Vescovo e monaco [ca. 924-994] 31 ottobre
Intervenne personalmente nella riforma di due conventi che davano scandalo a
causa della loro indisciplina; fu un eccellente predicatore e l’assistenza che offriva ai poveri divenne leggendaria.
Volfango, nacque in
Svevia (zona della Germania a nord del lago di Costanza) intorno al 924, fu
mandato nell’abbazia di Reichenau, su un’isola del lago, la quale vantava la presenza di una fiorente scuola.
Qui strinse amicizia con un giovane nobile di nome Enrico che aveva appena fondato una scuola a Wurzburg, in Baviera, e
che lo persuase a lasciare Reichenau per
seguirlo nel nuovo istituto, dove le qualità del santo suscitarono ben presto una grande
ammirazione e, pare, non poca
gelosia.
Quando
Enrico fu nominato arcivescovo di Treviri, ancora una volta
Volfango andò con lui,
diventando insegnante della scuola episcopale; fu proprio in questo periodo che, sotto l’influenza di Ramwoid, monaco riformatore,
cominciò a sostenere con passione i progetti di riforma del clero avanzati dall’arcivescovo Enrico.
La vita di Volfango ebbe una svolta alla morte dell’alto prelato: invece di rimanere a Treviri come insegnante,
si fece monaco nell’abbazia benedettina di Einsiedeln (Svizzera) che era retta a quel tempo dal monaco inglese Gregorio.

Il vescovo di Augusta, S. Ulrico (4 lug.), lo ordinò
prete e lo mandò
in missione in Ungheria con
il compito di evangelizzare i magiari, ma, pur avendo adempiuto ai
propri doveri con il suo consueto zelo, non ottenne grandi risultati.
Raccomandato in seguito all’imperatore Ottone II come persona adatta a
ricoprire un ruolo episcopale, nel 972 fu
consacrato vescovo di Ratisbona, nonostante le sue insistenti richieste di poter tornare in monastero.
Anche da vescovo continuò ad indossare l’abito monastico, custodendo il più possibile lo stile di vita benedettino, penitenze comprese. Fu un grande riformatore del clero, sia religioso che diocesano; incoraggiò i canonici regolari a vivere una vita comunitaria e nominò Ramwoid di Treviri abate dell’abbazia di S. Emmeramo (che tradizionalmente i vescovi di Ratisbona tenevanoin commendam, per poter usufruire della sua rendita).
Intervenne personalmente nella
riforma di due conventi che davano scandalo a causa della loro indisciplina; fu un
eccellente predicatore e
l’assistenza che offriva ai poveri divenne leggendaria. Tuttavia, desiderando ancora ardentemente una vita di maggiore solitudine,
sembra che abbia tentato una volta di lasciare la diocesi per ritirarsi in un luogo segreto e dedicarsi alla preghiera, ma che sia stato
trovato da alcuni cacciatori che lo ricondussero a Ratisbona.
Modello di vescovo zelante e riformatore, compì un’opera perfettamente in armonia con

le grandi riforme monastiche del X secolo promosse a Cluny e altrove. Come vescovo, si dovette assumere
numerosi doveri di natura politica, oltre che quelli episcopali; prese parte ad alcune diete imperiali e
accompagnò l’imperatore durante una campagna in Francia. Gli fu inoltre
affidata l’educazione del giovane figlio del duca di Baviera,
che successivamente divenne imperatore e un santo canonizzato, S. Enrico il buono (13 Ing.).
Nel 994 Volfango
si ammalò durante un viaggiolungo il Danubio e
morì nei pressi della città austriaca di Linz. Fu canonizzato nel 1052 e
la sua festa è celebrata soprattutto nell’Europa centrale, mentre
le sue reliquie sono conservate nella cattedrale di Ratisbona.
È INVOCATO: – come protettore di falegnami, boscaioli – per la
protezione del bestiame, la liberazione dalla prigione – nei casi di
apoplessia, prurito, incendio, morsi di rettili
Fonte:
Il primo grande dizionario dei santi di Alban Butler
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