anni,
subì ulteriori deterioramenti. Essa fu così
restaurata per la seconda volta e sempre gratuitamente dal pittore napoletano Federico Maldarelli,
che si occupò anche di trasformare la figura di Santa Rosa in Santa Caterina da Siena.
Un altro artista napoletano, Francesco Chiariello, sostituì la
malandata tela, allungandola di un palmo, prima che il Maldarelli
facesse il secondo vero restauro.
Il dipinto non fu più posto nella parrocchia del SS. Salvatore, ma su di un altare provvisorio, in una cappella (detta poi di Santa Caterina) nel Santuario in costruzione. L’immagine della Madonna si coprì ben presto di pietre preziose, offerte quali attestazioni di grazie ricevute. Papa Leone XIIInel 1887 benedisse il meraviglioso diadema che cinse la fronte della Vergine. E
tra i diamanti e gli zaffiri che formavano le aureole sul capo della
Madonna e del Bambino si potevano notare quattro rarissimi smeraldi,
dono di due ebrei beneficati.
L’ultimo restauro fu effettuato nel 1965, al Pontificio Istituto
dei Padri Benedettini Olivetani di Roma, un restauro
altamente scientifico, durante il quale, sotto i colori sovrapposti nei precedenti interventi
, furono scoperti i colori originali che svelarono la mano di un valente artista della scuola di Luca Giordano (XVII secolo). In tale restauro furono
eliminate quasi tutte le pietre preziose, onde evitare danni e perforazioni alla tela.
In quell’occasione l’immagine della Madonna rimase esposta alla
venerazione dei fedeli per alcuni giorni nella Basilica di San Pietro e
il 23 aprile,
il dipinto fu incoronato da Papa Paolo VI.
Il ritorno dell’Icona a Pompei, avvenne in maniera solenne, con un corteo
di ecclesiastici e di fedeli che si ingigantiva man mano che si attraversavano le città, lungo
il tragitto Roma-Pompei. A sera inoltrata, il dipinto giunse a Napoli
ove fu accolto con luminarie e fiaccolate, per poi proseguire con un
largo seguito di Napoletani fino a Pompei, ove il viaggio si concluse in
modo trionfale con una grande manifestazione.
Nel 2000, per il 125º anniversario, il dipinto ha sostato per
cinque giorni nel Duomo di Napoli, dove è stato venerato da migliaia di
fedeli. Il ritorno a Pompei è stato fatto a piedi,
seguendo il tracciato del 1875, con diverse soste nelle città della
provincia. Per tutto il giorno centinaia di migliaia di persone hanno
affollato il percorso di trenta chilometri che separa Pompei dal
capoluogo.
Il 16 ottobre
2002, il dipinto è tornato a piazza San Pietro,
per esplicita richiesta del Papa Giovanni Paolo II che, accanto alla “bella immagine venerata a Pompei”, ha firmato la Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae.
UN MIRACOLO
Le Piccole Suore Salesiane, sparse in Italia e
fuori, hanno singolare devozione alla Vergine del Rosario di Pompei;
anzi, quelle dimoranti in Lecce hanno consacrato la cappella delle
Sordomute alla Vergine di Pompei, e vi han messo in venerazione
una bella Immagine.
Nel 1885 veniva, tra le altre infelici
bambine mute, ricoverata in quella Pia Casa di Lecce una fanciulla
nativa di Molfetta, chiamatasi
Maria Petruni: di appena
otto anni, la quale caduta quando ne aveva due, si era lesionata il
ginocchio a tal punto da non poter più camminare. Le diagnosticarono un
“tumor bianco” o gonartrocace.

Provarono
ad operarla, ma la situazione peggiorò e non solo a livello fisico, ma
anche morale. Dopo la tisi pensarono di doverle amputare la gamba.
La Bambina non faceva che piangere e una suora di nome Rosaria le consigliò di rivolgersi alla Vergine di Pompei. Venne il giorno
24 Marzo del 1889,
Suor Rosaria la vede mesta guardare le amiche giocare e d’impulso le
dice: – Cammina, la Vergine di Pompei ti farà camminare! A
quell’incitamento la bimba si fa forza e sente scorrere in se le forze e
si accorge di essere istantaneamente guarita! Le compagne si
stupiscono, la guardano con occhi esterrefatti; poi si avvicinano la
toccano, quasi non credessero ai propri occhi, le fanno festa attorno, e
levano un inno di gloria e di benedizione alla Vergine di Pompei…
Questo fatto pubblicato nel Periodico IL ROSARIO E LA NUOVA POMPEI, nel quaderno di Ottobre, anno VI, 1889, è corredato della relazione medica del Dottor Oronzio Fiocca di Lecce, dichiarante il miracolo, dell’attestato
del Direttore della Pia Casa delle Sordomute di Lecce, Rev.do Sac. Don
Filippo Smaldone, e delle firme dei testimoni, tra cui la
Superiora e le altre Religiose della detta Pia Casa, la Superiora delle
Figlie d’Ivrea e le altre Suore dell’Asilo Infantile prossimo
all’Istituto delle Sordomute, e di nobili Signore Leccesi visitatrici
della Pia Casa.
Fonti:http://it.wikipedia.org/wiki/Santuario_della_Beata_Vergine_del_Rosario_di_Pompei /
http://www.santuario.it/ http://www.gesuemaria.it/
0 commenti:
Posta un commento